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Autore: _Equinox    02/08/2014    3 recensioni
|| TakuRan|| accenni all'Akane x Shindou || angst ||
Kirino sarà sotto le sembianze di geisha.
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Ranmaru, un nobile, si ritrova in un'okiya come sguattero in quanto un incendio causò la perdita dei genitori. Nella casa delle geishe non viene trattato bene, fino a quando un giorno, la celebre Hitomiko-san non lo prende sotto la sua ala protettiva per fare di lui un artista.
Ma l'identità di ragazzo gli causerà non pochi problemi, specialmente quando conoscerà Shindou, un nobile che si invaghirà di lui.
Nana's back like D i s t o r t e d, maddafacka.
Genere: Angst, Malinconico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Yaoi | Personaggi: Akane Yamana, Hitomiko Kira/Lina Shiller, Hitomiko Kira/Lina Shiller, Kirino Ranmaru, Shindou Takuto
Note: AU, Missing Moments, OOC | Avvertimenti: nessuno
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- Takuto? -
Non riuscivo a dire altro. Ad essere sinceri, non mi aspettavo di vedere lui. Me ne sarei dovuto accorgere dall'aspetto della residenza, ma mi è parso di essere entrato da un altro ingresso. 
- Già... -
Tutto è già pronto: il futon ben rivestito di lenzuola in seta è cosparso di petali rossi e Shindou si trova disteso al centro tra quelli. 
Molti ritengono la rosa il fiore più bello, ma onestamenente, a me l'unica cosa meravigliosa tra tutti quei frammenti cremisi sembra il castano.
Titubante, cammino verso la sua figura. Ho paura, sì. Ma mi fido ancora una volta di lui.
- Prima di tutto, vorrei chiederti scusa... La notizia mi ha colto inaspettato, e di conseguenza ho reagito bruscamente -.
Mi stendo accanto a lui sull'oggetto soffice. Oggi lo vedo particolarmente bello e sensuale. Gli occhi semiaperti mi guardano desiderosi, le labbra schiuse sembrano una pesca matura e il kimono legato alla meglio lascia intravedere il suo corpo scolpito.
Sento una sua mano posarsi sul bicipite e tirare verso il basso la stoffa rossa. Mantengo lo sguardo in quelle iridi caramellate, con il volto impallidito dal trucco che, nonostante la sua presenza, fa trapelare il rossore sugli zigomi.
- Allora... Perché ciò, Takuto? -
Non mi risponde. La sua bocca è troppo impegnata a paciare la mia pelle lattea e a bruciarla al minimo tocco. Non credevo che un giorno avrei potuto provare simili sensazioni. 
Gli abiti vengono rimossi, non credo di sapere la loro collocazione sul pavimento. Il corpo di Shindou è ancor più meraviglioso di quel che immaginassi. Ci sono delle cicatrici che gli danno un tocco misterioso ed enigmatico, probabilmente le avrà fatta in battaglia. 
L'unico suono udibile nella stanza sono i gemiti che ci lasciamo sfuggire mentre ci tastiamo e ci fondiamo. 
Penso di essermi innamorato veramente di lui, e ne ho la conferma quando, languidi, raggiungiamo l'apice e cerchiamo le nostre labbra. Le lingue si sfidano, i denti mordono la carne dolce.
E così, mi lascio abbandonare in quel futon.
In quella notte.
Con lui.

- L'ho fatto perché ti amo -
La tazza da tè mi scivola dalle mani quando sento il ragazzo dinanzi a me pronunciare tali parole.
- C-come, prego? -
L'unica cosa che posso fare è balbettare. Vorrei che le cose fossero più semplici. Vorrei poter seguire liberamente i miei sentimenti, ma ad una geisha non è permesso innamorarsi.
- Vedi, ho comprato il tuo mizuage perché non osavo immaginare la reazione degli altri acquirenti... -
La sua spiegazione non fa una piega.
Gli do però le ragioni sulla nostra impossibile storia amorosa. Non voglio che il lavoro di Hitomiko-san sia inutile con me. Lei si è impegnata tanto...
- Allora permettimi di essere il tuo danna! - esclama.
La sua determinazione mi lascia a bocca aperta. Alla fine si sta impegnando tanto per ottenere cosa? Me?
- Ti amo, Cho -
Ed ecco che mi ruba un altro bacio. 


