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Autore: Vichy90    03/08/2014    7 recensioni
Isabella ed Edward vengono promessi sposi alla loro nascita.
All’età di 7 anni per aumentare il prestigio delle proprie famiglie convolano a nozze senza però comprendere nulla di ciò che in realtà accade, ed essendo ancora giovani ritornano successivamente a vivere ognuno con i propri genitori nell’attesa dell’arrivo dell’età matura.
Isabella, dopo lungo tempo, raggiunge i 17 anni ed è venuto il tempo per lei per cominciare la propria vita con suo marito che però non vede dal giorno delle nozze.
Genere: Romantico, Storico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Edward Cullen, Isabella Swan | Coppie: Bella/Edward
Note: AU, OOC | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nessun libro/film
Capitoli:
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Ch. Four
-Marital Disputes-



Piccolo avvertimento, la parte in corsivo potrebbe turbare qualcuno, se siete sensibili evitatela! Chiedo scusa anche per il linguaggio colorito ma era necessario per inquadrare meglio il personaggio di Edward.


Camminava avanti ed indietro per quel corridoio da tempo immemore ormai. Aveva passato tutta la mattinata a girovagare per la sua stanza prima di trovare il coraggio di uscire ad affrontare suo marito, ma poi tale audacia era venuta meno e ora si trovava nuovamente a vagare per il corridoi alla ricerca di quella temerarietà che sembrava esserle sfuggita di mano. Teneva la lettera ripiegata dentro la manica del suo abito e le sembrava che la pelle bruciasse a contatto con essa. Inoltre era ormai da ore che cercava di costruire un discorso ben articolato da pronunciare, ma i pensieri in testa erano confusi e lei alla fine aveva deciso che lo avrebbe affrontato con sincerità dicendogli spontaneamente ciò che pensava.
Più facile a dire che a fare però.
La porta si aprì improvvisamente mentre lei ruotava su se stessa per ripercorrere per l’ennesima volta quel tragitto davanti allo studio di Edward, e in men che non si dica si ritrovò faccia a faccia con il suo sposo.
<< Isabella che ci fate qui? >> domandò confuso.
<< Io.. vorrei parlarti Edward >>
Il Duca però non reagì come da lei sperato, ma serrò la mandibola e socchiuse la porta alle sue spalle per evitare che i suoi collaboratori ancora dentro la stanza sentissero le parole riservate di sua moglie.
<< stò lavorando, questo non è il momento adatto. Ne parleremo stasera. >>
<< ma è una cosa importante. >> si lamentò lei.
Per un attimo il comportamento esagitato di Isabella e la situazione strana gli fecero pensare che lei volesse dirgli di essere gravida. Ma poi si rese conto che stavano fisicamente insieme da nemmeno una settimana e si diede mentalmente dello stupido. Tuttavia alla fine, a parte dichiarare una possibile gravidanza, che diavolo poteva dovergli dire di tanto urgente da interromperlo nel bel mezzo dei suoi affari? Aveva già chiarito tempo addietro che in certe situazioni non doveva essere in alcun modo disturbato da lei.
<< Isabella, conosci il mio livello di tolleranza. >> la avvertì lui sentendo il nervosismo prendere piede nel suo animo << Ho detto che ne parleremo stasera e non ho intenzione di ripeterlo una terza volta. Vai ora. >> e detto così si richiuse nuovamente dentro lo studio lasciandola inebetita nel corridoio.
L’irascibilità di Edward, la cui pazienza si sapeva avere un limite molto basso, comunque non migliorò neanche a fine giornata e fu per questo motivo che, arrivata l’ora di cena e non vedendo la sua sposa scendere per consumare il pasto come di sovente, si alzò arrabbiato dalla tavola e si diresse a passo di marcia verso la sua stanza.
Prese tre profondi respiri prima di affrontare Isabella, per evitare di esagerare nelle parole e nel comportamento come suo solito, e poi aprì l’uscio senza nemmeno bussare.
Isabella era seduta sulla poltroncina vicino al fuoco e la sua dama Jessica le stava pettinando i lunghi capelli.
<< Tu. Fuori. >> intimò il Duca a Jessica facendola spaventare.
