Libri > Il Signore degli Anelli e altri
Segui la storia  |       
Autore: Saralasse    10/09/2008    1 recensioni
La storia di Legolas e del suo amore per una fanciulla speciale
Genere: Romantico, Azione | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Legolas, Nuovo personaggio
Note: Alternate Universe (AU) | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
All'alba del giorno seguente, Legolas e Helkamirië con i gemelli e i Galadhrim, partirono alla volta della dimora di Sire Faramir; poiché procedevano con calma, raggiunsero la meta quando ormai il Sole era tramontato da qualche ora. Ad accoglierli, però, trovarono Dernhelm, il figlio maggiore di Faramir ed Eowyn, un ragazzo di diciassette anni, alto e possente come suo padre ma dai lineamenti fieri e al contempo delicati della madre: la stessa forza, la stessa determinazione illuminavano gli occhi di Eowyn e Dernhelm, che dalla stirpe materna aveva ereditato anche l'oro dei capelli.
Benvenuti, miei signori”, disse Dernhelm. “Sono lieto di vedervi”.
Lo stesso vale per noi”, disse Legolas. “Possiamo vedere Sire Faramir?”.
Sono desolato”, rispose il ragazzo. “Mio padre non si trova qui; entrambi i miei genitori sono partiti stamane per Minas Tirith”.
Capisco”, disse Legolas. “Anche noi siamo diretti alla Bianca Città, ma volevamo porgere prima i nostri saluti a Faramir ed Eowyn. Dal momento che non sono qui, ripartiremo immediatamente”.
Non vorreste trascorrere qui la notte?”, chiese Dernhelm. “Ormai il Sole è calato da diverse ore, Dama Helkamirië e i vostri figli avranno bisogno di riposare”.
Ti siamo grati per l'offerta, Dernhelm”, intervenne Helkamirië. “Siamo felici di accettarla”.
Bene. Prego, seguitemi: la cena sta per essere servita”, disse Dernhelm. “Nel frattempo, darò ordini perchè siano preparati gli alloggi per voi e i vostri accompagnatori”.
Il giovane Dernhelm condusse personalmente i suoi ospiti nella grande sala da pranzo. L'ambiente era rettangolare, con l'ingresso su uno dei lati corti; di giorno era illuminato dalla luce proveniente da otto enormi finestre che si aprivano su una delle pareti più lunghe, mentre quando calava la sera una miriade di candelabri, sporgenti dai muri, diffondeva una luce soffusa. Grandi arazzi raffiguranti i simboli di Gondor e di Rohan facevano bella mostra di sé tra una finestra e l'altra, sulla parete opposta e persino sopra il grande camino che fronteggiava la porta d'ingresso. Al centro della stanza, campeggiava l'enorme tavola, alla quale sedevano già, in attesa del Principe, i funzionari della corte d'Ithilien e i due figli minori di Faramir ed Eowyn, Finduilas e Boromir. Entrambi, come Dernhelm, conoscevano bene Legolas e Helkamirië, e andarono loro incontro vedendoli accanto al fratello.
Buonasera Sire Legolas. Dama Helkamirië”, disse Finduilas chinando il capo in segno di saluto, subito imitata da Boromir.
Buonasera Madamigella Finduilas. Principe Boromir”, disse Legolas.
Diventi sempre più bella”, disse Helkamirië sorridendo alla fanciulla. Finduilas rassomigliava in tutto ad Eowyn, ad eccezione dei capelli corvini; Boromir sembrava aver preso troppo sul serio il nome che portava, e più cresceva, più pareva a chi lo aveva conosciuto di rivedere il Capitano di Gondor.
Quando tutti ebbero preso posto, dei servitori iniziarono il consueto via vai tra la sala e la cucina, mentre i presenti si intrattenevano conversando amabilmente, anche se, in un primo momento, i funzionari non riuscirono a pronunciare parola, ammutoliti dinanzi alla bellezza degli Elfi presenti, che non avevano mai visto.

Dopo la cena, Legolas e Helkamirië si ritirarono presto, a causa dei gemelli che già dormivano fra le loro braccia, mentre Haldir e i suoi fratelli decisero di intrattenersi ancora un po' con i loro ospiti.
Furono condotti alle stanze preparate per loro, situate al primo piano del palazzo e nonostante ne fosse stata approntata una per loro, Helkamirië volle tenere con sé i bambini.
Helkamirië, tu sai che non ci lasceranno riposare, vero?”.
Lo so, Legolas, ma hanno bisogno di starti vicino. Hanno avuto paura quando ti hanno visto privo di sensi. Non ti sei accorto che fanno di tutto per stare con te?”.
Si”, sospirò Legolas. “Forse hai ragione, lirimaer. Teniamoli con noi”.
