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Autore: Harry_Potter992    02/08/2014    2 recensioni
[Questa storia fa parte della serie "Laura e Jasmine: due nomi, una storia"
Non è necessario leggere le precedenti storie della serie per capire i fatti.]
E' il quarto anno per Harry Potter alla scuola di Hogwarts. Dopo settimane passate con i perfidi zii, Harry rincontrerà i suoi amici: Ron, Hermione, Laura e Jasmine. Quante cose sono accadute nei mesi precedenti ... Harry ha scoperto di provare qualcosa per Laura, e Jasmine si è presa un'irrimediabile cotta per Aaron Campbell, Corvonero del loro stesso anno. Nel frattempo, l'attrazione tra Ron e Hermione comincia a farsi sentire ...
Tra Coppe del Mondo di Quidditch e tornei pericolosi, scoprite insieme a me cosa succederà al nostro quintetto in questo nuovo, appassionante anno scolastico. Perchè anche Hogwarts può diventare realtà ... basta usare un po' di fantasia!
Genere: Avventura, Azione, Fantasy | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Il trio protagonista, Nuovo personaggio, Un po' tutti | Coppie: Ron/Hermione
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Primi anni ad Hogwarts/Libri 1-4
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Laura e Jasmine: due nomi, una storia '
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Harry giaceva sulla schiena, il respiro affannoso.                             
Si era svegliato da un sogno che ancora gli riempiva la mente: c’era Peter Minus, e c’era Voldemort … e poi un uomo che non conosceva. E un vecchio che era caduto a terra in un lampo di luce verde. Ma chi era? Era tutto così confuso … ma era certo che Voldemort e Codaliscia stessero parlando di qualcuno che volevano uccidere … lui …                                                                               
La cicatrice gli faceva ancora male. Non era la prima volta che succedeva. Lo sguardo gli cadde sui biglietti di compleanno che i suoi quattro migliori amici gli avevano spedito alla fine di luglio. Che cosa avrebbero detto se avessero saputo della cicatrice dolorante?    
Subito un viso fin troppo familiare gli tornò in mente con forza. Laura, che ormai non sapeva più definire amica, visto che gli piaceva da alcuni mesi a quella parte.                                                          
Chissà cosa stava facendo in quel momento. Forse si stava preparando per andare al mare; dovevano essere almeno le otto di mattina. Se la immaginò in costume da bagno, un costume azzurro che si intonava ai suoi occhi, in piedi sulla riva del mare … le onde che le lambivano i piedi … un’espressione rilassata e serena sul viso rivolto verso il sole …                                                          
Harry batté le palpebre, nel tentativo di scacciare quell’immagine dalla mente, ma non ebbe molto successo. Con un sospiro, si rassegnò al fatto che le cose non avrebbero mai potuto tornare come prima. Ormai il “danno” era fatto: Laura era diventata qualcosa in più di un’amica, e lui doveva farsene una ragione.            
Tornò a concentrarsi sulla cicatrice dolorante. Probabilmente Laura si sarebbe impaurita, dicendo cose del tipo: “Mio Dio … e perché? Ma … non è una cosa normale, no? O forse è solo un dolorino passeggero …”                                                                            
In realtà Harry non credeva che si trattasse di un dolore casuale. L’ultima volta la cicatrice gli aveva fatto male perché Voldemort era vicino … ma non poteva essere, no?                                                                                   
Poi la voce di Hermione gli riempì la testa, acuta e spaventata.       
“Ti ha fatto male la cicatrice? Harry, è una cosa seria … Scrivi al professor Silente! Io intanto consulterò Comuni Disturbi e Malanni Magici … Forse dice qualcosa sulle cicatrici da anatema …”                                
Decisamente, quello sarebbe stato il consiglio di Hermione: andare dal Preside e intanto consultare un libro. Ma dubitava che un libro lo potesse aiutare, e per quanto riguardava informare Silente, non aveva idea di dove il Preside andasse durante le vacanze estive.
Cercò allora di immaginare la reazione di Ron, e pensò alla sua faccia lentigginosa con un’espressione confusa.                                          “Ti ha fatto male la cicatrice? Ma … ma Tu-Sai-Chi non può essere nei dintorni, no? Voglio dire … tu lo sapresti, no? Non so, Harry, forse le cicatrici da anatema bruciano sempre un po’ … lo chiederò a papà …”                                                                                           
Per quanto ne sapeva Harry, il signor Weasley non aveva particolare conoscenza riguardo gli incantesimi.                                      
Infine gli sovvenne il volto di Jasmine, serio e preoccupato.                   
Stranamente non riuscì a immaginarsi le sue parole esatte; forse perché Jasmine era un tipo silenzioso, e a volte preferiva tacere e limitarsi ad ascoltare invece di aprir bocca per dire qualcosa.              
Si strofinò la fronte; se solo avesse potuto chiedere consiglio a qualcuno senza sentirsi uno stupido, qualcuno a cui importasse di lui …   
E poi arrivò la soluzione. Sirius.                                                                           
Prese di corsa penna e pergamena e cominciò a scrivere una lettera al suo padrino. Non nominò il sogno; non voleva sembrare troppo preoccupato. Affidò la lettera a Edvige e, mentre la guardava volare via, si ritrovò a pensare a Laura per la centesima volta in quelle settimane.                                                                                               
Non vedeva l’ora di vederla, non ce la faceva più a starle lontano. Avrebbe dovuto pazientare ancora poco; dopodiché avrebbe avuto un altro intero anno per stare insieme a lei. Il pensiero lo rese così felice che un sorriso gli spuntò sulle labbra e, appoggiato al davanzale della finestra, si mise a pensare a tutte le cose che avrebbe potuto fare insieme, da una passeggiata sulle rive del Lago Nero a una capatina a Edvige in Guferia, ridendo e scherzando durante il tragitto. Sempre se si fosse presentata qualche occasione per stare da soli.
