Sono stata aiutata a correggere questo capitolo da un’altra brava fanwriter, ecco il collegamento diretto al suo profilo di EFP. La ringrazio per il suo strepitoso aiuto.Se ci sono errori, la colpa è mia, perché ho rimesso mani sulla storia dopo anni!
Capitolo
IV
Non
c’è nulla di logico
Il
re si svestì delle sue vesti regali
e indossò gli abiti per la notte. Nella sua camera regnava
il silenzio di chi
era stanco di affrontare la giornata, Peter si distese sul letto e
sentì immediatamente
la schiena ricevere i primi benefici sotto forma di una sensazione
tiepida
lungo la spina dorsale. Si sentiva stanco di tutto, della giornata,
dell’essere
re e di tutti i suoi sbagli: gli sembrava, che nella vita, non avesse
preso mai
una sola e dannata decisione giusta. Si girò su un fianco e
aprì un cassetto
del comodino che si trovava accanto al letto, attivò un
piccolo meccanismo e
comparve uno scompartimento segreto che conservava un medaglione. Un
bellissimo
medaglione in argento, appartenuto alla defunta sovrana, era appoggiato
su un
piccolo cuscino rosso era completamente coperto da uno strano strato di
ghiaccio. Il re afferrò il medaglione aiutandosi con un
fazzoletto che era
nello stesso scompartimento, avvertì il freddo del ghiaccio
attraversare la stoffa
e giungere la pelle e Peter rabbrividì perché
aveva sempre detestato il freddo.
Si distese sul letto e tenne in alto il medaglione, quasi come se fosse
la lama
di ghigliottina, il monile oscillava lentamente freddo e inscrutabile.
-Non ti aprirai mai?-, la risposta non
arrivò, il silenzio rimase a far compagnia al vecchio re
finché non udì qualcuno
attivare i meccanismi della porta segreta che conduceva alla sua
stanza, ma lui
non si preoccupò: solo una persona poteva attivarli ma, per
essere sicuri,
Peter portò la sua mano sotto il cuscino e strinse un
pugnale nascosto.
-Buonasera-, disse un uomo con una
bella voce rilassata.
Peter non si mosse dalla sua posizione,
continuò a studiare l’oggetto e salutò
laconicamente.
-Jakob … -
Jakob era il secondogenito della
famiglia, al contrario di Peter, aveva ancora una folta capigliatura
castana
senza nessun segno della vecchiaia, invariata dalla giovinezza, e il
suo viso
era meno segnato dalla vita, anche se dei folti baffi coprivano le sue
labbra
sottili. Gli occhi erano verdi e vigili. Non era vestito come un
principe, il
corpo, che non aveva nulla da invidiare a un trentenne, era fasciato da
una divisa
scura, formata da una giacca a doppio petto e pantaloni fascianti in
cui s’intravedevano
degli stivali lucidi, neri e dall’aspetto possente. Jakob si
avvicinò al letto
di Peter rimanendo in silenzio e guardandolo dall'alto verso il basso e
poi i
suoi occhi caddero sul medaglione. Tese la mano e gli chiese se poteva
avere
l'oggetto. Peter gli passò il medaglione e si mise a sedere
sul letto, Jakob
fece scorrere tra le mani il medaglione avvolto nella stoffa senza dire
una
parola.
-Hai provato a forzare il medaglione
dopo averlo messo vicino al fuoco?- domandò Jakob serissimo
e Peter alzò gli
occhi al cielo, esasperato.
-Jakob, è un medaglione sigillato da un
potente maleficio, secondo te basta metterlo vicino al fuoco per
sciogliere il
ghiaccio?- il tono del re era diventato sarcastico e petulante ma Jakob
rimasse
in silenzio, in attesa.
- Comunque ci ho provato e non ha
funzionato-, ammise con un filo di voce mentre Jakob sorrise teso,
odiava
vedere il suo re e, soprattutto, suo fratello maggiore in quello stato.
Sebbene avessero meno di un anno di
differenza, i due fratelli erano completamente diversi. Peter era nato
in una
giornata di fine autunno, con l'inverno che si affacciava alle porte
portando
il pericolo di tempeste violente e spaventose, tipiche di quella
stagione. Il
giorno della sua nascita aveva caratterizzato Peter, era nato con un
sentimento
di perenne preoccupazione che l'aveva segnato per sempre, infatti,
sembrava
molto più vecchio di Jakob. Quest'ultimo invece era sempre
positivo e fin
troppo spensierato come il giorno di tarda primavera in cui era nato.
