A.s.: piccolo warning per un leggero abuso
di "makeup". Una cosa insignificantissima.
Il termine "crossdressing" è la mamma di Hagrid a confronto.
♥
Dolce.
Il cielo è
scuro e minaccioso sopra Londra. Le nuvole, dense come miele e nere come pece,
si aggrumano l'una contro l'altra in un maestoso gregge indistinto,
sussurrandosi lampi e fulmini nelle orecchie.
Il Big Bang si erge verso l'altro come un pastore di pietra.
- Signori,
signore, maghi e streghe -
Harry tiene lo
sguardo volto verso l'alto dalla posizione privilegiata che gli è stata
riservata mentre il Primo Ministro babbano parla. Quando lo abbassa per un
attimo, poco lontano, un punto voluminoso in mezzo alla folla, vede Dudley.
Grosso quanto
lo era l'ultima volta che l'ha visto, ha il faccione sudato e arrossato, forse
per colpa della cravatta che sua madre gli ha stretto al collo come un cappio,
o per il colletto di quella camicia oscena a quadretti che gli preme così tanto
sulla gola che il suo pomo d'adamo ne risulta in
rilievo come sporto da un davanzale.
Harry torna a
seguire le nuvole con gli occhi, apparentemente con fare contemplativo.
- ... ci
apprestiamo a fronteggiare l'inizio di una nuova era, costruita su una guerra
di dimensioni catastrofiche, tanto da mandare in collisione due mondi. Ci
apprestiamo, popolo d'Inghilterra, a vivere in un nuovo mondo privo
discriminazione, dove è l'uguaglianza l'unica vera sovrana. E impareremo a
scoprirci gli uni gli altri. -
Gli è stata
riservata una poltrona degna della regina stessa, rimasta nel suo lustro
palazzo perché indisposta. Harry osserva il Primo Ministro inglese mentre il
petto gli si gonfia nella pronuncia della parola "uguaglianza", e si
chiede chi diavolo abbia cucito per lui un completo così orrendo. Dei colori
della bandiera britannica, ne riprende addirittura il disegno con il taschino
della giacca attraversato in diagonale dalle fasce bianche su uno sfondo rosso
e blu.
Il fondo dei pantaloni è cucito male. Il cosiddetto colpo di stile, senza
dubbio.
- Preparatevi,
cittadini, perché l'epoca che ci attende sarà ricca di scoperte frutto di una
collaborazione che ha dello straordinario. Questa è l'era della tecnologia che
incontra la magia, del computer che incontra... scope
volanti, o giù di lì. -
Un sorriso
nervoso attraversa il volto del Primo Ministro, come avesse appena detto in
pubblico che porta boxer a fiori. In mezzo alla folla qualcuno alza al cielo
una scopa da corsa, ed Harry si guarda intorno come per vedere qualche babbano
alzare per aria un monitor, o una tastiera. I babbani
però rimangono al loro posto, rumorosi ma indistinti.
Mentre in un angolo della piazza svettano alcune bandiere inglesi, un qualche
centinaio di persone più a destra, sventola uno stendardo dei Cannoni di Chudely. Harry si chiede cosa pensino i babbani
alla vista delle due palle di cannone su sfondo arancione, e capisce come mai
sul volto del Primo Ministro ci sia quello strano sorriso.
- Signori e
signore, maghi e streghe, questa è l'era del possibile che incontra
l'impossibile. -
Con un boato
che supera quello dei tuoni e dei fulmini sopra di loro, la folla esplode in un
urlo di giubilo.
*
Ogni volta che
arriva a casa, Harry si aspetta di sentire un odore. Non un odore particolare,
né sempre lo stesso.
A volte è di caffè, a volte di brioches, a volte di
bagnoschiuma (e allora c'è da preoccuparsi, perché il bagno è dalla parte
opposta rispetto all'ingresso). Può anche essere odore di scolapasta
liquefatto, ma un odore c'è.
A parte quel
giorno.
Harry attraversa stanza dopo stanza, ma non c'è nulla a catturare la sua
attenzione. Casa sua è vuota, spenta, una vecchia pellicola in bianco nero
senza audio.
Fino a che non
lo vede.
Draco è appoggiato al davanzale della finestra, le tende sbattute dal
vento che formano un alone grigiastro attorno al suo corpo. Osserva il mondo al
di là di quel rettangolo come stesse guardando un film. Harry si avvicina con
cautela, appoggiando mollemente la giacca sul divano.
- Hey. -
Draco non si gira. - Sei tornato presto. Laggiù fanno ancora i fuochi
d'artificio. -
Attraverso la
sua sagoma Harry intravede scintille colorate scoppiettare ovunque.
- Sì, beh, non
mi andava di restare. -
Ancora nessun odore.
- Ti ho visto.
- dice ancora Draco. - Alla tivù. -
- Oh. -
- Quel babbano
aveva un completo orrendo. -
- Già. -
- Hai fatto un
bel discorso. -
In realtà
Harry non ha fatto altro che ripetere le parole del Primo Ministro, raccontare
che ha vissuto la sua infanzia in mezzo ai babbani
(tralasciando sfruttamento minorile e vattelappesca) e concludere con "Ora
come ora ho solo voglia di smaterializzarmi a casa a guardare un po' di
tivù."
Uno sciabordare di applausi ha fatto il resto.
- Non lo pensi
davvero. -
Draco finalmente si volta verso di lui e sogghigna. - No, infatti. Hai
detto un mucchio di cazzate. Ma i babbani apprezzano
questo genere di cose. -
Il suo sorriso
è divertito nonostante abbia le labbra quasi viola per il freddo. Chissà quanto
diavolo è rimasto con le finestre aperte.
