Anime & Manga > Naruto
Segui la storia  |       
Autore: October    10/09/2008    1 recensioni
Premetto: è la mia prima fanfic, siate clementi! In breve, racconta l'avventura di sette adolescenti qualunque, che si trovano improvvisamente proiettati nel mondo di Naruto... e ne succederanno delle belle (come potrete immaginare)! Se recensirete, oltre che a leggere, vi sarei infinitamente grata, perchè è bene sapere consigli e critiche... Buona lettura, October PS: piccole sorpese per gli amanti della buona musica...
Genere: Generale | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: Incompiuta
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
Our Farewell
- L’ultimo addio -









Una ragazza dai lineamenti orientali fece per prendere il suo telefonino, appoggiato sul tavolo della cucina, facendo ondeggiare i lisci capelli color cioccolato fondente.
Si bloccò all’improvviso, riflettendo.
Poi si convinse e lo prese in mano, componendo un numero.
“Pronto!”
“Ciao Elena! Sei libera giovedì sera?”
“Siii, sono liberissima…” Dopo una pausa corrucciata la riccioluta riprese “devo solo fare i compiti di latino, ma quelli sono assolutamente rimandabili! Perché?” concluse, pesando le parole 'solo' e 'assolutamente'.
“Perché sei invitata a casa mia a cena! Ci prendiamo una pizza e ci guardiamo un film, magari quello dell’orrore che voleva vedere Evelyn…”
“Brr… Quella matta ha dei gusti tremendi nel scegliere i film, vero, Sid?”
L’altra, per tutta risposta, mugolò frettolosa. “Allora… alle 7 a casa mia.”
“Va bene, ci penso io ad avvisare Evie! Ciaoo!”
Elena, seduta alla scrivania di camera sua davanti al computer, chiuse la telefonata e il sorriso le si spense sul quelle labbra sottili. Non aveva mai sentito la sua amica così, priva di vitalità e scostante.

***

“Mamma, io esco!”
“E dove vai a quest’ora?! Sono già le sei e mezza di sera!”
“Guarda che non vado a Roma, Sidney ha invitato me e Lena a cena, stasera!”
“Va bene, ma non tornare tardi!”
“Il tempo di una pizza e un film e sono a casa! A dopo!” ^^
Evie stava per uscire dal cancello bianco di casa sua. Aveva davanti a sé un chilometro buono, se voleva arrivare a casa dell’amica. Si guardò: lo faceva talmente poco, che ormai metteva le prime cose che trovava e usciva.
Indossava un paio di jeans ultra-consumati, i suoi preferiti, una maglia dello stesso colore dei suoi capelli, che quella sera aveva stretto con delle mollette sopra alle orecchie. Spesso si legava i capelli in quel modo: le piacevano le sue orecchie, perché se si guardavano bene, erano a punta. Sì, neanche fosse un elfo!
Poi ovviamente aveva i suoi guanti a rete. Non sarebbe mai uscita senza quelli. Ma all’improvviso la fermò sua madre.
“Ma cosa ti metti! Sono orribili!”
“Mamma, non insultare le mie reti alla Temari!”
“Eeeh? …???... Va bene, ci rinuncio…”
Discussione che si svolgeva quasi quotidianamente.  ^^

Dlin dlon.
“Eccola qua! Ciao Evie!” Elena le mise le braccia al collo, come sempre.
“Ciao ragazze! Ciao Sidney, grazie di averci invitate!” disse la bionda rivolta all’amica.
………..