<< è la mia dama, prende ordini da me e io voglio che rimanga. >>
<< è casa mia Isabella e se io voglio che lei esca lei uscirà, sono stato chiaro? E ADESSO ESCI MALEDIZIONE!! >>
Quando la serva varcò la soglia lui sbatté la porta alle sue spalle con tale irruenza da far vibrare i vetri.
<< si può sapere che diavolo ti prende? >> sbottò il Duca verso sua moglie appena furono rimasti soli.
<< che cosa mi prende? Questo mi prende! >>
E prima che Edward se ne potesse accorgere gli arrivò sul petto un pezzo di carta sgualcito.
Lo rimirò con attenzione e ne lesse il contenuto.
<< dove hai preso questo? >>
<< Non lo so, dimmelo tu Edward, era una lettera indirizzata a te! >>
L’uomo fece un profondo respiro ma non disse nulla, continuando a fissare la carta tra le sue dita.
<< è vero che Jasper è il fratello di Rosalie McCarty? >>
Lui però non rispose nuovamente, si limitò a sedersi sulla poltrona che poco prima era stata occupata da Isabella, iniziandosi a passare le mani tra i capelli.
<< non me lo hai detto. Non mi ha detto niente Edward, mi stai circondando da persone legate a quella donna e nemmeno me lo dici. >>
<< e dove stà il problema Isabella? >> le domandò lui più freddo di quanto non avesse voluto.
<< dove stà il problema? Quella era la tua amante!! >>
<< avevamo già chiarito che non provavo nulla per lei. >>
<< e pensi che questo mi consoli? Pensi che questo mi faccia sentire meglio? Pensi che solo perché tu non hai ricambiato i suoi sentimenti io mi senta serena a saperla girarti costantemente intorno. E’ una mancanza d rispetto nei miei confronti.. come fai a non capirlo? >>
<< dove hai trovato la lettera? >> ripeté il Duca cercando di trovare la pazienza necessaria per far calmare Isabella e verificare attraverso le sue parole ciò che in realtà già stava sospettando.
<< nel tuo ufficio. >>
E quella menzogna gli diede la risposta che aspettava. Sapeva benissimo che Isabella non era mai entrata nel suo studio da quando era arrivata nel palazzo. Gli unici momenti in cui vagava per l’edificio era nel pomeriggio e in quelle ore c’era sempre stato lui in quella stanza. L’avrebbe vista se si fosse messa a curiosare tra le sue carte, cosa che inoltre non avrebbe mai fatto di sua spontanea iniziativa data l’educazione rigida ricevuta da sua madre. Era stata di certo una serva a passarle la lettera, qualcuno che poteva con tranquillità entrare nel suo studio la sera, la notte, o persino la mattina, quando loro erano ancora assopiti tra le coltri.
Non ci voleva molto a capire che quel qualcuno era Jessica. Quella ragazza aveva una spaventosa voglia di morire.
<< È stata Jessica vero? >>
<< no >>
<< non mentirmi Isabella. Sono tuo marito, abbi il rispetto di non mentirmi. >>
<< tu però puoi mentirmi vero? >>
<< io non ti ho mai mentito >>
<< è allora perché c’è quella donna così introdotta nella tua vita? >>
<< ma di che cosa hai paura si può sapere? Sono sposato con te Isabella, sei mia moglie! Temi che ti possa ripudiare? Sai meglio di me che questo non potrebbe mai accadere. >>
<< io ho paura… ho paura che tu possa preferire quella donna a me. >> finalmente lo disse, e diavolo se si sentì meglio ad esprimere quel suo pensiero a parole.
<< Isabella ti ho già fatto capire che sei l’unica. Non ho alcuna intenzione di riprendere la relazione con Rosalie, e non ho alcuna intenzione di prendere un amante.. Io… io mi sto legando a te, e non voglio recarti alcuna sofferenza. >>
La ragazza trattenne le lacrime a sentire finalmente il suo sposo sbilanciarsi nei suoi confronti. Da quanti anni aveva sognato sentire l’uomo a cui il suo destino era stato intrecciato già da bambina parlarle con calore dei suoi sentimenti per lei. Presa dal momento si lasciò cingere dalle braccia forti di suo marito e stringere al suo petto ampio e caldo per farsi consolare. Non disse che nonostante quelle parole appassionate, lei continuava a mal sopportare che lui avesse rapporti con quella donna del passato.

