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Autore: HermClary    02/08/2014    2 recensioni
« Io mi fido di te, della tua intelligenza. Tu sei come tua madre e riuscirai in tutto quello che ami. Ed è causa di ciò, Rosie, che io voglio tu disgreghi Scorpius Malfoy. » m'intimò papà.
*****
È difficile essere Rose Weasley, in un mondo in cui Scorpius Malfoy ha studiato il programma del secondo e del terzo anno durante le vacanze estive. È strano essere Scorpius Malfoy, in un mondo in cui Rose Weasley è una mezzosangue con l'ardente desiderio di batterlo, mentre a lui piacerebbe solo che fossero amici o qualcosa di più.
Genere: Comico, Fantasy, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Albus Severus Potter, Dominique Weasley, James Sirius Potter, Rose Weasley, Scorpius Malfoy | Coppie: Rose/Scorpius
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nuova generazione
Capitoli:
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Capitolo 5.

              Scorpius&Rose

                                                            Capitolo 5.

                                                    Sectumsempra tra le gambe?

James era tornato ad essere il consueto ragazzino presuntuoso, vanitoso ed arrogante a cui tutti volevamo bene. Domi gli aveva chiesto venia e al che lui aveva cominciato a sfoggiare perennemente un sorriso trionfo. L'impresa era risultata a Dominique alquanto ardua, ma nulla le impedì di rendere felice Jamie, che librava in aria con la sua scopa. Era stato lui a convincere la Preside ad accettarmi in squadra, dato che -essendo al primo anno- non sarebbe stato possibile. Esercitava un ambiguo potere su di lei e, naturalmente, lui se ne approfittava amoralmente. La Mcgranitt, sempre severa e parziale, aveva imparato che con Jamie le punizioni non funzionavano e che -se avesse voluto dell'ossequio per le regole- avrebbe dovuto concedergli qualcosa. Quando assisté alle selezioni aveva l'aria torva, quasi arcigna. Forse non aveva dimenticato quel che tuonai il primo settembre e, in effetti, se avessi voluto elargire una buona impressione di me, avrei potuto evitare di dire: "Scorpius, non te la darò!", giusto? Fatto sta che la Preside dovette ricredersi ed ammettere che le mie prestazioni sportive non erano niente male, considerata la mia età. Non che me ne pavoneggiassi; non sarebbe certamente stato quello a rendere fieri i miei genitori, seppur non dubitassi che papà avrebbe esultato e -perché no?- organizzato una festa per il grande avvenimento. Ero sempre così contenta quando andavamo insieme alle partite di Quidditch...
« Rose, non ti ho fatto ammettere in squadra affinché tu controllassi il prato, sai? » grugnì James, lasciando che i miei ricordi si vaporizzassero repentinamente. Mi stava fronteggiando, mentre io sentivo cedermi le gambe che s'apprestavano a stringere il manico di scopa. Per quanto oramai fossi avvezza a volare, quel giorno non potei che aver timore di cadere.
« Devo andare al bagno. » sbottai, malgrado fossi in preda al panico. Nella mia mente balenava già la figura del mio cadavere steso a terra.
« Solo tu puoi inventare alibi così assurdi. Se perderemo contro i Serpeverde, giuro su Godric e noi Malandrini che avrai motivo d'invidiare la morte di Nick-quasi-senza-testa! » mi minacciò, non comprendendo affatto che le mie non fossero scuse. Ma cosa potevo attendermi da un drogato del Quidditch come lui?
Senza controbattere, poiché sapevo che uno dei due si sarebbe ritrovato mutilato se avessi assecondato la mia irascibilità, raggiunsi il terreno e pregai Merlino che il bruciore alla pancia cessasse. Jamie pensava che non lo guardassi, ma in realtà sapevo che mi seguiva con lo sguardo. Da quando avevo cominciato ad allenarmi con lui, rivendicava la facoltà di vantarsi di essere più grande e di avere più esperienza; ma non m'irrideva, al massimo diveniva irato poiché non voleva che uno dei suoi Malandrini facesse gaffe. E poi, per lui era inaccettabile qualsiasi errore, quando si trattava di Quidditch. Qualcuno avrebbe potuto considerarlo avvenente, mentre con i capelli disordinati e sudati sfrecciava con la sua Nimbus 30001
, ma io perduravo a pensare che fosse buffo, troppo buffo. S'impegnava molto e detestava la negligenza altrui, tanto che i novellini giungevano a credere che fosse lui il Capitano, anche perché si comportava come tale.


