Anime & Manga > One Piece/All'arrembaggio!
Segui la storia  |       
Autore: ___Page    05/08/2014    5 recensioni
Al numero 21 di piazza Gyoncorde, nel quartiere di Foosha, a Raftel, c'è un piccolo chiosco di fiori, la cui proprietaria sa sempre scegliere il fiore giusto per ogni occasione.
La storia di varie coppie seguirà in parallelo quella della bella Margaret, alle prese con un chirurgo che, forse, le cambierà la vita... o viceversa...
Genere: Comico, Introspettivo, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Margaret, Trafalgar Law
Note: AU, OOC | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
-Eleganza…-
-Dalia!- risponde subito senza esitazione e io lancio un’altra scheda sul bancone a frisbee, aspettando il mio turno -Dai questa è facile, fiore di loto…-
Rifletto qualche secondo, cercando di recuperare le informazioni accumulate nelle ultime settimane.
-Purezza?- domando e subito un suo cenno della testa mi da conferma.
Passo alla scheda successiva, dopo aver lanciato un’occhiata all’orologio. Oggi non lavoro ma più tardi devo andare a una conferenza in ospedale.
E questo che roba è? Sembra una pallina formata da tanti piccoli fiori il cui stelo converge verso il centro.
Sollevo un sopracciglio.
-Fiore di cera?-
-Suscettibilità- dice convinta dopo appena mezzo secondo di riflessione.
Non so come faccia.
-Aspetta, questo è troppo semplice… Questo è troppo difficile…- scarta due schede mentre io mi accomodo meglio con la schiena contro al muro e una gamba piegata a formare un triangolo, il piede appoggiato al ginocchio -Ecco! Tulipano!- mi dice sollevando lo sguardo in attesa di una risposta.
Non sono veloce come lei, quindi ci penso un attimo, fissandola senza realmente vederla. Mi ricordo qualcosa dei tulipani. Il significato cambia in base al colore, mi pare.
-Allora… Bianco vuol dire “perdonami”- comincio a elencare guardandola annuire, ancora in attesa -rosso indica amore… e poi…- ci penso su un po’ ma sono sicuro che non c’era altro quindi annuisco convinto -Basta! Perdono e amore- concludo ma Margaret scuote la testa con aria saputa, facendomi assumere un’espressione interrogativa.
-Manca quello giallo! Altro punto per me!- mi dice con un mezzo sorriso.
-Ma significa amore pure quello!- protesto io.
-No! Il tulipano giallo indica “amore disperato”-
Io sollevo un sopracciglio, incredulo.
-È una sottigliezza- dico con tono fermo, imputandomi.
-Oh ma davvero?! La differenza tra “amore” e “amore disperato” è una sottigliezza? Vai a dirlo a qualcuno che non può stare con la persona che ama e ne riparliamo!- ribatte cocciuta, facendomi innervosire.
E va bene, l’ha voluto lei!
Mi metto a cercare tra le schede che ho in mano, lanciandole un’occhiata di tanto in tanto, trovandola in attesa.
-Ambizione, perseveranza, speranza- snocciolo veloce.
-Campanula-
La scheda raggiunge le altre sul bancone.
Non mi importa di vincere, voglio solo riuscire a farla sbagliare. Almeno una volta.
Lo so che è infantile ma, ormai, ne ho fatto una questione di principio.
-Bellezza, femminilità, fortuna, transitor…-
-Fiore di ciliegio- mi interrompe, fissandomi impassibile.
Okay, coi fiori polisemici non funziona. Proviamo quelli dai nomi strani.
Scarto qualche scheda.
-Abutilon- dico mentre già cerco un’altra pianta dal nome impossibile.
Non le conoscerà mica tutte no?!
-Meditazione-
-Alstroemeria-
-Devozione-
-Rudbeckia-
-Giustizia-
-Caryopteris-
-Diffidenza-
Ma porca di quella…
-Bouganville- insisto ancora, al colmo della sopportazione.
-Passione- risponde subito, esaminandosi le unghie con noncuranza.
-Kolkwitzia-
Smette di guardarsi le unghie e mi fissa di sottecchi con un sorrisetto furbo.
-“Sei adorabile”!- risponde, pronunciandolo in modo che sembri un’affermazione rivolta a me e non semplicemente il significato del fiore.
Chiunque, al mio posto, lancerebbe in aria le schede arrivati a questo punto.
Ma io non sono chiunque così la fisso, impassibile, per poi tornare a cercare ancora un’ultima scheda.
Non ho intenzione di darmi per vinto, e che cavolo!
Continuo a scartare i foglietti.
Troppo facile. Troppo ovvio. Troppo scontato.
Mi blocco, quando trovo il fiore prescelto. Torno a guardarla, stavolta ghignante e poi, con l’aria di quello che la sa lunga le domando.
-Garofano?-
Lei alza un sopracciglio.
-Quale colore?-
-Tutti- scandisco lentamente, incrociando le braccia al petto.
Lei sorride, intreccia le dita appoggiando gli avambracci sul bancone e sporgendosi verso di me.
