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Autore: Fiamma Erin Gaunt    05/08/2014    4 recensioni
[Storia a OC]
Una nuova profezia incombe sul Campo Mezzosangue, nuovi Semidei e nuove avventure attendono i nostri eroi. Sarai tu l’Eroe della profezia?
Genere: Avventura, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Nuova generazione di Semidei, Nuovo personaggio, Quasi tutti
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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Cap 6

 

 

 

 

 

 

 

 

La delegazione greco romana era stata fatta radunare nella zona centrale del Campus, utilizzando l’Arena come punto di raccolta per contenere tutte quelle persone. I semidei dei due Campi indossavano semplici jeans e t shirt di due colori, arancioni se venivano dal Campo Mezzosangue e viola per quelli provenienti da quello Giove, e non sembravano andare particolarmente d’accordo. O meglio, il biondino dall’aria gracile e vagamente simile a uno spaventapasseri sembrava piuttosto ostile con tutti coloro che non fossero romani o non pendessero dalle sue labbra, tutti gli altri si limitavano ad essere pacati e vigili. Lupa e Chirone si erano sistemati accanto a Manto e parlottavano a bassa voce con lei.

- Fantastico, adesso ci mettiamo anche ad allestire uno zoo? – domandò Caleb, scrutando il centauro e la lupa.

Lars, rimasto in un angolo alle spalle di Manto, lo folgorò con un’occhiataccia per poi tornare a osservare con un sopracciglio inarcato lo spaventapasseri e la ragazza dai ricci capelli rossi. Non aveva mai avuto niente a che fare con Auguri e Oracoli, ma non faticava a capire che i problemi sarebbero arrivati unicamente dal romano.

- La delegazione greca è guidata da Percy Jackson, figlio di Poseidone, e Annabeth Chase, figlia di Atena, mentre quella romana dai Pretori Reyna Arellano e Jason Grace, figli di Bellona e Giove. – spiegò Manto, rivolgendosi a Peter.

- Peter Murter, figlio di Ra, e Ulfric del Campo. – si presentò asciutto, guardandosi bene dall’avvicinarsi più di tanto agli esponenti delle altre fazioni.

Lui era un semidio egizio e non voleva proprio avere niente a che fare con quei barbaros.

- Di solito ci si stringe la mano quando ci si presenta. – osservò Reyna, inarcando un sopracciglio. Non era esattamente ostile, ma neppure amichevole, quasi stesse ancora decidendo come comportarsi con loro.

- Di solito sì, ma credo che in questo caso ne farò tranquillamente a meno. –

Lo spaventapasseri, aveva deciso che quello era il nome con cui l’avrebbe chiamato da quel momento in poi, emise un verso di scherno.

- Temi la potenza di Roma? Allora, forse, dopotutto voi egiziani non siete così stupidi … forse siete addirittura meglio dei Graecus. –

- Esattamente di cosa dovremmo aver paura, di un tizio con indosso un lenzuolo e armato di peluches? – domandò Jack, suscitando con suo stupore anche le risatine di buona parte della delegazione straniera.

Octavian divenne rosso come un peperone, bofonchiando qualcosa in latino.

- Ragazzi, smettetela immediatamente. –

La voce di Manto, unita al lieve ringhio di Lupa e allo scalpiccio di Chirone, interruppero l’inizio di quella che sarebbe sicuramente degenerata in una rissa di proporzioni epocali di lì a poco.

- Sono ospiti e come tali sono sacri, perciò comportatevi bene. Quanto a voi, finchè sarete qui mostrerete rispetto e non attaccherete briga con i miei Eroi. – aggiunse, passando in rassegna prima i suoi ragazzi e poi tutti gli altri.

Reyna chinò appena il capo, dando segno che accettava quelle condizioni, mentre il resto del gruppo annuiva silenziosamente.

- Jack, Hannah, Austin e Annalisa si occuperanno di trovarvi degli alloggi mentre Lars si occuperà del vostro Oracolo e dell’Augure. –

L’Ur Mau lanciò un’occhiata di sottecchi a Skyler, dipingendosi sul volto un’espressione desolata. A quanto sembrava i loro progetti pomeridiani avrebbero dovuto essere rimandati a un momento più favorevole. La ragazza, però, non sembrava essersela presa e si era limitata a scrollare le spalle e a indirizzargli un sorriso rassicurante. Forse, tutto sommato, l’idea di unirsi al resto dei semidei per la cena non era poi tanto male. Magari, se fosse stato particolarmente fortunato, sarebbe riuscito a scambiare quattro chiacchiere con lei.