L'Elfo sistemò nel letto Amrod che dormiva fra le sue braccia, mentre Helkamirië faceva lo stesso con Anië. Dopo aver lasciato la bambina, la fanciulla indossò la camicia da notte che le era stata messa a disposizione, bianca e leggera, tanto da lasciar trasparire la sua luce, invece Legolas, liberatosi di casacca e stivali, si era già infilato sotto le lenzuola, stringendo a sé Amrod. Helkamirië lo raggiunse e subito fu stretta da Anië, mentre si tendeva a baciare Legolas, cadendo subito dopo in un sonno profondo. Il suo sposo tuttavia, non riusciva a dormire; continuava a guardare Helkamirië, ripensando a come aveva rischiato di non vederla più: adorava passare del tempo a osservarla mentre riposava, quando finalmente ogni genere di timore lasciava il suo volto che appariva ancora più sereno. La luce di Elbereth brillava più intensa che mai, dando a Legolas l'impressione di stare a guardare un astro del cielo; sorrise intenerito quando la vide mettere il broncio nel sonno: la sua Helkamirië gli aveva dato due splendidi figli, ma per certi aspetti era lei stessa una bambina. Il pensiero che gli uomini di Rhumine avessero rischiato di togliergli tutto, gli fece provare un sentimento che non era uso albergare nel suo cuore: il desiderio di vendetta; adesso comprendeva la poca fiducia che Helkamirië nutriva per quella donna e prese la sua decisione: nonostante avesse in un primo momento deciso di lasciarla perdere, Rhumine non avrebbe più dovuto avvicinarsi alla sua famiglia, avrebbe speso fino all'ultima energia per smascherarla e fermarla finalmente. Le avevano concesso per troppo tempo di dimorare in mezzo a loro, prendendosi gioco di chi le stava intorno. Infine, il dolce sonno di Lorien riuscì ad afferrarlo, concedendogli il riposo da timori e preoccupazioni.

Al mattino, ripresero il cammino verso la Bianca Città e dopo una settimana di viaggio giunsero finalmente in vista di Minas Tirith; attraversarono Osgiliath, ancora in ricostruzione dopo tutto il tempo trascorso dalla Guerra dell'Anello, ingombra di materiale da costruzione e di Uomini che vi lavoravano. Non appena valicarono il ponte che sovrastava l'Anduin, videro risplendere in lontananza la Bianca Torre di Echtelion, i cui vessilli si libravano nel cielo terso sospinti dal vento del mattino. Avvicinandosi al nuovo Cancello costruito dai Nani, sentirono chiare trombe d'argento annunciare il loro arrivo, ed entrarono nella città, apprestandosi a percorrerne tutti i livelli. I gemelli osservavano rapiti la maestosa Città degli Uomini, stupiti da quelle immense costruzioni in pietra, così diverse da quelle a cui erano abituati, essi stessi a loro volta oggetto dell'ammirazione di coloro i quali li vedevano passare. Quando infine raggiunsero la Cittadella trovarono Aragorn stesso ad attenderli, accompagnato dalla sua Regina e dai Signori d'Ithilien; il Re si precipitò ad accoglierli, abbracciando amichevolmente Legolas.
Sapevo che non mi avresti deluso!”, esclamò.
Mi conosci, Aragorn”, disse Legolas. “Sai che non avrei mai lasciato la mia famiglia”.
Amrod e Anië, intimoriti da quei nobili sconosciuti, si erano nascosti dietro Helkamirië, stringendo la stoffa del suo vestito, e la madre li prese per mano spingendoli avanti a sé.
Miei Sovrani, Signori d'Ithilien”, disse. “Questi sono Amrod e Anië, i figli miei e di Legolas”.
Eowyn si avvicinò ai bambini, chinandosi accanto a loro, mentre un sorriso malinconico attraversò il viso di Arwen, evidentemente persa in ricordi ormai lontani.
Sono bellissimi”, disse Eowyn, prendendo in braccio Amrod. Arwen si avvicinò anche lei, chinandosi a prendere Anië, e la piccola dal canto suo, fissò a lungo la Regina negli occhi, studiando il suo viso.
Tu non sei più come noi”, disse infine.
No, non lo sono”, disse Arwen. In un primo momento sembrò che la tristezza offuscasse il suo viso, ancora splendido, nonostante il tempo ormai vi scorresse impietoso; ma subito fu scacciata dal sorriso che vi risplendette. “Però sono molto felice. Ho lasciato la nostra gente per seguire il mio cuore e non me ne sono mai pentita”.
Anië sorrise a sua volta, posando le manine sul viso della Regina. “E' vero, sei tanto, tanto felice!”, esclamò.