                                                                                 
                                 ***
Non m'importava del fatto che James mi avrebbe uccisa, tanto sarei morta il medesimo. Mi trovavo nel bagno delle ragazze, lugubre quanto inquietante. Non facevo che piangere dal dolore, mentre Mirtilla Malcontenta si stava sbellicando dalle risa. Sì, proprio Mirtilla Malcontenta. Mi chiedevo come potesse essere possibile che proprio lei irridesse me. Era presente qualcosa di terribilmente contorto ed allarmante nelle sue risate. Si stava forse rallegrando della mia vicina dipartita?
« Mirtilla, ringrazia di essere già morta. » pronunciai con veemenza, pensando a come sarebbe stato piacevole infliggerle le peggiori torture ed asciugandomi le lacrime con la carta igienica.
« Non posso credere che tu non sappia... ahahaha! » se la rideva di tutto gusto, meschina com'era.
« Non ti azzardare a trapassare la porta che ci divide! » le intimai, coi capelli rossi che perduravano a molestarmi.
« E chi ci tiene a... a... a vederti in quello stato!» sibilò, con voce maliziosa. Come si potesse essere maliziosi dinanzi alla mia imminente morte, ahimè, non riuscii mai a comprenderlo. E, dato che l'emorragia non bastava, udii i passi di mio cugino. Solo lui poteva emettere dei suoni così fragorosi soltanto camminando. Si stava sempre più avvicinando alla porta, finché Mirtilla lo attraversò e lui si ritrasse dal suo intento. Riuscivo a guardare tutto dalla serratura e l'immagine non era affatto bella: un James irato e una Mirtilla civettuola. Se fosse stato Scorpius, vedere Mirtilla all'attacco sarebbe stato anche interessante, ma James non era Scorp e la liquidò rapidamente, non dando neanche parvenza di averla sentita. Era l'unico che riusciva ad evitarla con tanta nonchalance.
« Rose, so che sei qui! È inutile che fai la taciturna! Tu più degli altri dovresti allenarti o l'hai dimenticato? » mi rammentò, con voce affatto controllata.
« Esci subito da qui o Alohomo... » tentò di pronunciare, ignaro di ciò che l'avrebbe atteso.
« NO, JAMES, NON ACCEDERE! MI HANNO LANCIATO UN SECTUMSEMPRA TRA LE GAMBE! » esplosi, raggiungendo decibel sconosciuti e accentuando le risate di Mirtilla. 
« Rose, ma che...? » si stupì e ne dedussi che non sapeva quale fosse la sua funzione. D'altronde, lui ascoltava i racconti di suo padre con il medesimo interesse che serbavo io per quelli di mia madre. Emisi un respiro profondo, ripetendomi di stare calma.
Rose, stai calma. È tutto okay. Non stai morendo e Jamie non è un ignorante.

« Non so come, non lo rammento -sicuramente qualcuno mi avrà Obliviata- ma mi hanno lanciato un Sectumsempra tra le gambe. Prima che tu me lo chieda, perché so che non leggi mai le biografie stilate in Storia di Hogwarts sui presidi della nostra scuola, il Sectumsempra è un incantesimo che provoca copiose perdite di sangue ed io, al momento, starei morendo dissanguata. » lo informai, ancora chiusa in bagno, con un occhio serrato e l'altro intento a guardarlo dalla serratura. James si era irrigidito... che si fosse finalmente reso conto della gravità della situazione?
« Hai proferito perdite di sangue... tra le gambe? » mi chiese, col volto paonazzo.
« Sì, James, tra le gambe. Desideravi una descrizione più meticolosa? Starei morendo, io. Non ho intenzione di trascorrere gli ultimi minuti della mia vita a marcare le ovvietà. » depurai, con una vena sarcastica che non credevo di possedere. Lo lasciai interdetto e, con lo sguardo ancora perso nel vacuo, balbettò un "vado a chiamare Dominique", come se lei avesse la soluzione a tutti i miei problemi. Be', che fosse intelligente nessuno lo metteva in dubbio, ma la morte era qualcosa che andava oltre le sue doti cognitive.

