Anime & Manga > One Piece/All'arrembaggio!
Segui la storia  |       
Autore: KikiShadow93    03/08/2014    11 recensioni
Durante una tranquilla giornata di navigazione, Barbabianca e la sua famiglia trovano qualcosa di incredibile in mare: una bambina, di cui però ignorano la vera natura.
Decidono di tenerla, di crescerla in mezzo a loro, ovviamente inconsapevoli delle complicazioni che questa scelta porterà, in particolar modo per l'arrogante Fenice.
Genere: Generale, Sentimentale, Sovrannaturale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Ciurma di Barbabianca, Marco, Nuovo personaggio
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
 <<    >>
- Questa storia fa parte della serie 'Un'allegra combriccola di mostri.'
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
Image and video hosting by TinyPic

 
Il grande e regale veliero dalla polena a forma di drago si avvicina a vele spiegate verso quella che forse è la più imponente imbarcazione pirata che solca i mari.
Sull'albero maestro, sospinto da una leggera brezza, il Jolly Roger con le tre cicatrici se la ride beffardo, quasi sfottendo il capitano per l'azzardo che ha intenzione di compiere.
Shanks rimane immobile a fissare l'imbarcazione avversaria farsi sempre più vicina.
Accanto a lui, accompagnato come sempre dall'acre odore di nicotina dell'immancabile sigaretta tenuta tra le labbra, Benn lo osserva in completo silenzio, contrario alla sua folle idea. Si è reso conto anche lui che quel tipo, Peter, non è uno stupido da sottovalutare, ma bensì qualcuno da tenere ben alla larga, ma proprio non riesce a comprendere per quale assurda ragione voglia avvertire pure Edward Newgate della sua esistenza.
«Stiamo sbagliando.» sussurra con un filo di voce Beckman, senza però attirare l'attenzione del capitano «Sanno difendersi benissimo anche da soli, Shanks. Perché dobbiamo dare l'allarme? Rischiamo solamente di invischiarci in uno scontro inutile.»
In realtà la cosa non gli dispiacerebbe poi molto, visto che è da parecchio che non incontrano qualcuno con cui divertirsi sul serio, ma in ballo ci sono anche le vite dei compagni più inesperti, e non vuole proprio metterle a repentaglio.
«Lo so.» risponde lapidario il Rosso, voltando finalmente la testa verso di lui e guardandolo con una vena di preoccupazione.
Si conoscono da anni, capiscono con un solo sguardo cosa passi nella mente l'uno dell'altra, ed è per questo che Benn riesce a capire che per il suo capitano, uomo di cui si fida ciecamente, la situazione è ben più grave di quanto non sembri.
«Ho riconosciuto il loro vessillo. Non è una cosa da niente.»
Il taciturno vice si sfila di bocca la sigaretta e si poggia con la schiena al grande pilastro dell'albero, aspettando silenziosamente una spiegazione più dettagliata.
«Quando saremo al cospetto del vecchio, capirai.» afferma con tono glaciale, per poi voltarsi verso i propri uomini «Dirigiamoci ancora un po' verso la Moby e poi serrate le vele quadre per metterci in panna.»
Gli uomini eseguono scattanti, mentre il vociare sempre più forte della ciurma avversaria gli arriva più nitidamente alle orecchie.
«Issate anche la bandiera bianca!» esclama dopo qualche secondo, sorridendo divertito al proprio vice «Non sia mai che il vecchio Newgate decida di prenderci a cannonate per precauzione!»
Il ragionamento dell'Imperatore Rosso non è sbagliato, per niente. Se si vuole avere un colloquio con una persona del calibro di Barbabianca bisogna partire assai prevenuti e andarci cauti.
Quello che però non sa, è che l'Imperatore Bianco non è proprio al massimo della sua forza, ed uno scontro diretto non rientra proprio tra i suoi piani.
Da quando Halta gli ha rivelato che il mostro che li ha attaccati durante la notte altri non era che la sua adorata figlia Akemi, tutto per lui ha meno senso.
È come in uno stato di trance, dove i suoni gli arrivano ovattati alle orecchie e i morsi della fame sono simili a punture di zanzara, completamente trascurabili.
Non ha voglia di far niente. Rimane sempre seduto sul suo seggio a fissare il niente, ricordando i momenti di gioia trascorsi con il suo piccolo demonietto.
Pure i suoi adorati figli sono ancora profondamente scossi dai recenti avvenimenti.
Teach, seppur con grande fatica, riesce finalmente a stare in piedi, anche se deve essere costantemente seguito dalle infermiere e la sua ferita ha un bisogno costante di bendaggi puliti.
È riuscito a raccontare loro come è andata, deformando un poco la realtà. Ha infatti detto di essersi svegliato durante la notte per fare uno spuntino e di aver sentito un rumore. Lì per lì non ci fece poi tanto caso, ma quando poi ha visto un'ombra strisciare contro i muri si è insospettito. Ha così deciso coraggiosamente di seguire l'intruso e si è frapposto tra lui e Satch quando stava per attaccarlo, rimettendoci un braccio.
Non ha assolutamente menzionato il fatto che non fosse mai andato a dormire, ma che anzi aveva passato tutta la notte ad affilare il proprio pugnale.
Non ha assolutamente menzionato il fatto che avrebbe fatto secco il quarto comandante e se ne sarebbe andato nella notte con il prezioso Frutto che era riuscito a trovare assieme a quella psicopatica cannibale.
Tutti hanno creduto a questa versione, dal momento che è stata l'unica. Se avessero parlato con Akemi, si sarebbero resi conto delle notevoli differenze tra le due versioni, e la ragazza sarebbe inoltre stata capace di sentire il cuore bugiardo dell'uomo, smascherandolo.
Adesso, a distanza di ben dieci giorni, non è ancora abbastanza in forze per potersene appropriare, e la cosa lo manda in bestia come nient'altro al mondo.
Ma nessuno di loro lo sa. Per loro lui è il salvatore, colui che ha avuto il coraggio necessario di sfidare quell'essere malvagio, e per questo tutti gli stanno vicino e lo aiutano in qualsiasi cosa.
L'arrivo della Red Force, però, riesce un poco a farli riprendere dal loro continuo stato confusionale. Si affacciano al parapetto, incuriositi. Non è molto che si sono incontrati, in fondo.
«Quel moccioso...» ringhia a denti stretti il capitano, stranamente ripresosi dal suo stato di completa apatia, tenendo gli occhi puntati su quella nave sempre più riconoscibile.
Quando poi finalmente le due navi sono l'una al fianco dell'altra, la tensione sale ulteriormente, e i vari comandanti si portano immediatamente al fianco del capitano.
Si aspettano di assistere allo stesso spettacolo di qualche mese prima, dove tutti i compagni impreparati si sono ritrovati riversi di faccia con la schiuma alla bocca. Si aspettano anche di vederlo sorridere spensieratamente come avrebbe fatto qualsiasi altra persona che sta facendo visita ad un caro amico di vecchia data.
Questi due fatti invece non avvengono, tutt'altro: Shanks cammina con un'espressione cupa in volto, seguito dalla sua ciurma, e tutti i presenti sulla Moby Dick escono completamente indenni dal suo passaggio.
Questo strano gesto sorprende tutti i presenti, in modo particolare il Bianco Imperatore, che alza il mento con fare stizzoso.
Lo fissa con astio, chiedendosi il motivo che ha portato Shanks il Rosso a piombare tra loro e chiedere un colloquio.
Ora i due imperatori, l'uno di fronte all'altro, si guardano intensamente come due leoni pronti a scontrarsi, finché il più anziano prende la parola.
