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Autore: calypso29    03/08/2014    7 recensioni
Konoha High School.
Un gruppo di ragazzi curiosi.
Una chiesa.
Un mistero che si cela nel tempo.
Mistero, tempo, amore, tempo, incomprensioni, tempo, avventura, tempo.
Tempo che non c'è ...
PS: non contate tutte le volte che ho scritto la parola "tempo".
Genere: Fantasy, Mistero, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri, Hinata Hyuuga, Naruto Uzumaki, Sakura Haruno, Sasuke Uchiha | Coppie: Hinata/Naruto, Sai/Ino, Sasuke/Sakura
Note: AU | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nessun contesto
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CAPITOLO 9

Se ne stava da tempo indefinito a fissare la ciotola di corn flakes, come se avesse un’apparizione della Madonna. Sakura non era riuscita a chiudere occhio per tutta la notte. Eppure non aveva nulla di cui preoccuparsi: erano riusciti a tornare al loro secolo, nessuno si era accorto di nulla (sembrava che un giorno nell’ottocento fosse valso un minuto della vita reale), e cosa più importante: Sasuke si era ripreso quasi completamente. Erano rimaste poche cicatrici e l’occhio era guarito del tutto, come se il Sasuke sanguinante e distrutto di poco prima fosse un’illusione. Ma Sakura era sicura che tutto ciò fosse successo veramente. Sasuke si era sacrificato per proteggerla. Aveva messo da parte l’astio (infondato) nei suoi confronti e l’aveva salvata.

Ora come avrebbe dovuto comportarsi? Dopo quel gesto non l’aveva più guardata, era diventato freddo e irraggiungibile come al solito. Forse anche di più.

Cosa diavolo passava per la mente di quel benedetto ragazzo?

Alzò lo sguardo dalla tazza: non aveva proprio appetito.

Incontrò i suoi occhi con quelli di Ino, anche lei leggermente soprappensiero. Chissà cosa le frullava per la testa …

“Che hai, Ino?” le chiese, tanto per distrarsi dai cupi pensieri.

“Sto con Sai da una settimana esatta.”

“Ma che risposta è?!”

“…”

“…”

Il tavolo piombò di nuovo nel silenzio più totale.

Hinata, tornata dopo un colloquio con Kurenai, le trovò ancora così. Imbambolate.

“Em … A cosa devo questo silenzio?”

Di solito le sue amiche erano quasi logorroiche.

Si sedette di fianco a Ino e cominciò a “innutellare” (verbo inventato da Sakura) una fetta di pane.

“Niente niente, non preoccuparti.” le sorrise la rosa.

Hinata riconobbe subito il sorriso falso dell’amica. In fondo la conosceva bene.

Forse la tensione del giorno prima non se ne era ancora andata del tutto. In effetti anche lei si sentiva leggermente tesa, ma non ne capiva il motivo. L’unico problema che avevano avuto erano stati i vestiti.

Si erano ritrovati nella vecchia chiesa con addosso abiti da ballo ottocenteschi. Avevano deciso di lasciare lì gli indumenti più vistosi e scomodi per poter tornare al collegio senza essere notati. Dopo aver chiuso il tabernacolo e essersi accertati delle condizioni di Sasuke, se ne erano andati.

Punto.

Ma allora perché erano tutti così strani?

Sakura poteva capirla, ma lei e Ino?

Forse Peppa Pig era semplicemente in una giornata “no” e l’unica a preoccuparsi era lei …

“Hi people!!” Naruto, tutto contento, diede una pacca sulla spalla di Hinata.

“Ciao Naruto.” lui e la corvina si scambiarono uno sguardo complice.

Tutto ciò era molto sospetto …

“Come sta Sasuke?” chiese la rosa.

“Oh, è da stamattina che non lo vedo …” il biondo si grattò la testa, pensieroso.

L’Uchiha lo svegliava ogni mattina trascinandolo giù dal letto per i piedi (unico modo per svegliarlo), ma quel giorno, al suo risveglio, non lo aveva trovato. E questo era davvero preoccupante … Insomma! Per poco non saltava la colazione! Disgraziato di un Uchiha …

“Dobbiamo preoccuparci?” chiese Sai, arrivato in quel momento “Non vedo Saune …”

“Nah, tranquilli! Il teme salterà fuori.”

I due ragazzi si sedettero al tavolo e, fino a fine pasto, nessuno spiccicò parola.

Una fastidiosa inquietudine cominciava a farsi sempre più pesante …

Il professor Kakashi stava scrivendo alla lavagna … qualcosa. Qualcosa che il suo cervello non riusciva a capire e probabilmente non avrebbe capito mai.