                                                                                 
                                 ***
« Sul serio zia Hermione non te ne ha mai dissertato? » mi domandò, incredula. 
« No, Dominique. Non si è mai presa la briga di informarmi sul Mar Rosso e sugli assorbenti. » ironizzai, seppur ancora imbarazzata di aver creduto in un'incombente morte.
Domi si distese sul letto, ancora scossa dallo spavento che le aveva provocato James. A detta di Dominique, era stato un emerito codardo. L'aveva lasciata sola, non appena essersi assicurato che mi avrebbe donato il suo ausilio. Non che mi sarei attesa un comportamento migliore, sia chiaro, ma Domi perdurava a replicarmi che non avrebbe dovuto esagerare per farla preoccupare.
« Mi sa che ti dovrò fare il Discorso. » esordì, mettendosi a sedere sul letto, mentre io restavo con le natiche fiondate sulla poltroncina rossa.
« Il Discorso? » ripetei, non comprendendo a cosa alludesse.
« Sì, il Discorso. » ribadì, innervosendomi con la sua aria pacata.
« Merlino, Dominique! Se devi parlare: fallo e basta. » sbottai, prendendomi la testa tra le mani.
Lei, ancora più tranquilla e posata, si alzò.
« Allora, Rose... sei consapevole di essere nel periodo della pubertà? » mi chiese, motivo per cui annuii. Non che sapessi cosa fosse la pubertà, ma con Dominique era sempre meglio annuire.
« Bene. Adesso ti delineerò per filo e per segno cos'è la pubertà -e sì, Rose, ho imparato bene a riconoscere quando mi assecondi. » tenne a puntualizzare.
« La pubertà è il passaggio dall'infanzia all'adolescenza ed è una fase molto importante, durante la quale il corpo abbandona la sua immagine puerile per essere sostituita da una adulta... »
Oh, che emozione.
« La maturazione sessuale varia da individuo a individuo: è consueto che nelle femmine avvenga tra gli 11 e i 14 anni, mentre nei maschi dai 12 ai 15 anni. Il tuo seno -probabilmente durante l'estate- crescerà e i tuoi fianchi cominceranno a rendersi più pronunciati. » disse, strascicando la voce. Se prima ero terrorizzata, adesso potevo realmente morire.
« Ed è... normale? » chiesi, un po' titubante. Disquisire con Dominique non era molto differente dal dissertare con un Medimago o un professore e ciò mi colmava il cuore d'ansia.
« Perfettamente normale... » mi rispose, affrettandosi ad aggiungere: « L'anormalità risiede nel fatto che zia Hermione non ti abbia detto o accennato niente! Non che mi dolga parlartene, ma è un discorso che avrebbe dovuto farti tua madre, come la mia ha fatto con me. E sì, è stato molto più imbarazzante di questo. Io mi sto limitando a fornirti nozioni scientifiche, senza fare sciocche similitudini, mentre una madre... be', una madre durante un discorso analogo non sarebbe stata nel pieno possesso delle proprie facoltà mentali. »
Dominique era così seria e coscienziosa, mi chiedevo come potesse non trascorrere giornate intere ad auto-elogiarsi. Era bella, bella come poche sapevano essere. Solo allora mi resi conto quanto fosse importante per me. Non mi trattava come un sorella minore o la sua migliore amica, si prendeva cura di me. Era premurosa, il prototipo della madre perfetta. M'inquietava molto pensare che fosse solo di un anno più grande. Troppo razionale, troppo precoce, troppo bella e troppo saccente, critica ed antipatica alle volte. Non conosceva le mezze misure. Per me, per mia madre, per il resto del mondo, Dominique era il paradigma dell'eccesso positivo.
« Tornando al discorso: le ovaie sono organi che producono delle cellule chiamate gameti, ma generano anche ormoni, motivo per cui sono pure gonadi e regolano il ciclo ovarico. I follicoli si rompono e liberano un ovulo maturo; ciò può portare o alla fecondazione o alle mestruazioni. Non chiedermi cosa sia la fecondazione... zia Hermione avrà diversi libri, in merito. » sviò l'argomento, come se io in quel momento desiderassi porle domande supplementari.
«
Comunque, l'ovulo non fecondato muore ed il distacco dall'endometrio conduce ad un'emorragia, poiché si rompono i vasi sanguigni. Ecco spiegato perché oggi pensavi di morire dissanguata. » terminò, lasciandomi intontita.
« Ma io mi chiedo... occorrevano tutti questi preamboli per dirmi che i vasi sanguigni si sono rotti? » domandai, riprendendomi dallo sbieco ed in preda ad una crisi isterica.
Sospirò un po' adirata e mi rivolse uno sguardo truce, ammonendomi. Mi comportavo sempre più da bambina bizzosa.
« Sì, se intendi "informazioni indispensabili" per "preamboli". » suppose, con tono fastidiosamente superbo.
Dato che la situazione cominciava a tediarmi, mia cugina pensò bene di porgermi un libro Babbano che respinsi malamente.
« Prendilo, potrebbe aprirti il mondo delle scienze. » m'esortò, ma io lo rifiutai nuovamente.
« Solo perché tu sei una Babbanofila, non vuol dire che debba esserlo anch'io. » le feci presente rudemente, meritandomi un'altra occhiataccia.  