- Quindi tu sei una specie di sacerdote? – domandò Rachel, mentre lei e Octavian lo seguivano lungo i corridoi interni che portavano alla zona notte riservata agli “addetti ai lavori” del Campo.

- Più o meno, anche se il mio compito è molto simile a quello di un Oracolo. –

Octavian emise uno strano sbuffo. – Fantastico, un altro Oracolo. –

- E perché non alloggi nel tempio? –

Sgranò leggermente gli occhi. I suoi compagni facevano bene a chiamarli barbaros. L’idea di risiedere nello stesso luogo della divinità che si serviva era qualcosa di a dir poco sconveniente e irrispettoso.

- Sarebbe osare troppo, quasi ritenersi sullo stesso piano del Dio. Insomma, non sta bene. –

Rachel annuì, poco convinta, ma non aggiunse altro. Le sembrava che questi egizi fossero un po’ troppo bacchettoni comparati al modo di fare che avevano greci e romani.

- È un ragionamento sensato. – ribattè invece Octavian, sorprendendola.

Di solito l’Augure non perdeva occasione per criticare e andare contro il pensiero comune, quindi il fatto che fosse d’accordo con un’usanza straniera la lasciava senza parole.

- Le vostre stanze sono queste, la cena comincia alle otto e immagino che alle nove ci sarà una nuova seduta del Consiglio. Fareste bene a rispettare gli orari, Peter non è molto tollerante. – concluse, senza dar peso né allo sconcerto della rossa né alle  parole del romano.

Voltò loro le spalle e tornò nella sua stanza.

Era stato abbastanza in mezzo alla gente per i suoi gusti e se voleva cenare in mensa con tutti gli altri avrebbe fatto meglio a prendersi almeno un paio d’ore solo per sé.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

*

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Il gruppo scortato da Jack era formato da Percy, Annabeth e Reyna e, tutto sommato, il figlio di Thor doveva ammettere che era il trio con cui probabilmente avrebbero avuto meno problemi.

Sorrise, vedendoli sgranare gli occhi davanti alla costruzione e all’arredamento.

- Dall’esterno sembra spartano quasi quanto la Casa di Ares, ma all’interno è stupefacente. – commentò Annabeth, soffermandosi sui dettagli architettonici che impreziosivano le varie stanze.

Reyna tornò subito su un argomento che le stava molto più a cuore e che le sarebbe di certo stato più utile delle lezioni di architettura della figlia di Atena. – Cosa puoi dirci sul vostro capo … Peter, giusto? –

Jack prese un po’ di tempo per trovare le parole giuste. Da quanto aveva visto, Reyna gli assomigliava molto ma non credeva che paragonarla a lui sarebbe stata una mossa saggia.

- Peter è … particolare. È un buon leader e un ottimo amico, malgrado sia un po’ lunatico, e questa è l’unica cosa che conta. –

La figlia di Bellona annuì, come se si fosse aspettata una risposta come quella.

- Quindi anche tra gli egizi la lealtà ha un gran valore, sono lieta di saperlo. –

Finirono il giro in silenzio e, quando tutti e tre si furono sistemati, Jack decise di levare le tende. Non era mai stato un mediatore particolarmente efficace e le pubbliche relazioni lo annoiavano, quindi molto meglio darsela a gambe il prima possibile ed evitare incidenti diplomatici.

 

 

Hannah Eva non aveva potuto fare a meno di notare quanto quel ragazzo, Leo, fosse incredibilmente simile al loro Zephyr. Jason e Piper erano chiaramente una coppia, una di quelle stabili e dolcissime a suo modesto parere, proprio come quelle dei suoi film e libri preferiti e le facevano una simpatia immediata, ma era il ragazzo ispanico ad averla conquistata. Leo Valdez era un vero e proprio uragano, uno di quelli con la battuta sempre pronta, e di un’iperattività sconvolgente.

Quando fece cadere una delle statue a forma di gatto che stavano sul basamento della Seconda Casa, si volse verso di lui. – Ma tu non stai proprio mai fermo? –

- Certo che no, avrò tutto il tempo per stare fermo una volta che sarò morto. – ribattè, rivolgendole uno dei suoi migliori sorrisi malandrini. – Piuttosto, perché qui dentro è pieno di gatti di tutte le forme e dimensioni? Non è che ci abita una vecchia gattara pazza, tipo quella dei Simpson, vero? –

Hannah soffocò una risata.