                                                                                               ***
I Dursley diedero il loro assenso per far andare Harry alla Coppa del Mondo di Quidditch, così quella domenica i Weasley andarono a prenderlo via camino. Fecero prendere un bello spavento ai Dursley, e soprattutto a Dudley, che non avrebbe dimenticato quella visita tanto facilmente …                                                                                                             
- L’ha mangiata? - chiese Fred a Harry eccitato, quando si ritrovarono nella cucina della Tana.                                                                     
- Sì - rispose Harry alzandosi. - Ma che cos’era?                                 
-Una Mou Mollelingua. Le abbiamo inventate io e George, è tutta l’estate che cercavamo qualcuno su cui provarle ...
La piccola cucina rimbombò di risate; Harry si guardò intorno e vide Ron e George seduti al tavolo con altri due ragazzi dai capelli rossi che Harry non aveva mai visto prima. Erano di sicuro Bill e Charlie, i fratelli maggiori.                                                                                      
- Come va, Harry? - disse il più vicino dei due, robusto e con una scottatura sul braccio. Doveva essere Charlie, che lavorava con i draghi in Romania. Harry strinse la mano prima a lui e poi all’altro ragazzo, alto, con lunghi capelli stretti in una coda e un orecchino da cui pendeva una zanna. Benché Bill lavorasse alla Gringott, i suoi vestiti non sarebbero stati fuori luogo a un concerto rock.             
Il signor Weasley comparve dal camino, arrabbiato.                              
- Non è stato divertente, Fred! Cosa accidenti hai dato a quel ragazzo Babbano?                                                                                        
- Non gli ho dato niente - disse Fred con un ghigno. - L’ho solo fatta cadere … è stata colpa sua se l’ha presa e l’ha mangiata.
- L’hai fatta cadere apposta! Sapevi che l’avrebbe mangiata …               
- Quanto gli è diventata grossa la lingua? - chiese George curioso.    
- Ha superato il metro prima che i suoi genitori mi permettessero di rimpicciolirla!                                                                   
Harry e i Weasley scoppiarono a ridere.                                                 
- Non è divertente! - urlò il signor Weasley. - Aspettate che lo dica a vostra madre ...
- Dirmi cosa? - disse una voce alle loro spalle.                                                             
La signora Weasley era appena entrata in cucina.                                 
- Oh, ciao, Harry, caro - lo salutò sorridendo. Poi il suo sguardo tornò a posarsi sul marito. - Dirmi che cosa, Arthur?                        
Il signor Weasley esitò. Mentre osservava la moglie, nervoso, sulla soglia della cucina apparvero quattro ragazze. Una aveva i capelli castani e crespi e denti davanti un po’ grandi; era Hermione. Accanto a lei c’era Ginny, piccola e rossa di capelli. Vi era poi Jasmine, che durante l’estate sembrava essere diventata ancora più alta, i capelli castani e più lunghi di come Harry li ricordava; e infine c’era Laura. Harry si soffermò a lungo a guardarla. Quanto aveva desiderato quel momento … Quasi gli riscaldava il cuore poter di nuovo rimirare i suoi capelli castani dal taglio medio-corto e quegli occhi vivaci che gli piacevano tanto, azzurri come il cielo, che a volte assumevano qualche sfumatura di grigio o, più raramente, di verde … quegli occhi che adesso lo guardavano con allegria, mentre la loro stupenda proprietaria lo salutava agitando la mano.                                                                                                                  
Harry fece un gran sorriso, alzando a sua volta la mano, debolmente; si accorse a stento del “Ciao” amichevole pronunciato da Jasmine e dei sorrisi di Hermione e Ginny. Si affrettò poi a sorridere anche a loro, e a quel gesto Ginny diventò paonazza; aveva una cotta per lui fin dalla sua prima visita alla Tana.                                                                                                               
- Dirmi che cosa, Arthur? - ripeté la signora Weasley.                                    
- Non è niente, Molly. Fred e George hanno solo … ma li ho sgridati …                                                                                                           
- Non avrà a che fare con i Tiri Vispi Weasley … - disse la moglie in tono pericoloso.
- Perché non fai vedere a Harry la tua stanza, Ron? - disse Hermione dalla soglia.                                                                                    
- L’ha già vista, la mia stanza - fece Ron.                                                            
- Potremmo vederla anche io, Laura e Jasmine - disse Hermione in tono eloquente.
Ron colse l’allusione. - Oh. Va bene.                                                                  
- Sì, veniamo anche noi … - intervenne George, ma la madre lo bloccò subito: - Voi restate dove siete!                                                        
Harry, Ron, Hermione, Jasmine, Laura e Ginny uscirono dalla cucina e salirono le scale che portavano al piano di sopra.                      ­
- Che hanno fatto Fred e George? - chiese Jasmine in tono divertito.                                                                         
Harry raccontò l’episodio della Mou Mollelingua e lei rise.                    
- Aiuto! - commentò Laura, ridendo anche lei. Poi assunse un’aria interrogativa: - Ma cosa sono i Tiri Vispi Weasley?                              