Nonostante
le nette differenze caratteriali, i due lavoravano in piena sinergia
proprio
come delle ruote dentate. Jakob era l’uomo fidato del re e il
suo Real protettore, una guardia
del corpo
che si occupava solo dell’incolumità dei membri
della famiglia reale, l’unico
che poteva permettersi di conoscere le debolezze del sovrano.
Il secondogenito avvolse completamente
il medaglione nel fazzoletto di stoffa e lo posò
delicatamente sul comodino,
Peter lo invitò a sedersi e Jakob spostò una
piccola poltrona vicino al letto e
si sedette accavallando le belle gambe. Peter lo guardò,
intuendo che presto l'uomo
avrebbe iniziato a parlare e, infatti, così fu.
-Si può sapere perché diamine mi hai
mandato una lettera?- per rafforzare le sue parole, Jakob estrasse
dalla tasca
della sua giacca la lettera del fratello di due settimane prima.
- Eri fuori e speravo che se avessi
avuto un po’ di tempo, saresti riuscito a pensare qualche
idea interessante-.
Jakob annuì con aria
fiduciosa- Non so
se ti piacerà l’idea, ma potresti mandare Hans
nelle corti dei nostri alleati e
se si renderà utile, potrà tornare qui o rimanere
lì, ovviamente senza titolo.
Personalmente inizierei con il regno di Avan che è il
più vicino a noi e
potremmo controllarlo-. A sentire nominare il regno
dell’odiata e amata alleata,
il re perse le staffe e con un tono di voce diverso da quello che usava
abitualmente esclamò: -Non manderò Hans
laggiù! Quella donna ha reso la sua
corte un ritrovo di concubini! Come si può essere indecenti
alla sua età?!-. Jakob
non batté ciglio di fronte alla reazione spropositata del
fratello e disse con
tono rassicurante ma divertito perché si era sempre
domandato quale fosse la
vera natura del rapporto dei due regnanti - Calmati Peter, era per la
vicinanza
che l’ho proposto. Per via degli avvenimenti che sono
accaduti di recente, non
manderei mai più Hans da nessuna parte senza il nostro
controllo e mi costa un
po’ a dirlo: sulla maggior parte delle tue decisioni sono
sempre stato
d’accordo ma avresti dovuto dare un po’ di
più di libertà ai nostri fratelli
minori per evitare che scoppiassero com’è accaduto
con Hans -. Il re rimase
assorto per un attimo, l’angoscia e il rimpianto dipingevano
il suo volto e quando
riprese a parlare il suo tono era tornato impassibile -Come hai detto
tu,
mandare Hans senza controllo è una follia. Non ho idea di
che cosa potrebbe
passargli nella testa se guadagnasse un attimo di libertà,
per quello che
potremmo prevedere, potrebbe tentare di vendicarsi delle reali
d’Arendelle -.
-Hans non è stupido, non proverebbe a
vendicarsi se non è convinto di farcela. Ha fallito una
volta e sa che non
saresti così magnanimo da tenerlo vivo come adesso se
dovesse fare qualche
sciocchezza: una volta morto non potrebbe continuare a coltivare la sua
ambizione- ribatté Jakob ma il re reagì a quelle
parole sospirando pesantemente
e parlando a Jakob con voce addolorata, senza neanche premurarsi di
nascondere
il suo stato d’animo.
-Jakob, avrei preferito se mi avessi
detto che Hans non ci vendicherebbe perché non è
un assassino. Quello che ha
fatto ad Arendelle è terribile e anche se non ci sono state
vittime, resta che
Hans ha ingegnato deliberatamente di uccidere due innocenti per
conquistarsi un
trono. Le persone che hanno cospirato contro di me non mi hanno ucciso
eppure
le definiamo assassini, qual è la differenza tra loro e
Hans?- Peter si accarezzò
la cicatrice sul lato sinistro del volto, che era la più
sincera testimone
delle cospirazioni subite nella sua vita.
In quel momento, ogni gesto e parola
Peter
avevano una sfumatura disperata … nessuno, a parte Jakob,
avrebbe potuto vedere
il re così indifeso e piegato dall’angoscia, solo
il secondogenito aveva il
diritto di conoscere quel lato del re. Jakob lo guardò
triste, sapeva che Peter
credeva di essere l’unico responsabile della situazione
spinosa ma non era
così, anche gli altri fratelli maggiori e lui sapevano
troppe cose per potersi
lavare le mani della situazione.