«Hai l'aria preoccupata, moccioso.»
Shanks si passa semplicemente una mano dietro al collo, indeciso su cosa rivelare e cosa no. Perché gli è bastata un'occhiata per capire che è successo qualcosa di orrendo su quella nave, e non vuole rigirare il coltello nella piaga.
Gli occhi di Newgate vagano ancora per qualche istante sulla figura incredibilmente fastidiosa del proprio rivale, senza mai abbandonare la piega che le sue labbra avevano assunto.
«Cosa sei venuto a dirmi?» gli domanda con tono infastidito, lanciando una veloce occhiata ai propri figli, che tengono le mani ben salde sulle impugnature delle proprie armi.
«Peter Bàthory.» esclama con voce ferma Shanks, alzando gli occhi sul rivale «Ti dice niente questo nome?»
«Dovrebbe?» ringhia di rimando Barbabianca, facendo sparire di colpo il proprio sorriso. Dallo sguardo determinato e quasi rabbioso dell'uomo comprende bene che non è un argomento leggero quello che è venuto a proporgli, e curiosamente non se la sente di mostrarsi arrogante e sgarbato.
«Si, dal momento che sta reclutando altre ciurme per farti fuori.» lo informa Shanks, scatenando involontariamente le risate generali.
Perché nessuno della grande ciurma di Barbabianca temerebbe mai un ragazzetto venuto fuori dal niente che, come tanti altri, si è messo in mente di prendere la testa del loro adorato capitano. Non è una cosa nuova neanche che sorgano nuove alleanze per riuscire nell'impresa, quindi non vedono proprio per quale ragione preoccuparsi.
«Devi ascoltarmi.» insiste Shanks, facendo qualche passo in avanti verso il Bianco Imperatore.
Lo guarda dritto nei suoi occhi sottili, cercando di trasmettergli silenziosamente quanto, secondo lui, quella situazione sia pericolosa.
Shanks non è mai stato attaccabrighe, non è mai andato a cercarsi rogne, e sa bene quando una situazione può essere bollata come “pericolosa”. Un piccolo dono che è riuscito ad ottenere stando sotto il Jolly Roger del Re dei Pirati, diciamo.
«Un paio di settimane fa ci hanno affiancati e ci hanno chiesto di allearci con loro per eliminare te e la tua ciurma.» lo informa con tono duro Benn, infastidito dalla completa mancanza di rispetto nei confronti del suo capitano. In fondo hanno faticato non poco per raggiungerli, un briciolo di rispetto sarebbe d'obbligo.
«Ed avete fatto tutta questa strada solo per avvertirmi di una sciocchezza simile?» domanda arrogantemente Newgate, facendo digrignare i denti al Rosso.
'Mi ascolterai, con le buone o con le cattive!'
Porta velocemente la mano all'impugnatura della propria sciabola, ottenendo così in un batter d'occhio la loro completa attenzione.
«Non è una sciocchezza, e lo sai pure tu!» gli urla contro, con la rabbia che diventa sempre più difficile da gestire «Stanno accadendo troppe cose strane nel mondo ultimamente, e lui ne fa parte.»
Barbabianca lo guarda di traverso, indeciso se spaccargli la testa una volta per tutte o meno, quando di punto in bianco Jaws prende la parola, sorprendendo un po' tutti i presenti.
«Non abbiamo tutta la giornata, Rosso: sputa il rospo e vattene.»
Shanks fa segno a Rockstar di consegnargli il grosso tomo antico che era riuscito precedentemente a trovare insieme a Benn e, aprendo esattamente nella pagina in cui vi aveva lasciato il segno, mostra ai presenti i diversi e antichi disegni che un tempo dominavano il mondo intero.
«Vedete questi? Sono antichi vessilli di popoli guerrieri.» afferma con sicurezza, indicando con un cenno della testa quello che appare come il più grande di tutti, ovvero quello che raffigura un drago rosso a due teste su di uno sfondo nero «Si dice che questi fossero i peggiori...»
Si fa aiutare dal proprio vice per voltare le pagine, arrivando così quasi alla fine del libro, dove è situato quello che vuole realmente mostrare, spiegando nel frattempo un minimo della storia per aiutarli a capire meglio.
«Il metalupo grigio apparteneva ad un uomo solo, che, a quanto narrano le leggende, era davvero il peggiore di tutti. Arrivò addirittura ad essere cacciato dalla propria gente per le atrocità che commetteva e per questo è stato creduto morto.»
I vari pirati, anche quelli appartenenti alla sua stessa ciurma, ascoltano con attenzione le sue parole, rapiti come se stesse raccontando loro la più incredibile delle avventure, senza però riuscire a spiegarsi il perché. Solo Barbabianca capisce immediatamente che tutta quella storia non ha a che fare solamente con quel Bàthory, ma con qualcuno che gli sta molto più a cuore. Qualcuno che, probabilmente, è morto durante quell'orrenda tempesta.
«Quando ancora stavo sotto al vessillo di Roger, incontrai un uomo. Era un tipo strano, eccentrico, completamente a suo agio di fronte ad un pirata della portata di Roger e... beh, si: bellissimo. Era la creatura più dannatamente bella che avessi mai visto in vita mia.» racconta mettendosi comodo sul duro pavimento della nave, passandosi la mano dietro al collo, ricordandosi di quella notte come se fosse accaduta poche ore prima «Era a comando di una grossa e sottile nave da guerra nera. Ricordo ancora il loro vessillo: un drago rosso a due teste, enorme e minaccioso. Era... regale. Montò sulla Oro Jackson trascinando per i capelli una ragazzina bionda, che subito dopo gettò ai piedi di Roger. Questa continuava ad implorare pietà in una strana lingua, ma non per sé stessa: supplicava per la vita di Roger.»
La voce del Rosso si affievolisce sempre di più mentre nella sua mente acuta tornano sempre più vividi quei ricordi.
Quell'uomo faceva paura, per quanto sembrasse solo un ragazzino. Pure Roger se ne rese conto, mostrandosi sorprendentemente combattuto dall'aiutare la ragazza che piangeva ai suoi piedi o combattere contro l'estraneo che l'aveva maltrattata.
«C'era un uomo appeso alla polena... era stato avvolto in una bandiera con l'emblema di un lupo grigio. Un metalupo, per essere precisi.» alza lo sguardo su Barbabianca, cercando di fargli capire che quel simbolo non è una sciocchezza come aveva pensato all'inizio e che deve stare molto attento «Qualcuno domandò perché. Fu appena un sussurro, nemmeno io riuscii a sentirlo nitidamente. Ma quel tizio si, e ci rispose che chiunque venerava i traditori, meritava di essere messo a morte.» per rispetto al proprio defunto capitano, non racconta loro che l'estraneo entrò nella sua cabina privata e lo invitò ad unirsi a lui, che si fece trattare come un Re e che Roger non lo contraddisse. Non dirà mai che pure lui ne aveva una giusta paura. Rimarrà un loro segreto per l'eternità.
«La curiosità mi spinse ad informarmi, e col tempo ho scoperto che quell'emblema rappresentava un uomo. Un uomo che fino a pochi giorni fa credevo morto, che invece gode di ottima salute... e ti sta cercando.» termina Shanks, notando di aver fatto completamente breccia.
Lo sguardo del rivale è serio, corrucciato. La sua mente brillante rielabora le informazioni, provando a riesumare una possibile conversazione con Roger riguardante questo spinoso argomento, ma proprio non gli viene in mente niente. Solo che un pazzo gli aveva fatto una generosa offerta, ma che aveva rifiutato senza rimpianti, riuscendo inoltre a convincerlo a prendersi cura di quella che fino a pochi mesi prima era la sua donna. Solo questo ricorda, nient'altro.