- Mamma ha trovato un mucchio di moduli di ordinazione mentre puliva la loro camera - spiegò Ron. - Listini di prezzi delle cose che hanno inventato. Scherzi, sai. Bacchette finte e caramelle a sorpresa, un sacco di roba. Pensavano di venderla a Hogwarts per fare un po’ di soldi, e mamma è andata fuori dai gangheri. Ha bruciato tutti i moduli … è furiosa perché non hanno preso il G.U.F.O. che si aspettava.  
- E poi c’è stata una litigata tremenda - aggiunse Ginny - perché mamma vuole che entrino al Ministero della Magia come papà, mentre loro vogliono aprire un negozio di giochi e scherzi.                     
Dalla cucina sentirono delle grida. A quanto pareva il signor Weasley aveva detto alla moglie delle caramelle.                                       
La stanza di Ron era quasi uguale a come Harry l’aveva vista l’ultima volta. I Magnifici Sette sfrecciavano sui poster appesi alle pareti, e l’acquario sul davanzale che prima conteneva uova di rana ora ospitava una rana molto grossa.                                               
- Bella - disse Jasmine guardandosi intorno. Si avvicinò ai poster dei Magnifici Sette e iniziò a guardarli incuriosita. Laura invece si diresse dritto filato all’acquario.                                                                                 
- Hai una rana? Wow, non lo sapevo - disse sorpresa.                                                            
Ron scrollò le spalle. - Sì, ma non ci faccio tanto caso. Non le ho neanche dato un nome.
Lei parve non sentirlo, perché il suo sguardo si era posato sul nuovo gufetto grigio di Ron, il quale saltava su e giù in una gabbietta cantando come un pazzo.                                                            
“E’ la fine” pensò Harry, estremamente divertito.                                   
E infatti, Laura non tardò a precipitarsi dal gufo e a riempirlo delle più dolci parole che Harry avesse mai sentito in vita sua.                          Magari le avesse rivolte a lui parole del genere …                                    
- Sta’ zitto, Leo - disse Ron, ma Laura sembrava non essere per niente infastidita dal quel trillo acuto, tanto era persa a decantare le lodi della bellezza e della morbidezza dell’animaletto.                       
- Ehm … perché quel gufo lo chiami Leo? - chiese Harry a Ron.              
- Ron è uno stupido - disse Ginny. - Il suo vero nome è Leotordo.        
- Sì, e questo non è un nome stupido, vero? - disse Ron sarcastico, e Laura e Jasmine parvero pensarla come lui, anche se non lo dissero ad alta voce. - Gliel’ha dato Ginny. Secondo lei è simpatico. E io ho cercato di cambiarglielo, ma ormai non risponde se lo chiamo in un altro modo. Così adesso è Leo.                    
Dopo un po’ i borbottii di Laura rivolti al gufo si spensero, e Harry ne approfittò per chiedere a lei e a Hermione: - Dove sono Midnight e Grattastinchi?                                                                             
- In giardino, credo - rispose Hermione. - A Grattastinchi piace rincorrere gli gnomi, non ne aveva mai visti prima d’ora.                         
- E Midnight lo segue sempre - disse Laura. - Sono diventati amici, sembrano così affezionati … che teneri!
- Già - annuì Hermione con un sorriso. - E’ una fortuna che tu abbia preso Midnight, così Grattastinchi ha compagnia!                         
- Ehi, e se diventassero una coppietta e facessero dei cuccioli? - Laura ridacchiò. - Ok, no, scherzavo! Però potrebbe essere … li vedo così affiatati …                                                                                       
- Dì la verità, è solo perché ti piacerebbe avere Grattastinchi in famiglia - disse scherzoso Harry, che conosceva bene l’affetto che Laura nutriva per il gatto.                                                                           
- Beeeh … anche!                                                                                          
- Allora, Harry, com’è andata l’estate? - intervenne Hermione. - Hai ricevuto i nostri pacchi con i dolci e il resto?
- Sì, grazie mille - disse Harry. - Mi hanno salvato la vita, quelle torte.                                                                              
I Dursley, infatti, da quell’estate avevano cominciato a fare la dieta. Veramente era solo Dudley ad averne bisogno, ma zio Vernon e zia Petunia avevano insistito affinché tutta la famiglia la seguisse, per non mettere Dudley a disagio. Così Harry aveva spedito Edvige dagli amici con richieste d’aiuto, e lei era tornata da casa di Hermione con una grossa scatola piena di merendine senza zucchero (i genitori di Hermione facevano i dentisti). Da Jasmine aveva ricevuto una busta piena di merendine “normali”, e da Laura un po’ di merendine e un pacco di biscotti. Hagrid aveva mandato i suoi dolcetti rocciosi, e Harry non ne aveva toccato nemmeno uno; e dalla signora Weasley era venuta un’enorme torta alla frutta con pasticcini assortiti.                                   
-Torte? - ripeté Laura perplessa.                                                                           
- Sì. Per il mio compleanno Ron, Hermione, Hagrid e Sirius mi hanno mandato quattro torte.                                                               
- Ah - disse Laura. A un tratto parve imbarazzata. - Scusa se … insomma, io non ci ho pensato, a farti una torta … non le so neanche fare …                                                                                                
- Neanch’io - aggiunse Jasmine. - E di sicuro se lo chiedevo a mia madre non penso che avrebbe fatto una torta appositamente per te … non che abbia qualcosa contro di te, ovviamente! Ma …              
- Non importa, davvero - la interruppe Harry. - Non dovevate mica mettervi a fare una torta apposta per me. Quelle merendine e quei biscotti che mi avete mandato erano buonissimi.                                                                                          
Laura tacque e Jasmine fece un debole sorriso.                                                                                                               
- Credo che abbiano smesso di litigare - disse Hermione per far passare quel momento di imbarazzo. - E se scendessimo ad aiutare tua madre per cena?                                                                      
- Sì, va bene - disse Ron.                                                                              
In cucina trovarono la signora Weasley, sola e molto arrabbiata.     