                                                                                                                    ***
Inutile dire che Domi si sentì un po' scalfita dai miei toni, motivo per il quale mi chiesi se davvero fosse una persona matura o se fosse solo quello che pensavamo tutti. Mi stava serbando il medesimo trattamento che riservava a James, l'unico essere vivente capace di sollecitare ed ostentare -priva di veli- la sua irritabilità. Non comprendevo come facesse, non sapevo neanche se fosse il suo scopo, ma ci riusciva alla grande: a Dominique recava fastidio il solo stargli accanto. Stavamo desinando in Sala Grande -che novità?- e regnava un ambiguo silenzio o almeno dove ci trovavamo io e i miei familiari. Appariva quasi che mi stessi tuffando nel pasticcio di patate, poiché volevo celarmi il volto. Dov'era il burqa quando necessitava? Non sopportavo guardare James. Aveva ancora l'aria imbarazzata e non gli avrei mai dato torto. In effetti non era avvezzo a certe situazioni, essendo maschio, ma -al posto suo- chi lo sarebbe stato? Quando alzavo lo sguardo dal pasticcio di patate, mi capitava di scorgere Al intento a controllare se avrei mangiato la pietanza o se ci avrei infilato direttamente la testa all'interno. Data la mia somma intelligenza, il pasticcio di patate funse da crema idratante. Non m'importava di quello che l'altrui avrebbe espresso o pensato, tanto la giornata era già stata imbarazzante. Proprio mentre iniziavo ad apprezzare di avere il viso sprofondato nel pasticcio, una mano tentennante mi toccò la spalla. Chi diavolo mi desiderava in un momento di follia? Dopo aver lasciato il mio pasticcio di patate, decretai che la scelta migliore sarebbe stata non compierlo.
« Oh, Josh. » lo salutai, sempre se quello si potesse definire un saluto.
« M-mi duole averti distolta d-dal p-pranzo. » balbettò. Dominique aveva ragione su una cosa: i Babbani erano geniali per quanto riguardava la tecnologia. E lo affermo poiché avrei elargito volentieri un registratore a Finningan, in modo che avrebbe potuto avere la disgrazia di ascoltarsi mentre tentava un approccio verbale. Troppo acida, vero? Ne ero consapevole, ma il mio umore in quel momento non era affatto gestibile.
Mi guardava coi suoi occhioni neri e le gote perennemente arrossate in mia presenza. Lo intimorivo, non c'era dubbio. 
« So quel che vuoi chiedermi. Perché ho lasciato che mio cugino ti facesse la ripetizione, giusto? » chiesi e lui, stringendosi la stoffa della toga, mi fece cenno di sì con la testa.
« Tralasciando il fatto che lui è molto più bravo di me, volevo che evitassi di vedermi. Hai sempre una faccia... ecco! Quella faccia! Non so perché ti metto in soggezione, ma ciò non mi piace. Non potrò mai insegnarti nulla, se tu non fai che essere intimorito dalla mia persona. Lo comprendi, vero? » domandai e allora lui si voltò. Il suo collo cominciò lentamente a divenire scarlatto. Fortunatamente per me, tutti i membri della Casa Grifondoro iniziarono a disquisire, coprendo con le loro voci ciò che ci stavamo dicendo e non soffermandosi sul fatto che Finnigan, invece di star seduto a mangiare come tutti gli altri, mi stava dinanzi, alzato e rigido come un ciocco di legno.
« Potrei... sottrarmi dal guardarti. » propose, confondendomi. In quel momento desiderai, più di ogni altra cosa, il burqa. Che umore mutevole che mi ritrovavo...
« Non attenuerebbe comunque la tua paura nei miei riguardi. » replicai, assumendo un tono severo. Il suo volto si mosse dritto verso il mio, come in preda ad una scarica elettrica.
« I-io... » esordì, non riuscendo a pronunziare più che un monosillabo.
E ci risiamo...
« Io non ho paura di te, Ro... »
Be', il modo in cui pronunci spavaldo il mio nome la dice lunga.
« Va bene così, perdurerò a darti ripetizioni... ma ti prego, se alla fine non riesci a comporre una proposizione di senso compiuto, non parlare. » diedi l'impressione d'implorare, quando imbarazzato e tremante tornò al suo posto. Quella giornata era estremamente imbarazzante.
« Ed ora come faremo con la partita... » mormorò James, avventandosi sul pollo.
Dominique, per la prima volta, non gli inveì contro. Non diede parvenza di volermi difendere, peccato però che mi avrebbe fatto diletto.
« Giocherò il medesimo, anzi, sarò ancora più brava. Mi allenerò perpetuamente, non avrai motivo di cui lamentarti. » affermai, non poi così convinta.
Domi emise un ghigno... un ghigno molesto -a mio parere- e irrisorio.
« Credi che io non ce la possa fare? » le domandai, mentre lei simulò di starsi contemplando le unghie. Aprì il palmo della mano e se lo portò alla gota, sostenendo -col braccio piegato- il peso del volto. Mi guardò per un attimo, non degnandomi di risposta. La sua espressione era abbastanza per comprendere che avessi ragione: pensava che mi sarei fatta sopraffare dal male fisico. Non avrei dato forfait, neanche a lei.
« Sarò dei vostri. » mi rivolsi a James, che lasciò repentinamente il suo pollo. Lui amava il pollo, quasi quanto il Quidditch. I suoi occhi cominciarono a balenare così tanto che pensai avesse creduto di aver visto un miraggio.