«Siamo dell'idea che ti stia cercando per Akemi.» afferma Beckman, facendo saettare gli occhi da un pirata all'altro, alla ricerca della ragazza che per diverse settimane ha occupato la mente del suo capitano.
«È stato quel mostro a farmi questo!» urla di punto in bianco Teach, scattando in piedi come una molla e sventolando il moncherino fasciato dove un tempo vi era attaccato il suo prezioso braccio.
Non bada assolutamente al dolore che questo gesto gli provoca. Non bada neanche all'insopportabile giramento di testa che il precedente scatto gli ha causato.
No.
Non bada a niente.
Lui vuole la testa di quel mostro. Vuole farla in tanti piccoli pezzettini, dilaniarla, distruggerla a livello molecolare.
Il suo odio non è dovuto tanto alla menomazione, no. È dovuto semplicemente al fatto che per colpa di quel mostriciattolo cannibale ha perso la sua occasione di prendere quel Frutto che cerca da sempre e che ora non sa assolutamente dove sia stato nascosto.
E più ci pensa, più va in bestia. Più va in bestia, più diventa insopportabile. Più diventa insopportabile, più le urla e le liti sono inevitabili sulla nave.
«Vado a controllare Marco.» mormora con tono sconsolato Satch a Rakuyo, facendolo annuire con poco interesse.
Si dirige velocemente sottocoperta per controllare le condizioni dell'amico ancora tenuto sotto sedativi. Quando, qualche giorno prima, era finalmente uscito dal coma, non hanno potuto far altro che caricarlo di potenti sedativi capaci di ammazzare un elefante per tenerlo buono, poiché continuava ad urlare come un indemoniato per l'insopportabile dolore che lo dilaniava.
Come immaginava, poi, lo trova ancora steso nel lettino a dormire beato, completamente estraneo ai recenti avvenimenti. Il cuore gli si stringe sempre in una morsa all'idea che dovranno dirgli che Akemi, la ragazzina che hanno salvato dal mare e a cui erano tanto affezionati, lo ha quasi ammazzato e ha staccato un braccio a Teach.
Si passa stancamente una mano tra i capelli, stufo di dover sempre sentire le solite urla sulla nave perché Teach perde le staffe. È vero, pure lui vuole ritrovare Akemi per poter capire cosa diavolo le sia successo e poi provare ad ammazzarla, ma tutto quel continuo trambusto lo sta mandando completamente al manicomio.
Poi, come un fulmine a ciel sereno, sente il rumore di un vetro infrangersi.
La cosa non gli interesserebbe minimamente se questo rumore venisse dal ponte dove si trova tutto l'equipaggio anziché da una cabina.
S'incammina piano, attento a non fare assolutamente rumore, mentre l'idea che il tanto chiacchierato Bàthory sia realmente giunto sulla nave lo manda oltremodo in bestia.
Un nuovo rumore. Oggetti che si spostano.
'Viene dalla mia stanza...'
Porta una mano all'impugnatura della sua spada. I nervi a fior di pelle. La voglia di sangue e vendetta che quasi lo acceca.
Ma poi, dolce e allegra, una voce...
«Ricordami perché siamo dovute venire fin qui.»
Rimane completamente basito nel sentire una voce femminile arrivare dalla sua cabina, soprattutto se quella voce non è della sua eccentrica compagna, così decide immediatamente di provare a capire di chi si tratti e per quale ragione sia montato sulla nave.
«Ordini del grande capo.»
Il cuore di Satch si ferma per qualche secondo e il respiro si spezza.
Lei è lì, nella sua stanza. È tornata come aveva promesso, portandosi però dietro un ospite indesiderato.
Poggia una mano sulla superficie liscia della porta, senza però trovare il coraggio di entrare. Non sa come affrontare la cosa, e non vuole portarla dal capitano in un momento simile. Però lei è dentro, sta frugando tra le sue cose, e lui non vorrebbe far altro che entrare e stringerla a sé.
«Non poteva venire lui, allora?! Se è così importante, poteva fare anche da solo.»
La voce della nuova ragazza è colma di risentimento, tanto che istintivamente il pirata porta velocemente una mano alla spada che pende dal suo fianco.
Quando poi la sente ringhiare come un cane rabbioso, un fremito di paura gli stringe la bocca dello stomaco. Perché lui ha già sentito quel ringhio, sa bene o male cosa comporta, e l'idea che ne abbia involontariamente portato un altro sulla nave, mettendo così in pericolo i compagni, lo manda in bestia.
«Giurare fedeltà assoluta implica anche dover fare questo genere di cose.»
Qualcosa nei loro discorsi non gli torna, così, dopo aver fatto un respiro profondo, si decide ad aprire, mostrandosi alle due ragazze con l'espressione più truce che riesce a trovare.
Mimì lo guarda smarrita, la paura diventa improvvisamente nitida nei suoi occhi. Non ha paura per sé, assolutamente: ha paura per lui, per quello che potrebbe arrivare a fare pur di portare a termine il proprio compito.
Perché anche lei ha giurato fedeltà, si è messa totalmente al servizio dei suoi sovrani, e non ha alcuna intenzioni di marchiarsi di tradimento. Lo ama, lo sa perfettamente, ma neanche questo suo folle e masochistico amore può intaccare la sua cieca fedeltà.
«Che ci fai tu qui?» le ringhia contro Satch, puntandole contro la spada «E quella chi è?» aggiunge subito dopo, facendo saettare per un breve istante gli occhi sulla figura dell'altra ragazza.
«Piacere, Silly!» esclama quella, sorridendogli raggiante per un brevissimo istante, tornando subito dopo a frugare nei suoi cassetti pur avendo già trovato ciò che cercavano sotto ad un'asse del pavimento. Già che c'è, infatti, vuole farsi un po' gli affari suoi.
Mimì e Satch continuano a guardarsi.
Negli occhi neri del pirata fiammeggia la rabbia, il disprezzo per essere stato tradito così dalla donna per cui ha perso completamente la testa, e Mimì sente chiaramente quanto la cosa lo faccia impazzire ascoltando semplicemente il battito frenetico del suo cuore.
«Posso spiegare-»
«Belline queste coi fiori!» esclama tutta contenta Silly, interrompendo maleducatamente l'amica.
Alza poi una mano per aria, sventolando i boxer a fiori del pirata, stupendolo non poco. L'idea che una mocciosetta come quella non abbia assolutamente paura di lui è decisamente assurdo.
«Questo non è un po' piccolo per te?» domanda subito dopo, alzando un perizoma rosso e lanciando un'occhiata al cavallo del pirata.
Sogghigna divertita, guardando poi l'amica con un sorriso malizioso a piegarle le labbra.
«Tu ti diverti un po' troppo, ragazza!» commenta divertita, facendola sospirare rassegnata.
Non vorrebbe Mimì, davvero. Quando Fenrir le ha dato l'ordine di andare sulla nave di Barbabianca per prelevare il Frutto del Diavolo che ha portato tanti problemi, poco le mancava per scoppiare in lacrime. Però ha eseguito, chinando il capo in segno di rispetto e mettendosi in marcia con Silly, decisa a compiere il proprio dovere.
«Scusa...» mormora con un filo di voce, portandosi con una velocità sorprendente alle spalle del compagno, dandogli poi un forte colpo in testa che gli fa perdere i sensi.