- Ceneremo in giardino - li informò. - Non c’è posto per tredici persone qui dentro. Potete portare fuori i piatti, ragazze? Bill e Charlie stanno preparando la tavola. Coltelli e forchette, voi due - disse a Ron e Harry, mentre si affaccendava con delle patate.          
- Quei due! - esplose irritata, e Harry capì che parlava dei gemelli. - Non so come andranno a finire, non lo so proprio. Non hanno ambizioni, a parte combinare tutti i guai che possono …                                          
Sbatté una padella sul tavolo della cucina e cominciò a girarvi dentro la bacchetta, dalla cui punta usciva una salsa cremosa.          
Jasmine le lanciò un’occhiata intimorita, affrettandosi a prendere alcuni piatti.                                                                                                  
- Non è che non abbiano cervello - riprese seccata - ma lo sprecano, e se non si rimettono in riga finiranno in guai, guai seri. Ho ricevuto più gufi da Hogwarts per loro che per tutti gli altri messi insieme.                                                                                                    
- L’hanno fatta proprio arrabbiare - bisbigliò Jasmine a Laura stralunando gli occhi mentre uscivano con i piatti.                                    
- Ho capito, però … Potrebbe essere un po’ più gentile - fece Laura in risposta.                                                                                           
- Dai, andiamo anche noi - disse Ron a Harry.                                                              
Erano appena usciti quando Grattastinchi passò con un balzo davanti a loro, la coda ritta in aria, inseguendo uno gnomo. Dietro di lui veniva Midnight, anche lei muovendosi a balzi e saltelli. Lo gnomo si tuffò in uno stivale; Grattastinchi e Midnight lo raggiunsero, infilando a turno una zampa nello stivale per cercare di prenderlo.                                                                                                      
In quel momento si levò un fracasso tremendo: Bill e Charlie, con le bacchette sguainate, avevano cominciato un duello tra due vecchi tavoli che fluttuavano a mezz’aria, facendoli cozzare uno contro l’altro. Fred e George facevano il tifo; Ginny e Jasmine ridevano; Laura sembrava un po’ perplessa ma accennava qualche sorriso, mentre Hermione non sapeva se divertirsi o preoccuparsi.
Il tavolo di Bill urtò quello di Charlie e gli staccò una gamba.                    
- Volete darvi una calmata? - ululò una voce. Tutti alzarono lo sguardo e videro la testa di Percy spuntare da una finestra al secondo piano.                                                                                          
- Scusa, Perce - disse Bill con un gran sorriso. - Come procede il tuo lavoro?                                                                            
- Molto male - rispose Percy stizzito, e sbatté la finestra.
Ridacchiando, Bill e Charlie fecero atterrare i tavoli e rimisero la gamba a quello rotto.
Alle sette gli eccellenti piatti della signora Weasley erano pronti, e tutti si sedettero a tavola sotto un cielo blu intenso. Per uno che era vissuto tutta l’estate mangiando torta, quello era il paradiso, e Harry si servì di un po’ di tutto senza esitazione.
All’estremità del tavolo, Percy raccontava al padre una relazione sui fondi di calderone a cui stava lavorando. La signora Weasley invece discuteva con Bill per via dei suoi capelli, che a suo parere erano troppo lunghi.                                                                                 
-  … e i capelli ti vanno dappertutto, caro. Vorrei tanto che mi permettessi di dargli un’aggiustatina …                                                    
- A me piacciono - intervenne Ginny. - Sei così fuori moda, mamma. Comunque, non sono affatto lunghi come quelli del professor Silente …                                                                                   
- Jasmine mi da ragione - fece la signora Weasley, ostinata. - Non è vero, Jasmine?                                                         
Harry ebbe la netta impressione che la strega l’avesse chiamata in causa perché Jasmine non aveva aperto bocca dall’inizio della cena, limitandosi a mangiare e ad ascoltare con interesse tutti i discorsi.                                                                                                       
Jasmine alzò lo sguardo dal suo pollo. - Ehm … sì, cioè, a me non piacciono i capelli lunghi nei maschi, solo un pochino, ma non lunghi come quelli di Bill …                                                                        
- Visto? - La signora Weasley le rivolse un sorriso. - E guarda Laura, caro. Lei porta i capelli corti per una questione di comodità … dico bene? Anche le ragazze li tagliano corti, figuriamoci un ragazzo …                                                                                                    
- Sì, proprio per una questione di comodità - borbottò pianissimo Laura a Jasmine, e lei annuì con l’aria di chi la sapeva lunga.                   
- Perché, non ha ragione? - chiese Harry, incuriosito.                             
- No. Io vorrei farmeli crescere, ma i miei genitori non vogliono - spiegò Laura immusonita. - E mi costringono sempre a tagliarli.     
- Oh. Beh, stai … stai bene anche così - disse Harry, esprimendo il suo pensiero ad alta voce. - Anzi, stai molto bene.                                 
-Grazie - replicò lei, assaggiando una patata bollita.                              