Harry gli si
avvicina, gli cinge la vita, lo stringe a sé. E Draco
fa le fusa nell'incavo del suo collo.
- Così... inizia
una nuova era. - sussurra.
- Sì. -
- Maghi
insieme a babbani. Nessuna distinzione. -
- Sì. -
- Sarà il
caos. -
- Lo so. -
- E' una
cazzata. -
- Lo so. -
- Allora
perché hai fatto quel cazzo di discorso? -
Harry gli
afferra il mento tra le dita, si impossessa delle sue labbra. Gli sfiora i
denti con la lingua, lo attrae verso di sé con l'altra mano. Draco geme un suono piccolissimo dentro la sua bocca.
Harry gli alza
la maglietta, accarezza la sua pancia gelida. Lo stringe di nuovo a sé mentre
una zaffata di vento li fa rabbrividire entrambi.
Draco gli preme la fronte sulla spalla, chiude gli occhi e sospira. -
In camera, mh? -
Harry
annuisce.
*
Due ore dopo
in camera da letto c'è un odore. E ad Harry il suo appartamento sembra tutto
meno che in bianco e nero.
Se ne sta
mollemente appoggiato con la testa sulle ginocchia di Draco,
il sudore che ancora lo sfiora nei suoi angoli più nascosti. Sono nudi
entrambi, e il volto soddisfatto di Draco dal basso è
una cazzo di visione.
E' per questo
che Harry ha bisogno di sentire un odore quando entra in casa. Per sapere che
non è diventato pazzo del tutto. Perché, che diavolo, le allucinazioni visive
sono un conto, ma quelle olfattive sono indice di una follia troppo folle
perfino per Harry Potter.
Draco c'è, finchè c'è un odore.
Harry si gode
le sue dita tra i capelli e sa perché ha fatto quel cazzo di discorso. Non
gliene frega una mazza di quello che i babbani
possono pensare dei maghi e quello che i maghi possono pensare dei babbani. E' tutto un enorme malinteso di gente che crede
che altra gente possa fare ciò che tutti hanno sempre sognato.
Harry sa di per certo che il primo ministro in completo britannico la
notte sogna di sposare una strega che possa mettere sotto imperius
i suoi figli e li costringa a smettere di fumare erba, e, cazzo, sa
perfettamente che l'aspirazione più grande di Arthur Weasley
è sapere come funziona un mouse, mentre quella dei suoi figli è vedere un sito
porno.
Nessuno dà
niente per niente, e presto dei miscugli di maghi e babbani
si aggireranno per Londra senza avere la benché minima idea di come diavolo sia
fatto il mondo, cosa è reale e cosa non lo è.
Scrimgeour nasconderà la testa sotto il cuscino del suo bel lettone
al sicuro e allora tutti capiranno di aver fatto la scelta sbagliata. E qualche
milione di babbani avrà un buco nero in testa della
durata di qualche mese circa.
Harry ha fatto
quel discorso perché non gliene frega un cazzo se sarà così o
meno. Lui ha già sconfitto chi doveva sconfiggere: ora sta ai maledetti
pregiudizi di qualche centinaio d'anni di storia sconfiggersi da soli.
Draco gli accarezza con due dita le labbra ed Harry le apre.
Dopo che la
guerra contro Voldemort ha coinvolto entrambe le
fazioni a tutti è sembrata una buona idea la filastrocca del "giro giro tondo" tenendosi per mano... a quella
manifestazione, sotto le nuvole minacciose di Londra, Harry ha ascoltato solo
la prima parte del "tutti giù per terra". Ma Hermione
è felice come una pasqua sotto i fuochi d'artificio, e qualche babbano è
tremendamente affascinato dalle bestioline verdi con gli occhi a palla che
vanno in giro a chiamare la gente "padrone".
Per ora tutto
va come dovrebbe andare. E lui ha appena scopato con Draco,
con il suo odore sulla pelle.
E cazzo, come se lui e Malfoy si amassero!
Ma c'è
quell'odore. Quell'odore di casa e di sicurezza che li lega l'uno all'altro e
impedisce loro di fuggire gambe in spalla urlando di terrore.
Così ora Harry
se ne sta pacioso con la testa sulle ginocchia di Draco,
che tiene un rossetto in mano. Lo appoggia sulle labbra di Harry, traccia un
lungo arco rosso, poi Harry si mette a ridere.
-Diavolo Draco, di nuovo? -
Lui sogghigna.
- Ti sta bene. -
- Pfui. -
Harry può
sentire il suo respiro sul suo viso mentre Draco gli
dipinge le labbra con l'attenzione di un disegnatore, corrugando la fronte.
L'aria si
impregna di tensione statica.
- Socchiudile
un po' -
Harry lo fa.
- Ti piaccio
così? - chiede poi.
- Sì. Tanto. -
- Posso
baciarti? -
Draco annuisce lentamente e si abbassa tanto quanto basta per
permettere ad Harry di raggiungere il suo viso. Il rossetto cola,
sbava, macchia confusamente entrambi i volti.
L'appartamento
di Harry non è in bianco e nero.
Fuori, nell'aria gelida, la luna è in eclissi.
Ma nessuno la vede al di là delle nuvole dense come miele e nere come pece, del
Big Bang e dei fuochi d'artificio, oltre i festeggiamenti dell'inizio dell'era
del possibile che incontra l'impossibile.
Finis.
Questa fanfiction è postata anche sul mio livejournal: Les pieds dans les glaieuls, il dort.