Si infilò tra le coltri del suo giaciglio a notte fonda. Non era andato a cercare la compagnia della sua sposa quella sera, troppo impegnato nel sotterraneo del palazzo che ancora ospitava il corpo martoriato di Jessica.
L’aveva fatta portare là sotto dalle sue due guardie di fiducia, era stata legata e sollevata per i polsi ad una trave del soffitto e poi, spogliatala nel busto dalle vesti, aveva mantenuto la parola che pochi giorni prima le aveva rivolto. L’aveva cinghiata fino a farle perdere i sensi.
Ora mancava solo negoziare un prezzo ragionevole per venderla al miglior offerente e poi se ne sarebbe finalmente liberato e soprattutto avrebbe liberato Isabella della sua falsa e corrotta presenza. Quella serva non si meritava nemmeno di respirare la stessa aria di sua moglie e lui non voleva avere una persona non degna di fiducia sotto il suo tetto. La slealtà era una caratteristica che Edward non aveva mai accettato da nessuno, specialmente dai suoi domestici.
Jessica aveva tradito la padrona cercando di sedurre suo marito, e come se la cosa non fosse già a sufficienza grave, aveva anche cercato di minare il rapporto che stavano tentando di costruire con tanti sforzi portando ad Isabella quella lettera che Rose gli aveva mandato in privato. Come si era permessa? Come aveva potuto andare a frugare tra le sue cose, e come aveva potuto portare quella lettera privata a sua moglie? Edward non aveva nulla da nascondere, era vero che non provava nulla verso la sua vecchia amante, ma c’erano in gioco troppi soldi, conoscenze e potere per rischiare di mettersi contro una donna come Rosalie. Oltretutto per cercare di coprire i debiti di suo padre aveva preso a collaborare con suo marito, il Marchese McCarty, e se la loro vecchia relazione fosse venuta a galla agli occhi di quell’uomo avrebbe rischiato anche lui di finire in disgrazia come era accaduto a Carlisle, o peggio venir ucciso in onore di una donna che neanche lo meritava.
Ancora ripensando a ciò che quella puttana di una serva aveva fatto strinse i pugni sulle lenzuola.

<< perché le ha portato quella lettera eh? Volevi vendicarti del mio rifiuto? >>
<< no signore!! >> piangeva a dirotto Jessica appesa per i polsi al soffitto << l’ho fatto per la mia padrona, l’ho fatto perché le voglio bene.. >>
<< le vuoi così bene che non vedevi l’ora di aprire le gambe a suo marito? >> e un altro colpo le colpì la schiena nuda della donna che reagì lanciando uno strillo acuto che riecheggiò tra le mura umide dei sotterranei.
<< dimmi perché lo hai fatto! Volevi rovinare il mio matrimonio vero? Pensavi che allontanata lei avresti avuto una possibilità con me? >>
<< lo sappiamo tutti che non siete mai stato un marito casto e celibe, volevo solo che Isabella lo sapesse. >>
<< e tu piccola troia credevi che io non ne avessi già parlato con mia moglie? Eh? Pensavi lei non sapesse niente di Rose, o di tutte le altre? Hai fatto male i tuoi calcoli. >>
<< voi siete un uomo crudele… >>
<< che cosa sono eh? Eh?! >> urlò Edward. La mente annebbiata dall’ira.
<< SIETE UN MOSTRO!! >>strillò Jessica soffocando l’urlo a causa dell’ennesima cinghiata.


<< Mio Signore, avete visto Jessica? Questa mattina non è venuta nella mia stanza a prepararmi.. le è stato assegnato qualche compito che non conosco? >>
Il Duca ingoio un sorso di caffè nero, ripensando alla donna ancora chiusa nello scantinato, legata e ferita. Ovviamente Isabella non sarebbe mai dovuta venire a conoscenza di ciò che era successo quella notte, così il suo viso non tradì alcuna emozione mentre diceva:
<< l’ho dovuta mandare via >>
Il viso della ragazza rimase per un attimo impietrito, mentre il significato di quelle parole prendevano forma nella sua mente.
<< c-come mandata via? >>
<< mandata via. Ho scoperto che rubava e non voglio servi su cui nutro diffidenza sotto il mio tetto. >>
Il cuore di Isabella iniziò improvvisamente a battere furioso e sotto quella tensione le sue dita sottili persero la presa sulla tazzina da the che teneva tra le mani, che cadde sbattendo rumorosamente sul piattino, senza però tuttavia rompersi.