- Accetta. Se te la senti fallo - 
La risposta dell'onesan è secca. Il suo volto sorridente assentisce. Ora è in piedi davanti ad un mobiletto in legno, gira una chiave dorata ed apre un cassettino nascosto. Non ci avevo mai fatto caso, a dire il vero. Da lì, estrae un sacchettino in seta purpurea.
Allunga il braccio verso di me. Il mio sguardo si posa sulle rilegature dettagliate e precise, sulla pergamena arrotolata accanto a due lacci e sullo strano peso dell'oggetto contenuto in quell'involucro vellutato.
Basta aprire di poco, che un'abbagliante lucentezza si fa spazio tra i miei occhi. Non appena mi rendo conto di ciò che ho in mano, resto interdetto.
- Hi-Hitomiko-san...? -
Non ho la più pallida idea di come quel diamante sia finito qui ed un pensiero oscuro si fa largo nella mia mente. Impallidisco all'immaginare la mia onesan come una ladra, ma subito lei mi tranquillizza.
- Tua madre... -
Ed ancora una volta, non ci capisco nulla. Cosa ne può sapere la geisha di mia madre?
- Sakura Yokazano, morta circa dieci anni fa in un incendio -
Sgrano gli occhi.
Non mi aspettavo che Hitomiko-onesan conoscesse okaasama. Erano grandi amiche, anche dopo l'ascesa dell'onesan. Poco dopo il matrimonio con mio padre, Sakura le diede quel prezioso oggetto, di custodirlo.
La geisha ha deciso di darlo a me perché saprò prendermene cura in modo migliore. La ricchezza custodita nel gioiello è immensa. Chissà se magari potrò scappare dal Giappone con colui che amo.
Ed eccomi nelle stanze di Shindou, a supplicarlo. Ora è il mio danna, ma non riesco più a stargli lontano. Non mi sono nemmeno preoccupato di curare il mio aspetto: ho indossato il primo, semplice kimono che ho trovato, sulle tinte dell'arancio. I capelli li ho sciolti e non ho truccato il volto.
- Takuto, non capisci? Quest'oggetto potrebbe rendere entrambi liberi! Andiamo via da qui! Ti scongiuro -. La mia voce trema, spezzata dalle lacrime di un pianto liberatorio. L'espressione corrucciata del castano non promette nulla di buono. Sono terrorizzato da un probabile rifiuto.
- Cho... -
No, non voglio che lui mi chiami con quel falso nome. Fa male sapere che tutto ciò che c'è tra noi è una bugia creata dall'arte.
- Ranmaru - sussurro appena. Mi guarda interrogativo ed io ripeto il mio nome completo. 
- Kirino? -
Annuisco. Probabilmente, facendo parte dell'aristocrazia avrà intuito le mie nobili origini. Accomodati sui cuscini dinanzi a due buone tazze di tè, gli racconto la mia storia. Sento come se il peso che mi opprimeva il cuore venisse sollevato. Al termine del racconto, in un gesto spontaneo ci abbracciamo; una presa salda, dovuta dalla ricerca d'affetto. Poi ci guardiamo e il bacio passionale tra di noi è inevitabile. Le lingue si cercano in movimenti languidi e delicati, le mani di Shindou sono intrecciate tra i miei capelli. 
Alla fine ci lasciamo andare. So che tutto questo è estremamente sbagliato. Una geisha non dovrebbe amare, figuriamoci concedersi così a qualcuno. Le labbra di Takuto sono come fuoco sulla pelle: mi marchiano con segni rossi e indelebili, le nostre intimità si sfiorano. Non arriviamo neanche al futon, la nostra seconda unione avviene sul pavimento. Fa ancora male, sì. Ma il tutto è sopportabile.
Lo amo troppo per potermi lamentare.
- Hai fatto la tua scelta, Takuto? -
Le sue dita mi sfiorano le macchie dei morsi, simboli della nostra passione. Sento il battito del suo cuore così vicino al mio.
- Vedi, Ranmaru... Non posso... La nazione ha bisogno dei miei servigi militari... -
Nell'aria sento solamente la sua richiesta di perdono, prima di iniziare un pianto liberatorio stretto per l'ultima volta a lui.