Harry la osservò e provò a immaginarsela con i capelli lunghi. Per lui non faceva molta differenza: era certo che l’avrebbe trovata carina comunque. Tuttavia gli dispiaceva che lei non potesse fare quello che più gradiva, e sperò che in futuro i suoi genitori sarebbero stati più morbidi riguardo quella faccenda.                             
Intanto Fred, George e Charlie parlavano animatamente della Coppa del Mondo di Quidditch.
- Deve vincere l’Irlanda - disse Charlie. - Hanno steso il Perù nelle semifinali.
- Però la Bulgaria ha Viktor Krum - disse Fred.                                                          
- Krum è il solo giocatore decente, l’Irlanda ne ha sette. Vorrei che fosse passata l’Inghilterra, però. E’ stato imbarazzante.                 
- Che cosa è successo? - chiese Harry avido, rimpiangendo l’isolamento dal mondo della magia, e quindi anche dal Quidditch, che subiva a Privet Drive.                                                            
- Ha perso con la Transilvania, trecentonovanta a dieci - spiegò Charlie cupo. - E il Galles ha perso con l’Uganda, e il Lussemburgo ha massacrato la Scozia.                                                                                            
La signora Weasley portò in tavola il dolce (gelato di fragola fatto in casa), ma Jasmine rifiutò di mangiarlo.
-Come, cara? Non lo vuoi?                                                                                   
- No, no, grazie.                                                                                                
- Sicura? Come mai?                                                                                         
- Sì … sono già piena.                                                                                              
Harry e Ron si scambiarono un ghigno; sapevano benissimo che in realtà Jasmine prediligeva i dolci al cioccolato, e quelli non al cioccolato che mangiava si contavano sulla punta delle dita. A dire il vero l’amica era abbastanza schizzinosa con il cibo in generale, ma con i dolci ancora di più.                                                            
Laura fece un verso intenerito quando vide Grattastinchi e Midnight che ancora rincorrevano gli gnomi.                                          
- Harry … hai ricevuto notizie da Sirius? - bisbigliò piano Ron a Harry. Anche Hermione, Laura e Jasmine si misero in ascolto.       
- Sì - rispose Harry. - Sembra che stia bene. Gli ho scritto l’altroieri. Magari mi risponderà mentre sono qui.                                        
Gli venne in mente la ragione per cui aveva scritto al padrino, ma poi decise di raccontare agli amici della cicatrice un’altra volta.               
- Guardate un po’ l’ora - disse la signora Weasley all’improvviso. - Dovreste proprio essere a letto: dovrete alzarvi all’alba per andare alla Coppa. Harry, se mi lasci la tua lista delle cose di scuola te le prendo io domani a Diagon Alley. Può darsi che non resti tempo dopo la Coppa: l’ultima volta la partita è durata cinque giorni.                                                                                                 
- Wow … spero che sia così anche stavolta! - esclamò Harry.                      
- Beh, io no di certo - intervenne Percy. - Tremo al pensiero di quello che troverei sulla mia scrivania se mancassi cinque giorni dall'ufficio.
- Sì, qualcuno potrebbe scaricarci di nuovo della cacca di drago, eh, Perce? - disse Fred.
- Quello era un campione di fertilizzante dalla Norvegia! Non era niente di personale!  
- Invece sì - bisbigliò Fred a Harry mentre si alzavano. - Gliel’abbiamo mandata noi.                                                                               
- Ma dai, che schifo! - disse Laura, che aveva sentito, mentre Jasmine diceva “che schifo” in contemporanea.                                              Fred rivolse loro un gran sorriso. - Ah, e non avete ancora visto certi altri scherzi che gli abbiamo fatto …                                                Mentre rientravano in casa, Fred prese a raccontare a Laura e Jasmine gli scherzi fatti a Percy. Ogni volta che lui finiva di parlare, le due ridevano. Non avevano molta confidenza con Fred e George, ma ridevano quasi sempre ai loro scherzi.                
Harry guardò le schiene vicine di Laura e Fred, un po’ accigliato un po’ deluso. Lui non era mai capace di far ridere Laura in quel modo. Non era un asso nel fare battute, e raramente riusciva a farla ridere, anche se qualche volta era successo. Ma Fred era senza dubbio più bravo di lui. Depresso, si coricò con quel pensiero ancora in testa, riflettendo sul fatto che avrebbe dovuto affinare la tecnica se voleva piacere a Laura. Ma chissà se sarebbe mai successo …                                                                                                       
Non ebbe il tempo di approfondire quei pensieri, perché cadde quasi subito in un sonno profondo.
                                                                                      ***  
Il giorno dopo la signora Weasley venne a svegliarli presto e loro si prepararono in fretta, tutti insonnoliti. La faccia di Jasmine gridava il desiderio della ragazza di dormire ancora, e anche Laura barcollava dalla stanchezza mentre scendevano le scale per andare a far colazione.                                                                                      
- Uh, scusa - borbottò Laura, quando si aggrappò a Harry nel tentativo di non cadere. Lui la sorresse con un debole sorriso. Già era intontito di suo; ci mancava solo la stretta di Laura a scombussolarlo ancora di più.                                                                   
Quando furono tutti pronti salutarono la signora Weasley, che rimaneva a casa, e uscirono.                                                                   
- Dobbiamo fare una passeggiata - li avvertì il signor Weasley.         