«Schiodiamo, forza.» afferma poi con tono duro rivolgendosi all'amica, dirigendosi poi stancamente verso l'oblò da cui sono entrate.
Silly l'afferra immediatamente per un polso, strattonandola con forza ed impedendole di proseguire. La guarda con sguardo truce, ormai pienamente convinta delle proprie idee ed infastidita per aver ricevuto un ordine anche da parte sua. Perché Silly è sempre cara e buona, può tollerare di ricevere ordini da Fenrir o Astrid, ma quando è qualcun altro a farlo perde completamente le staffe.
«Usciamo dalla porta principale! L'oblò non è degno della mia uscita.»
Mimì, conscia della forza bruta della ragazza, annuisce piano, lanciando una fugace occhiata al pirata steso a terra prima di uscire.
Camminano calme, le orecchie tese per sentire un qualsiasi rumore fuori posto, gli olfatti sviluppati che analizzano e memorizzano ogni variazione nell'aria, fino a quando non captano un odore a loro conosciuto. Per Mimì, più che altro.
Allunga un braccio per bloccare la compagna, che la guarda con aria perplessa.
«Che ti prende?» le sussurra in un orecchio, sfoderando gli artigli per aprirsi un varco in caso di bisogno.
«Temo che abbiamo scelto il giorno sbagliato per fare visita a Newgate...»
Cammina in punta di piedi fino al varco che conduce sul ponte principale, osservando attentamente l'Imperatore dai capelli rossi che risponde alle domande dei vari pirati, escogitando una via di fuga alternativa. Non vuole tornare indietro e vedere di nuovo Satch, non vuole costringere Silly a fare qualcosa che non vuole, ma non ha alcuna intenzione di rischiare l'incolumità di nessuna delle due.
«Rosso!»
La vampira volta di scatto lo sguardo, puntando i suoi glaciali ed attenti occhi sulla comandante della dodicesima flotta, notando con curiosità che tiene un foglio ben stretto tra le dita sottili.
«Il tipo di cui parlavi... è questo, per caso?»
Il cuore di Silly, che al contrario di quello dell'amica ancora batte, si blocca di colpo nel riconoscere in quel disegno fatto a matita i lineamenti dell'uomo che ha portato tanto caos nel loro mondo.
Le due immortali ascoltano il breve scambio di battute tra il Rosso e Halta, dove il primo le dice che è esattamente l'uomo che vide più di vent'anni prima.
Un lieve ringhio gutturale sale per la gola della giovane lupa quando quel disegno, una delle ultime prove dell'esistenza di quell'uomo paragonabile ad un Dio, viene quasi accartocciato, venendo però zittita dalla compagna, che le impone di rimanere nell'ombra.
«Ero venuto solo per mettervi in allerta, quindi direi che adesso è il caso di andarmene.» esclama di colpo il Rosso, facendo cenno ai propri uomini di tornarsene sulla nave. Lancia giusto una veloce occhiata al vecchio rivale per sottolineare un'ultima volta la sua preoccupazione.
«Tsk, figurati se mi spaventano dei pivellini!» sbotta ridendo di gusto l'Imperatore, facendo accigliare il più giovane.
Ed è proprio con questa battuta che la mannara esce allo scoperto, muovendosi sinuosamente come un vero predatore, tenendo gli occhi puntati sul pirata dai capelli vermigli.
«La devo correggere: “figurati se mi spaventano dei pivellini millenari”.» usa un tono formale nel rivolgersi a Barbabianca, sorridendo in modo mellifluo. Adora prendersi gioco delle sue vittime, vederle confuse dai suoi modi.
«Noterà che c'è una lieve differenza.» Mimì, seppur con una certa stizza, esce dal proprio nascondiglio per dar man forte all'amica, attirando su di sé gli sguardi assai sorpresi dei pirati che già la conoscono.
«E voi chi diavolo siete?» «Come hanno fatto a montare a bordo?!» «Quella è la ragazza di Satch!»
Un forte vociare si leva velocemente in aria, facendole sogghignare mentre si avvicinano l'una all'altra, guardandosi attorno con aria divertita.
«Sei conosciuta, eh?» domanda sarcasticamente Silly, guardandosi attorno vivacemente. Per quanto la situazione sia delicata, per quanto sia pericolosa, per lei non è altro che un gioco divertente.
«Mio malgrado...» commenta con una lieve nota sarcastica la succhia-sangue, voltandosi poi verso l'amica e sorridendole allegramente «Non fare la maleducata: presentati.»
«Il mio nome è Silly Silva, figlia d'ignoti, al servizio dell'Imperatore. È un vero piacere fare la vostra conoscenza!» afferma con un grande e luminoso sorriso la lupa, facendo loro un lieve inchino. Per lei ormai la minaccia è svanita, quindi tanto vale fare amicizia. Certo, è consapevole che il pericolo è sempre dietro l'angolo, che la situazione può precipitare da un secondo all'altro, ma non ha alcuna intenzione di lasciare che un'ipotesi le rovini l'umore.
«Ora comprendo perché Freya tiene tanto al fiammifero...» commenta sottovoce Mimì, ridacchiando divertita mentre osserva Ace, che a sua volta le guarda in cagnesco, pronto ad alzare le mani.
«Mh? Il bel moretto dici?» le domanda vagamente confusa Silly, indirizzando il proprio sguardo verso quello dell'amica, notando così per la prima volta la notevole figura di Pugno di Fuoco. Aveva sentito qualche voce su di lui, anche ad Helheimr è piuttosto chiacchierato, ma non aveva proprio preso in considerazione l'idea che potesse essere davvero un bel ragazzo.
«Portuguese D. Ace... il figlio di Roger.» annuncia ghignando malignamente la vampira, snudando poi le zanne quando il pirata s'infiamma letteralmente, oltremodo furioso per quella triste uscita.
«Caliente...» commenta semplicemente Silly, sorridendo maliziosamente in direzione del ragazzo di fuoco, che ancora non ha accennato a spegnersi.
«Non è il momento, Silly.» ringhia a denti stretti dopo aver fiutato la loro rabbia, consapevole che questo è sempre il primo passo che porta poi ad uno scontro violento.
È sul piede di guerra, le mani poggiate sui sottili pugnali appesi ai fianchi, mentre la compagna rimane a proprio agio in mezzo a quella marmaglia di pericolosi e letali sconosciuti, tanto da avere pure il fegato di dirigersi saltellando verso il Rosso.
Lo guarda con curiosità, girandogli attorno come un avvoltoio sulla preda, finché non decide di avvicinarlo ulteriormente, portandosi a pochi centimetri dal suo viso.
«Oh, ma sei rosso anche sotto?» gli domanda ingenuamente, sorridendogli in modo infantile.
Shanks, così come tutti gli altri, si pietrifica completamente a quella domanda, sgranando gli occhi per la sorpresa. Pensa che la ragazza scherzi, che l'abbia detto semplicemente per smorzare la tensione, inconsapevole che invece sta facendo sul serio. Se ne rende conto però quando allunga una mano verso i suoi pantaloni per allentarli, trovandosi costretto a sguainare la spada per allontanarla.
Silly balza prontamente di lato, accucciandosi al suolo con un sorriso provocatorio sulle labbra. Le sono sempre piaciuti i tipi così, quelli pronti a dar battaglia, a scontrarsi... quelli focosi.
Volta un poco la testa verso la compagna, sorridendole maliziosamente.
«Controlla un po'!» le urla giocosamente, facendola sbuffare.
È nervosa Mimì, quella situazione è assurda e dolorosa per lei, ma l'unica cosa che può fare è accontentarla. Non sia mai che una tipa feroce come Silly perda la pazienza e di conseguenza il controllo.