<< deve esserci uno sbaglio.. Jessica mi ha servito a lungo.. ci si può fidare di lei. >>
<< mi dispiace molto contraddirvi, moglie mie. Quella donna ha tradito la mia e la vostra fiducia. Sono rammaricato per il dolore che il suo allontanamento vi sta causando, ma la mia scelta è stata ben ponderata e necessaria. >>
<< ma lei era mia amica. >> mormorò la ragazza con una ingenuità che fece sciogliere per un attimo il cuore del Duca.
<< Credetemi non è così >> continuò lui pacato.
<< Edward era mia amica! >>
Il Duca alzò gli occhi verso la domestica che in quel momento gli stava servendo altro caffè caldo e che finse di non star prestando attenzione quel dialogo che si stava tramutando pian piano in una questione privata. Sapeva bene quanto il suo Signore fosse ligio al protocollo e odiasse che gli parlassero in modo colloquiale davanti ad altri.
<< Sono stato obbligato a prendere questa scelta. Le ho dato una possibilità che lei non ha colto. Non voglio discutere su questo argomento Isabella. Ti nominerò una nuova dama personale, anche più di una se lo desideri. >> rispose a quel punto lasciandosi andare e dando del tu ad Isabella come mai aveva fatto prima.
<< ma io non voglio altre dame.. voglio Jessica. >> gemette lei trattenendo le lacrime.
<< non è più possibile questo. Per favore non parliamone più. >>
<< ma Edward.. >>
<< Ho detto basta! >> scattò lui sbattendo la mano sul tavolo, per poi rendersi conto del comportamento poco consono avuto di fronte ai propri domestici e alle guardie ed alzarsi di getto per andarsene via alla ricerca della calma persa.
Isabella rimase invece lì nel tavolo, scoppiando inevitabilmente a piangere sia per la reazione dura di suo marito che dell’allontanamento della sua unica amica. Era di nuovo sola. Sola come era all’inizio e di nuovo prese il sopravvento su di lei quella sensazione di essersi persa.
Quella stessa notte, si svegliò tra le braccia del Duca a causa di un rumore fastidioso. Doveva essere ancora notte fonda perché la camera era avvolta nel buio e nel silenzio e il suo sposo ancora nudo, giaceva profondamente addormentato al suo fianco.
Edward dopo la lite avuta in giornata, aveva riacquistato il senno e, resosi conto del suo comportamento sbagliato, era andato nella stanza di Isabella per chiederle perdono e alleggerirle l’animo dopo quella giornata per lei piena di emozioni negative.
Non voleva farle male.. le sue scelte erano state dettate dal desiderio di proteggerla e desiderava tanto che lei capisse questo fatto, e non rimanesse arrabbiata con lui. Alla fine avevano fatto l’amore, ma la ragazza non aveva provato piacere, ancora con la mente concentrata sulla lettera di Rosalie e il licenziamento di Jessica.
Il rumore fastidioso si ripeté, questa volta più forte, e ad esso si unirono delle voci maschili. Per un po’ Isabella ignorò i rumori, ma poi incuriosita e incapace di ricadere nel placido mondo dei sogni si alzò leggera, avvicinandosi alla finestra per sbirciare da dove provenissero quei suoni.
Di sotto, nel cotile principale del palazzo illuminato dalle fiaccole, due uomini stavano trascinando via una forma scura. Qualcosa di indefinito che si trasformo presto in una donna quando la sagoma nera entrò nel fascio di luce della lampada ad olio che teneva in mano uno degli uomini. E quella donna non era altri che Jessica.
Isabella lanciò un urlo stridulo che riecheggiò per l’intero palazzo avvolto nella quiete della notte e senza tener conto del fatto che fosse ancora in sottoveste corse fuori dalla sua stanza, pronta a prestare aiuto alla sua amica. Scese veloce le scale alzandosi il camicione bianco fino alle ginocchia per avere più agilità nei movimenti e in pochi minuti si ritrovò a correre a piedi nudi per il ciottolato davanti alla villa, prendendo di sorpresa gli uomini che trascinavano via la sua cara amica.
<< JESSICA! JESSICA!! >>
La serva però non rispose, troppo provata dal tempo passato nelle cantine e dalle ferite alla schiena ancora ben visibili e sanguinanti.