- Come, andiamo a piedi? - fece Harry.                                                                
- No, no, è lontanissimo. Dobbiamo camminare solo un po’, per raggiungere la Passaporta.                                                                         
- Che cos’è?                                                                                                
- Una Passaporta può essere qualsiasi cosa. Cose che non si notano, così i Babbani non vanno a raccoglierle.                                     Quando arrivarono al Col dell’Ermellino, la loro destinazione, cominciarono a cercare la Passaporta. Ma a un tratto una voce gridò: - Qui, Arthur! L’abbiamo trovata!                                                                
- Amos! - esclamò il signor Weasley sorridendo, avanzando verso l’uomo che aveva parlato, un mago con la barba bruna che teneva in mano un vecchio stivale.                                                             
- Vi presento Amos Diggory. Lavora per l’Ufficio Regolazione e Controllo delle Creature Magiche.                                                 
Laura spalancò gli occhi al sentire il lavoro del mago. Aveva tutta l’aria di voler commentare: - Bello! - ma evidentemente era troppo timida per farlo davanti a uno sconosciuto.                                      
- E credo che conosciate suo figlio Cedric - aggiunse il signor Weasley.              
Cedric Diggory era un ragazzo di Tassorosso molto bello di circa diciassette anni.                                                                                           
- Ciao - salutò Cedric volgendo lo sguardo intorno.                              
Tutti risposero “Ciao” tranne Laura, che si tenne indietro limitandosi a un borbottio indistinto, e tranne Fred e George, i quali ce l’avevano ancora con lui per averli battuti a Quidditch l’anno prima.                                                                                                   
Amos Diggory lanciò uno sguardo allegro ai ragazzi. - Sono tutti tuoi, Arthur?
- Oh, no, solo quelli rossi. Queste sono Laura, Jasmine e Hermione, tre amiche di Ron … e Harry, un altro amico …               
- Per la barba di Merlino - esclamò Diggory. - Harry Potter?             
- Ehm … sì - rispose Harry.                                                                           
- Ced mi ha parlato di te, naturalmente. Ci ha detto tutto delle partite che avete giocato … E io gli ho detto: Ced, questa è una cosa che racconterai ai tuoi nipotini! Hai battuto Harry Potter!          
Harry rimase zitto. I gemelli erano di nuovo imbronciati. Laura alzò un sopracciglio.                           
- Harry è caduto dalla scopa, papà - mormorò Cedric, vagamente imbarazzato. - Te l’ho detto … è stato un incidente ...
- Sì, ma tu non sei caduto, vero? Sempre modesto, il nostro Ced … ma ha vinto il migliore, sono sicuro che Harry direbbe la stessa cosa, vero? Uno cade, uno resta in sella, non c’è bisogno di essere un genio per dire qual è il più bravo a volare!                                
Laura gli lanciò un’occhiata torva. Sembrava infastidita.                         
- Non c’è bisogno di essere un genio … - lo scimmiottò a bassa voce, girandosi verso Jasmine per non farsi sentire. - Ma che vuole questo? Forse non lo sa, ma Harry è caduto per i Dissennatori, non era certo colpa sua!                                                          
Jasmine annuì concorde. Harry la sentì e si trattenne dal sorridere come un idiota. Laura stava prendendo le sue difese! Era infastidita dalle parole di Diggory … e sembrava anche parecchio arrabbiata. Contento, si affrettò ad imitare gli altri che si stavano riunendo intorno al vecchio stivale portato da Diggory. Evidentemente quella era la Passaporta.                                                 
- Pronti! - disse il signor Weasley. - Al termine del conto alla rovescia toccate la Passaporta … tre … due … uno …                                       Fu come se una forza avesse arpionato Harry all’ombelico, strattonandolo in avanti. I suoi piedi si staccarono da terra, e tutti sfrecciarono in un ululato di vento e di colore vorticante.                      
Toccarono bruscamente il suolo e tutti finirono per terra, tranne il signor Weasley, il signor Diggory e Cedric.
Harry si rialzò e allungò una mano a Laura per aiutarla.                      
- Grazie - disse lei, tirandosi in piedi.                                                           
Jasmine si alzò sgranchendosi le membra e massaggiandosi un braccio.                                                                           
- Mamma mia - disse. - Che roba …                                                      
Si trovavano in una radura nebbiosa, e in lontananza si scorgevano le tende di un campeggio. Una volta che lo ebbero raggiunto, si separarono dai Diggory e raggiunsero il limitare di un bosco, dove c’era uno spiazzo vuoto con un cartello con su scritto "Weezly".
- Ehm … hanno sbagliato il nome - osservò Jasmine ridendo.              
- Non potevamo trovare un posto migliore! - disse il signor Weasley allegramente. - Lo stadio è proprio dall’altra parte del bosco, siamo vicinissimi. - Si sfilò lo zaino. - Allora … vietato usare magia, e dico sul serio, non quando siamo così tanti in un campeggio babbano. Monteremo le tende a mano! Senti, Harry, secondo te da dove cominciamo?                                                                   
Harry non era mai andato in campeggio, ma lui, Hermione, Laura e Jasmine scoprirono dove andavano quasi tutti i pali e i picchetti (più che altro lui e Hermione: Jasmine e Laura non avevano la più pallida idea di dove cominciare, non avendo mai neanche loro montato una tenda). Alla fine riuscirono a montare due malinconiche tende a due posti.                                                                
- Ehm … ma ci entriamo tutti qua dentro? - disse Laura a Jasmine, Harry e Hermione.