Ma perché l’italiano era così difficile?!

E perché aveva scelto proprio quella come lingua facoltativa?!

Mistero.

Ino scosse la testa, cercando di mettere in moto il criceto che aveva al posto del cervello (si chiamava Pinky, e dormiva sempre).

La bionda quel giorno aveva troppi pensieri per la testa, non sarebbe riuscita a seguire la lezione neanche se avesse voluto.

Il viaggio nel tempo. L’orologio. La chiesa abbandonata. La mappa. Il minestrone …

Ma non solo questo.

Si era fidanzata con Sai giusto una settimana prima, però … C’era qualcosa di strano.

In genere quando trovava un ragazzo adatto a lei non esitava a corteggiarlo e, più del 90% delle volte, il diretto interessato cadeva adorante ai suoi piedi.

Subito.

Con Sai era stato diverso: aveva dovuto sudare per conquistarlo. Inizialmente il moro si limitava a sorriderle e ignorare i suoi tentativi di conquistarlo. Aveva provato di tutto: per prima cosa gli era passata davanti fingendo di perdere un fazzoletto … Lui la aveva chiamata e le aveva indicato il pezzo di stoffa a pochi metri da lui. Troppa fatica raccoglierlo, no?

Gli si era seduta vicino un bel po’ di volte, ma lui le aveva sempre chiesto di spostarsi, con gentilezza, per fare posto a un suo amico.

Aveva addirittura simulato una caduta davanti a lui. Da bravo cavaliere avrebbe dovuto accertarsi delle sue condizioni e aiutarla, invece … Era scoppiato a ridere, quel disgraziato!

A quel punto, la bionda aveva fatto qualcosa che non si sarebbe sognata mai e poi mai.

In genere, dopo aver ridotto il cuore (e il cervello) della sua “preda” simile a un budino, lasciava a lui il compito di dichiararsi. Aveva sempre pensato che dovessero essere gli uomini a farlo: rendeva l’atmosfera così romantica!

Invece quella volta le parti si erano invertite.

Per la prima volta in vita sua andò, impacciata come una principiante, a chiedere a Sai se aveva un momentino per lei.

Il ragazzo aveva acconsentito, seguendola dietro la scuola, non riuscendo a nascondere un sorrisino compiaciuto. Lei si era armata di tutto il coraggio che aveva (unito alla sua esperienza in dichiarazioni dovuta ai miliardi di romanzi rosa letti) e gli aveva gridato in faccia che lo amava (forse … non era poi così esperta …).

Lui l’aveva fissata.

L’aveva fissata.

L’aveva fissata.

Poi era scoppiato a ridere e …

SBAM!!

Si era beccato un pugno in pieno viso.

Ino si era infuriata: chi avrebbe mai reagito così a una dichiarazione d’amore? Solo uno stupido.

Sai aveva ripreso a guardarla, tra le dita della mano con cui si stava coprendo il viso. Non sorrideva più.

A quel punto Ino aveva capito di essersi messa davvero nei pasticci … E se il moro la avesse picchiata?

Aveva fatto un passo indietro, d’istinto, ma lui era stato più veloce e le aveva bloccato il polso, impedendole di fuggire. Poi aveva allontanato la mano sporca di sangue dal viso, sicuramente intenzionato a restituirle il pugno.

La bionda aveva chiuso gli occhi.

Ma invece di un dolore lancinante, aveva avvertito sulla guancia il calore di una carezza.

Non aveva osato aprire gli occhi, temendo che quei polpastrelli morbidi fossero solo frutto della sua immaginazione.

Nonostante gli occhi chiusi, era comunque riuscita ad avvertire la presenza di qualcosa vicinissimo al suo viso.

Infatti qualche secondo dopo le labbra di Sai si erano unite alle sue, in un bacio dolcissimo.

Sospirò, gli occhi persi fuori dalla finestra, ritornando al presente.

Il suo problema era che, dopo qualche giorno di fidanzamento, l’interesse per il ragazzo cominciava a scemare.

E a lei andava bene cosi.

A lei andava benissimo.

Meglio non affezionarsi alle persone, così quando se ne vanno si soffre di meno.

Per questo faceva del suo meglio per sopprimere subito quel sentimento chiamato “amore”.

L’amicizia è eterna, l’amore no.

Lei ne sapeva qualcosa …

Un paio di occhi viola le apparvero per qualche istante, ma si affrettò subito a cacciarli.

Non doveva assolutamente ricordare.

Ora aveva Sai ma … era convinta che, come con tutti gli altri, il suo interesse per lui sarebbe scomparso …

Invece più passava il tempo e più si legava al moro.

E questo non andava bene.

Non andava bene per niente.