-Se vuoi farlo condannare come
assassino, farlo. Non ti giudicherò- la voce di Jakob era
dolce e sincera anche
se sentì un brivido di paura, stavano diventando come il
loro temuto padre? Il
solo pensiero bastò a spaventarlo, se Peter odiava suo
padre, Jakob ne era
terrorizzato. Peter guardò Jakob, non sfuggendogli
quell’attimo di esitazione,
c’era dell’ironia nell’espressione che
riservava a se stesso piuttosto che al
secondogenito.
-Come re dovrei, come fratello voglio
dargli disperatamente un’altra possibilità, ma non
so come dargliela e se l’apprezzerebbe-
Peter si distese sul letto sconfitto e si chiuse nel suo mutismo.
Jakob si alzò dalla poltrona
e vagò per
la stanza senza sosta, finché non
s’imbatté nella lettera ancora chiusa di
Matthæus
sulla bella scrivania del re. Il secondogenito della famiglia reale
prese la
lettera e, dalla sua posizione, la mostrò al re. Peter
comprese l’intenzione
del fratello e disse che poteva leggere- Se consiglia che devo
condannare a
morte o esiliare Hans non dirmelo. Che cosa passa per la testa ai
nostri
fratelli? Eravamo così sanguinari alla loro età?-
domandò stizzito il re a
Jakob che rispose altrettanto irritato- Per favore, noi di sangue ne
abbiamo
visto fin troppo-. Jakob domandò al re chi avesse avuto
l’idea della pena di
morte, Peter raccontò concisamente della spiacevole
chiacchierata con Thomas. Il
secondogenito rimase in silenzio tutto il tempo, annuendo di tanto in
tanto e
poi gli disse che Thomas aveva ragione su un punto.
-Siamo stati allevati così da nostro
padre, i primi cinque principi regnano e siamo come le cinque isole
principali,
indipendenti ma collegati tra noi. Su questo Thomas non ha torto -,
commentò
Jakob. Stancamente Peter concordò e poi aggiunse con un tono
flebile:-I nostri
segreti hanno allontanato i nostri fratelli da noi-, infine
tornò al suo
silenzio e Jakob curiosò sulla sua scrivania
finché non riuscì a trovare un
tagliacarte per aprire la lettera. Una volta aperta, a Jakob ci volle
un minuto
per decifrare la scrittura stretta di Matthæus prima di
iniziare la lettura.
Sono in buona salute, grazie
per avermelo chiesto e vi ricordo che non dovete più
preoccuparvi di me: ormai
sono abituato al freddo pungente delle montagne di Elvezia e non mi
ammalò più
facilmente come all’inizio. Se tornassi nelle Isole,
probabilmente avrai
qualche difficoltà ad abituarmi ancora
all’ambiente. La mia assistente Ludovika
vi saluta caldamente. Riguardo al contenuto della lettera posso
esprimermi solo
parzialmente perché non conosco tutti i fatti e,
soprattutto, la versione di
Hans.
Non ho ancora nessuna
idea sul perché di questa scortesia né che tipo
di uomo sia diventato, ma
vorrei essere in grado di raddrizzare la sua strada almeno un poco:
probabilmente non è per nulla logico voler aiutare qualcuno
che si è comportato
in quel modo, però voglio farlo.
Mandalo da me, magari un
periodo lontano dagli intrighi di corte potrebbe fargli bene, in questo
modo lo
terrei d'occhio.
Dottor Matthæus Westergård.
Jakob aveva letto la lettera a mente
per poi rileggerla ad alta voce per Peter, una volta che ebbe
dichiarato che il
principe Matthæus aveva intenzioni pacifiche. Una volta
finito di rileggere
entrambi uomini rimassero in silenzio, ognuno perso nei propri
pensieri: Jakob
fissava la firma di Matthæus pensando a quanto fosse diverso
quest’ultimo da
Hans. Matthæus aveva trovato la sua dimensione al di fuori
della vita di corte
e della famiglia reale, tanto da firmarsi semplicemente come dottore
che come
principe. Hans invece, nella sua infinita ambizione, si sarebbe sentito
forse
appagato se al suo nome avesse potuto aggiungere un titolo come il re
di
qualcosa. Non che Matthæus non fosse ambizioso
però aveva un’ambizione sana che
forse poteva insegnare qualcosa a Hans.
-Non sarebbe una cattiva idea mandarlo
da Matthæus- disse ad alta voce Peter, sorprendendo non poco
Jakob, era
esattamente quello che stava per dire lui.