- No, nessuna gattara pazza, ma per noi egizi il gatto è uno degli animali sacri. –

Leo annuì, passandosi una mano tra i ricci scuri.

- Già, avete pure una specie di Dea dalla testa di gatto, no? –

- Ehm … sì, quella è Bastet, e sarebbe mia madre. –

Il ragazzo sgranò gli occhi, guardandola come se si aspettasse di sentirla miagolare da un momento all’altro. – Però tu sei tutta umana, vero? Nessuna parte felina? –

Stavolta non riuscì a trattenersi e scoppiò a ridere. – Sì, nessuna parte felina, non miagolo e non perdo pelo. Lo giuro. –

- Bene, perché si da il caso che sia allergico ai gatti e poi non mi sarebbe andato di portarti scatolette di tonno e piattini di panna. –

- Sei un tipo strano, Leo, te l’hanno mai detto? –

Il semidio annuì, sorridendo, - Lieto che te ne sia accorta, gattina. –

 

 

 

Ad Annalisa toccarono Clarisse, Chris e Will. Un trio eterogeneo e interessante, peccato solo che lei e la figlia di Ares si stessero cordialmente sulle scatole.

- Quindi tu saresti una figlia di Loki, giusto? – domandò Chris, deciso a rompere il ghiaccio e uscire da quella situazione di imbarazzante silenzio che li aveva accompagnati da quando erano usciti dall’Arena.

- Già. C’è una certa affinità tra Loki ed Ermes, almeno credo. –

Il figlio di Ermes annuì, aggrottando la fronte pensieroso. – Suppongo di sì, per certi versi sono molto simili. –

- Non direi. Ermes non è un Dio imbroglione. – intervenne Clarisse, che non sembrava aver preso molto bene quell’improvviso punto di contatto tra la ragazza e il suo fidanzato.

- Già, è solo il Dio dei ladri. C’è una differenza abissale. – convenne, sarcastica.

- Mi stai prendendo in giro? –

- No, cosa te lo fa pensare? –

- Stammi bene a sentire, se … - cominciò Clarisse, ma Chris fu più svelto di lei e la trasse a sé, riuscendo a tacitarla.

- Non farci caso, è normale trovarla antipatica. – disse Will, chinandosi a sussurrarglielo nelle orecchie per evitare che Clarisse lo sentisse.

- Perché stai sussurrando se è una cosa normale? –

- Perché la troverò anche antipatica, ma non sono così masochista da volermi far sentire da lei quando ne  parlo male. Fare incavolare una figlia di Ares, specie se si tratta di lei, non è mai una scelta saggia. –

Annalisa inarcò un sopracciglio, per niente toccata da quella dichiarazione. – Bè, imparerà a sue spese che neanche fare arrabbiare me è una cosa molto saggia. –

 

 

 

 

 

Sembrava che Austin avesse finalmente  trovato qualcuno con cui sarebbe potuto andare d’accordo. Ovviamente quando gli avevano assegnato quel terzetto non lo sapeva ancora, ma quando giunsero davanti all’ingresso della Quarta Casa fece quella lieta scoperta.

- Figlio di Seth, giusto? – domandò Hazel, scrutandolo dalla testa ai piedi con espressione concentrata.

Perfetto, era arrivato il momento di far fuggire spaventati anche quei tre.

- Già. – replicò, sulla difensiva.

- Tranquillo, per me è okay, sono una figlia di Plutone quindi so quello che devi aver passato. Una figlia di Plutone maledetta, insomma, non è che facciano esattamente la fila per fare amicizia con me. –

Eppure gli risultava difficile da crederlo. Mentre i suoi occhi dalle sfumature rosso rubino erano di per se inquietanti e facevano passare la voglia a chiunque di guardarlo in faccia per troppo tempo, doveva ammettere che quella ragazzina era piuttosto carina.

- E voi due che dite? Nessuna crisi isterica in arrivo voglio sperare, non sono un granchè a gestirle. – domandò, rivolgendosi prima al tipo con la carnagione da cadavere ambulante e poi al cinese dalla corporatura possente.