“Professore!”

Fu proprio la voce del suo ragazzo a scuoterla da pensieri confusi.

“La lezione è quasi finita, quindi vorrei farle una domanda.”

Kakashi si voltò verso Sai.

“Dimmi pure.”

“So che lei è un appassionato di storia, quindi volevo chiederle … Gli europei che molti anni fa hanno colonizzato questa zona, hanno lasciato qualcosa di importante che possiamo trovare anche ai giorni nostri?”

“Oh …”

La bionda ne fu sicura: nascosto dalla maschera, sulle labbra di Kakashi era comparso un sorriso.

 

Era l’ultima ora. Hinata fissava l’orologio. Si concentrò sulla lancetta …

“Muoviti!”

Non successe nulla.

“Muoviti!!” pensò ancora, ma quella restava lì. Quasi immobile.

“Tempoooo … Non prendermi in giro …”

Sospirò. Aveva sempre pensato che il tempo fosse la cosa più antipatica in assoluto. Gli orologi erano la sua reincarnazione. Quando ti diverti, vola veloce, come un lampo … Quando sei a scuola o in situazioni sgradevoli, allora scorre a rilento …

Bah, la vita …

Mancava poco alla fine della lezione di francese e presto Kurenai avrebbe distribuito i fogli per lo spettacolo di fine anno …

Il suo piano avrebbe funzionato?

Oppure lei e Naruto avrebbero perso per sempre l’amicizia di Sasuke e Sakura?

Sudava freddo …

Kurenai si alzò dalla cattedra con un sorriso che andava da un orecchio all’altro, afferrò un plico di moduli e cominciò a distribuirli.

Quando il foglio arrivò tra le sue mani, la corvina trattenne il respiro, cercò la lista delle parti assegnate e lesse gli ultimi due nomi …

ROMEO E GIULIETTA

Dramatis Personae

Escalus: Shikamaru Nara

Paride: Rock Lee

Montecchi: Neji Hyuuga

Capuleti: Shino Aburame

Mercutio: Naruto Uzumaki

Benvolio: Sai Ishida

Tybalt: Kiba Inuzuka

Frate Lorenzo: Sabaku no Gaara

Frate Giovanni: Sabaku no Kankuro

Balthasar: Choji Akimichi

Sampson: Ieyasu Togukawa

Gregory: Mitsunari Ishida

Peter: Konohamaru Sarutobi

Abraham: Suigetsu Hozuki

Madonna Montecchi: Tenten Taiga

Madonna Capuleti: Ino Yamanaka

Balia: Hinata Hyuuga

Rosalina: Karin Hebi

Romeo Montecchi: Sasuke Uchiha

Giulietta Capuleti: Sakura Haruno”

Tirò un sospiro di sollievo: la professoressa l’aveva ascoltata!

Quella mattina era andata da Kurenai a chiedere un favore: assegnare le parti degli amanti a Sasuke e Sakura. Era rimasta stupita quando l’insegnante, contenta come una bimba, le aveva mostrato il copione. Aveva sentito qualche voce riguardo la loro storia finita male e, essendo amante dei romanzi complicati, non aveva saputo resistere e non fare la ficcanaso.

Che dire: il piano messo a punto con Naruto stava procedendo a gonfie vele.

Certo, doveva ammettere che si sentiva un po’ in colpa …

Si voltò verso Sakura, osservando la sua reazione.

La rosa scorse velocemente il foglio, disinteressata ma, notati gli ultimi due nomi, si bloccò.

Arrossì.

Sbiancò.

Lanciò uno sguardo assassino all’indirizzo di Kurenai.

Tornò a fissare il foglio.

Non poté non sentirsi in colpa … Aveva spedito la sua migliore amica nelle fauci di uno pseudo-lupo.

Si domandò come sarebbe potuta essere la reazione di Sasuke … Il moro aveva saltato tutte le lezioni …

Dove diavolo si era cacciato?

“Bene ragazzi! Spero che non ci siano abiezioni, perché questo è ilcopione definitivo e non lo cambierò per nulla al mondo. Detto questo: buona giornata!”

Il regno della dittatrice Kurenai era forse cominciato?

Tutti i ragazzi si alzarono all’unisono e, dopo un veloce inchino all’insegnante, si diressero disordinatamente verso l’uscita.

Hinata si diresse verso Naruto e Sakura, schivando gruppi di compagni chiassosi.

Naruto le sorrise, alzando il pollice. Fortunatamente Sakura non notò quel gesto, assorta com’era nei suoi pensieri.

Lei … Giulietta.

Lui … Romeo.

Kurenai … Un’impicciona a cui l’avrebbe fatta pagare.