                                                                                                                    ***
« Ma tu non dovevi studiare? » chiese Al, guardandomi come se avessi gli occhi al posto delle labbra.
« Dominique mi ha lanciato una sfida ed io non posso dargliela vinta. » commentai tranquillamente, mentre sollevavo ponderose enciclopedie.
« La Biblioteca non è la tua palestra privata. » mi fece notare quel ficcanaso.
La bibliotecaria era essente e quale modo migliore per godere della Biblioteca?
« Verrai a tifare per me, vero? » gli domandai, tentando di aggiungere un'altra enciclopedia a quelle che stavo sostenendo.
« In teoria sarei Serpeverde... » esordì, ma io assunsi uno sguardo di rimprovero.
« ...ma tiferò per te, sì. Non per i Grifondoro, sia chiaro, per te. » terminò soavemente.
Dire che amavo mio cugino era un eufemismo. I miei occhi color nocciola incontrarono i suoi, così verdi e tersi da rammentare le foglie primaverili. Mi piaceva anche la sua chioma folta e corvina, che il più delle volte fungeva da palline anti-stress. E le sue gote, oh, erano quelle ad evidenziare di più il suo animo innocente. Forse "innocente" era troppo, ma occorreva esprimere quanto fosse tenero.
« Ti adoro... » sibilai, posando le enciclopedie. Dovevo allenarmi, ma le braccia e le mani mi dolevano troppo per continuare.
« ...ma sei più dolce e carino quando non sei con Scorpius. » aggiunsi, con espressione indispettita.
« Oggi sei più ambigua del consueto. Devo spaventarmi? Prima sembri una specie di maschione che pratica la kick boxing, poi sei svenevole, mi porgi complimenti e successivamente offendi il mio amico. Sicura di sentirti bene? Ho sentito borbottare cose da James e Dominique... » confessò, un po' a disagio. Alzai un sopracciglio per esortarlo a continuare.
« ...cose che in realtà non ho compreso, ma che sono il medesimo innominabili... qualcosa che riguardava il sangue, comunque. »
Mi sciolsi i capelli dal codino e me li sistemai dinanzi al volto, in modo che me l'occultassero. Volevo che la terra mi risucchiasse e mi facesse sbucare in un altro continente o magari in un'altra galassia -ma sarebbe stata comunque troppo vicina.
« L'ho raccontato a Scorpius... » rivelò, affatto stupito che mi stessi celando il viso coi capelli. Era avvezzo alle mie bizzarrie, abbastanza da sapere che mi stava imbarazzando, eppure continuò, ma non prima di essere interrotto da me.
« Tu... cosa? » gracchiai, incredula che avesse narrato qualcosa di così tanto imbarazzante ed intimo al Francese.
« ...volevo comprendere cosa ti affliggesse, dato che non hai alcuna lesione sul corpo, e lui mi ha detto che sono faccende che non potremmo mai capire realmente. Il suo tono era alquanto allusivo, ergo presumo che ne fosse a conoscenza. Quel che mi reca fastidio, più che altro, è che non me l'abbia spiegato e se ne fosse uscito con quella proposizione d'effetto. Non credi che sia stato presuntuoso da parte sua? Lui non si comporta mai così o almeno con me. »
"Il suo tono era alquanto allusivo, ergo presumo che ne fosse a conoscenza" perduravo ad udire nella mia mente e ringraziai Merlino di averci donato i capelli.
« E non mi dici niente? » chiese, spostandomi la chioma dal volto.
« Convengo, è stato proprio presuntuoso da parte sua. » provai a terminare la questione, con scarsi risultati.
« Allora cos'hai? Non mi dirai che non puoi dirmelo. » si augurò.
« Albus, io credo che tu possa vivere anche senza conoscere qualcosa, sai? La tua curiosità potrebbe sfidare quella di mia madre e il mio non è un complimento. » volli precisare.
« Mi toccherà scoprirlo da solo » affermò, prendendo la sua borsa colma di Pozioni ed affrettandosi ad aggiungere: « e sai che lo farò. »
Perché tutta questa ostinazione?