-Spero solo che se lo facessimo, dopo i
gemelli non pretenderebbero di avere con loro Hans- continuò
il re un po’ più
sereno.
-Mandarlo dai gemelli sarebbe una
pessima idea: se li uccidesse credo che nessuna corte lo
condannerebbe-, scherzò
anche Jakob anche se era vero che i gemelli erano insopportabili e
avevano
sposato due arpie. Il re sorrise a mo’ di risposta e Jakob
domandò quante
riposte ancora attendeva.
-Tre: Johannes, Matthias e Bart, anche
se non credo che avrei dovuto chiedere consiglio a
quest’ultimo-.
-Bartholomæus però ha sempre avuto un ascendente
su Hans. Potrebbe aiutarlo- disse Jakob, che era tornato a sedersi
sulla
poltrona vicina al letto del re, mentre Peter si era messo a sedere sul
materasso per rispondere al fratello guardandolo negli occhi.
L’espressione di
Peter era un misto di due emozioni, lo sconvolgimento e il disappunto
ed era così
strana a vedersi che indusse il secondogenito a sorridere leggermente.
-Ascendenza?Ovvio, qualunque ragazzino
ammirerebbe il fratello maggiore che riesce a sedurre qualunque donna,
gli
capiti alla sua vista. Mi stupisco sempre che Hans non sia diventato un
dongiovanni come lui-, commentò acido Peter. Disapprovava
con tutto se stesso
il comportamento di Bartholomæus, se non avesse avuto la
certezza che il
maleficio su di lui fosse stato spezzato, Peter non gli avrebbe mai
accordato
il permesso si lasciare le Isole, l’avrebbe tenuto volentieri
sotto chiave. Jakob
ripose dicendo che probabilmente Hans preferiva il potere al correre
dietro le
sottane.
-Sai Jakob, non ho idea che cosa sia peggiore:
Hans che quando va all’estero torna con un’accusa
di tentato omicidio, tra altra
fondata, oppure Bartholomæus che riesce a rovinare qualsiasi
rapporto civile
con gli altri stati perché ha sedotto qualcuno che non
doveva-. Jakob scoppiò a
ridere genuinamente alle parole del re e con malizia disse:-Penso di
preferire
Hans. Il mio più grande incubo è che un giorno
almeno venti donne busseranno
alla porta del castello con un bambino in braccio dichiarando che
è di
Bartholomæus -.Il re si unì alla risata di Jakob
con un sorriso -È anche il mio
incubo, spero che non accadrà mai-.Dopo un'altra sonora
risata da parte di
entrambi i reali e un piccolo brindisi con un liquore conservato
appositamente
per le occasioni speciali nella stanza del re, accompagnato dalle
parole
"Non arrendersi mai", Jakob si congedò e si diresse nelle
sue stanze.Peter
rimase solo ma era leggermente più sereno.
I giorni seguenti passarono tranquilli e
senza particolari emozioni, l’unica lettera che dovette
affrontare il re fu da
parte del Mastro raccoglitore dell’acqua, che nel suo
rapporto annuale
prevedeva una raccolta meno produttiva dell’anno precedente.
La causa era stata
lo strano inverno di quell’anno, secco e con occasionali
tempeste troppo
pericolose per raccogliere l’acqua. Il Mastro sperava in una
primavera piovosa
che avrebbe potuto sopperire le mancate raccolte dell’inverno
ma consigliò di
prepararsi al peggio ed essere pronti a utilizzare la riserva
d’acqua pura
della montagna o meglio del vulcano. Il re lesse la lettera e decise
che
avrebbe risposto dopo pranzo, era domenica e aveva del tempo libero,
per cui
decise di cercare Caterina e di proporle una passeggiata.
Mandò una domestica a
chiamarla ma gli fu detto che la principessa non era nelle sue camere.
Il re
intuì che la ragazzina era andata nelle segrete a trovare
Hans in gran segreto,
Peter rimase piacevolmente sorpreso di come effettivamente Caterina
fosse in
grado di rendere invisibili i suoi spostamenti, evidentemente aveva
deciso di
seguire le sue raccomandazioni. Guardò il fratello Jakob di
fianco a lui e lo
invitò a congedarsi.