In sostanza, partirò da solo. Certo, la cosa è sconfortante. Due mesetti sono passati dal mio ultimo incontro con il danna. Da quel diamante ho ricavato sette milioni di yen ( Circa cinquecentotto mila euro. NdA ). Sono le cinque del mattino ed io mi sto incamminando verso il porto. Passo davanti all'okiya nel quale sono cresciuto. Dopotutto, devo ringraziare Beta-sama ed Akane-san per avermi... Tenuto in vita. Busso alla porta dell'edificio. Ad aprirmi è una giovane ragazza, sembra avere qualcosa come tredici anni. Ha i capelli rosa legati in una treccia e gli occhi sono di un blu spento.
- Nozaki? Chi è alla porta? -
Riconosco questa voce: è Aoi. Difatti, quest'ultima mi si para davanti. Ha tagliato i capelli con il ciuffo laterale, bensì con una frangia. Li ha anche fatti allungare fino alle spalle.
- Mat- Cho! Non pensavo di trovarti qui così presto -. Il suo tono vocale esprime sorpresa. Dopo la vendita del mizuage, non mi sono più fatto vedere nell'okiya. Troppi ricordi spiacevoli.
Mi faccio strada all'interno della casa per geishe. Ora la gestisce proprio Sorano. Beta si è ammalata di una grave malattia occidentale, dicono si chiami peste. Ha preferito lasciare il comando alla bluette, quindi. Ovviamente, trovo anche Akane-san. Non è cambiata. Per niente. Sempre con quel suo sguardo freddo che ti congela il sangue nelle vene.
Il volto però è consumato, gli occhi gonfi. Avrà appena smesso di piangere.
Interrogativo la osservo superarmi. 
Aoi mi fa dono di un diadema d'argento. Ne avevo sentito parlare quando ero qui: sarebbe andata a colei che avrebbe saldato il debito con la sola vendita del mizuage. Una sorta di premio. 
La ringrazio infinitamente. Ho sempre saputo che in lei c'era del buono, a discapito della castana. Mentre sto andando via, mi imbatti proprio in quest'ultima.
- Sembri allegro... E dovresti solamente vergognartene -. La voce trema, è incerta e quasi spaventata. Davanti alla soglia della porta mi dà le spalle. Sta piangendo.
- Come, prego? -
- E dire che l'ho saputo prima io che non avevo legami che non tu... Eppure ha deciso di essere il duo danna, maledizione! -
La sua esclamazione mi fa sussultare. Ho il presentimento che non sia qualcosa di buono e, da come ne parla, ho capito si tratti di Takuto.
- Non capisco a cosa tu stia alludendo, Azayakana -
- Ma come? Non sai che Shindou-sama è passato a miglior vita? Caduto in battaglia -
Ed un ghigno silenzioso.






Sembra strano come, nonostante siano passati cinque anni, io continui a fare sogni sulla mia vita in Giappone. Mi godo lo spettacolo dell'alba sul Tower Bridge. Il sole illumina le torri e si riflette nell'acqua, in un gioco di colori. Londra è semplicemente bellissima.
Non avrei mai pensato di avere la possibilità di poter vivere in un luogo del genere. Tutti questi bei palazzi, le carrozze, i vestiti eleganti e raffinati.
Attendo che il maggiordomo finisca di sistemarmi la giacca e sono fuori dalla mia camera da letto. La residenza è davvero grande. Sull'isola nipponica cose così non se ne trovano. Attraverso il corridoio del secondo piano, conducente alle scalinate del salone. Le arcate in marmo mostrano il prezioso lampadario di cristallo, situato sulla sala grande ove mi sto dirigendo. Il grande tavolo è già apparecchiato, con una sfilza di dolci e teiere. Nello scendere i gradini, mi soffermo davanti ad uno specchio. Sono davvero cambiato, sì. I capelli sono corti e pettinati all'indietro, il corpo si è irrobustito. L'altezza viene messa in risalto dall'abito verde smorto.
Sedutomi, inizio ad assaporare le pietanze preparate dai cuochi. C'è anche la cheesecake con i biscotti al cioccolato e le mele. La mia preferita.
Il programma della giornata è vasto: ho una riunione con gli altri commercianti di tè, una lezione di musica e la visita all'orfanotrofio.
Arriva l'ora di pranzo. Dovrò affrettarmi a mangiare questo dannato tacchino se non voglio fare tardi all'incontro. Ma ecco che una cameriera viene ad interrompermi.
- Signore, c'è un uomo che chiede di Cho. Cosa faccio? -
La forchetta mi sfugge di mano e mi alzo di scatto. Percorro la gradinata che porta al piano terra ed ecco che il cuore mi si ferma per un attimo quando vedo chi c'è all'ingresso.
- Ta-Takuto? -
La mente non connette più, il respiro si fa pesante e gli occhi diventano lucidi.
- Ciao Ranmaru -
Ed ecco che rivedo quegli occhi color cioccolato e mi ritrovo ad annullare gli impegni quotidiani.

 
Note d'autrice:
mmh, nulla. Volevo semplicemente ringraziare tutti coloro che hanno seguito la fic. Non ho voluto dileguarmi molto nei particolari sulle scene erotiche perché ho sempre visto la storia come qualcosa di raffinato e avevo paura di renderla volgare. Inoltre chiedo venia per l'assenza di descrizioni e la breve lunghezza del capitolo.
Sarò assente dal fandom per un po', per cui vi saluto.
Un bacio.
Miss Rainbow
   
 
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