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Autore: Vaniz    05/08/2014    2 recensioni
Antinomy, anche conosciuto come Bruno, ha dato tutto per far si che Yusei riuscirre a superare i suoi limiti e salvare il futuro. Ma a quale prezzo? Ora Bruno è risorto grazie al potere del Drago Cremisi, ma è mandato a salvare un'altra dimensione con l'aiuto di un ragazzo malato quanto lui di motori e di giochi di carte. Riusciranno Bruno ed il suo amico a salvare la Terra oppure falliranno, facendo scomparire il genere umano come nel futuro da cui proviene l'androide?
Genere: Avventura, Comico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Bruno, Nuovo personaggio
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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Legami del Futuro
Capitolo 2. La scintilla del futuro


Il ragazzo dai capelli biondo scuro si avvicinò lentamente a Bruno, che non sapendo cosa fare rimase fermo sul posto, leggermente spaventato dallo strano comportamento. Si trovavano in un parcheggio poco lontanto da quella che Bruno aveva ipotizzato fosse la zona industriale, abbastanza ampio da poter ospitare almeno cento veicoli.

“Mi stai dicendo che ti chiamo Borelli Bruno, sei nuovo di queste parti, non hai la minima idea di cosa sia un cosplayer e che quella moto è la tua moto?” Il ragazzo chiese, scrutandolo ed analizzandolo da cima a fondo.

Bruno indossava l’outfit classico in cui lo si vedeva sempre nel garage di Yusei: giacca dai bordi rossi bianca, con delle striscie color giallo e blu che occupavano due terzi del capo rispettivamente, una maglietta nera con una striscia bianca sul petto, dei normali jeans e delle scarpe bianca con delle righe blu. I capelli erano spinosi e tenuti a caschetto, che coprivano un po’ di fronte ed arrivavano alla base della nuca, ed erano, ovviamente, color blu.

Il duellante si sentiva molto a disagio, ma non sapeva dire se fosse a causa del comportamento da investigatore della persona in fronte a lui. “Anche se, probabilmente, è proprio per questo.” Pensò ridacchiando.

“Ok, le possibilità sono due.” Annunciò il ragazzo in panne, posizionandosi in fronte al duellante a braccia incrociate. Erano egualmente alti, quindi nessuno dei due si sentiva intimidito. “O tu mi stai prendendo in giro, e ci stai riuscendo bene…” Bruno spalancò gli occhi, assumendo un’espressione perplessa, quasi offesa dall’affermazione del ragazzo. “…oppure, per qualche strana ragione a me non nota, sei lo stesso Bruno che faceva parte del Team 5D’s e che è…” Qui il duellante notò come il biondo in fronte a lui stesse cercando una parola in particolare. “…scomparso…”

“Oh, ecco perché si è fermato un attimo.” Pensò. “Almeno ha cercato di essere gentile.”

“…duellando con Yusei Fudo.” Concluse il ragazzo, poi sospirò. “Ma dato che le probabilità che un evento come il secondo da me citato avvenga sono veramente basse, mi aspetto qualche telecamera ed un conduttore televisivo che mi dica che sono in un programma di scherzi.”

Bruno riflesse a lungo prima di parlare. Questo ragazzo conosceva la sua storia, era a conoscenza della sua identità segreta come Antinomy e sicuramente avrebbe potuto anche conoscere le sue origini. Tuttavia, sembrava scettico riguardo la sua presenza in questo mondo. “Sembri sapere molte cose sul mio conto.” Provò a dire il duellante, più curioso che mai di scoprire come il biondo fosse a conoscenza di tutte quelle cose. Il ragazzo alzò un sopracciglio, perplesso. “Non so come mai io sia qui, so solo che dopo il mio duello con Yusei il Drago Cremisi mi ha dato un’altra possibilità, a patto che riesca a salvare questa cittadina.” Disse con tutta la sincerità che poteva mettere nelle sue parole.

Il ragazzo non cambiò né espressione, né posizione. Bruno sospirò. “Se non mi credi, allora cosa posso fare per dimostrarti che non ti sto prendendo in giro?” Chiese il duellante nel tentativo di convincere al ragazzo che lui era davvero il Bruno di cui conosceva molte cose.

Il biondo sorrise immediatamente, probabilmente si aspettava una domanda del genere. “Se davvero sei il Bruno che penso tu possa essere, allora prendi il tuo Dueling Disk e fai apparire l’ologramma di questa carta.” Disse sorridendo mentre gli porgeva una carta mostro dal nome “Drago Montaggio”.

“Perché non usare una delle mie?” Chiese d’impulso Bruno.

“C’è la possibilità che tu faccia parte di un programma televisivo, e se aveste inventato un Dueling Disk che proietta solo le carte che hai allora non potrai proiettare la mia. Se invece verrà proiettata…” Concluse senza terminare la frase, lasciando intuire la fine però.

Bruno sorrise, annuendo semplicemente.

 
La dimostrazione andò fin troppo bene. Bruno prese dalla sua Duel Runner il suo dispositivo per duellare, lo attivò e posizionò la carta del ragazzo in panne nella zona apposita, ed un enorme drago blu con tre teste, coperte da elmetti che lasciavano spazio soltanto agli occhi ed alla bocca e dalla pancia bianco panna apparve in mezzo al parcheggio, ruggendo. Il duellante si voltò per verificare se la dimostrazione era andata a buon fine, ma si ritrovò in fronte ad una teenager della Duel Academy, con cuoricini al posto degli occhi, gamba alzata e braccia in posizione da preghiera.