Scatta velocemente, senza dare a nessuno il tempo di accorgersene, tirando verso di sé i pantaloni e l'elastico delle mutande dell'Imperatore per poter sbirciare un attimo.
«Rosso cupo.» constata staccandosi immediatamente, saltando con forza verso l'alto e appendendosi a testa in giù per il tronco maggiore dell'albero di trinchetto.
I vari pirati estraggono immediatamente le armi, alcuni danno pure sfoggio dei propri impressionanti poteri, scatenando l'ira della lupa accucciata al suolo, che ringhia contro di loro come un animale rabbioso messo alle strette.
Mimì si lascia cadere al suo fianco, senza però toccarla.
Sono entrambe superpredatrici fameliche che sono state obbligate per giorni a nutrirsi del V, il sangue sintetico ideato da Fenrir, alimento insufficiente per soggetti come loro, abituati alla vera caccia.
Per Mimì è un rischio starle vicino adesso, rischia di rimetterci una mano o peggio avvicinandola troppo. Può solamente provare a calmarla portandola via e aiutandola a cercare qualcosa di sostanzioso da mettere sotto i denti.
«Direi che è arrivato il momento di andarcene, che ne pensi?» le domanda gentilmente, tenendo sempre lo sguardo fisso sugli avversari.
Non vuole arrivare a spargere il loro sangue. In realtà non può neanche, dal momento che la piccola Lothbrook li ha dichiarati di sua proprietà.
«Ok...» ringhia Silly, concentrandosi per regolarizzare il respiro che diventa suo malgrado sempre più corto.
Odia perdere il controllo e trasformarsi in una bestia assetata di sangue. Ma ancora di più, odia la sua incapacità di controllarsi come gli altri millenari. È convinta che sia colpa del lupo che l'ha creata, che il suo morso fosse in qualche modo difettoso, al contrario invece della linea pura dei Lothbrook.
Le due donne camminano lentamente indietro, stando ben attente a non fare passi falsi, tenendo gli occhi fissi sugli avversari, e proprio quando raggiungono il parapetto che permetterà loro la fuga, Satch compare sul ponte, con un rivolo di sangue che gli cola sul collo.
«Mimì!» urla con tutto il fiato che ha nei polmoni, facendo voltare di scatto i presenti.
Qualcuno prova a soccorrerlo, ma il comandante li allontana con un movimento stizzito, assottigliando lo sguardo su quella che ormai è l'ex compagna.
«Dimmi subito come hai fatto ad arrivare fin qui.» le ordina con la rabbia che aumenta a dismisura, soprattutto quando la ragazza continua a guardarlo con arroganza.
Mimì, dopo qualche istante in cui si è sentita il mondo crollare sotto ai piedi, si arrende e distoglie lo sguardo, sospirando. Punta gli occhi sull'orizzonte, non badando ai fastidiosi raggi del Sole che li fanno bruciare insopportabilmente.
«Che razza di mostro sei?» sibila Satch, facendo qualche passo verso le due donne, tremando per la rabbia che gli sta corrodendo il cuore.
Si sente preso in giro, tradito dalla stessa ragazza per la quale si sarebbe strappato il cuore dal petto.
Mimì volta di scatto la testa, guardandolo con rabbia. Sa bene di essere un mostro, forse anche della peggior specie, ma non credeva davvero che lui, l'uomo per cui ha combattuto e versato il proprio sangue, sarebbe mai arrivato a chiamarla così con tanto disprezzo.
Silly, ritrovando un minimo di lucidità grazie al dolore che emana l'amica, riesce a rimettersi in piedi e ritirare le zanne, guardandola con apprensione.
Le sussurra dolcemente di andarsene, di lasciar stare, senza però essere ascoltata.
«Mi chiamo Mimì Sokolov e a diciannove anni, in un soleggiato pomeriggio di primavera, sono stata violentata e picchiata a morte in un vicolo. Mio fratello provò a salvarmi, ma venne pugnalato sette volte allo stomaco. Eravamo in una pozza di sangue; l'odore era terribile, il dolore anche di più... ed entrambi pregavamo perché la nostra agonia finisse. Ma quello stesso odore per noi tanto insopportabile, era come il più dolce degli afrodisiaci per altre creature, e fu così che un uomo ci trovò. Era bello, potente... e ci offrì un'opportunità: ci avrebbe fatto un dono, il più prezioso di tutti... e noi accettammo.» i ricordi di quel doloroso e traumatico giorno scorrono come un fiume in piena nella sua mente. Si ricorda del dolore, del sangue che colava dalle ferite che le erano state inferte. Ricorda il fratello che provava a rincuorarla mentre diventava sempre più pallido, del momento in cui si accasciò al suo fianco a corto di fiato.
Poi ricorda l'arrivo di un angelo con gli occhi di ghiaccio, il cui viso l'ha completamente ammaliata in un secondo. Ricorda la tristezza in quegli occhi glaciali, ricorda la sua voce vellutata che la cullava.
Ricorda di aver detto di si, di aver sofferto come un cane, per poi ritrovarsi immobile su quel pavimento sporco e polveroso. Ricorda di aver visto per la prima volta il mondo con occhi differenti, di aver sentito odori mai sentiti, e poi ricorda di aver visto ancora quell'angelo che le porgeva la mano per aiutarla. Angelo che poi cominciò a chiamarla figlia, che le insegnò ogni cosa, che l'ha aiutata a crescere e diventare ciò che è adesso.
Un lieve sorriso le piega le labbra, mettendo così in mostra gli affilati canini che le sono spuntati al solo ricordo del suo amato Signore Týr, il Re delle Tenebre.
«Cammino su questa terra da duemilanovecentoquarantanove anni, non come umana, bensì come non-morta.»
I presenti la guardano come se fosse completamente pazza.
Satch sente le lacrime pungergli gli occhi e un fremito di paura salirgli lungo la spina dorsale quando, abbassando per un secondo lo sguardo, nota gli occhi dorati della rossa. Occhi feroci, animali, che li scrutano uno per uno con voracità.
«Mimì...» mormora con un filo di voce, guardandola con dolore.
«Sono un vampiro, Satch. Un essere dannato che si nutre del sangue degli esseri umani.» afferma stizzita Mimì, guardandolo duramente.
Riesce a leggere nei suoi occhi neri un forte smarrimento, ma anche paura e disgusto, e questo proprio non riesce a sopportarlo. Lo credeva diverso, capace di accettare quello che è, ma la verità è ben diversa.
Si porta una mano sul petto, all'altezza del cuore e, senza pensarci due volte, affonda gli artigli nella stoffa e nella carne, lasciando che il sangue nero e coagulato sgorghi dalla ferita.
Affonda sempre di più, senza però emettere alcun suono. Il dolore di fronte all'espressione dell'amato è ben più straziante di questa sua follia.
«Mimì...» la richiama Silly, assai stupita da questo comportamento. Sa bene cosa sta cercando nella propria cassa toracica, ma proprio non capisce lo scopo. Dimostrazione di resistenza al dolore? Sfoggio della propria immortalità? No, Mimì non è una creatura tanto esibizionista, ed è proprio per questo che non riesce a capire.
«Una volta ti avevo detto che il mio cuore ti appartiene...» con un movimento brusco lancia ai piedi del comandante un piccolo marchingegno ricoperto di rosso, che ancora emana delle regolari frequenze cardiache «TIENITELO! NON SO PIU' CHE FARMENE, ADESSO!»
Silly, coraggiosa come è sempre stata, le afferra con decisione un polso e la tira verso di sé, sfiorandole poi lo zigomo con la punta delle dita.
