Anime & Manga > Naruto
Segui la storia  |       
Autore: SAKURA UZUMAKI    09/09/2008    15 recensioni
"Oltretutto la mia vita sta prendendo una piega letteralmente noiosa. Insomma, possibile che su tutti i ragazzi della scuola non me ne vada bene uno? Tutti emo. O quasi. Io odio gli emo, sapete? Gli trovo... Insignificanti. Okay, magari esagero... Ma da me tutti se la tirano. Ho il ciuffo; mi taglio le vene; e a me?! Voglio dire, ben venga! Sei emo? Okay. Ti tagli le vene? E allora perchè sei ancora vivo? Oltretutto non me ne può fregar de meno. Io gli chiamo: emo-scemo. Perchè è quello che sono loro. " " ... Ma lui si definisce Sasu-Emo, ovvero il suo stile... e... Sapete che vi dico? Io adoro il Sasu-Emo, è decisamente il miglior stile che abbia mai conosciuto. Uno stile inconfondibile, tutto suo... Suo, ed ora anche mio. "
Genere: Romantico, Commedia, Introspettivo | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Sakura Haruno, Sasuke Uchiha
Note: AU, OOC | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
   >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
emo 2 Ragazze, una Funfic a cui tengo molto... E' da molto che la elaboro! xD Non vado matta per questo pairing, ma sta rientrando nei miei preferiti, pian piano... Kuhkuh... *-* Buonisshima lettura, spero piaccia! x3

SAKU^^












Affondo il busto allo schienale rigido e duro. Uniforme, senza curve. Poggio la guancia sul finestrino, guardando le case passarmi affianco lente, le macchine in direzione inversa alla mia, come se stessero per venirmi addosso. Ma il vetro è sporco. E i miei capelli puliti.
Stacco la guancia dal finestrino e torno a fissare per terra.
Traballo.
Il tram traballa.
Sento il poco seno che ho sobbalzarmi nel petto qualora il mezzo prenda buche o cambi direzione. Alzo il bordo della maglietta rossa così da coprire il pizzo della biancheria intima.
Anche oggi come ogni mattina: mi alzo, lavo, vesto; esco di casa e salgo sul tram e fra poco scenderò. Non penso affatto che la mia giornata cambi. Casa-scuola-scuola-casa. Ormai la mia vita è così. Ino non viene neanche più in tram con me. Adesso ha il motorino. Cosa che mio padre si rifiuta di prendermi. Dice che sono ancora troppo giovane, che potrei fare incidenti... Papà, ho sedici anni, mettitelo bene in testa, so andare in bicicletta e uno scooter come quello di Ino non guasterebbe affatto.
Oltretutto la mia vita sta prendendo una piega letteralmente noiosa. Insomma, possibile che su tutti i ragazzi della scuola non me ne vada bene uno? Tutti emo. O quasi. Io odio gli emo, sapete? Gli trovo... Insignificanti. Okay, magari esagero... Ma da me tutti se la tirano. Ho il ciuffo; mi taglio le vene; e a me?! Voglio dire, ben venga! Sei emo? Okay. Ti tagli le vene? E allora perchè sei ancora vivo? Insomma, oltretutto non me ne può fregar de meno. Io li chiamo: emo-scemo. Perchè è quello che sono loro.

I miei pensieri vengono interrotti da un attrito.
Alzo la testa di scatto per controllare se è la mia fermata... Delle case grigie... No, nulla. La mia scuola è una palazzina rossastra. Una scuola antica, nel centro città. Brutta esteriormente, bella dentro.
Riabbasso la testa chiudendo gli occhi, incrociando le braccia e aspettando la prossima che è la mia.
Mi metto a canticchiare mentalmente la mia canzone preferita. Chitarre e distorsioni, batteria spaccatimpani, voci strazianti e a tratti calme... Non aspettatevi di certo che ascolti quella merda di rumore chiamata: house. Tutto è chiasso, ma quella non può essere definita musica.
Ad un certo punto sento dei passi.
Tanti passi.
Le solite persone, per lo più anziani o stranieri che prendono il tram come me per recarsi al lavoro od altro.
Schiudo appena gli occhi, giusto per vedere le scarpe che camminano sulla pedana del mezzo, sempre a testa china mantenendo la mia posizione.
Ballerine scolorite e consumate, scarpette con basso tacco, tennis, e un'altro paio dalla marca strana. Assomiglierebbero a delle normalissime Converse, se non fosse per il fatto che sono quadrettate di bianco e di nero e hanno una forma più slanciata... Trasalisco. Possibile che ci sia un vecchietto che le indossa? O un lavoratore? Può anche darsi che sia salito su un ragazzo... Sì, può darsi.
Non ho voglia di controllare, esito, poi richiudo gli occhi e affondo ancora di più la testa che si è sollevata nell'incredulità del momento. Mi metto a pensare sulle lezioni che abbiamo oggi... Ma no, chissene frega. Il solo pensiero non è che mi attizzi e granchè... Anzi, proprio per niente.