                                                                                                                    ***
Dominique perdurava a non rivolgermi parola, mentre io ero sempre più preoccupata per aver trascorso l'intero pomeriggio ad allenarmi per la partita. Jamie era molto più che contento, ma mi guardava sempre come se fossi un troll. Credo che non dimenticherà facilmente la prima volta in cui si è imbarazzato...
Fatto sta che avrei dovuto studiare moltissimo per recuperare le ore dissipate. Dato il mio ruolo di Battitrice, dovevo avere dei bei bicipiti, anche poiché James mi rammentava sempre che non sarebbe stata la tecnica a tener lontani i Bolidi dalla sua faccia e da... altro. Perché fosse la sua preoccupazione maggiore, proprio non lo comprendevo. Io mi sarei curata della testa e solo Merlino sapeva quanto fossi preoccupata per un bolide in pieno stomaco. Visto il mio impegno, ero riuscita ad estorcergli la Mappa del Malandrino. All'inizio non conveniva affatto, ma poi appurò che fosse meglio non discutere con una ragazza adirata e indisposta. Be', almeno era stato intelligente... Avanzai sempre più verso la Biblioteca, con il Mantello dell'Invisibilità, anch'esso sottratto a mio cugino. Mi sentivo una briscola, ma avevo un motivo valido: dovevo studiare. Nessuno si sarebbe mai atteso che la figlia di Hermione Granger non svolgesse i propri compiti e chi ero io per annullare le loro aspettative? Tentai di rendere i miei passi leggiadri, in modo da non provocar fragore e, con la bacchetta stretta nella mano, mi addentrai nella Biblioteca. Dire che amavo girovagare nel castello era poco; grazie ai racconti di mamma, mi sembrava di conoscere ogni singola parte di quel luogo.

