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Autore: _Sebba    02/08/2014    0 recensioni
Sono vittima di una maledizione, costretta a combattere la mia stessa natura.
Un giorno al mese mi trasformo, ma sono stanca di dover uccidere per sopravvivere, devo cambiare qualcosa.
Genere: Angst, Dark, Sovrannaturale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Nelle ultime notti non ho chiuso occhio, i ricordi di quella sera sono rimasti avvinghiati alla mia mente, non mi hanno permesso di prendere fiato.
Il suo fantasma si aggira per le strade che percorro, come un alito di vento tra le fronde degli alberi, mi scuote dall’interno e lascia angoscia dietro di se.
Il volto di quella ragazza mi tormenta, lo vedo riflesso nelle pozzanghere, alle mie spalle quando mi specchio. Mi perseguita, vuole farmi impazzire.
Anche ieri, mentre girovagavo per i corridoi dell’università, l’ho vista seduta su una panchina del giardino.
Era lì, immobile, ogni suo muscolo sembrava ghiacciato, bloccato in una condizione surreale, mostrava un delicato sorriso appena accennato.
Il tempo pareva essersi fermato, le chiome degli alberi non erano più scosse dal vento e la frenetica vita del lunedì si era placata all'istante.
Il silenzio regnava sia fuori, sia all’interno della mia mente.
Quella dolce figura iniziò a parlare in un sussurro quasi muto che mi rilassava e, allo stesso tempo, mi intimoriva.
Nonostante ciò sentivo quelle parole rimbombare nella ma testa come se mille altoparlanti ripetessero le sue frasi.
Indossava gli stessi abiti della settimana scorsa, ma la camicetta era candida, non una goccia di sangue che la impregnasse.
Iniziai a camminare nella sua direzione a passi lenti, ma più mi avvicinavo, più ero confusa, sembrava svanire nel nulla.
Al contrario, la sua voce diveniva sempre più chiara e le parole comprensibili.
“Non meritavo quella fine, ero innocente.” ripeteva in un sorriso, i movimenti delle labbra erano quasi impercettibili, ma le lacrime che si facevano strada sulle sue guance erano alquanto evidenti.
Un misto di gioia e dolore solcava il suo volto senza incertezza. Ero a due passi da lei quando ha iniziato a gridare, il sorriso si stava tramutando in un ghigno malvagio.
Distinguevo a stento i contorni sfocati, la figura non era affatto nitida. Iniziai a camminare più velocemente, quasi correndo, verso di lei, volevo sapere se era reale, capire se stavo davvero impazzendo.
Credei di esserle passata attraverso. Non la trovavo più, ma le sue parole erano ugualmente decise.
Mi voltai di scatto.
Guardai in ogni direzione seguendo quelle urla e la vidi accanto a una finestra.
Si voltò lentamente, mostrando il collo ricoperto di sangue. Dalle sue orbite bianche colava un rigagnolo cremisi.
Il contrasto con la pelle diafana la faceva somigliare a una bambola di porcellana. Bella, ma allo stesso tempo terrificante.
Silenzio. Ancora più straziante delle grida disumane precedenti. Le sue labbra appena socchiuse erano contratte in una smorfia di rabbia.
Il colore penetrante della sua bocca si era impossessato della ma mente.
Nel silenzio innaturale non riuscivo a pensare a altro, in quel momento solo la sua espressione era degna di interesse.
Sembrava quasi osservarmi con in suoi occhi privi di iride.
D’un tratto il cigolio della porta che affacciava sul corridoio mi riportò alla realtà.
Mi volsi e la vidi spalancata, guardai nella direzione della ragazza, ma non c’era nessuno.
Si era volatilizzata.
 
“Non meritavo quella fine, ero innocente.”
Perché la mia psiche vuole torturarmi di sensi di colpa?
Perché ho visto una ragazza morta sorridere e parlare?
Sono forse pazza? Riflettendo non è normale quello che mi sta accadendo.
Non mi era mai successo prima, con nessuna delle mie vittime.
Ma no, ho sicuramente immaginato tutto, sarà la stanchezza, ho dormito davvero poco queste ultime notti.
Eppure era così realistico, sembrava possibile persino percepire i suoi sentimenti. 
No. No, non può essere sopravvissuta, inietto, involontariamente, un siero letale appena i miei canini perforano le carni delle mie vittime.
Non capisco, ma sono totalmente certa che voglio smettere di soffrire in questo modo.
Ho troppo sonno, ho bisogno di riposarmi.
L’aria gelida che entra dalla finestra provoca piccoli brividi sulla superficie della mia pelle.
La luna alta nel cielo illumina la stanza, ma al contrario, il mio destino è ancora avvolto dall’oscurità.

Dall’ultima volta che ho avuto delle allucinazioni sono trascorse due settimane, ma il volto di quella ragazza non ha la minima intenzione di abbandonare la mia mente,
anche se non c’è stata alcuna apparizione nell’ultimo periodo, l’angoscia e la paura sono avvinghiate alla mia persona. Forse dovrei riscattarmi, ma come? Non potrei.
 Tre giorni e mi trasformerò in vampiro.
 Tre giorni e sarò costretta a uccidere per vivere.
 Tre giorni e non sarò io a comandare le mie azioni.
 Tre giorni e dovrò rivivere tutto.
L’unico modo che avrei per impedirmi di aumentare il numero delle mie vittime è quello di suicidarmi. È l’unica via d’uscita.
O forse no? Magari potrei incatenarmi a una sedia. No, no… non può funzionare.
Probabilmente riuscirei a spezzare il ferro con la forza sovrumana che acquisto e, in caso contrario, sarebbe anche peggio: io stessa non potrei liberarmi una volta tornata in me.
Eppure ci deve essere un altro modo, un’altra soluzione. Devo definire del mio destino, prendere la decisione migliore, non la più semplice.
Continuare un’esistenza egoistica o rinunciare alla vita per una questione morale sono le due opposte direzioni di una strada senza uscita.
Tutto dipende da scelte, anche banali, e ora sta a me stabilire cosa accadrà.

 
   
 
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