-Il garofano, originario del bacino mediterraneo, fa parte della famiglia delle Caryophyllaceae ed è una pianta perenne erbacea con fioritura prevalentemente primaverile. In generale indica amore, eleganza, fascino e fedeltà. Più nel dettaglio, il garofano bianco indica dolcezza, giallo significa sdegno, porpora un capriccio, rosso amore passionale, il garofano rosa corrisponde alla promessa di non dimenticare, quello screziato indica fedeltà e il garofano dei poeti la galanteria. Infine, il garofano blu non ha alcun significato dal momento che non esiste in natura, poiché alla pianta manca il pigmento delfinidina che permetterebbe al fiore di assumere quella particolare colorazione- snocciola con estrema fluidità, di fronte al mio sguardo, mio malgrado, attonito -Oh, e sapevi che “Garofano” è il nome del sedicesimo giorno del mese di Pratile del calendario rivoluzionario francese?- mi domanda poi, piegando la testa di lato.
Merda!
Mi ha smontato!
Non so cosa dire, so solo che se non la smette di fissarmi con quel sorrisino soddisfatto stavolta perdo davvero le staffe.
Per fortuna il campanello della porta ci avvisa dell’ingresso di un cliente.
Margaret si alza subito per accoglierlo mentre io mi accingo a riordinare le schede sparse sul bancone, in un tentativo di tenermi impegnato e sbollire.
Dannata ragazzina! Miss so-tutto-io!
-Buongiorno, come posso aiutar…-
-Mia deaaaaa!!!-
Mi blocco, sollevando la testa di scatto.
Cosa succede?!
-…onore essere aiutati da una simile visione!!!-
-È… È sicuro di sentirsi bene?! Sta sanguinando!-
Aggrotto le sopracciglia, in un’espressione interrogativa.
Che razza di rumori sono?
Sembra un cane che ansima di fronte a una bistecca!
Non mi piace. Non mi piace per niente. In un attimo ho fatto il giro del bancone e mi sto sporgendo oltre la rastrelliera che mi ostruisce la visuale.
Lì, in mezzo al corridoio centrale del negozio, Margaret fissa a disagio e visibilmente imbarazzata un ragazzo biondo, in giacca e cravatta e con strane sopracciglia arricciate, che sta perdendo sangue da naso a fiotti. Mentre la squadra con molto, troppo interesse.
Lo vedo risalire con lo sguardo lungo le sue gambe, oggi decisamente troppo esposte vista la gonna bianca a pieghe millimetrica e gli stivaletti di cuoio marrone, al di sotto della caviglia, con quel po’ di tacco che la slancia facendola sembrare alta un kilometro. E non si fa scoraggiare nemmeno dal grembiule lilla che nasconde almeno in parte la curva dei fianchi, segnata dal top marrone agganciato dietro il collo, che le lascia le spalle e le toniche braccia completamente nude ed è abbastanza scollato da permettere di intravedere la curva tra i seni.   
Lo vedo cominciare a volteggiarle intorno, ululando qualche assurdità.
Lo vedo emanare cuori da tutta la sua persona, mentre gli occhi quasi gli schizzano fuori dalle orbite.
E sì, lo vedo anche cominciare a sbavare.
Mi sento ribollire anche più di prima, cosa che non credevo possibile perché mai, da che ho memoria, qualcosa mi ha infastidito più che venire umiliato con tanta arroganza. E, francamente non so nemmeno cosa mi stia dando così fastidio ma non mi preoccupo di analizzare più di tanto la situazione mentre mi avvio con passo deciso verso Margaret, pronto a cacciare fuori dal negozio questo scocciatore, se necessario.
Ma riesco a fare appena due passi che, con mio sommo stupore, il ragazzo si blocca nel suo volteggiare e si autoimpone un minimo di contegno.
-Smettila, razza d’idiota!- si insulta da solo, trovandomi d’accordo.
Con gli occhi infossati sul pavimento, stringe spasmodicamente le mani a pugno prima di portarle alla cravatta e raddrizzarla, stringendola.
Spero che ci si strozzi.
-Si sente bene?!- domanda Margaret, facendo un passo verso di lui e piegando leggermente il busto, il capo inclinato, per guardarlo in viso nonostante la sua testa bassa.
Se non fossi la persona che sono, e cioè dotato di estremo autocontrollo, le domanderei che cosa diavolo sta facendo, perché non sbatte fuori questo maniaco anziché rivolgersi a lui con tono premuroso.
Invece, mi limito ad assistere, già pronto a comunicargli con lo sguardo che provare a toccarla o anche solo guardarla ancora a quel modo è esattamente la cosa giusta da fare, se vuole morire.
Non capisco cosa diavolo mi prenda ma non sono in grado di riflettere ora.
Lo vedo sollevare la testa e tremare, scosso in tutto il corpo, mentre una nuova goccia di sangue fa capolino dalla sua narice destra, non appena incrocia lo sguardo cioccolato di Margaret. Rapido si porta le mani a coppa intorno al naso.
-No!!!- si autoimpone.
Fa un respiro profondo, accompagnando il movimento del torace con quello delle mani a palmo aperto davanti al petto.
-Okay…- torna a guardare Margaret -… Buongiorno, signorina!- con un volteggio, si inginocchia davanti a lei e le afferra una mano facendola diventare viola -Mi presento, il mio nome è Sanji Blackleg ma, se lo desidera, può chiamarmi Mr. Prince!- ammicca, prima di abbassarsi sul dorso della sua mano per baciarlo.