Il re andò nelle segrete a
controllare
se ci fosse effettivamente sua figlia, quando arrivò, fu
molto attento a non
fare nessun rumore non volendo far percepire la sua presenza. Le
segrete erano
particolarmente allegre quel giorno, il secondino era di fianco alla
porta
della cella di Hans e da lì provenivano le tranquille voci
di Caterina e di Hans,
la guardia non era sola, c’era anche Kaldwin, la personale
guardia del corpo di
Caterina, una giovane coetanea al principe Hans che indossava la divisa
dei
Real protettori del regno. Peter, nascosto dietro a una colonna, non
riusciva a
capire cosa stessero facendo sua figlia e suo fratello in cella,
finché non
sentì Caterina strillare “scacco” come
la peggiore popolana al mercato. Dopo
appena un paio di minuti il re sentì invece la voce del
fratello annunciare
tranquillo- Scacco matto-.
Caterina ferita nell’orgoglio iniziò a
protestare- Non vale Hans! Non puoi farmi una mossa del genere sotto il
naso!
Mi hai fatto assaporare la vittoria e poi me l’hai portata
via! Non è giusto!-.
-Così va la vita, Caterina. Te lo dico
per esperienza personale- disse tranquillo e pacato il principe Hans.
-Nuova partita- strillò per niente da
principessa Caterina mentre l’altro rideva genuinamente.
-Va bene, questa volta però io userò
gli scacchi bianchi- disse Hans. Caterina invece rifiutò
dicendo che quando si
giocava con bianchi si aveva più possibilità di
vincere.
- Hai usato i pezzi bianchi per tre
partite, ne hai vinta una sola perché ti ho lasciato
vincere: direi che la
regola non funziona con te- rispose sornione Hans e la nipote
ribatté che si
stava riscaldando e lei poteva batterlo senza il suo aiuto.
-Per favore zietto, gioca con gli
scacchi neri- supplicò la principessa.
-Per favore nipote, non chiamarmi zio,
che mi suona strano-, replicò ironico il principe Hans e la
ragazza concordò.
Hans iniziò a risistemare la
scacchiera
mentre Caterina uscì dalla cella e andò a parlare
con la guardia che, non
appena la vide, le fece i suoi ossequi.
-Signor Guardia, potreste spostarsi da
qui? Vorrei avere una conversazione privata con il principe Hans, per
favore-
aggiunse la ragazzina con una vena di dolcezza nella voce
sull’ultima parola ma
la guardia rispose che le disposizioni del re erano precise e che non
poteva
disubbidirle.
-Per favore, siate ragionevole. Non
credo che mio padre vi abbia ordinato di stare a meno di un metro di
distanza
dal prigioniero-insistette Caterina.
-Mi dispiace principessa ma il
prigioniero deve essere proprio tenuto sotto stretta sorveglianza, a
vista d’uomo-
spiegò la guardia che nonostante le dure parole, si sentiva
diventare meno intransigente.
-Se chiudete la porta a chiave? Dopo
potreste anche allontanarvi un po’, abbastanza da permettermi
di conversare
abilmente con il principe di questioni private- propose la ragazzina
tranquilla, la guardia del corpo della principessa la guardava in
silenzio,
senza proferire parola e in attesa.
-Mi dispiace principessa, qualunque
conversazione deve essere sentita e riferita al re, non posso fare
nessuna
eccezione- rispose la guardia con fermezza. Fu allora che Caterina si
tolse i
piccoli ed eleganti guanti colore ruggine (1) che indossava e prese la
mano della
guardia tra le sue- Signora Guardia, apprezzo con tutta me stessa la
fedeltà
che voi avete verso mio padre, ma una conversazione tra una giovane
donna e suo
zio non sarebbe di nessun interesse per il re-. La guardia
ascoltò le parole
della principessa e guardò leggermente sospetto la sua mano
tra quelle della
ragazzina. Caterina continuò paziente- Non
penserà che voglia parlargli di
qualche fuga? Se facessi una cosa del genere, sarebbe una pazzia,
né io e né il
re amiamo le pazzie-.
Kaldwin studiava la scena, Caterina era
troppo occupata con la guardia per accorgersi che la sua protettrice la
stava
fissando.
-Per favore, Signore-, Hans vide la
nipote rientrare nella cella tutta trionfante, dopo aver chiesto anche
a
Kaldwin di allontanarsi, e sentì le due guardie andar via
dopo essere stata
chiusa la cella a chiave.
Il re approfittò il rumore
dei passi
delle guardie per avvicinarsi e quando incrociò lo sguardo
dei due soldati, li
indusse al silenzio con un gesto della mano.
-Immagino che mi abbia accontentata
perché l’ho chiesto con cortesia-.