Helkamirië osservò quella scena ripensando ancora una volta alla grande perdita che gli Eldar avevano affrontato quando la loro Stella del Vespro aveva scelto la mortalità; Anië grazie alla sensibilità tipica degli Elfi aveva subito intuito che Arwen era stata come loro, ma quella stessa capacità le aveva dato la conferma di quanto la Regina fosse felice della sua vita.
Aragorn e Arwen li condussero davanti all'Albero Bianco, lo stesso che Aragorn aveva trovato alle pendici del Mindolluin, e mentre erano seduti nei pressi, furono raggiunti da Rhumine. La donna non doveva aver saputo del loro arrivo, perchè nello scorgere Legolas rimase come pietrificata; quando riuscì a riscuotersi, si avvicinò al gruppo, inchinandosi davanti ai suoi Sovrani e ai loro ospiti.
Legolas, vedo con piacere che la cura ha avuto i suoi effetti”.
Helkamirië sbiancò per la rabbia, constatando con quanta faccia tosta Rhumine affrontasse l'argomento; Legolas, invece, sembrava estremamente tranquillo e le sorrise persino.
E' così”, disse. “E credo di dover ringraziare te per averla ottenuta. La mia sposa mi ha detto che sei stata brava a farti consegnare l'antidoto da persone che non conoscevi, anche se della tua stessa stirpe. Perchè tu non li conoscevi, vero?”.
N-no, infatti”, disse Rhumine. 'Maledetta Helkamirië! Deve averlo convinto a diffidare di me alla fine... ma ciò che conta è che stia bene'.
Legolas, Helkamirië”, intervenne Aragorn, “non vorreste rimanere per qualche tempo a Minas Tirith? Faramir dovrà restare per via di alcune questioni di governo e Eowyn lo accompagna, senza contare che qualche giorno fa ho ricevuto delle missive che mi informano delle visite di Gimli e anche di Merry e Pipino. Sono certo che avrebbero piacere di rivedervi”.
Ne saremmo felici, Aragorn”, disse Helkamirië.

Dopo aver trascorso tutto il giorno a mostrare ai gemelli le meraviglie della Bianca Città, Legolas e Helkamirië furono gli ospiti d'onore del banchetto che si svolse a Palazzo, un sontuosissimo convito cui parteciparono tutti i dignitari di corte e gli ambasciatori di paesi lontani.
La Luna era quasi sorta ormai quando poterono tornare alle proprie stanze, dopo quella giornata interminabile. Helkamirië aveva notato che durante tutto il banchetto Rhumine non aveva distolto lo sguardo da Legolas per più di un minuto, e quando raggiunsero la loro camera, dopo aver dato la buonanotte ai gemelli, lo disse al suo sposo, il quale proruppe in un'allegra risata.
Helkamirië non devi temere”, disse. “Non mi farà più del male, è già in una posizione difficile”.
Non è di questo che mi preoccupo”, disse Helkamirië. “Credo che stia cedendo: non si preoccupa più di nascondere il suo interesse per te, né di mantenere il suo atteggiamento freddo e impassibile”.
Quindi è questo il problema”, disse Legolas cingendole la vita. “Ti infastidisce questo 'interesse'”.
La fanciulla si voltò dall'altra parte, mettendo il broncio. “Non prenderti gioco di me”, disse.
Non lo faccio”, disse Legolas, afferrandole il mento con due dita e costringendola a guardarlo, per poi chinarsi a baciarla dolcemente. Helkamirië rispose al bacio che si fece via via più intenso e passionale e lasciò cadere la veste che indossava, presto raggiunta dagli indumenti di Legolas. L'Elfo la strinse spasmodicamente a sé, lasciando che le sue mani vagassero sul corpo della fanciulla, accarezzando ogni palmo di quella pelle lucente e vellutata, e sentendo le piccole mani di Helkamirië che a loro volta disegnavano il profilo di ogni più piccolo muscolo sfiorato, fino a intrecciarsi dietro al suo collo nei serici capelli dorati; si staccarono per riprendere fiato ed entrambi videro bruciare negli occhi dell'altro lo stesso identico amore. Legolas afferrò Helkamirië per i fianchi conducendola verso il letto e la costrinse gentilmente a sdraiarvisi insieme a lui, mentre la Luna che faceva capolino dalla finestra aperta, fu la muta testimone del riunirsi di due anime e due corpi destinati ad essere un'unica entità.

Il mattino seguente, Helkamirië fu svegliata da un raggio di Sole che era andato a posarsi sul suo volto, solleticandogli le palpebre; fece per alzarsi, ma qualcosa glielo impedì: Legolas dormiva con il capo sul suo ventre, stringendole possessivamente la vita, e sembrava non aver la minima intenzione di spostarsi. La fanciulla sorrise intenerita e alzò una mano a sfiorarlo in una delicata carezza, spostando i capelli che gli coprivano il volto. Per tutta risposta, l'Elfo la strinse più forte, mugugnando qualcosa di incomprensibile e suscitando le risate di Helkamirië, la quale rise talmente tanto da costringerlo ad aprire gli occhi.