È un attimo.
Non so bene come, mi ritrovo di fianco a lei, un braccio intorno alla sua vita, strattonandola contro di me e allontanandola dal maniaco biondo, che si ritrova la mano vuota e niente da baciare. La sento sbilanciarsi e appoggiarsi al mio torace per non cadere.
-Come possiamo aiutarla?!- domando, freddo e sbrigativo.
Mr Prince ci guarda di sottecchi, ancora in ginocchio, prima di rimettersi in piedi e infilare le mani in tasca.
-Mi serve un fiore-
Silenzio.
Resto in attesa, domandandomi perché Margaret non parla. Questa è la sua battuta d’entrata. Dovrebbe domandargli che tipo di fiore, per che occasione, etc, etc.
Che le prende?!
Mi giro a guardarla, trovandola a fissare il pavimento, paonazza, mentre si porta una ciocca bionda dietro l’orecchio. Alza lo sguardo verso di me e io sollevo le sopracciglia in una muta domanda. A cui lei da una muta risposta indicando con gli occhi qualcosa che si trova sul suo fianco destro. E solo adesso mi accorgo che la tengo ancora stretta a me, il braccio saldamente ancorato alla sua vita.
Sbatto le palpebre due o tre volte, interdetto prima di deglutire e lasciarla andare, staccandomi da lei. Mi muovo a disagio, senza darlo a vedere ovviamente, sentendo improvvisamente un po’ di freddo senza più il suo corpo a contatto con il mio.
-Dunque…- comincia, recuperando un po’ di controllo -Dicevamo… Un fiore, giusto?!- domanda focalizzandosi su Sanji e ottenendo un cenno della testa in risposta.
-Che tipo di fiore?! Per che occasione?- domanda riacquistando il suo solito tono spigliato.
Io faccio dietro front e torno verso il bancone, ancora ricoperto di schede sparpagliate.
-È un regalo per una ballerina di flamenco- spiega Sanji, mentre la voce si fa più vicina, indicando che anche loro si stanno spostando lungo il corridoietto, venendomi dietro -Da mettere tra i capelli per un’esibizione, questa sera-
-È un’idea molto bella!- commenta Margaret convinta -Ed è una sua amica o…- domanda, incapace di contenere la propria curiosità e io non riesco a trattenermi dal sollevare lo sguardo dalle schede che sto riordinando.
Lui sorride, un sorriso malinconico e un po’ triste, prima di rispondere.
-È la mia donna… o almeno spero…-
Non posso fare a meno di sospirare.
Oh magnifico. Ci mancava il cliente in crisi.
-Che intende dire?- gli domanda Margaret, già pronta a porgergli la propria spalla.
Vorrei davvero capire perché lo fa. Preoccuparsi sempre dei problemi degli altri.
Voglio dire questa poteva essere benissimo una vendita liquidabile in cinque minuti e lei si trasforma in miss Dolcecuore!
Non che sia un problema ma, visto che dopo devo andare in ospedale, dico solo che poteva lasciar perdere così rimaneva più tempo per noi e…
No aspetta.
Aspetta un attimo.
Che cosa cazzo sto dicendo?!
Scuoto la testa, preso alla sprovvista.
Okay, okay. Calmo Trafalgar. È tutta colpa del caldo.
-…così, ecco, abbiamo litigato e lei dice che non vuole stare con un uomo che corre dietro a qualsiasi essere femminile entri nel suo campo visivo- sta dicendo il biondo con tono sconsolato, mentre Margaret annuisce con le sopracciglia corrugate in un’espressione dispiaciuta -Come faccio a farle capire che per me lei è la sola? Che non la tradirei mai?!-
Magari non mettersi  a sbavare davanti alla prima bella ragazza che gli capita a tiro, potrebbe essere un buon inizio.
-Magari con un fiore?!- suggerisce Margaret.
E ti pareva!
Sanji si illumina a quelle parole e annuisce convinto cominciando a guardarsi intorno febbrile.
-Che ne dice di una rosa gialla? O un garofano giallo?- domanda entusiasta volteggiando da un lato all’altro del locale -Farebbero uno splendido contrasto coi suoi capelli neri, dai riflessi blu notte!- continua a blaterare mentre gli occhi gli diventano cuoriformi.
-Beh ecco…- comincia Margaret, presa alla sprovvista dall’espansività di Mr Prince -… io eviterei il giallo perché non ha un significato molto positivo, in genere significa gelosia e infedeltà- gli fa notare con un mezzo sorriso.
-Oh…- mormora Sanji perdendo per un attimo parte del suo entusiasmo, ma solo per un attimo -E quelli allora?!- domanda indicando le bocche di leone che spuntano rigogliose da un vaso posto su una rastrelliera -Si potrebbero applicare a un cerchietto, sono bellissimi!-
-Ehm…- comincia Margaret, portando una ciocca dietro l’orecchio -La bocca di leone indica indifferenza e disinteresse quindi…-
-Capito!- la interrompe lui, per niente scoraggiato -Questi allora! Uno di questi sarà perfetto!- afferma convinto, indicando un secchio da cui spuntano dei fiori di tutte le sfumature del viola e del rosa, formati da due corone di petali e da un centro di pistilli neri.