« Un giorno sarai la strega più brillante della tua età, Rose. » sussurrò, cingendomi con le sue braccia. Amavo lasciarmi avvolgere da quell'atmosfera idilliaca e sentire il suo calore. Un calore unico nel proprio genere, che m'invadeva in modo alquanto lezioso e travolgente. Lasciava che desiderassi la replica di ogni attimo, perché riporli nel proprio cuore non era abbastanza, io dovevo... risentirli, riviverli.
« Mammina... io ti renderò soddisfatta di me, sempre. » le promisi, accoccolandomi al suo petto. Lei faceva sì che mi sentissi sicura, come se i miei successi fossero già stati realizzati. Il suo ruolo fungeva da conchiglia, mi ripeteva, ed io ero la sua perla.
« Non credere che nutrissi dubbi. Tu sei Rose e ciò mi basta per sapere che non potresti mai deludermi. » proferì, lasciando accogliere nel mio cuore teneri sentimenti.
« E Hogwarts? Hogwarts com'è? » le chiesi, concitata dall'idea di frequentarla.
Mia madre sospirò ed esibì un sorriso magnifico, spontaneo e raggiante.
« Hogwarts è casa. » esordì, per terminare poi col descrivermi l'intero castello -o almeno i luoghi che aveva visitato, dato che vi sono molti passaggi segreti di cui persino la Preside non è a conoscenza. Sfortunatamente per me che amavo i suoi racconti, udimmo delle voci e terminammo di dissertare.
« Hugo, ripeti » lo esortò papà, « Esos hijos de puta de los Cañones Chudley... » e Hugo, solo poiché gliel'aveva intimato lui, pronunciò quella proposizione che nemmeno comprese. Mia madre, sin troppo stizzita, mi lasciò andare dalle sue braccia e prese la bacchetta che puntò contro il petto di papà. Lui aveva uno sguardo divertito, rivolto verso la bacchetta, mentre lei aveva assunto un'espressione feroce ed aveva aggrottato le sopracciglia.
« Ronald Bilius Weasley, quante volte ti ho detto di non insegnare ad imprecare in spagnolo a nostro figlio?! » sbottò, mentre io sorridevo dinanzi a quella scena.
« Ma tesoro, i Cannoni di Chudley non vincono una partita da anni e poi sono davvero dei figli di... » tentò di giustificarsi, ma mamma lo arrestò: « Non voglio analoghe espressioni in casa mia e ancor meno in spagnolo. »
Papà la sorprese, baciandola con così tanto ardore da far sì che il volto corrugato della mamma si rilassasse.
« Funziona. » se ne compiacque, meritandosi uno dei suoi sguardi omicidi alla Auror.