«Andiamo a casa...» mormora semplicemente, riuscendo così a convincerla.
Entrambe si voltano, dando le spalle ai temibili nemici, e montano sul parapetto.
Si tengono per mano, provando ad infondersi a vicenda la forza necessaria per compiere il lungo e veloce viaggio di ritorno.
Una densa nube nera avvolge i loro piedi, salendo sinuosamente sui loro corpi snelli e muscolosi.
La vampira volta per un breve istante gli occhi sul pirata, e una lacrima scarlatta le solca la guancia.
«Addio...»


Il Sole sta velocemente tramontando, ma nessuno sulla Moby Dick accenna a diminuire il ritmo. Stanno tutti cercando freneticamente il punto esatto da cui Mimì riusciva a salire e scendere senza farsi notare, senza però trovare niente.
Per loro, infatti, il fatto che sia sparita in una nube di fumo nero non ha alcun significato. Lo hanno archiviato come piccolo trucchetto di magia, giustificandola dicendo che ha usato sicuramente qualche gas per potersi lanciare in mare senza farsi vedere.
Shanks era contrario alle loro teorie, ma ha mollato velocemente l'osso, decidendo di sparire dalla loro rotta, di seguire quegli assurdi avvenimenti da lontano e di intervenire solo in caso di vera necessità. Perché ricorda ancora bene le parole del suo capitano quando quell'uomo, Týr, se ne andò. Si raccomandò di stare alla larga “da quelli come lui”, e Shanks non ha certo intenzione di disobbedire così apertamente ad uno dei suoi ultimi ordini.
Halta si trova in infermeria insieme a Satch, tenendogli compagnia dopo che infermiere lo hanno costretto a qualche ora di riposo dopo il colpo subito alla testa, approfittando così per poter tenere compagnia anche a Marco, seppur incosciente.
Lo guarda con malinconia, consapevole che presto o tardi si sveglierà del tutto e dovranno dirgli quanto accaduto.
La cosa peggiore, forse, sta nel fatto che dovranno dire a tutti come stavano davvero le cose. Già, perché né lei né Izo hanno ancora detto niente sulla relazione clandestina che il primo comandante intratteneva con il “mostro” e, francamente, hanno paura di come possano reagire. Temono che possano incolparlo, che possano dire che lui copriva ogni cosa, quando in realtà nemmeno lui ne aveva idea. Hanno anche paura della reazione che avrà l'esausto capitano.
Però ne hanno parlato tra di loro, in una di quelle difficili notti insonni, e sono arrivati alla conclusione che faranno qualsiasi cosa per calmare le acque quando si agiteranno ulteriormente.
«Ti senti bene?» domanda la donna con un filo di voce, facendo sussultare appena il quarto comandante.
«Onestamente? Mi sento davvero una schifezza.» ammette a malincuore l'uomo, passandosi una mano tra i capelli ancora sporchi del suo stesso sangue «Ci avevo creduto sul serio. Lo so, è sciocco, soprattutto per un pirata, ma ci avevo creduto con tutto me stesso. Ero davvero convinto che fosse la donna giusta, che saremmo riusciti a superare ogni cosa insieme... ma mi sbagliavo.»
«Perché si nutre di sangue?» gli domanda Halta con voce flebile, senza però guardarlo in faccia. Sa bene quanto la sua domanda sia infinitamente stupida ed insensata, ma non è riuscita a trattenersi.
«Vuoi la verità? Posso tranquillamente passare sopra a questo fatto. Sul serio, non me ne frega proprio un cazzo.» Halta si gira di scatto per guardarlo, piena di stupore «Quello che mi fa impazzire e che mi sta dilaniando il cuore è il fatto che non me lo abbia detto. Non è una cosa di cui vergognarsi come può esserlo una tossicodipendenza... cazzo! È solo morta e si nutre di persone vive! Doveva dirmelo in qualche modo, lo avrei accettato.» sbraita tutto in un colpo, sbracciando per dare più enfasi alle proprie parole.
Halta sta per controbattere, dicendogli che in effetti non è proprio una cosuccia da niente come la sta dipingendo lui, ma il mugolare sommesso di Marco e i suoi leggeri spasmi muscolari l'ammutoliscono di colpo.
«Marco...»

È tutto calmo, pacifico. C'è un buon profumo nell'aria. Il cielo è limpido come mai lo avevo visto prima d'ora. Tira anche un vento leggero, perfetto per contrastare quest'afa.
E tu stai stesa nel campo di grano.
I tuoi capelli corvini contrastano magnificamente con tutto quest'oro che ci circonda. E la stessa cosa vale per la tua pelle diafana, che anche al tatto pare essere sottile ed effimere come l'etere.
Sei incantevole, non c'è altro da dire.
«Marco!»
Ti alzi di scatto da questa distesa di paglia profumata e corri verso di me, sorridendo con quell'allegria contagiosa che solo tu sai emanare.
Pure Ace è allegro, di un'allegria infantile e incontenibile, ma non riesce a farmi lo stesso effetto. Non riesce a farmi ridere come fai te, non riesce a farmi battere il cuore ad una velocità preoccupante.
«Marco!»
Urli ancora e corri. Corri leggera, muovendoti come uno spirito divino, avvolta dalla tua bellezza bizzarra... violenta... devastante.
Perché tu mi hai devastato, lo sai vero? E io detesto questo senso di confusione che solo vederti mi provoca. Ma non riuscirei più a farne a meno...
Il cielo si sta velocemente annuvolando. Il vento ulula sempre più forte, furioso. Il Sole diventa rosso come il sangue... perché è diventato rosso?
«Marco?»
Perché ti sei fermata in mezzo al campo? Corri da me, piccola idiota, presto verrà a piovere. Riparati con me sotto a quest'albero, lascia che ti riscaldi e ti protegga dalla tempesta che tanto di spaventa.
I corvi gracchiano malignamente mentre volteggiano sulla tua testa. L'oscurità ci inghiotte entrambi. E tu cadi. Cadi e annaspi in una specie di lago denso e scuro. Un lago che odora di sangue...
«MARCO!»
Non riesco a trattenermi e mi butto con te per tirarti fuori da tutto questo, annaspando a mia volta. C'è qualcosa sul fondo... qualcosa che mi sta trascinando lontano da te.
Un'ombra ti afferra per i capelli e ti butta sotto. Non riesco ad aiutarti... non riesco ad intervenire.
E tu urli ogni volta che riesci ad emergere, dimenandoti come puoi, cercando di resistere, mentre con gli occhi pieni di angoscia mi cerchi. Ma non posso aiutarti... non ci riesco. Non ne ho la forza.
Salti fuori da questo lago di sangue in cerca d'aria e i tuoi occhi fiammeggiano d'odio puro. Sembri un animale rabbioso che è stato tenuto in trappola per tutta la vita, e che finalmente è riuscito a liberarsi dalle proprie catene.
«Akemi...» mi guardi con rabbia, mi ringhi contro. Non riesci ancora a muoverti, ma capisco benissimo che mi vorresti attaccare «SVEGLIATI!»
Qualcosa ti afferra per i capelli di nuovo, sollevandoti per aria. È una creatura nera, grossa e terribilmente orrenda.
Mi guarda. Mi guarda con un odio così vivo che sento di poterlo toccare con mano. Poi, semplicemente, ti taglia la gola, lasciandoti cadere nel lago di sangue davanti a me.
Riesco a prenderti, riesco a tenerti a galla e guardare la vita abbandonarti lentamente.
«MARCO!»