- Figlio di Ade, passo un sacco di tempo tra gli spettri, figurati se mi faccio problemi a parlare con te … Tu almeno sei vivo. –

- Il figlio sfigato di Marte. – si presentò a sua volta Frank, tendendogli una delle manone e stringendo la sua in una morsa ferrea.

Accettò la stretta, preso alla sprovvista. Quei tre ragazzi lo conoscevano da appena una manciata di minuti ed erano già disposti ad accettarlo e a non fargli pesare le sue origini, invece i semidei con cui aveva passato gli ultimi anni della sua vita non potevano fare a meno di guardarlo con sospetto. E poi erano loro i barbaros, pensò tra sé e sé.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

*

 

 

 

 

 

 

 

- Allora, cos’era quello sguardo con Lars? – chiese Hellen, mentre finivano di sistemare l’Arena per la seduta del Consiglio che si sarebbe tenuta poche ore dopo.

Skyler distolse lo sguardo, imbarazzata, e sprimacciò con più vigore di quanto fosse necessario uno dei grandi cuscini da sistemare sopra i sedili di marmo.

- Non ho la minima idea di ciò che stai dicendo. –

- Certo. Ria, dimmi, tu le credi? –

La figlia di Onuris emise un verso ironico. – Sì, certo, come no. Non vedi quanto è convincente? È ovvio che tra lei e l’Ur Mau non ci sia assolutamente nulla. –

- Non c’è niente. –

- Certo. – replicarono all’unisono.

- Davvero, ragazze. Tra me e Lars non c’è assolutamente nulla. – insistè, mordendosi la lingua prima di aggiungere un “non ancora”.

- Guarda che ti crediamo, perché lo ripeti? – la stuzzicò Ria, sorridendo davanti all’ennesimo avvampamento della più piccola del gruppo.

- Siete insopportabili quando fate così. – borbottò Skyler, consapevole di essersi incastrata con le sue stesse mani.

Ria e Hellen si scambiarono un cinque.

- Avete finito di spettegolare come delle comari? – domandò Caleb, affacciandosi per controllare a che punto fossero con la preparazione.

- Perché invece di lamentarti non ci dai una mano? –

Il ragazzo sgranò gli occhi come se Hellen avesse appena detto qualcosa di assurdo e incredibilmente umiliante.

- Aiutarvi a mettere in ordine? Stai scherzando, spero. Rassettare e pulire è un lavoro da donne. –

- Quindi è perfetto per te.  – concluse Ria.

Gli occhi scuri di Caleb scintillarono furibondi. – Farò finta di non averti sentito, Torres. –

- Se non mi hai sentito magari è il caso che ti dia una sturata alle orecchie, Schwarz. –

- Non mi faccio parlare in questo modo da una donna. – ringhiò, avvicinandosi pericolosamente a lei.

- Caleb, possibile che tu debba sempre attaccare briga? – esclamò Peter, mettendo piede nell’Arena in compagnia di Nives. Il figlio di Ra non sapeva davvero più come prendere quel ragazzo.

- Non ho iniziato io. –

- Non m’interessa chi ha iniziato. Va a dare una mano in armeria, magari riesco a tenerti fuori da una rissa fino all’ora di cena. – replicò, con un tono di comando che non ammetteva repliche.

- Ir al infierno, cabrón. – mormorò Ria, seguendolo con lo sguardo.

- No comenzar tambièn. –

Ria e Peter si scambiarono uno sguardo penetrante, in una specie di gara che vedeva scontrarsi il Messico con il Venezuela.

- Bueno, lascio perdere, ma la prossima volta lo prendo a patadas en culo. – lo avvisò.

Peter scrollò le spalle. – Fa un po’ come ti pare, sono stanco di sentirvi discutere in continuazione. –Poi si rivolse a Hellen. – Allora, novellina, è tutto pronto? –

La figlia di Osiride annuì. – Ci siamo. –

Peter lanciò un’occhiata all’orologio che portava al polso. Mancavano due ore all’inizio del Consiglio ... E che Ra gliela mandasse buona.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Spazio autrice:

Ho aggiornato un po’ dopo il solito perchè in questi giorni sono in organizzazione pre partenza e quindi ho avuto un sacco di cose da fare. Il capitolo è un po’ di passaggio, ma spero che vi piaccia. Cercherò di aggiornare prima della partenza (venerdì), ma non garantisco nulla. Alla prossima.

Baci baci,

                Fiamma Erin Gaunt

 

 

 

 

 

  
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