Dlin dlon.
“PIZZAAAAAAA!” Urlarono contemporaneamente Elena ed Evelyn.
Sidney andò immediatamente a prenderla senza proferir parola.
“… e questo significa anche … PIZZAIOLO FIGOOO!” aggiunse Lena, catapultandosi letteralmente giù dalle scale raggiungendo l’amica in cortile.
“Io ci rinuncio… non cambierà mai…” rispose Evie lanciando gli occhi al soffitto della camera di Sid.
Cenarono tranquille, come sempre, con Elena che raccontava di “quel figo del mio maestro di ballo… aaah com’è bello ragazze! Un giorno ve lo faccio conoscere!”
Evie parlava con gli occhi, come a lei piaceva. Sidney era come sempre piuttosto silenziosa e preferiva ascoltare che commentare, ma quella sera non era addirittura partecipe e sembrava essere su un altro pianeta.
“Beh, mò che abbiamo finito… film!” disse la biondina cercando di sistemare al meglio i cartoni delle pizze. “Lena, ci pensi tu a prepararlo? Sai che sono una frana con le tecnologie!” ^^
“Ok, certo ……………….
………………………….
………………………………………….
……………. RAGAZZE CHE PALLE NON FUNZIONA!!!”
“NOOOOOOOOOOOO QUEL FILM E’ TROPPO BELLO PER NON ESSERE VISTO! NON E’ GIUSTOOOO!” urlò ancora più forte Evelyn facendo quella tenerissima faccia pucciosa alla Naruto.
“E ora che si fa?”
“Beh, possiamo sempre sdraiarci sui materassi a chiacchierare e raccontarci cavolate” (Cosa che vi riesce sempre molto bene… Nd Autrice) (>o< non vuoi farci incavolare, vero?? Nd Ele) (… ehm …. No ….. Calma ti prego! AAAAAH! NON UCCIDERMI!!! Nd Autrice)

***

Così passarono una serata tranquilla a raccontarsi di tutto e di più.
Anche se qualcosa non andava.
Qualcuno non parlava.
Qualcuna non parlava.
Sidney.
“Sid, ma si può sapere che hai?” Elena ormai era esasperata, e non capiva quel che passava per la mente della sua amica, ed era la prima volta.
“Chi, io? Ma no, niente!” ^^’
Anche Evelyn si aggiunse all’interrogatorio con tono scherzoso, o almeno il migliore che le veniva.“Eh no, così non va, spara tutto!”
“Uffa …….. non volevo ma ……. Prima o poi ……… Va bene …… allora …….”
La ragazza si alzò cautamente e si mise seduta con fare solenne sulla poltroncina rossa del computer, davanti alle sue amiche. Fece un bel respiro: Evie e Lena la fissavano sinceramente interessate.
“Io… è un periodo che… c-che… insomma mi sento… cambiata. Sapete che lunedì parto, vado in vacanza… e… quando tornerò… le cose p-potrebbero… non essere più le stesse, ecco. E… oh ragazze non ce la faccio! Posso scriverlo, così poi lo leggete?”
Elena guardò Evie. Entrambe avevano un brutto presagio e lei aveva già gli occhi lucidi. Quindi decise di parlare lei.
“O-okay…” le fece con voce tremante.

***

Gli attimi sembravano non passare mai. Il tempo si era fermato? Le due ragazze potevano sentire i reciprochi respiri, da tanto erano sdraiate vicine. Avevano paura. Tanta.
Sentivano solo l’orologio ticchettare segnando i secondi, i minuti. La penna di Sidney muoversi con movimenti non più aggraziati ma veloci e caotici su un sottile strato di carta.
Apparte questo, intorno alle Wonderwalls regnava il silenzio più orribile. Un silenzio che pareva eterno. Ma non fu così.
La voce della mora spezzò quell’incantesimo.
“Ho finito.”
Gelide parole, gelida voce. Non più calda e accogliente come una volta.
“L-leggi prima tu, per favore, Lena.”
La ragazza ubbidì.
Evie poteva sentire il respiro dell’amica mentre leggeva le parole di Sidney farsi più veloce, poi sempre più lento, quasi si spegnesse. In quella penombra poteva appena percepire le lacrime silenziose percorrere le sue guance e suicidarsi sul suo collo sottile.
Dopo qualche minuto accadde quello che la biondina aveva meno aspettato e più temuto. Ora era il suo turno. La sua ora di capire.

Ragazze, voi siete fantastiche, piene di pregi così come di difetti. Infatti non è colpa vostra. È colpa mia. Ormai è da tempo che non riesco più a sentirmi a mio agio con voi. Siamo così diverse l’una dall’altra… Non penso che saremo mai unite veramente. Non possiamo più essere “le Wonderwalls”. Un gruppo. Non mi sento parte di voi.
Per questo quando tornerò dalle vacanze, a settembre, anche se ci incroceremo al liceo, preferirei non parlarvi più, almeno come prima. Sì, sto troncando la nostra ancora giovane e fresca amicizia. Vi avviso che cancellerò anche i vostri numeri di telefono.
Sono più che sicura che starete meglio senza di me. Voi potete essere felici comunque. Siate forti.
Grazie dei bellissimi momenti passati insieme.
Sidney