-Oh Caterina, nella vita le cose non si
ottengono con la gentilezza, la voce di Hans era diventata di un tratto
fredda
e sarcastica ma Caterina non ne rimase sconvolta, poiché
conosceva benissimo il
lato cinico dello zio.
-Nella vita le cose non si ottengono
neanche cercando di fare un colpo di stato, principe Hans-, la replica
della
ragazzina, altrettanto tagliente quanto quella del principe,
strappò a
quest'ultimo un sorriso soddisfatto, molto compiaciuto dal fatto che la
nipote
avesse saputo tenergli testa sul piano dialettico. *
- Touché,
a te la prima mossa-. Caterina mosse un pezzo bianco e poi fu il turno
del
principe Hans, rimassero in silenzio per un paio di minuti per
concentrarsi sul
gioco e un po’ per colpa di quel “touché”
che sembrava aver decretato la fine della conversazione.
-Hans … -iniziò la nipote mentre lo zio
giocava (nella speranza di distrarlo un po')- Hai fatto quello che hai
fatto
perché hai litigato con mio padre?- domandò
timorosa e la reazione del principe
non tardò ad arrivare, Hans con gesto secco
“mangio” il pedone della nipote con
un cavallo e il rumore echeggiò nella cella.
-Come fai a saperlo?- domandò Hans con
una voce impassibile, anche se Caterina percepì una punta di
rabbia.
-O … origliavo e poi avete urlato
talmente forte che mi stupisce che non vi abbiano sentito fino ad
Arendelle -, continuò
Caterina mentre gettava uno sguardo preoccupato alla scacchiera, aveva
la vaga
impressione che lo zio avrebbe giocato con tutta la sua furia quella
partita.
-È una pessima abitudine quella d’origliare
principessa Caterina-, il principe scandì ogni parola
“come” per farne
percepire il peso. Caterina fissò a lungo Hans, il suo volto
era tranquillo ma
lei sentiva che era arrabbiato e … ferito? Caterina non
aveva mai avuto
difficoltà a interpretarlo, forse perché avevano
passato molti anni insieme
quando erano più piccoli e tra di loro c'era un legame
fortissimo poiché nei
ricordi della principessa c’era sempre stato Hans, un Hans
che riusciva a
ricordare quelle strane filastrocche di sua madre.
-Che cosa hai sentito?- La voce di Hans
la fece tornare alla realtà. La ragazzina tirò un
sospiro di sollievo: il tono
dello zio era tornato normale.
- Gli hai chiesto spiegazioni sul
perché non poteva accordarti il permesso di lasciare il
regno senza prima
prendere moglie … -
Peter che era fuori dalla cella
trattene il respiro, si vergogna da morire di quella discussione, il
solo
pensiero lo faceva arrossire.
-E quindi saprai cosa mi ha risposto,
vero?!- disse Hans, alzando di un tratto la voce. A pochi passi dalla
cella
Peter si nascose il viso tra le mani, come se volesse nascondersi.
-Ha detto che non ti doveva spiegare
nulla e che tu dovevi obbedirgli perché era il re o qualcosa
del genere... -
spiegò Caterina con un filo di voce, intimorita dalla
reazione violenta dello
zio. Alle volte i suoi scatti di rabbia la mettevano un po' a disagio,
le
sembrava di avere di fronte a un'altra persona, completamente diversa
da quella
con cui era cresciuta nell'infanzia. A mo' di risposta Hans
mangiò un altro
pezzo della nipote, mentre fuori dalla cella Peter si mordeva le labbra
ripensando a quella maledetta sera *.
Ciò che aveva detto Caterina
corrispondeva al vero, la discussione con Hans era stata
particolarmente accesa
e lo aveva sfiancato mentalmente e spiritualmente. Non era la prima
volta che
accadevano episodi simili in passato, ma quella volta era stata
addirittura
peggiore delle precedenti. Finché Peter sarebbe vissuto, non
avrebbe mai
dimenticato le parole di Hans, cariche di una disperazione profonda
covata da
lunghi anni di amarezza e rancore *.
-Tu non sei mio padre! Non puoi
impedirmi di vivere la vita a modo mio! Non è giusto, non
rispondi neanche alle
mie domande!- aveva urlato il principe. Avevano mai litigato
così aspramente?
No ... mai, non con tono di voce insolitamente alto per entrambi. Peter
gli
aveva risposto- Potrei non essere tuo padre, ma sono il tuo re e mi
devi
ubbidienza mentre io non ti devo nessuna spiegazione sulle mie
decisioni-.