<< oddio, cosa le avete fatto?! Cosa le avete fatto!! >> urlò tra le lacrime appena vide la sua schiena martoriata dalle frustate. Fu proprio perché colta da tale stupore che trovò la forza necessaria per scagliarsi contro uno di quegli uomini che la sosteneva per le braccia.
<< LASCIATELA!! LASCIATE SUBITO!! >> e stava per colpirlo in pieno viso, come aveva visto tante volte i suoi fratelli fare quando facevano a botte, prima che un robusto braccio la cingesse con forza per la vita, trascinandola lontano.
<< NO, JESSICA!! >>
Per un secondo i due uomini rimasero bloccati a fissare il Duca, con i soli calzoni e a petto nudo, che teneva sollevata e bloccata la sua sposa con indosso la sola sottoveste da notte e i capelli sciolti al vento. Poi resosi conto della situazione proseguirono il loro lavoro, caricando la serva sul carro e fuggendo via veloce.
<< JESSICA!! >>
<< smetti di strillare, calmati!! >>
<< che cosa le hai fatto?! Non l’avevi mandata via! Che cosa le hai fatto!? >>
Edward cercò trattenerla ancora ma preda della rabbia e della disperazione Isabella continuò a divincolarsi fino a liberarsi dalla morsa di suo marito.
<< L’hai picchiata. Hai picchiato Jessica, e l’hai mandata via. Come hai potuto Edward! >>
<< Isabella, quella era una donna senza scrupoli. L’avevo già avvertita e lei.. >> ma non riuscì a proseguire. Isabella era fuori di sé.
<< sei un mostro! Un mostro!! >> gli urlò contro scagliandosi su di lui e iniziando a colpirlo al petto con forza.
<< Isabella, fermati! >> le intimò lui afferrandola per i polsi sorpreso da tanta veemenza.
<< io ti odio! Era la mia unica amica.. era la mai unica amica!! >>
<< ascoltami Bella, ascoltami! >>
<< ti odio. hai capito? IO TI ODIO!! >>
<< lei non era tua amica… voleva minare il nostro rapporto, ha persino cercato di sedurmi… stava congiurando contro di noi! Ascoltami Bella!! >>
<< lasciami, lasciami bugiardo!! >>
<< no, permettimi di spiegarti! >>
Ma Isabella non lo lasciò parlare, tirò così tanto le braccia per liberarsi da farsi illividire la pelle, e urlò così forte da attirare le guardie e le serve di tutto il palazzo. Alla fine Edward si ritrovò obbligato a mollare la presa, se non voleva finire per slogarle entrambi i polsi.

Da quella notte Isabella non parlò più con Edward. Le giornate successive a quella fatidica notte si limitarono ad essere trascorse solo nel giardino o nelle sue stanze, nelle quali il Duca non era più il benvenuto. Le uniche compagnie ad animare l’animo della giovane furono Lady Alice e le serve rimastegli accanto, come a dimostrare contrarietà al trattamento che il loro padrone aveva riservato ad una di loro. Ed Isabella cadde giorno dopo giorno preda della più cupa apatia, che però si infranse il giorno stesso in cui scoprì di essere incinta.



Oh, santo cielo! Spero di non aver esagerato. Edward come al solito dimostra anche in questo capitolo tutti i punti deboli del suo carattere: la poca pazienza, l’estrema rigidità e severità, e anche un lato violento che era già stato accennato nel capitolo passato. Caratteristiche che comunque in funzione di Isabella sembrano migliorare, scomparire, o comunque tenute a bada dallo stesso Duca. Ma il cambiamento è un argomento delicato, e ci vuole tempo e situazioni –anche spiacevoli- affinchè avvenga. La stessa cosa possiamo dirla per Isabella, il cui carattere non è di certo negativo e cinico come quello del marito, ma risulta comunque estremamente immaturo e ingenuo. Anche lei necessita di cambiare e chissà se questi episodi l’aiuteranno a rendersi conto che la vita non è la trama di una fiaba.
Spero il capitolo vi sia piaciuto, ringrazio tutte le 200 persone che hanno messo la storia tra i preferiti, seguiti e ricordati, i 50 che mi hanno aggiunto tra gli autori preferiti, chi recensisce (mi fate sempre tanto felice!) e ovviamente anche chi semplicemente legge!:)

  
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