Un’amara lacrima ora scendeva da quegli occhi verdi pieni di dolore, sfiorando la pelle chiara e bagnando la federa del cuscino come pioggia salata.
Non poteva sopportare altro dolore. Non da una sua amica, almeno.
Era arrabbiata e triste. Non capiva. Non capiva perché. Perché Sidney stava facendo questo a loro. Alle sue migliori amiche.
Cominciò a singhiozzare più forte. Cercava di nasconderlo, ma ormai non riusciva più a respirare. La mano di Elena si avvicinò lentamente alla sua spalla e prese a consolarla col suo dolce tocco.
Ad Evie venivano in mente milioni di domande: stai forse cambiando Sidney? Beh, noi siamo tue amiche, anche se cambierai potrai sempre contare sul nostro aiuto! Invece no. Tu non vuoi.
Siamo forse diverse? È proprio questo che ci tiene unite! Cosa abbiamo io e Lena più in comune rispetto a me e te? Niente.
Non ci capiva più nulla. Il suo cervello le stava dando il Game over.
Lei e Lena avrebbero superato il dolore? Anche la mora cercava di soffocare le lacrime, i gemiti, inutilmente.
Poi qualcuno suonò improvvisamente il campanello interrompendo quegli ultimi attimi umidi e dolorosi. Era il padre di Elena. Lei e Sidney si diedero l’ultimo addio.
Lena era tanto triste. Troppo per lei. Disse a Sid che loro le sarebbero sempre state vicino, che le avrebbero voluto comunque bene, anche dopo la sua dolorosa scelta.
Evie pensò che Elena aveva un cuore d’oro. Perché quella non era solo una dolorosa scelta. Ma era anche definitiva.
L’ospite rimasta ora guardava la padrona di casa con occhi distanti, annunciandole che si era fatto tardi e da lì a pochi minuti sarebbe dovuta tornare a casa.
“Prima però vorrei salutare tua mamma, almeno per l’ultima volta.”
Tornata in casa abbracciò la signora, che arrivava a malapena alle sue spalle. La madre di Sidney rise imbarazzata. Lei non poteva sapere, e non avrebbe nemmeno saputo che quella sarebbe stata l’ultima volta che la poteva vedere, Evie conosceva bene la natura riservata della figlia: voleva che quella decisione rimanesse un segreto tra loro. E non riusciva a condividere neanche questa scelta.
Uscì da quel portoncino che le era così familiare, e che non lo sarebbe più stato, ma si bloccò di colpo. Aveva ricominciato a singhiozzare.
“Dai, ti prego, non piangere più! Non voglio che mia madre ti senta, nemmeno che scopra tutto!” le sussurrò Sidney.
La biondina si sentì le budella in gola.
Aveva ragione. A Sid non importava più di niente ormai. L’importante era non far sapere a nessuno quello che aveva fatto.
Non aveva mai visto la sua ormai ex amica sotto quella luce. E la cosa la stava facendo soffrire terribilmente.
“Sidney…” chiamò con un flebile gemito, parlando a voce così bassa che la mora riusciva a malapena a percepirla.
“Sai perché il mio personaggio preferito di Naruto è Gaara del Deserto?” riuscì a dire, mentre una lacrima, la più amara e silenziosa, scendeva sulla sua guancia destra.
Sidney si trovò completamente impreparata. Non capiva cosa poteva centrare il loro manga e anime preferito con la situazione, così tragica. Le uscì un istintivo… “No!”
Evelyn fece per chiudere per sempre quel portoncino, che ormai era l’unica cosa che le teneva unite.
“Perché io sono come lui.”