Hans rivolse alla nipote un sorriso
indecifrabile e tornò a giocare come se nulla fosse,
malgrado il tremore alle
mani, causato da quel ricordo spiacevole, tradisse il suo reale stato
d'animo.
-Hans, non hai risposto alla mia
domanda- disse perentoria la ragazzina.
Il prigioniero continuò a giocare,
sembrava non essere più intenzionato a rispondere
finché non disse sibillino.
-Può darsi … -.
-Può darsi?-domandò Caterina con una
smorfia di disappunto, non era quella la riposta che attendeva.
-Ti aspettavi una differente risposta?-domandò
il principe Hans con finta dolcezza alla nipote.
-Un uomo del tuo calibro dovrebbe dare
riposte più articolate- Caterina rispose, piccata. Questa
volta Hans sospirò pesatamente,
perché sapeva quanto potesse essere tenace Caterina a volere
ottenere qualcosa,
e lasciò stare il gioco, scollò le spalle come ci
fosse qualcosa appoggiato
sopra a infastidirlo e poi fissò la nipote.
-Caterina, sei la prossima sovrana
delle Isole del Sud, hai un ruolo e un posto a cui appartieni. Io non
ho quel
posto e non ho mai creduto che potessero essere le Isole-.
-A volte nella vita ci si deve
allontanare dalla propria famiglia per conquistarsi una propria
identità e una
propria dignità come persona-, spiegò il
principe:-Sono quasi dieci anni che
chiedo spiegazioni al re sul perché abbia ripristinato
quella stupida legge e
per troppo tempo non ha voluto darmi quella risposta-. La legge a cui
faceva
riferimento Hans era una strana legge delle Isole del Sud, da sempre
caratterizzata da una famiglia reale numerosa di figli
maschi. La legge in questione considerava i principi una
proprietà del sovrano, la stessa condizione di un servo
della gleba, per cui,
se un principe voleva vivere lontano dalle Isole doveva ottenere il
permesso
dal re (ufficialmente un altro stato doveva richiederne la presenza)
oppure
sposarsi, in quel caso il principe cessava di essere una
proprietà del sovrano.
Quella legge era stata scritta per evitare che i principi rimanessero
scapoli e
che portassero disonore al regno, sollecitando unioni che potessero
aumentare
potere e il prestigio delle Isole. Quella legge, fortunatamente, era
caduta in
disuso ma il moderno Peter l’aveva ripristinata una decina di
anni prima,
allucinando i giovani principi, tra cui Hans, che si erano visti
catapultati
nel medioevo dallo stesso re che stava rinnovando le Isole a livello
sociale.
Il tono di Hans divenne ancora
più
duro- Sinceramente mi sono stufato, come tredicesimo principe non ho
nessun
obbligo di rimanere qui e quindi posso vivere la mia vita come mi
aggrada-. Caterina
rimase in silenzio, incapace di poter ribattere le parole dello zio,
rievocò nella
mente una strofa di una delle canzoni marinaresche più
famose delle Isole:
“
Cinque principi a regnare
Gli
altri sono mandati al fronte!
Il
mare è la nostra dolce amante
O
la nostra spietata madre”
Il re ascoltava ogni parola del
principe immobile e senza reagire perché erano vere e lui
era in posizione indifendibile
ma Hans non poteva sapere che non era stata la volontà di
Peter trattarlo in
quel modo, era stato costretto. Non poteva fare a meno di pensare che
in
qualche modo la sua ambiguità avesse contribuito a rendere
Hans l'uomo che era
adesso: un uomo che non aveva alcuno scrupolo a manipolare le persone a
proprio
piacimento pur di ottenere ciò che voleva. Intanto Caterina
rimase in silenzio
e mosse uno dei pezzi, un alfiere che avrebbe potuto mangiare la regina
nera di
Hans se non fosse stato mangiato da quest'ultima. Tuttavia l'alfiere
non
costituiva il vero pericolo: in realtà era una trappola ben
piazzata, se Hans
ci fosse cascato, la sua regina sarebbe stata mangiata dal pedone posto
accanto
all'alfiere di Caterina. Farsi mangiare la propria regina da un pedone
era la
peggiore umiliazione per uno scacchista allenato come lui,
perché il pedone era
un pezzo semplice, però non andava mai sottovalutato: una
volta raggiunto il
lato opposto della sua posizione iniziale, poteva diventare qualunque
pezzo
della scacchiera ad eccezione del re. Hans protesse la sua regina con
la torre
e capì quanto in realtà lui assomigliasse
simbolicamente a un pedone … poteva
diventare qualunque pezzo tranne il re (2). Mentre i due continuavano a
giocare
senza proferire parola, il re si allontanò senza far rumore
e uscì dalle
segrete con la pesante consapevolezza di non essere stato né
un buon re né un
buon fratello maggiore.
