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Autore: saccuz    02/08/2014    1 recensioni
In un sogno la nostra mente lo fa di continuo, senza interruzioni. Noi creiamo e percepiamo il nostro mondo simultaneamente e la nostra mente lo fa così bene che neanche ce ne accorgiamo. Questo ci consente di inserirci nel mezzo di quel processo. (Cit. Inception) e se invece di un estrattore, nel mezzo del processo, si inserisse qualcos'altro? (la citazione di inception l'ho inserita perchè ci stava bene, non c'entra niente il film con il mio racconto)
Questo racconto nasce da un'idea di AleSunrise, che mi ha gentilmente concesso di sfruttarla per scrivere questa storia. Spero vi piaccia, altrimenti potete sempre prendervela con lei! :P
Riveduta e corretta il 11/06/2015
Genere: Avventura, Mistero, Sovrannaturale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Cap II
Il pullman, come di consueto, arrivò a scuola con i soliti cinque minuti di ritardo, che gli costarono come al solito, una volta entrato in classe, un’occhiata di rimprovero da parte della sua prof di fisica che, con i suoi improponibili capelli che assomigliavano straordinariamente ad un barboncino, gli rammentava che le lezioni erano iniziate cinque minuti prima. La lunga spiegazione sulle diverse categorie di attrito non lo sfiorò nemmeno, ma passò tutto il tempo ad osservare il disegno che spiegava il moto dei pianeti. Anzi, per essere precisi, passò tutto il tempo ad osservare il disegno dei pianeti, che erano, manco a farlo apposta, delle sfere perfette. L’ora successiva non fu meglio, e nemmeno quella successiva. Alla fine della giornata, dopo che ebbe deluso il suo adorato prof di storia per non aver fatto nessuno dei suoi abituali interventi durante la lezione, l’unica cosa che gli girava nella testa, con sempre maggiore insistenza, era quella dannatissima sfera. Era così immerso in quel pensiero che Mark, il suo migliore amico, dovette ripetere la stessa frase tre volte prima che Jimmy si rendesse conto che, in primis, gli stava parlando e che, in secundis, lo stava invitando a casa sua nel pomeriggio per una partita ad Halo, in cui decidere definitivamente chi dei due fosse il migliore. Il ragazzo, con in mente solo la sfera, rifiutò piuttosto bruscamente, dicendo di avere un altro impegno. Al ritorno non riuscì a sentire una sola note dei potenti accordi di chitarra che uscivano dalle cuffie, visto che tutte, dalla prima all’ultima, gli scivolarono addosso, venendo tutte assorbite dalla sfera nella sua mente, che, come un buco nero, assorbiva qualunque sensazione esterna giungesse a Jimmy. Dulcis in fundo, completamente rapito da quel chiodo fisso, perse la sua fermata e dovette camminare per un buon quarto d’ora fino a casa. Durante il pranzo mangiò meccanicamente, portando quasi inconsapevolmente il cibo alla bocca e, una volta tornato in camera sua, si rese conto non solo di non aver aperto bocca per tutta la durata del pasto, ma anche di non ricordarsi assolutamente cosa diavolo avesse mangiato poco prima. Passò tutto il pomeriggio a fissare la porta blu elettrico del suo armadio, indeciso se aprirlo o meno. Quando finalmente si decise a tirare fuori un foglio di carta per fare i compiti, la vista di tutto quel bianco gli provocò una violenta contrazione allo stomaco, che per poco non lo fece vomitare. Rimase poi completamente immobile a fissare, ma senza vedere veramente, fuori dalla finestra, mentre con il dito disegnava cerchi su cerchi, approfittando dell’appannatura del vetro. Quando il padre, bussando alla porta della sua camera (che non ricordava minimamente di aver chiuso) gli disse che era pronto a tavola, Jimmy si accorse di non avere minimante fame e rispose di dover finire un problema di matematica e che comunque aveva mangiato troppo a merenda. Infine, verso le dieci, essendo stanchissimo (cosa molto strana, visto che non aveva fatto un accidenti di niente tutto il giorno) decise di andare a letto, cosa che solitamente non faceva prima dell’una di notte. Spense tutte le luci e, mentre l’oscurità lo avvolgeva, si buttò sul suo cuscino, chiudendo gli occhi, credendo di addormentarsi immediatamente. Le cose invece andarono in un modo lievemente diverso da quello previsto da Jimmy. Infatti, non appena si rilassava, l’immagine di quella sfera fluttuante tornava a tormentarlo, e quel mondo tutto totalmente bianco lo inquietava oltre ogni dire. Di conseguenza, perseguitato da quei pensieri, passò buona parte della notte a rigirarsi nel letto, soffocando per il caldo e imprecando in silenzio contro tutto quel bianco. Finalmente, verso le quattro di notte, la stanchezza ebbe la meglio e i suoi occhi si rilassarono, portandolo nel mondo nei sogni. O almeno, questa era la loro intenzione, infatti non appena si addormentò Jimmy si ritrovò nuovamente in quell’universo senza dimensioni, interamente bianco, avendo come unica compagnia la silenziosa presenza della sfera che, rispetto alla notte prima, sembrava lievemente rimpicciolita. Abbassò gli occhi su di se, era nuovamente un bambino, era nudo e, cosa ancora più importante, era ancora completamente incapace di muoversi. Nuovamente cercò con tutte le sue forze di muovere anche solo un singolo muscolo, ma non ottenne il men che minimo risultato; provò a urlare, con tutte le sue forze, finché non iniziò a bruciargli la gola, ma anche così non un suono, neanche un semplice rantolio uscì dalla sua bocca. Jimmy aprì gli occhi di botto; erano le sette meno un quarto, aveva dormito per circa due ore e si sentiva come se si fosse appena steso sul letto: era distrutto. Eppure, nonostante la stanchezza, si ritrovò a pensare a cosa mangiare a colazione, visto lo stomaco che brontolava. Questo pensiero lo sconvolse, era un ragionamento non legato alla sfera, già, la sfera… Immediatamente le sue riflessione ritornarono su quell’argomento e, senza neanche accorgersene, si reimmerse in quel vicolo cieco della sua mente, in cui era rimasto intrappolato tutto il giorno prima.
   
 
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