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Autore: Oceanodiocchi    04/08/2014    0 recensioni
Harmonie è una ragazza fredda, insicura e con una famiglia assente.
In quel giorno di pioggia, giorno che si stava rivelando il peggiore della sua vita, Harmonie conosce colui che porterà alla luce il suo lato migliore, Harry.
Loro si sono sempre appartenuti, sin dalla nascita. Era inevitabile che le loro vite s'incrociassero. Era inevitabile che tutti e due perdessero la testa per l'altro.
Genere: Drammatico, Fluff, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri, Harry Styles, Louis Tomlinson, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Prologo

“Sii come la neve, fredda ma spettacolare.”

      Lana del Rey

C’è chi crede in Dio, io credo nella musica. La musica riesce a esprimere quello che senti, riesce a capirti. Le persone no. Le persone sono solo capaci di giudicare. Giudicare il tuo modo di vestire, il colore dei tuoi capelli, il tuo comportamento, le persone con cui esci. Facciamo di tutto per compiacere le persone, per essere perfetti. Il fatto è che non ci riusciremo mai, anche con mille sforzi. Faremo sempre qualcosa di sbagliato, qualcosa che gli altri non condividono.

C’è chi crede in Dio, io credo nella musica. Ma la musica non è una creazione delle persone? Lo è. Quelle persone, però, hanno una marcia in più, loro riescono a capire quelli come me. Avete presente quella canzone che ascoltate quando siete tristi e riesce a descrivervi alla perfezione? Secondo voi, perché riesce a descrivervi alla perfezione? Perché chi l’ha scritta si sente allo stesso modo, vi capisce. I musicisti capiscono, almeno un po’, quelli come me.

C’è chi crede in Dio, io credo nella musica. Quelli come me ascoltano canzoni tristi sia quando sono felici sia quando sono giù di morale. La nostra vita, quando mettiamo le cuffiette, si trasforma in un triste e deprimente video musicale. Perché lo facciamo? Perché le canzoni tristi capiscono. Allontanano il rumore che fanno i nostri pensieri e tutti i commenti crudeli che la gente ci urla contro. A volte, però, neanche quella malinconica melodia riesce a sopraffare tutti quei suoni e si ha bisogno del silenzio. Stai al centro del letto, immobile, col silenzio che ti avvolge, a fissare il soffitto. Ci sei solo tu e qualche lacrima che ti riga le guance.

C’è chi crede in Dio, io credo nella musica. Mi chiamo Harmonie. Ho diciassette anni. E in questo momento è tutto un casino, come sempre.

La pioggia batte sulla mia testa, inzuppandomi tutta. Mi scosto una ciocca fradicia dalla fronte e corro verso la fermata dell’autobus, per ripararmi da quel diluvio estivo. Sbuffo e inizio a cercare il telefono nelle tasche della camicia a quadri, ormai del tutto bagnata, che tengo aperta sopra la canottiera nera. Dopo un paio di minuti, trovo l’oggetto che stavo cercando. Provo ad accenderlo ma lo schermo non s’illumina.

«Merda» impreco «Si sono tutti alleati contro di me, oggi.»

Mi lascio cadere sui sediolini di plastica verde scuro e sbuffo. Mi tolgo la camicia, che ormai dà più fastidio che altro, e resto con le maniche corte, aspettando che il diluvio si calmi. Se avessi dovuto dire quale giornata fosse la peggiore della mia vita, avrei detto questa.

Rabbrividisco e mi si forma la pelle d’oca. Allora, alzo le gambe e le stringo al petto, cercando di scaldarmi un po’. Chiudo gli occhi e dopo quella che sembra un’infinità di tempo, sento dei passi affrettati, provenienti dalla mia destra.

Tengo gli occhi chiusi finché non sento un rumore accanto a me. Alzo la testa e la giro verso la fonte del rumore. Una figura slanciata compare nella mia visuale. È un ragazzo che, come me, è zuppo d’acqua. Credo abbia circa la mia età. I capelli ricci gli ricadono disordinati sulla fronte e, dalle punte, cadono goccioline che rigano il volto del ragazzo. Gli occhi sono socchiusi e le labbra sono sbiancate dal freddo. Porta una maglietta bianca, resa trasparente dalla pioggia, da cui s’intravedono dei tatuaggi e dei jeans neri attillati.

Appena si accorge che lo sto fissando, mi rivolge un sorriso impacciato, che crea due fossette ai lati della bocca.

Giro subito la testa, imbarazzata dalla situazione.

«Ehm, ciao anche a te.» ha un tono scherzoso, non sembra arrabbiato dalla mia maleducazione. Quando sento la sua voce, il cuore perde un colpo. È la musica più bella che abbia sentito, dopo le mie canzoni preferite, ovvio.

Restiamo in silenzio per un paio di minuti, poi lui mi chiede «Hai freddo?» vedendomi rabbrividire per l’ennesima volta.

«No.» dico stringendomi ancora di più le gambe al petto.

«Sicura?» chiede dubbioso.

«Sicurissima.» chiudo gli occhi per poi sentirmi avvolgere da due braccia forti, muscolose e.. calde. I miei muscoli si rilassano a quel contatto, per poi irrigidirsi di nuovo.

«C-Cosa stai facendo?» balbetto, arrossendo violentemente.

Lui alza lievemente le spalle e dichiara con nonchalance «Ti scaldo.»

«Ti ho detto che non ho freddo.» ribatto, cercando di liberarmi.

Le sue braccia si stringono ancora di più intorno a me, creando una morsa ancora più stretta.

«Stavi rabbrividendo e sei ghiacciata. No, non hai freddo.» constata, aggiungendo un pizzico di sarcasmo all’ultima frase.

Torno a rilassarmi, chiudo gli occhi e piego la testa di lato, appoggiandola al suo petto.

«Lo sto facendo solo per non morire assiderata.» penso.

«Hai cambiato idea.» dice. Non c’è nessuna provocazione in quella frase. È più un’affermazione.

«Non voglio morire congelata. Solo questo.» sussurro e il mio respiro s’infrange sulla pelle del suo braccio.

 

**My corner**

Ehii. Questo è il prologo della mia storia, è noioso, lo so, ma spero vi piaccia.

  
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