Lirimaer”, disse l'Elfo. “Perchè mi hai svegliato? Stavo così comodo...”, disse con un sorriso sornione.
Oh, perdonami mio signore, sono desolata!”, disse ironica Helkamirië.
Legolas si sollevò sulle braccia, spostandosi fino a portare il viso a pochi centimetri da quello della sua sposa.
Adesso sei tu che ti prendi gioco di me”, disse, baciandola teneramente.
Helkamirië sorrise e lo spinse scherzosamente indietro. “Il Sole è sorto, abbiamo delle faccende da sbrigare”, disse alzandosi dal letto. Legolas rimase a guardarla mentre indossava una veste bianca e solo allora lasciò anche lui le morbide coltri, mentre la fanciulla usciva dalla stanza per andare a prendere i gemelli.
Dopo essersi vestito la seguì, trovandola in piedi vicino ai lettini dei loro figli che dormivano ancora tranquilli.
Dovresti svegliarli”, le disse, abbracciandola da dietro.
Hai ragione”, disse Helkamirië. “Ma amo vederli riposare”.
Allora lasciamoli qui”, disse Legolas. “Raggiungiamo Aragorn nella Sala del Trono”.
L'Elfo la prese per mano, conducendola lungo i corridoi e le lunghe scalinate fino alla Sala, dove li aspettava Aragorn. Il Re si trovava in piedi alla base della scala che reggeva il Trono, accanto a delle piccole figure che conversavano con lui: questi altri non erano che Gimli e i due Hobbit, Merry e Pipino. Il Conte si volse nella loro direzione non appena varcarono la porta d'ingresso e restò ammutolito a fissare la sua amata Dama Helkamirië. Potendola rivedere finalmente dopo lunghi anni, si scoprì a ritenerla ancora più bella e luminosa dei suoi ricordi più nitidi, meravigliosa nella veste bianca che per nulla offuscava la luce di Varda. Merry e Gimli invece, avevano raggiunto gli Elfi che ritrovavano dopo troppo tempo.
Mia signora!”, esclamò Merry quando Helkamirië gli prese le mani nelle proprie. “Non so dirti quanto sia felice di rivederti”.
Lo stesso vale per me, Merry”, disse la fanciulla. “Ancora non ho avuto il piacere di ospitarti nel mio Reame”.
Mi è stato detto”, interloquì Gimli, “che esso potrebbe rinfrancare il mio spirito, mostrandomi una visione del Reame Beato”.
Non è proprio così, amico mio”, disse Legolas. “Certamente, Taur-en-Ithil ti ricorderebbe molto la Beata Lothlorien, perchè Helkamirië ha voluto che la rendessimo simile al luogo dove ha vissuto; tuttavia, gli Elfi che vi dimorano sono genti silvane e perciò la nostra dimora è allo stesso modo affine alle Sale di Thranduil”.
Mentre così conversavano, Pipino si mosse finalmente nella loro direzione, andando a raggiungere Helkamirië, la quale dal canto suo si era chinata sulle ginocchia per poterlo guardare negli occhi.
Infine ci rivediamo Peregrino Tuc”, disse l'Elfo.
Mia signora Helkamirië”, disse Pipino, inchinandosi goffamente. “E' un grande onore per me poter posare nuovamente gli occhi sulla tua soave figura”.
Helkamirië sorrise dolcemente, stendendo le braccia a circondare lo Hobbit. “Sono felice di incontrarti”, disse. “Mi sei stato di grande conforto qui a Minas Tirith durante la Guerra; non ho mai dimenticato i miei amici Hobbit”.
Meriadoc”, disse Legolas. “Hai già rivisto Dama Eowyn?”.
Si, Legolas. E ho fatto visita a Re Eomer prima di giungere a Minas Tirith; non posso dimenticare i miei doveri di Scudiero di Rohan!”, esclamò battendosi il pugno sul petto e suscitando le risate dei presenti.
Amici”, disse improvvisamente Aragorn. “Temo una nuova minaccia per il Regno degli Uomini: vorreste darmi il vostro aiuto?”.
Non hai bisogno di chiederlo”, disse Gimli, incrociando le braccia.
Avrai tutto l'appoggio della Contea!”, esclamò Pipino.
Pipino ha ragione”, annuì Merry. “Dopotutto, noi siamo la Compagnia dell'Anello”.
  
Leggi le 1 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Libri > Il Signore degli Anelli e altri / Vai alla pagina dell'autore: Saralasse