Butto un occhio alla scheda che ho appena preso in mano e, manco a farlo apposta, raffigura proprio quel fiore, l’anemone. Alla voce significato campeggiano le scritte “abbandono” e “tradimento”. Questo tizio non ha proprio sesto senso in fatto di piante.
Solleva uno sguardo speranzoso su di noi e la sua espressione si congela vedendo me e Margaret scuotere lentamente la testa in un cenno di diniego. Anche lui comincia a muovere il capo a destra e a sinistra.
-No eh?!- domanda a mezza voce, rassegnato -Accidenti! Perché deve essere così difficile?! Perché Violet non può ascoltarmi e basta?!- si lamenta mentre un’aura nera lo circonda.
Con la coda dell’occhio vedo Margaret spalancare leggermente gli occhi a quelle parole. Mi giro verso di lei, mentre la vedo aprirsi in un sorriso e, con sguardo interrogativo scuoto appena la testa come a chiederle che succede. Ma lei mi ignora e torna a rivolgersi al suo depresso cliente, che sta lentamente scivolando al suolo.
-Si chiama Violet?!- domanda non riuscendo a celare un certo entusiasmo.
Sanji la guarda stupito per il suo tono euforico e annuisce perplesso.
-E ha i capelli neri coi riflessi blu?!- chiede un’altra conferma, dando l’impressione di non stare più nella pelle e facendomi aggrottare la fronte.
Che le prende?
Mr. Prince annuisce nuovamente, sollevando un sopracciglio.
Margaret sembra così euforica da non riuscire a parlare, trattiene a stento una risata di pura gioia prima di sollevare un dito indice davanti al viso.
-Una peonia!- esclama per poi spostarsi a cercare il fiore prescelto, di un bel rosa acceso, senza aspettare l’assenso del maniaco biondo. La recupera e si sposta rapida dietro al bancone -Indica sensualità ed è perfetta da portare tra i capelli- spiega febbrile, mentre taglia lo stelo e applica una mollettina sotto al fiore, prima di riporlo con delicatezza in una scatolina quadrata e trasparente -Lo tenga in frigo mi raccomando e… Dia questo alla sua Violet…- aggiunge solare e al colmo della felicità porgendogli una scheda ancora abbandonata sul bancone, che io non faccio in tempo a identificare.
Vedo Sanji leggere la scheda, spalancare gli occhi e illuminarsi. Annuisce, sorridendo felice.
Ma che hanno questi due adesso?!
Paga e se ne va, volteggiando come un imbecille e io mi accorgo che ormai è ora di andare o farò tardi alla conferenza.
Un po' scocciato, mi sposto nel retro per indossare la camicia e la cravatta che mi sono portato da casa. Non posso certo presentarmi in ospedale con la maglietta con sopra disegnato lo stetoscopio che pende come se lo avessi appeso al collo.
Torno nella zona negozio, arrestandomi accanto al bancone dietro cui Margaret è impegnato a pulire lo stelo e le foglie della peonia e a sistemare le ultime schede.
-Allora ci vediamo stasera che passo a riprendere maglietta e cappello- le dico, finendo di fare il nodo alla cravatta, la giacca a cavallo del braccio.
Lei solleva lo sguardo e mi sorride prima di avvicinarsi e sistemarmi il colletto e io, nonostante mi abbia fatto dannare e innervosire stamattina, non posso fare a meno di ghignarle in risposta.
-Buona conferenza- mi augura sottovoce e con gli occhi che le brillano.
Se devo essere sincero, mi è passata la voglia di andare in ospedale. Me ne starei volentieri qui tutto il giorno con lei e…
Oh porca miseria!
Ma che mi prende oggi?!
Scuoto la testa, chiudendo un attimo gli occhi, prima di avviarmi verso la porta, deciso.
Sulla soglia però, mi fermo colto da un pensiero improvviso. Mi giro, ghignando e gongolando. Stavolta credo proprio di averla beccata in fallo.
-Ehi Margaret!- la richiamo, tornando rapido sui miei passi e sporgendomi oltre la rastrelliera che copre il bancone.  
La trovo intenta a riordinare e con uno sguardo interrogativo puntato su di me.
-La peonia oltre a sensualità indica imbarazzo e rabbia vero?- domando, fingendo sincera curiosità.
-Sì esatto!- mi risponde sorridendo.
-E allora come pensi che possa risolvere il problema di quel tizio?- le domando, concedendomi un sorrisetto di trionfo.
Trionfo destinato a scemare improvvisamente quando la vedo riassumere le stesse espressione e posa di quando l’ho sfidata a dirmi tutti i significati del garofano, venti minuti fa.
-Non gli serviva nessun fiore in particolare, gli basterà la scheda che gli ho dato che non era quella della peonia! Perché, mio caro mr. so-tutto-io, devi sapere che la viola blu è simbolo di fedeltà assoluta!-
Torno impassibile, mentre faccio un rapido parallelo mentale tra il fiore che ha appena citato e il nome e la capigliatura della ragazza in questione.
La guardo fissarmi con un sopracciglio alzato, in attesa.
Okay, meglio se me ne vado.
-Ciao!- la saluto ammettendo la mia sconfitta e ottenendo di farmi accompagnare dalla sua bella risata fino a fuori dal chiosco.