Ammetto che la ff mi è sfuggita dalle
mani, inizialmente avrebbe dovuto proprio essere una raccolta di
lettere ma
sono soddisfatta del risultato. Nel prossimo capitolo si capiranno un
po’ di
cose, ovviamente. Spero che vi piaccia come ho tratteggiato Hans.
1)
I
Guanti, questi
sconosciuti che tutti cercano la simbologia del perché Hans
li porta con la
teoria più comune di FireHans. I guanti erano un accessorio
che tutti i nobili
indossavano, con l’obbligo di toglierli quando mangiavano
(perché è
antigienico). Nell’ottica Disney siamo abituati a vedere
principesse senza
guanti ma in realtà è antistorico, anche Anna
dovrebbe indossarli come Elsa
(magari non la versione casalinga disperata). Il perché Hans
indossa i guanti,
è semplice, gli uomini dovevano portali (avevano
un’etichetta ancora più
formale delle donne ò-Ó a riguardo) e
,soprattutto, portarli per soldato come
lui era ancora più utile, perché? Semplice,
quando si combatte, le mani nude si
sporcano di sangue diventando scivolose e perdendo la presa
sull’arma, con i
guanti ciò non accade.
2)
Vi
ricordate la scena di
quando Hans sta per uccidere Elsa, ovviamente sì. Fate caso
al movimento di
Hans e alla sua posizione. Il principe avanzava dritto ma attaccava
diagonalmente proprio come il pedone negli scacchi (è
vestito anche di scuro
come uno scacco nero). Mentre Anna, quando salva Elsa, si muove come la
torre
orizzontalmente e difende la “regina/re” Elsa
(quando Anna tira il pugno a
Hans, lo affronta, ancora una volta, come la torre cioè
frontalmente, quindi,
viva Anna che uno dei pezzi più forti della
scacchiera!).Kristoff a livello di
scacchi in quella scena io direi che il cavaliere o il renniere XP.
3)
Le
parti con l’* sono
quelle in cui ho avuto maggior aiuto dalla mia beta, grazie !!!
Ecco lo schema della famiglia reale,
sono ormai quasi tutti descritti.
1. RE: Peter Simon 47 anni, ha 24 anni
di differenza con Hans.
2. MINISTRO DEGLI
INTERNI: Jakob 46 anni, ha 23 anni di differenza con Hans.
È una persona d’azione e ha una grande
intelligenza emotiva. Sa trattare con Peter anche se tende ad essere un
po’
accondiscendente. Nei rapporti extrafamiliari tende a essere volubile
soprattutto nei momenti di stress.
3. AMMIRAGLIO CAPO MAGGIORE DI
DIFESA e MINISTRO
DELLA DIFESA Johannes
44 anni, ha 21 anni di differenza con Hans
4. SACERDOTE: Andreas 43 anni, ha 20
anni di differenza con Hans
5. MINISTRO DELL’ECONOMIA: Filip 41
anni , ha 18 anni di differenza con Hans
6. MINISTRO DEGLI ESTERI: Thomas 37
anni, ha 14 anni di differenza con Hans
7. SCIENZIATO : Matthæus 33 anni, ha 10
anni di differenza con
Hans
Paziente, buono (insomma il meno
incasinato in famiglia, in pratica la pecora nera, ha fatto da
insegnate ai
fratelli minori prima di aver il permesso di lasciare le
isole).è l’Anna della
situazione, perché Hans l’ha allontanato. Cantate “ Do you wanna do a scientific
project!” XD
8. SCRITTORE DANDY: Bartholomæus 31
anni, ha 8 anni di differenza con Hans
Estroverso, vanitoso ma fedele e
coraggioso servitore del regno. Non vedo l’ora di farlo
incrociare con le
sorelle d’ Arendelle.
9. PRINCIPE REGGENTE: Jakob Alfæus 29
anni, ha 6 anni di differenza con Hans
10. UOMO D’AFFARI: Thaddæus
27 anni, ha 4 anni di differenza con
Hans
11. UOMO D’AFFARI: Simon
Zelatus 27 anni, ha 4 anni di
differenza con Hans
12.
13.AMMIRAGLIO : Hans 23 anni