Si riscosse dai suoi pensieri quando qualcuno le si piazzò di fronte …

“Tu! Racchia che non sei altro!”

Karin stava davanti a lei, le mani sui fianchi.

“ … Eh?”

“Non fare la stupita adesso! Sono sicura che sei stata tu a chiedere a Kurenai di assegnare a te e Sasuke le parti di Romeo e Giulietta.”

“Karin, cosa ti sei fumata? Io chiedere di stare con … con … Bah, ti credevo più intelligente …”

La scostò bruscamente: non aveva tempo da perdere con lei.

Cominciò a percorrere il corridoio assieme ai due amici, accompagnata dall’eco della voce di Karin.

“Se ti ha lasciata vuol dire che non ti vuole più, chiaro?”

“Non ascoltarla, Sakura.”

“Non l’ho mai fatto.”

“Brava … E cosa pensi della scelta di Kurenai?”

La mora e il biondo si scambiarono un’occhiata di intesa.

“Penso che …”

“Che?”

La rosa si fermò in cima alle scale, inspirando una boccata di aria fresca.

Si trovava in cima a una rampa di marmo grigio che dava sul giardino della scuola. Era un prato immenso che circondava l’intero edificio, il tutto racchiuso da un muretto di sassi. Infinite viuzze di ghiaia si snodavano tra cespugli di rose, alberi secolari i panchine di legno scrostate.

La rosa si voltò verso i compagni: le mani sui fianchi e gli occhi sbrilluccicosi (?).

“Penso che prima di tutto pesterò Kurenai, poi pagherò un sicario per uccidere Sasuke ed eliminare il problema alla radice!”

La ragazza sembrava brillare di luce propria …

“Sasuke!”

I tre si voltarono, come se qualcuno fosse comparso alle loro spalle urlando “Buh!”.

Il nome del ragazzo volava di bocca in bocca, tra gli studenti che si rilassavano in cortile.

Il moro stava attraversando la via principale, a passo lento, con le mani in tasca.

Aveva un’aria tranquilla, sembrava lo stesso di sempre …

Se non fosse stato per una benda candida che gli copriva l’occhio destro.

Eppure il giorno prima era tutto a posto!

Facendosi largo tra la folla di ragazzi curiosi che lo tempestavano di domande, il moro arrivo fino alla cima delle scale, accanto a loro.

Poi si voltò verso la calca che aveva ai piedi.

“E’ stato un semplice incidente, non sono morto, ok? E ora lasciatemi in pace!”

Il grido di Sasuke zittì tutto il piazzale.

“Voi, seguitemi.” fece cenno agli amici, che titubanti gli andarono dietro.

Il moro li portò fino all’aula di chimica, ormai deserta.

Era una stanza molto grande, occupata da lunghi tavoli bianchi sui quali stavano centinaia di boccette e filtri di vetro. Gli ultimi raggi del sole filtravano dalle finestre e, riflettendosi su tutti quegli aggeggi, creava mille arcobaleni sulle pareti.

Ino e Sai erano lì ad aspettarli, in mezzo a quel bosco di vetro.

“Avete ricevuto il mio messaggio.” l’Uchiha si chiuse la porta alle spalle.

“Sasuke, l’occhio!” Ino aveva lo sguardo fisso sulla benda bianca.

“Ma non eri guarito?”

Sasuke li guardò uno a uno, soffermandosi per un istante in più su Sakura.

Poi, lentamente, cominciò ad allentare le bende.

“Aspetta, fermo!”

“Shh.”

Quando anche l’ultimo pezzo di stoffa venne tolto, i cinque cominciarono a pensare di essere stati presi in giro.

Sasuke teneva l’occhio chiuso, ma non vi era traccia di alcuna ferita. La pelle candida era completamente guarita.

“Temeeeee!!!” Naruto fece per scagliarsi verso l’amico e, nello stesso istante, l’Uchiha aprì l’occhio.

Il biondo si immobilizzò, con ancora un piede a mezz’aria.

L’iride di Sasuke, così nera che a stento si distingueva la pupilla, era diventata rosso sangue. L’unica goccia di colore su un viso in bianco e nero. Nella parte desta dell’iride c’era una macchia nera, simile a un sei, che dava al suo sguardo un’aria ancora più … Finta. Impossibile.

Cosa diavolo era successo?

Prima che qualcuno potesse aprir bocca, la porta di spalancò, mentre una voce conosciuta gridava una frase ancora più impossibile dell’iride di Sasuke.

“Itachi viene a far visita alla nostra scuola, sei contento Sasuke??”

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Niente angolo, se vedono che sono ancora davanti al computer mi uccidono.

Baci e grazie!!

 

 

 

 

  
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