Mi mordicchio il labbro, giocando con le dita affondate nelle braccia, e provo ad immaginarmi un'altra delle lezioni con Sarutobi... Quell'idea sì, che mi ha sempre attizzata.
Ancora una volta i miei pensieri e le mie immaginazioni vengono interrotti. Ma ora non per la fermata del tram. Qualcuno si é chinato verso di me, lo sento. Non vedo più la luce fioca del sole battere sulle mie palpebre chiuse, immergendomi la vista di arancio nitido. Ora è calata l'ombra.
Di malavoglia li apro lentamente, e mi ritrovo davanti una maglietta nera. Un busto snello, curvato in avanti... Verso di me? E chi vuole mai parlare, con me? Forse gli sarà caduto qualcosa sotto il mio sedile, non so...
Richiudo gli occhi, indifferente.
<< E' libero questo posto? >> mi chiede una voce maschile gentile, calma, pacata... melodica.
Sì, è rivolta a me. Mi rendo conto che nel sedile affianco al mio ho poggiato lo zaino rosso...
Apro gli occhi e senza nemmeno guardare il ragazzo prendo la cartella e me la poggio in grembo, sistemandoci sopra le mani.
Mi rendo conto di non essere stata cortese... Forse è per questo che attiro solo emo. A quanto pare a loro piace essere trattati male.
<< Sì, scusa. >> borbotto fissando fuori dal finestrino.
<< Stai tranquilla. >> mi risponde sempre la voce dolce. E se fosse un adulto? Ma no... Troppo bella e vellutata... Ma se le scarpe che ho visto prima camminare verso di me fossero proprio le sue? Probabile.
Volto lentamente il capo per guardare in viso il mio vicino di posto.
Come prima cosa noto un profilo nascosto da un ciuffo nero... Il mio cuore galoppa colmo d'ansia ansia e deglutisco...
Scorro con gli occhi lungo il corpo... Un corpo ben fatto, alto, slanciato... A prima vista sembrerebbe perfetto...
Veste di nero e blu, mezzo quadrettato e uniforme.
Sussulto.
Sento il suo respiro e vedo il ciuffo muoversi.
Lentamente gira il viso verso di me e mi guarda negli occhi, puntando i suoi nei miei... E che occhi! Neri come la pece, peggio dei capelli!
Mi si mozza il fiato da quant'è bello...
Pelle biancastra e lineamenti aggraziati... Non femminili.
Mi sorride gentilmente.
<< Qualcosa non va? >>
Non so cosa dire. Cosa dico? Una cavolata? La dico? La dico.
<< Che bei occhi... >> sussurro.
Li spalanca appena, impercettibilmente.
<< Grazie... >> balbetta sorpreso.
<< Come ti chiami? >> altra cavolata sparata, diretta, tutta d'un fiato... Come si chiama? E a me che me ne frega? Per uno come lui, poi? Ma che se ne vada pure... Ma sono stata io a cominciare la conversazione... No, un momento, è stato lui prima! Ma io... l'ho riaperta... Insomma, basta!
Rimane spiazzato. Apre la bocca per rispondere, ma lo precedo io, scuotendo la testa.
<< Oddio, scusami sono una pazza. Non so che mi prenda, certe volte... >> dico voltando la testa e mettendomi a fissare fuori dal vetro.
Lo sento fare un risolino divertito.
<< Ma no, figurati... Sei simpatica. >> aggiunge con un tono di approvazione.
Trabuzzo gli occhi, ma non oso incrociare il suo sguardo, fissando un insegna su un tabellone mentre mi passa accanto, e con esso gli alberi circostanti.
Sono quasi arrivata a scuola, finalmente.
Rimaniamo in silenzio per qualche istante, e solo ora mi accorgo di un rumorino di sottofondo che c'è già da prima.
Un ticchettio elettronico, lontano, rimbombante...
Mi giro.
Azzardo a guardarlo, sperando non mi veda...
Ha le cuffie alle orecchie.
Sospiro, e mi volto indecisa.
Ci penso su qualche istante... Delle parole riesco a cogliere poco. Non sembra inglese, o forse lo è ma da qui si sente uno slengo.
<< Senti, che musica ascolti? >> chiedo all'improvviso continuando a fissare il vetro. Come non detto. E' chiaro. Pazza. Pazza, pazza, pazza, pazza! Che cavolo gli vado a chiedere? Poi sono io quella più scema!
<< Panik. >> mi risponde tranquillamente lui. Non ha nemmeno esitato...
 Non lo sto guardando in viso, ma dal suo tono si direbbe che stia sorridendo. Ci rifletto su... Panik? Strano. Mai sentiti.
Sento qualcosa toccarmi il fianco. Mi volto: mi ha dato una gomitatina porgendomi una cuffia.
