È sempre il solito problema. È sempre il solito desiderio. È sempre la solita guerra.
È il trovarsi periodicamente in un angolo della propria camera, il più nascosto e protetto da orecchie e occhi indagatori, e aspettare che tutto il mascara si sciolga passando dalle ciglia alle guance. 
È il volere essere unici ma non soli, il voler essere speciali ma come tutti gli altri.
È il chiedersi perché deve essere sempre tutto difficile, perché deve essere necessario lottare e sputare sangue per ogni piccola cosa, perché deve tutto essere una conquista?  
Poi nasce il senso di colpa, lacrime amare che grondano da occhi di una persona che potrebbe avere tutto ma si trova senza nulla perché non ha la forza di alzarsi e afferrare ciò che vuole, ciò di cui ha bisogno. Chi da il diritto di piangere per ciò che sono le proprie scelte quando nel mondo i bambini nascono malati e la brava gente muore ogni giorno?
 Ma alla fine non importa perché quell'angolo rimane meta per combattere in quella guerra interiore e piangere per lo sbaglio peggiore dei propri genitori: se stessi. 
Ma alla fine non si può piangere per sempre. La vita va avanti, le cose cambiano, tutti promettono che diventerà più facile.
Le cose miglioreranno un giorno, il futuro aspetta e sembra quasi sorridente.