- Infatti, non capisco … - fece Harry.                                                 
Seguirono il signor Weasley dentro la prima tenda, quella dei maschi, e rimasero a bocca aperta. Erano in quello che sembrava un appartamento di tre stanze un po’ vecchiotto.                                       
- Beh, staremo un po’ stretti, ma credo che ce la faremo - disse il signor Weasley. Prese un bollitore. - Ci servirà dell’acqua …                
- C’è un rubinetto segnato qua sopra - disse Ron, che teneva in mano una mappa del campeggio e sembrava indifferente alle straordinarie dimensioni interne della tenda, al contrario di Laura e Jasmine che si stavano ancora scambiando commenti sorpresi.        
- Beh, allora perché tu, Harry, Hermione, Jasmine e Laura non andate a prenderci l’acqua? - Il signor Weasley porse loro il bollitore e un paio di pentole. - Intanto noi andremo a raccogliere della legna per il fuoco.                                                                                    
Dopo un giro nella tenda delle ragazze, Harry e gli amici si avviarono attraverso il campeggio. C’erano tantissime tende; solo allora Harry cominciò a capire quanti maghi dovevano esserci al mondo.                                                                                                          
La gente stava iniziando a svegliarsi. Un bambino era accoccolato fuori da una tenda a forma di piramide, teneva in mano una bacchetta e la puntava verso una lumaca nell’erba, che si gonfiò fino a diventare grande come una salsiccia.                                               
- Povera lumaca - disse Laura mentre gli passavano davanti.                      
Alcuni maghi e streghe, guardandosi intorno con aria furtiva, accendevano il fuoco con la bacchetta per preparare la colazione; altri sfregavano fiammiferi con aria dubbiosa. Tre maghi africani sedevano immersi in una seria conversazione, tutti vestiti con lunghe tuniche bianche, e un gruppo di streghe americane sedeva spettegolando sotto uno striscione che diceva: “Istituto delle Streghe di Salem”. Jasmine ascoltava con curiosità le lingue straniere che sentiva, senza tuttavia capirci una parola.                              
- Guardate, quelle devono essere le tende dei Bulgari - disse Hermione, indicando una vasta area di tende dove sventolava la bandiera bulgara.                                                                                              
Su ogni tenda era appeso un poster, che ritraeva un volto molto corrucciato con folte sopracciglia scure.
- Krum - disse piano Ron. - Viktor Krum, il Cercatore bulgaro.                    
- Che faccia antipatica - commentò Hermione, e Jasmine rise.               
- Faccia antipatica? - Ron alzò gli occhi al cielo. - E chi se ne importa di che faccia ha? E’ incredibile. E poi è giovanissimo, ha solo diciott’anni o giù di lì. E’ un genio, stasera vedrete.                         
- Oook … calmati - disse Laura.                                                                               
C’era già la coda davanti al rubinetto all’angolo del campo. Si misero in fila dietro a due uomini che discutevano. Uno portava una camicia da notte a fiori; l’altro sventolava dei pantaloni e quasi urlava, esasperato: - Mettiteli e basta, Archie, non puoi andare in giro così, il Babbano al cancello ha già i suoi sospetti …       
- L’ho comprata in un negozio babbano. I Babbani se le mettono - disse Archie ostinato.                                                                             Jasmine e Laura lo fissarono con tanto d’occhi, poi Jasmine si lasciò sfuggire una risata che represse subito dietro la mano.            
- Le donne babbane se le mettono, Archie, non gli uomini: loro portano questi - disse l’altro mago, brandendo i pantaloni.                      
- Non ho intenzione di metterli. Mi piace prendere un po’ d’aria attorno alle mie parti private, grazie.                           
A quel punto Jasmine, Laura e Hermione furono scosse da un tale accesso di risatine che dovettero schizzare fuori dalla fila, e quando tornarono Archie se n’era già andato.                                         
- Io non commento - disse Jasmine, ancora ridendo, mentre Harry e Ron riempivano le pentole.                                                                 
- Che trauma - aggiunse Laura, una mano sulla pancia per il troppo ridere.                                                                                                 
Al ritorno, carichi d’acqua, riattraversarono il campeggio più lentamente. Qua e là videro facce più familiari: altri studenti di Hogwarts con le loro famiglie. Oliver Baston, l’ex capitano della squadra di Grifondoro, che aveva appena lasciato Hogwarts, trascinò Harry fino alla tenda dei genitori per presentarlo e gli disse che era stato ingaggiato nella riserva del Puddlemore United. Poi furono salutati da Ernie Macmillan, uno del quarto anno di Tassorosso; e un po’ più in là videro Aaron Campbell, un ragazzo del quarto anno di Corvonero, in compagnia di una ragazza con le trecce che Harry non conosceva. Jasmine sgranò leggermente gli occhi alla sua vista. Aaron li salutò, e Jasmine lo fissò con il cuore in gola per l’emozione. Riuscì a malapena a rispondere al saluto, ma lui la guardò appena e continuò a camminare chiacchierando con la ragazza al suo fianco.                       
C’è anche lui. L’ho rivisto, era tutto quello che riusciva a pensare Jasmine.
Camminando dietro gli amici, chinò la testa e sorrise al vuoto.                                                                             
All’improvviso a Harry parve che fosse un po’ più allegra.                                    
In quel momento videro Cho Chang, una ragazzina molto graziosa che giocava da Cercatrice nella squadra di Corvonero. Salutò Harry con la mano e gli sorrise, e lui si rovesciò parecchia acqua addosso per rispondere al saluto.                                                           
- Ehm … - fece Laura perplessa. Jasmine alzò un sopracciglio e poi rise. Ron cominciò a fare smorfie. Imbarazzato, Harry si chiese perché Cho Chang gli facesse quell’effetto. Insomma, a lui non piaceva Laura? Sì, gli piaceva, di quello era ormai sicuro. E allora perché si sentiva così anche con Cho?                                                                            
Possibile che gli piacessero due persone contemporaneamente?       