Legge nel pensiero?
La fisso ad occhi probabilmente sgranati. E mòh, tutta 'sta confidenza?
E' talmente vicino a me che posso sentirne meglio il suono... Una vibrazione più chiara.
<< No, grazie. >> rispondo dopo qualche istante di indecisione.
<< Tu che genere ascolti? >> stavolta è lui a domandare.
Glielo dico? Ovvio che glielo dico. E se prova a ridirmi qualcosa o a deridermi, gli arriva un pugno in pieno viso, così, diretto.
Basta guardarmi, basta dire il nome della Band, ed è come se avessi risposto alla domanda: 'genere'.
<< Green Day. >> rispondo acida come sempre. Sto ancora fissando il finestrino, ma in realtà non guardo niente di preciso. Gradirei solo che lui faccia un commento negativo... Così posso litigarci. AMO litigare con certa gente. Ma lui... Boh, non so, è diverso, non penso che lo farà... Anche se sono tutti uguali! ... Eppure... Panik? Mi aspettavo dicesse MCR, o addirittura Techtonik... Bah, sarà un'altra band dello stesso tipo... Puàh!
Non sento niente. Sta forse ridendo in silenzio? O forse sta pensando cose ridicole su di me e la mia MUSICA? Se è così, peggio ancora.
<< Non azzardarti a fare commenti negativi. >> gli dico secca, decisa, questa volta voltandomi per fissarlo negli occhi con uno sguardo atruce.
Ricambia lo sguardo gentile, ironico.
<< Non avevo in mente niente del genere >> dice << sinceramente, poi, non mi stanno male come band. >> conclude.
Strabuzzo gli occhi. Questa volta facendolo davanti a lui.
Trattiene le risate, vedendo la mia espressione persa in chissà quela smorfia.
Mi guardo in giro, confusa... Che ha detto?! Ma è possibile?! Allora non è uno come quelli, non può essere come LORO. No... E'... un misto... Almeno, così sembrerebbe... !
Ora ride più forte. Che razza di espressione ho in questo momento?
Cerco di ricompormi.
Vedo un ombra coprire la luce del Sole che picchietta fioca sul mio viso.
Me lo ritrovo davanti, curvato come prima, ma di più, verso di me.
Sul suo volto un sorriso sghembo.
<< E dimmi... >> fa un cenno verso la mia cartella. Uno zaino rosso pieno di spille dei Green e scarabocchiato in nero con frasi anarchiche e nella maggioranza accusatorie, nessun cuoricino o dedica.
<< ... che ne pensi della società? >> finisce con un sorriso complice.
Ah, quella la so. Neanche tempo di pensarla che è già sulle mie labbra.
<< Fa schifo. >> dico. Voce ferma. Senza tono e senza espressione.
Ora ride di gusto, mettendosi le mani sulla pancia e allontanandosi da me.
Poggia la schiena sul sedile e scuote la testa divertito.
<< Come immaginavo. >> dice tra le ultime risatine.
<< Cosa immaginavi? >> gli chiedo torva.
<< American idiot, eh? >> mi chiede riprendendo a ridere.
Lo guardo confusa, metto leggermente il broncio sporgendo di poco il labbro inferiore come una bambina. Ride di me?
<< La pensi come loro? >> continua quando si è ricomposto.
Ah, ora capisco.
<< Si... Hanno totalmente ragione, razza di cretini che non sanno svolgere il loro dovere! Ci fossi io su, al posto loro... >>
<< Ci fossi tu, al posto loro, rivoluzioneresti l'intero Paese. >> afferma beffardo.
Gli scocco un'occhiataccia...
Beh, ha ragione.
Ritiro l'occhiataccia.
<< Senti un pò, tu... >> riprendo a parlare mantenendo un tono distaccato << ... Non mi hai detto il tuo nome. >>
Mi risponde fingendosi un innocente. << Non me ne hai dato il tempo... >>
Sbuffo. Mi duole dargli ragione, oltretutto per la seconda volta, ma ce l'ha.
<< Okay, okay... Sasuke. >> mi dice porgendomi la mano. La mano? No, cioè, secondo lui... Lui si aspetta che io stringa quella sua... mano? ...Ha ragione per la terza volta. La sto già stringendo... e quasi con vigore.
Nemmeno tempo di lasciargli parola, mentre apre bocca, che parlo io.
<< Sakura. >> decisa, irremovibile.
Mi fa un occhiolino e sussurra qualcosa che non ho ben sentito...
Ma una cosa è ovvia, e nemmeno il mio orgoglio la può negare... Ho parlato per un pieno quarto d'ora con un emo di cose che riservo per i miei amici, senza escludere che nella maggioranza sono stata io ad aprire la conversazione. E gli ho appena stretto la mano.
Emo... Puàh!

  
Leggi le 15 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
   >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Anime & Manga > Naruto / Vai alla pagina dell'autore: SAKURA UZUMAKI