 

 

 

 

Image and video hosting by TinyPic

 

 

 

Peonia
Fioritura: Primavera-estate.
Significato: Sensualità, matrimonio felice.
Storia e curiosità: In Oriente è simbolo di fortuna ed in Cina è considerata la regina di tutti i fiori, tanto che il fiore era spesso parte della dote. In Giappone fu introdotta nel XVIII secolo e divenne subito popolare. In questo paese la peonia tatuata incarna la potenza maschile, il coraggio e l’audacia. La radice del fiore ha proprietà medicamentose, riconosciute dalla medicina tradizionale cinese e giapponese, contro asma, convulsioni e crampi mestruali. Nell’antica Roma veniva usata per curare più di venti malattie.

 

 

 

 

 

Image and video hosting by TinyPic

 

 

Viola
Fioritura: Primavera-estate.
Significato: Come per i garofani il significato cambia in base al colore. La viola bianca indica modestia, gialla significa sdegno e blu fedeltà.
Storia e curiosità: Esistono vari tipi di viole, tra cui le viole mammole o viole del pensiero e le violeciocche. Il fiore si riproduce sia sessualmente, tramite autoimpollinazione, sia vegetativamente, aiutato dagli impollinatori. Si contano tra le 525 e le 600 specie.
  
Leggi le 5 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Anime & Manga > One Piece/All'arrembaggio! / Vai alla pagina dell'autore: ___Page