Muoviti, Halta! Ho bisogno di voi! Lei sta morendo!
Ti prego, piccola, resta sveglia. Tieni gli occhi su di me, guardami, respira. Andrà tutto bene.
Le senti le voci dei nostri fratelli? Stanno venendo per noi. Senti come chiamano il mio nome? Probabilmente non ti hanno vista. Ma tu resta sveglia!
Sento un improvviso dolore acuto alla spalla e voltandomi incrocio finalmente gli occhi senza vita del mostro nero, che ringhia ferocemente prima di azzannarmi alla gola.
«MARCO!»
Vengo da te, piccolo demonio...


«Ragazzi!»  «Si sta svegliando!»  «Venite, presto!»  «Chiamate le infermiere!»
Le chiassose urla dei suoi compagni sono come delle martellate nel cervello, ma ne è comunque lieto. Sente il loro affetto, la loro gioia. Sente anche della preoccupazione nella voce di Halta e per un attimo si domanda per quale ragione sia preoccupata, ma decide velocemente di non badarci.
Malgrado abbia dormito per dieci lunghi giorni, si sente stanco. Stanco ed affaticato, come se non avesse fatto altro che combattere all'ultimo sangue con il più potente degli avversari.
Quando finalmente riesce ad aprire gli occhi, nota con piacere che i suoi adorati fratelli gli stanno sorridendo pieni di gioia. Gli sorride anche lui, afferrando la mano che Ace gli sta porgendo come saluto.
«Ehi...» mormora con un filo di voce, facendosi aiutare a mettersi seduto.
Se lo vedessero le infermiere, entrerebbe di nuovo in coma grazie alle loro botte, ma non gli importa assolutamente. Dopo quanto accaduto, dopo quanto sognato, vuole solamente camminare sulle proprie gambe, scherzare con i propri fratelli e baciarla con tutta la passione che ha in corpo.
«Come ti senti?» gli domanda con tono apprensivo Satch, mettendogli una mano sulla spalla, sorridendogli bonariamente.
«Come uno che è stato preso a cazzotti dal vecchio Garp...» borbotta stroppicciandosi gli occhi, facendo ridere un po' tutti quanti.
Subito dopo domanda loro cosa sia successo, e Izo comincia a raccontare la versione che gli è stata data da Teach, l'unica che tutti loro possono conoscere.
Gli dice che l'uomo si era alzato per mangiare qualcosa e che ha poi notato dei movimenti strani. Aveva quindi seguito quella specie di ombra tridimensionale sul ponte della nave, silenzioso come se fosse stato lui stesso un'ombra, per poi vedere con orrore che quel mostro si stava dirigendo furtivamente verso il quarto comandante, e che gli ha coraggiosamente salvato la vita frapponendosi tra loro.
Marco ascolta ogni singola parola con attenzione, arrivando lui stesso a ringraziare silenziosamente il sangue freddo del compagno e la sua infinita lealtà. Quando però alza di nuovo lo sguardo, si accorge che malgrado la situazione si sia risolta nel migliore dei modi qualcosa non va. A giudicare dalle espressioni dei compagni, si tratta anche di qualcosa di grosso.
«Mi spiegate perché avete quei musi lunghi?» domanda sforzandosi di sorridere per incoraggiarli, notando con estrema preoccupazione che pure il viso sempre allegro e determinato di Ace si fa sempre più cupo. Alcuni di loro si voltano addirittura dall'altra parte, stringendo i denti nel tentativo di non imprecare.
«Izo...» nella voce di Marco si sente chiaramente una forte rabbia mista a preoccupazione e, quando l'uomo riesce a trovare la forza per alzarsi, il sedicesimo comandante lo riprende subito per le spalle, rimettendolo seduto.
Lo guarda con dispiacere, voltandosi subito dopo verso i compagni.
«Uscite. Adesso.» ordina con fermezza, e tutti, sorprendentemente, obbediscono senza far storie. Escono veloci, lasciando i due uomini da soli, avvolti da un pesante silenzio.
Il primo a trovare il coraggio di parlare è Marco, sempre più in pena per le sorti della compagna. Perché si ricorda, seppur in modo confuso, che nella sua camera c'era del sangue, e non avendola vista in mezzo agli altri l'idea che le sia successo qualcosa di orribile diventa sempre più insostenibile.
«Dimmi che sta bene, ti prego.» mormora guardandolo con aria supplichevole, mettendosi per la seconda volta a nudo con il compagno «C'era del sangue nella sua stanza quella notte, poi non l'ho vista-»
«Era lei.» afferma duramente Izo, tenendo lo sguardo chino.
Non aveva avuto il coraggio di raccontargli tutto con gli altri presenti, ma sa bene che non può mentirgli su una cosa del genere, che non può proteggerlo dalla verità. Vorrebbe, eccome se vorrebbe; vorrebbe dirgli che è stata rapita e che hanno ricevuto una richiesta di riscatto e che sta bene, o comunque una stronzata del genere, ma questa bugia che lo rincuorerebbe un minimo durerebbe meno di un quarto d'ora. Tanto vale, quindi, dirgli anche quell'ultimo, ma non trascurabile, dettaglio di quella notte.
«La cosa che ci ha attaccati e che per poco non ammazza Teach... era lei.»
Marco rimane a bocca aperta. Non sa cosa dire. Non sa cosa pensare.
La sua mente fatica parecchio ad elaborare la cosa, e quando ci riesce, non l'accetta. Rifiuta categoricamente di credere che quell'orrida creatura nera come la notte fosse Akemi, la sua adorata compagna. Quella bestia assassina non può essere la magnifica donna con cui condivideva il letto. Non può essere la donna che avrebbe protetto anche a costo della propria vita.
«Menti.» sibila aspramente, fissando con rabbia il compagno.
Quando però i loro occhi s'incrociano, quando finalmente riesce a vedere quanto la cosa gli stia facendo male, si rende conto che no, non sta mentendo.
Il cuore si blocca, il respiro si spezza.
Calde lacrime gli pizzicano gli occhi, e il desiderio di rimettersi a dormire diventa insopportabilmente opprimente.
'Akemi... ti prego, ti supplico... dimmi che è solo un altro dei tuoi stupidi scherzi... ti scongiuro. Non puoi avermi fatto questo.'
«Mi dispiace...» mormora Izo, poggiandogli con decisione una mano sulla spalla per infondergli un po' di forza.
Marco però non lo sente.
Rimane immobile, senza neanche respirare. Fissa il vuoto davanti a sé, pensando e ripensando, mentre gli occhi velocemente si appannano.
Non riesce neanche più ad osservare il pavimento davanti a sé, a distinguere come sempre le venature del legno, finché delle calde lacrime sgorgano finalmente dai suoi occhi neri, permettendogli così di rivedere un minimo. E quello che vede non gli piace per niente: un mondo senza di lei, un'esistenza rovinata per colpa di un suo capriccio che lui stesso ha voluto assecondare, distrutto da quel sentimento da cui si è sempre tenuto lontano e che adesso invece lo ha inghiottito.
Per tutta l'imponente Moby Dick risuona il suo urlo carico di agonia e poi, da un secondo all'altro, tutto di nuovo tace.



Eusebio attende il ritorno delle due immortali di fronte alla tenda privata dell'Imperatore situata in cima alla collina, pregando per loro che sia andato tutto per il meglio. Non sopporterebbe un fallimento da parte loro e la conseguente sfuriata dal suo padrone.
«Eusebio!» Silly gli corre incontro felice, abbracciandolo con forza.
A lei non importa niente del fatto che tutti lo evitino per il suo aspetto: a lei è simpatico.