No, si disse. Non era possibile. Come faceva? Non era mica normale … o forse sì?                                                                                
Non ebbe il tempo di approfondire la questione, perché erano arrivati alla loro tenda.                                            
 - Ci avete messo dei secoli - disse George.                                                      
- Abbiamo incontrato un po’ di gente - disse Ron. - Non avete ancora acceso il fuoco?                                                                              
- Papà si sta divertendo con i fiammiferi - disse Fred.                                 
Il signor Weasley non riusciva ad accendere il fuoco, ma non era perché non ci provasse. Fiammiferi spezzati erano sparsi sul terreno, ma lui sembrava spassarsela alla grande.                                    
- Oops! - disse quando riuscì ad accenderne uno, e subito lo lasciò cadere per la sorpresa.
Jasmine rise piano per non farsi sentire.                                                          
- Dia qui, signor Weasley - intervenne Hermione, prendendogli la scatola e mostrandogli come fare.     
Al tramonto, venditori ambulanti iniziarono a Materializzarsi ogni pochi metri, spingendo carretti carichi di merci. 
C’erano coccarde luminose (verdi per l’Irlanda, rosse per la Bulgaria) che strillavano i nomi dei giocatori, cappelli a punta verdi coperti di trifogli danzanti, sciarpe bulgare adorne di leoni che ruggivano davvero, bandiere che suonavano l’inno nazionale quando le agitavi, e pupazzetti da collezione dei giocatori che camminavano sul palmo della mano.                                                          
- Ho risparmiato le paghette tutta l’estate per questo momento - disse Ron, mentre insieme agli amici giravano tra i venditori e compravano souvenir. Ron prese un cappello con i trifogli, un Omniocolo (una sorta di binocolo d’ottone con cui si poteva passare tutto al rallentatore e vedere tutto azione per azione) e un pupazzetto di Viktor Krum, il Cercatore bulgaro.
- Che carino - commentò Jasmine ridacchiando, guardando il Krum in miniatura che camminava avanti e indietro sulla mano di Ron con sguardo torvo.                                                                                   
- Io non ho portato molti soldi - disse Laura, frugandosi nelle tasche. - Ho solo qualche zellino … praticamente non posso comprare un cavolo.                                                                                        
Harry la guardò e decise in un attimo.                                                          
- Dimmi cosa vuoi e te lo prendo io - disse.                                           
- Cosa? No, no, non fa niente …                                                                     
- Dico davvero. Ho più soldi di quanti me ne servano … dai, scegli qualcosa.
Harry le sorrise incoraggiante. Lei scosse la testa: - No, no, no, davvero, non voglio niente.                                                                             
- Bugiarda. Dai, mi fa piacere. Se non accetti mi offendo.                   
- Oh … va bene. Grazie - mormorò Laura, un po’ imbarazzata. - Allora … mi piacerebbe quella. -Indicò una grossa coccarda verde.     
Harry pagò, prese la coccarda e gliela porse. Laura lo ringraziò di nuovo e se la appuntò sul vestito.
- Uffa, neanch’io ho molti soldi - si lamentò Jasmine. - Cosa compro? Mi sa che riesco a prendere solo una sciarpa …                        
Quando Jasmine ebbe acquistato una sciarpa verde con tanti trifogli di un verde brillante e Hermione ebbe preso i programmi, tornarono alle tende. Bill, Charlie e Ginny esibivano le loro coccarde, e il signor Weasley portava una bandiera irlandese. Fred e George non avevano niente: avevano dato tutti i loro soldi a Ludo Bagman, il capo dell’Ufficio per i Giochi e gli Sport Magici, per fare una scommessa.
- Scommettiamo trentasette galeoni, quindici zellini e tre falci. L’Irlanda vince … ma Krum prende il Boccino - erano state le loro parole.                                                                                                                   
In quel momento un gong rimbombò da qualche parte nel bosco, e lanterne verdi e rosse si accesero tra gli alberi, illuminando il sentiero che portava allo stadio.                                                                    
-E’ ora! - disse il signor Weasley, eccitato come gli altri. - Andiamo!         


*Angolo autrice*
Ciao a tutti, belli e brutti! :D (?)
Rieccomi con la quarta (ci credete? quarta!) storia della mia serie, che ripercorre gli anni a Hogwarts di Harry con l'aggiunta di due nuovi personaggi: Laura Fancy e Jasmine German. Non è strettamente necessario leggere le precedenti storie per leggere questa ... sarebbe consigliabile, ma non c'è assolutamente problema! Per cui invito nuovi lettori a lasciarmi i loro pareri, in modo tale da sapere se la storia piace o no ^-^
E spero che i miei lettori secolari vogliano continuare a seguirmi in quest'avventura che a me, personalmente, piace tantissimo *-* (non sarò un po' di parte? ?_?)  
Bene, non credo che ci sia molto da dire sul capitolo. Nel prossimo ci sarà la fantastica Coppa del Mondo di Quidditch e un piccolo pezzo alla Tana. I nostri rivedranno Hogwarts solo nel terzo capitolo, purtroppo <3
Recensioni di tutti i tipi sono bene accette! Io vi saluto e vi do l'appuntamento al prossimo sabato, giorno prescelto per l'aggiornamento :D 
Un saluto a tutti! *sparge cuoricini e petali a destra e a manca*  

 
 
  
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