Quel ricordo era uno dei più belli che possedessi, una luce balenante nella vacuità dei miei pensieri. I miei genitori mi mancavano, persino Hugo cominciava ad insinuarsi nella mente. Guardandomi intorno, notai che Scorpius era assente. « Alquanto ambiguo per uno secchioncello come lui. » mi dissi e al che controllai la Mappa. Non sarebbe stato così arduo raggiungerlo, ma perché avrei dovuto? Non avevo alcun alibi per presentarmi lì e... Oh santissimo Godric! Adesso era lui che combinava guai? Il nome del luogo non compariva neanche sulla Mappa, ergo ne dedussi che fosse altamente segreto ed io, da perfetta Grifondoro, andai a cercarlo. Non dovevo provocar fragore, ma era inevitabile, data la rapidità dei miei passi. Come unire silenzio e corsa? Non lo sapevo e nemmeno m'interessava. Il mio obiettivo era trovare Scorpius e rinfacciargli il fatto che fosse stato imprudente... al diavolo i compiti, dovevo andare a salvare l'inerme biondastro in pericolo. Perché si sa che nelle favole c'è sempre un cavaliere ed una principessa e devo ammettere che non mi spiacque rivelarmi un cavaliere. Il castello metteva i brividi, così tetro e con le pareti che apparivano volersi stringere per soffocarmi e non so perché avvertissi quelle sensazioni, vista la grandezza imponente e maestosa di Hogwarts. Guardando la Mappa, mi accorsi di essere vicina alla destinazione. Non vedevo l'ora rimproverarlo e oh, se l'avrei fatto! Per tutte le volte che lui mi aveva dato "della sconsiderata" etc. etc. etc. Sì, l'avrei fatto. Non so come, ma sentivo ridere persino il cuore. Molto probabilmente avevo interpretato male i battiti cardiaci, ma ci si può sempre illudere, no? Giunsi dinanzi ad una porta, quella disegnata sulla Mappa del Malandrino.
« Scorpius, sei lì? » chiesi, gongolante. Oh sì, Malfoy, oh sì.
« Rose, come hai fatto a trovarmi? » mi domandò, al di là della porta e con voce stupita.
« T'interessa che ti liberi o come ho scoperto dove sei? » domandai, con un certo velo di malizia. Perché diavolo la mia voce era uscita così?
« La tua cortesia è sempre così ostentata, sai? In ogni tua parola se ne percepisce l'essenza. » fece dell'ironia, accompagnata da una falsa risatina.
« Malfoy, non credo che tu sia nella posizione di poter fare battutine e dimmi... tu come ci sei finito qui? » domandai, stuzzicandolo. Era troppo gentile per scalfirmi, ergo ci diedi dentro con le provocazioni. Una piccola vendetta era sempre concessa, giusto?
« Weasley, apri quella porta. » apparve intimare, ma il suo tono era troppo garbato per ottenere l'effetto auspicato.
Mi appoggiai a quella dura porta in mogano e misi le braccia conserte. Un lieve sorriso comparve sul mio volto, ma chi avrebbe potuto vederlo? Ero celata dal Mantello dell'Invisibilità e Scorpius era rinchiuso in una stanza o qualsiasi cosa fosse.
« E se non lo facessi? » domandai, sperando in una possibile reazione alla James.
« Saresti una persona amorale. » ne concluse lui, lasciandomi molestata dal fatto che non avessi ottenuto quel che volevo.
« Adesso ti apro, Malfoy. » lo avvisai, riprendendo il mio consueto tono vocale.
« Da quando sono Malfoy? » mi domandò, scettico.
Saresti anche il Francese, comunque.
« Da quando mi sono resa conto che posso redarguirti e di conseguenza assumere l'aria di superiorità che ostenti sempre tu. » risposi, troppo divertita dalla situazione.
« Alohomora! » pronunciai e la porta si aprì immediatamente. Scorpius e il suo bel metro e 65, che per la sua età lo rendeva più che alto, mi guardava stranito. Avevo dimenticato di togliermi il Mantello dell'Invisibilità. La stanza era buia e di pietra, analoga ad una caverna e mi chiedevo come fosse possibile, dato l'ambiente confortevole che offriva Hogwarts.
« Prima o poi ci inciamperai. » mi ammonì Scorpius, riferendosi al Mantello.
« Comunque io non mi sento superiore, sei tu che soffri di perpetui e gravi complessi d'inferiorità. » osservò, lacerandomi il cuore. Come poteva osare di trarre tali conclusioni? Almeno riuscii a riprendermi rapidamente da quell'affermazione.
« No, Rose... no! » urlò, mentre io mi tolsi il Mantello e chiusi la porta. Che aveva tanto da sbraitare?
« La riaprirò con un Alohomora. » la feci facile e il Francese non si sottrasse dal folgorarmi con la sguardo.
« Non credi che ci avrei già pensato? Se fosse stato così semplice, a quest'ora tu non ti troveresti neanche qui. » mi fece notare, passandosi una mano tra i capelli e poi sul volto.
« E quindi? » chiesi, simulando tedio e dando udienza alle pareti rocciose e al fatto che vi fosse solo una piccola finestra.
« Ed ergo siamo bloccati qui, Weasley » sbottò, « di notte, da soli, senza una coperta e qualcuno che sappia della nostra assenza. E, per di più, non abbiamo né cibo né acqua e neanche la sicurezza che qualcuno ci trovi. » aggiunse isterico. Non avevo mai visto Malfoy così nervoso ed intrattabile, che fosse anche lui nel periodo del Sectumsempra tra le gambe?

Nota1:  dati gli anni trascorsi, è molto probabile che abbiano creato un nuovo paradigma di scopa: la Nimbus 300o, molto più rapida e leggiadra della 2001.

S
pazio autrice.
Buongiorno!
Volevo ringraziare chi l'ha letto, le 3 persone che mi recensiscono sempre e quelle che hanno aggiunto la mia storia tra le seguite e preferite. <3 Attualmente mi trovo in uno stato d'imbarazzo pari a quello di Rose, poiché mai -e dico mai- avrei pensato di poter stilare una cosa analoga. Dopo vado a ficcare la testa nella terra, stile struzzo. xD
Auspico che il capitolo via sia piaciuto e in più vorrei ringraziare Clary F per il nuovo banner. 
Che altro dire? 
Buon pranzo a tutti! :D
Se volete aggiungermi su fb: Herm_Clary Efp. <3


   
 
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