Eusebio, infatti, ha le orecchie lunghe e sporche, il naso storto dalla quale colano vermi, le labbra gonfie, pallide e sporgenti, i capelli sottili e luridi, come se non se li lavasse da anni.
A causa delle altre sue deformità fisiche gli abitanti lo tengono a debita distanza, facendolo involontariamente soffrire.
Sono pochi, tra cui le due giovani immortali, ad essersi affezionate a lui, a farsi abbracciare e a portagli doni dopo i loro viaggi, rendendolo immensamente felice.
«È andato tutto bene?» la voce tuonante di Fenrir le riporta con i piedi per terra.
Tutto attorno a loro è avvolto dall'oscurità totale. Tutti nel castello dormono sogni beati, lontani dai pericoli che si annidano nel mondo reale.
Fenrir osserva con sguardo disinteressato il paesaggio ai suoi piedi: nessuno sembra accorgersi di lui, o forse semplicemente non vogliono vederlo, continuando nelle loro faccende, combattendo per mettere i cuccioli a dormire.
Sorride appena, lieto di quella momentanea pace ritrovata, ma il chiaro odore di tormento da parte delle due immortali fa sparire immediatamente quel sorriso.
«Il traditore grasso ha mentito, e i pirati gli hanno creduto. Continuano a medicarlo e a nutrirlo come se fosse un compagno fedele.» afferma con astio Mimì, che più di tutti avrebbe voluto saltargli addosso e nutrirsi della carcassa puzzolente di quello che ha ancora la faccia tosta di chiamare padre il proprio capitano.
Può tollerare molto, anche troppo, ma non il tradimento. Ed un tradimento come quello, beh... è assolutamente inammissibile.
In realtà, anche se non lo ammetterà mai per orgoglio, è preoccupata per i rischi che il comandante Satch rischia di ora in ora.
«Comprendo il tuo risentimento Mimì, ma non possiamo fare niente.» risponde secco l'uomo, pronto ad andarsene e coricarsi nel proprio enorme letto, al cui fianco troverà il corpo caldo ed invitante di Astrid.
«Hanno protetto Lilith, tua nipote. È nostro compito ripagarli.» ritenta Mimì, trattenendo le lacrime. Perché sa che Satch avrà già distrutto quel pezzo di metallo, il suo cuore fasullo, ma non riesce a non pensare a lui e alla sua salute.
'Morirei per lui...'
«Sono a conoscenza della tua relazione con l'umano, Mimì, ma non sono più affari che ci riguardano.» risponde secco, lasciando che il proprio corvo voli libero assieme al fratello, da cui è stato diviso per troppo tempo.
«Ma-»
«Niente ma, Silly. Non fatele sapere ciò che è successo e dimenticate il tutto.» ordina prima di voltarsi, rivolgendo loro un lievissimo sorriso, indice che sta già escogitando qualcosa  che resterà ben segreto a tutti quanti fino a che non deciderà di agire «Manderò i miei corvi a vegliare sulle loro vite e, se mai sarà necessario, andrò io stesso in loro difesa.»
Detto questo se ne va dalla propria compagna, desideroso di poter approfittare ancora e ancora di quel corpo che è suo e solo suo.
Non gli importa niente degli schiamazzi contrari delle due immortali alle sue spalle: il suo piano è ben preciso, calcolato in ogni sfumatura.
Basterà semplicemente aspettare il momento per poi metterlo in atto...
 
 
Angolo dell'autrice:
Eccomi di nuovo qui... in ritardo. Ebbene si, ormai ritardo sempre. Poi, come se non fosse sufficiente, torno con un altro capitolo triste (e brutto). Non odiatemi, vi prego >.<
Devo dire che è stato, fin'ora, il capitolo più difficile da scrivere. Posso gestire i personaggi da me creati come voglio, farli muovere a mio piacimento e fargli provare tutto ciò che voglio, ma con quelli già esistenti no, motivo per cui è stata una sudata incredibile.
Cooomunque! Visto che Shanks è tornato?! :D Lo avevo detto che tornava, il mio amatissimo Rosso! Poi, da bravo dolcino qual è, è andato dal babbo per metterlo in guardia :3
Qualcuno ha capitolo chi era la bionda che supplicava Týr per risparmiare la vita di Roger? :D Se non si fosse capito, ecco un indizio: è qualcuno di odioso!
L'incubo di Marco! :D Chi ha capito il significato? Beh, visto che sono particolarmente in vena di chiacchierare (maledetta la febbre e il mio corpo stronzo che la prende in continuazione!), ve lo spiego: all'inizio tra loro c'era serenità -per quanto un tipo come Akemi possa essere sereno-, ma poi l'oscurità che lei si porta nel cuore ha cominciato a straripare come un fiume in piena, inghiottendola e uccidendola. Marco, semplicemente, ci si è trovato nel mezzo, ha provato a salvarla e per poco non ci affoga dentro. Sarò disturbata?!
Come al solito non sono stata capace di rendere bene il dolore che invece trafigge i cuori dei nostri protagonisti! :( Spero che non me ne abbiate troppo, ma sono proprio negata nei capitoli tristi!
Dal prossimo si dovrebbe tornare all'allegria! Poi, anche se risulterà difficile, proverò ad unire i due mondi. Cioè: la prima parte la scrivo dal punto di vista dell'equipaggio? Bene, la seconda sarà con quella dei mostri, come se fossero mattino e sera. Non sempre eh, però spesso dovrò fare così (o almeno provarci). Spero che non vi dispiaccia.

Un grazie di cuore Chie_Haruka, Lucyvanplet93, Law_Death, Monkey_D_Alyce, Yellow Canadair, Okami D Anima, Aliaaara, Keyra Hanako D Hono, KuRaMa faN e ankoku per aver recensieto lo scorso capitolo!♥

E ringrazio anche chi segue ♥“Ti dedico una canzone”♥! Siete troppo gentili! :D Anzi, se avete qualche canzone che vi piacerebbe che usassi, ci proverò assai volentieri! :D


Un bacione
Kiki ♥
 
ODS: Ora Devo Sfogarmi!
 
Basta. Porco cane, BASTA!
Possibile che nessuno dica niente? È mai possibile che questi problemi li vedo solamente io?!
Le autrici appaiono come funghi e, per carità, questo non è un male. È un male quando queste non hanno idea di come diavolo si usa un congiuntivo, dove mettere gli accenti e via discorrendo. Forse ora va di moda buttare la grammatica italiana nel cesso, non so... ma c'è anche di peggio! Ovvero quando, da persona civile, fai loro notare che hanno appena creato un abominio (il più delle volte) e dai suggerimenti, e loro hanno pure la faccia tosta di dirti che TI STAI SBAGLIANDO, che la loro storia NON ha errori, che possono creare personaggi OOC quanto vogliono senza mettere le dovute avvertenze.
Parliamo poi delle trame? TUTTE uguali. Non che la mia storia sia innovativa, che sia qualcosa di speciale, che io stessa sia una grande scrittrice, non mi sogno neanche di pensarlo, ma cazzo! Quanto meno PROVO a fare del mio meglio, imparo a memoria i miei stessi capitolo per trovare gli errori che, ahimè, talvolta mi sfuggono.
Non ritenetemi ipocrita, o quello che volete, e non ditemi che sparo solo cazzate.
Detto questo, annuncio da subito che adesso riapro la stagione “cerca un determinato tipo di storia e stroncala”.
 
  
Leggi le 11 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Anime & Manga > One Piece/All'arrembaggio! / Vai alla pagina dell'autore: KikiShadow93