***

Il vento. Gelido. Come il suo cuore.
Il viaggio per tornare a casa fu glaciale.
Sentiva il profumo delle foglie. Dei campi ormai maturi che accerchiavano la sua villa.
Si stava avvicinando agosto, ormai.
Ricordò quel momento di poche ore prima, con un sentimento di tristezza. Stavano allegramente mangiando una pizza.
È incredibile come tutto cambia lentamente e non te ne accorgi. Come le stagioni, i mesi, i minuti.
La natura.
Sì, le stagioni… Cambiano con elegante gradualità, trasportandoci dall’una all’altra con dolcezza. Ma la sua vita, quella sera, era cambiata in un solo attimo.
Pregò ancora una volta la sua Dea pagana, la Madre Terra, di non farla soffrire.
Quante volte l’aveva pregata per non farle provare dolore e darle un po’ di sincera felicità? Tante, troppe. Infinite.
Lacrime. Lacrime e ancora lacrime. Ricordi. La pioggia dell’anima inondò il suo cuore. Ancora.
Non può piovere per sempre. No, non può! continuava a ripetere sottovoce, cercando di convincersi. Ormai erano quasi 15 anni che pioveva, e le rimanevano solo le sue care amiche e parte della famiglia. Tutto, ma le mie amiche no… Morirei per loro. La pioggia si fermava per pochi secondi, tanto per farla sperare. Credere in qualcosa di bello, una sorta di equilibrio e pace tra i due aspetti del mondo, Yin e Yang. E poi quando pensava che finalmente le sue preghiere fossero state esaudite, ricominciava a piovere.
E quella sera aveva ricominciato. Forte, pioveva forte nella sua anima, grandinava, e il freddo ghiaccio tagliente solcava il suo cuore come sottili lame.
Sapeva che le sue stesse emozioni le stava provando in quell’istante anche la sua socia Elena. Sperava che almeno loro due non si fossero abbandonate.
Se così fosse stato, sapeva che quella volta non avrebbe resistito al dolore, che non ce l’avrebbe fatta.
Entrò dallo stesso cancelletto bianco che poche ore prima aveva attraversato tutta contenta per la prospettiva della serata con le sue socie.
Salì le varie rampe di scale che portavano in cima all’abitazione, aprì silenziosamente la porticina ocra della mansarda, sperando che sua madre non la vedesse entrare; purtroppo era già pronta in agguato con un’espressione minacciosa dipinta sul volto sottile.
“Eccoti qui! Sei un po’ in ritardo… Ma che cos’hai? Hai il viso tutto rosso e gli occhi gonfi! Non avrai mica pianto, vero?!”
“Ma no mamma, perché avrei dovuto piangere!” ^^ disse cercando di assumere un tono convincente e un viso rilassato e sorridente. “Sono solo molto stanca, poi mi bruciavano gli occhi e… il film è stato parecchio pauroso!”
Quante bugie! Necessarie, però, per mantenere la privacy di Sid. Non sapeva se era per quello che gliele aveva dette, ma di certo, in quelle condizioni non sarebbe stata capace di raccontare la verità.
“Vado a letto, mamma, mi sto addormentando in piedi.”

***

Buio. Oscurità più totale. Così piaceva a loro. A Elena e ad Evelyn.
Due camerette, due ragazze, due diverse tristezze, intensità uguale.
Oscurità dentro e fuori. Fuori, nel buio della notte; dentro, nei loro cuori straziati.
Lena stette sveglia fino alle tre di notte: non riusciva proprio a dormire. Non dopo tutte quelle cose successe la sera prima.
Quel dolore… terribile. Aver perso un’amica… Pensò che avrebbe volentieri ceduto il bel maestro di danza a quell’acida ochetta dell’accademia pur di vedere Sidney tornare indietro, indietro da loro.
Poi le lacrime le si spensero sul morbido cuscino. Anche loro finirono, ma il dolore no. Il sangue continuava a sgorgare libero e selvaggio dal suo cuore ferito, e non c’era antidoto o benda che poteva fermarlo.
Si era stancata troppo. Soffocò anche l’ultimo singhiozzo e si addormentò, tormentata da orribili sogni.

Evie era davvero sfinita. Nell’oscurità, almeno, era riuscita a calmarsi un poco.
Passò una macchina che con i suoi fari bianchissimi fece entrare un po’ di luce dalla finestra, illuminando la piccola camera della ragazza.
Tra le lacrime e tra la sabbia dei suoi capelli la ragazza scorse degli occhi color acquamarina guardarla tristi dalla parete davanti a lei.
“Oh Gaara… se tu fossi qui… sapresti meglio di me come ci si sente a chiedersi se…”
Morfeo era ormai giunto a prendere anche lei.
… se ci sarà mai un momento della tua vita in cui sarai veramente felice.

********************************************************************





Ok, questo capitolo è struggente, ma spero comunque che vi sia piaciuto! A dire la verità non era in programma, ma poi sono successi degli avvenimenti che mi hanno fatto cambiare idea... Anche se è un po' "O.T:", tengo moltissimo a questo cappy; spero recensiate in tanti! Ormai mi sono affezionata a voi... e vi mando tanti baci!
October
  
Leggi le 1 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Anime & Manga > Naruto / Vai alla pagina dell'autore: October