“Ehi, tutto ben…” Ma non finì mai quella frase.

“Per la Peppa e la Peppina! FUNZIONA! FUNZIONA!” Esclamò guardando il drago, poi si rivolse a Bruno. “E quindi tu sei veramente… Oh, accipicchia. Sei davvero quel Bruno…” Disse, abbassando sempre di più il tono di voce ed alzandone la tonalità.

Bruno non poté fare a meno di strofinarsi il dito indice sotto il naso e di sorridere stupidamente.
 

Dopo la decina di minuti necessaria al giovane di riprendersi dallo shock, Bruno si offrì di riparare la moto in cambio di un paio di domande che avrebbe fatto al ragazzo, che acconsentì senza fare storie. Il duellante scoprì così che il suo nome era Andrea, 28 anni ed ingegnere, residente nelle zone altolocate di Scintillarea grazie agli innumerevoli lavori svolti per la cittadina. “Al momento lavoro con un anziano meccanico che si è offerto di insegnarmi due o tre trucchetti del mestiere, ma il mio sogno è quello di, un giorno, andare nello spazio usando un motore disegnato apposta per rendere i viaggi spaziali meno lunghi e più economici.” Concluse Andrea mentre Bruno cercava di identificare cosa ci fosse nel motore.

“È davvero un bel sogno, Andrea.” Affermò sorridendogli il duellante. “Tuttavia vorrei chiederti…” Bruno spalancò gli occhi, poi tolse la mano dal motore, portando con sé un pezzo di celophan. “E questo come ci è finito lì dentro?” Chiese retoricamente, sbalordito.

Andrea sospirò. “Ho preso questa moto ad un prezzo veramente basso, e pensavo di poterla riparare senza spenderci troppo. Peccato che ogni tre check-up mi ritrovo con scarti di cibo nella marmitta o pezzi di plastica infilati chissà dove.” Disse con un po’ di malinconia.

Improvvisamente, il rumore di un tuono si levò nell’aria. “Strano, non ci sono nuove questa sera.” Disse Andrea scrutando il cielo notturno. Un altro tuono si udì subito dopo. “Ma cosa diamine succede?” Esclamò spazientito il biondo, cercando la fonte del suono.

Bruno ridacchiò rumorosamente, grattandosi la nuca. “Penso di essere io la causa.” Poi il suo viso si fece più cupo, provando una sensazione che non aveva più provato da troppo tempo. “Sto morendo di fame…” si lamentò il giovane, tenendosi lo stomaco tra le braccia.

“Ma non eri un androide? Non mangi solo perché ti va?” Chiese perplesso Andrea, che purtroppo non conosceva tutti i dettagli sulla resurrezione dell’ex-androide.

“Non più.” Iniziò a spiegare. “Il Drago Cremisi, riportandomi in vita, ha deciso di ridarmi nuovamente un corpo fatto interamente di carne, concedendomi così una vita libera e senza controlli da nessuno.” Concluse seriamente, poi sorrise. “Almeno finché non mi fanno il lavaggio del cervello e sarò costretto a comprare strani prodotti alla televisione!” E rise, facendo ridere anche Andrea.

“Ahahaha! Bruno, sei una sagoma!” Riuscì a dire il ragazzo tra una risata e l’altra, lasciando Bruno spiazzato.

“Perché dovrei essere una sagoma?” Chiese molto ma molto perplesso.

Il biondo smise di ridere, ancora più spiazzato del duellante. “Beh, ecco… Si dice quando fai una battuta e…” Tentò di spiegare Andrea, ma più incespicava più lo sguardo di Bruno si intensificava. “Ok, fa nulla.”

“Comuunque…” Cambiò discorso il ragazzo. “Immagino tu non abbia un luogo dove andare.” Chiese al duellante con tono saccente, quasi fosse sicuro della risposta.

Bruno sistemò velocemente la moto, mettendola in moto per verificare il corretto funzionamento, poi annuì semplicemente. “Per ripagarti vorrei offrirti un luogo per dormire dove non dovrai pagare assolutamente nulla.” Continuò cambiando il tono da sapientone in uno da “uomo più felice della Terra”.

L’altro sorrise ampiamente, toccato dalla gentilezza dell’abitante della sua nuova dimensione. “E dove, se posso chiedere?” Andrea non poté fare a meno di ghignare come se Crow avesse avuto ragione.

 


“Benvenuto in uno delle case più belle di Scintillarea, Bruno!” Esclamò il biondo aprendo la porta della sua piccola villa.

La casa di Andrea, dipinta di un bellissimo blu notte, era composta da un giardino molto ampio, adiacente alle altre ville delle zone altolocate e separate da muretti poco più alti di due metri con delle ringhiere, da un garage nel seminterrato abbastanza grande da poter essere utilizzato come piccola officina, piena di attrezzi oleosi e sporchi, ma tutto sommato in ordine, e la casa vera e propria aveva due piani ed un attico che fungeva da studio, che si estendeva ancor di più verso l’alto con una piccola torre che veniva utilizzata come un osservatorio.

Il giardino veniva utilizzato maggiormente sul retro della casa, in quanto vi era una piscina abbastanza ampia che poteva essere suddivisa in due zone: la parte bassa che serviva per rilassarsi, senza preoccuparsi della profondità, e la parte alta dove l’acqua arrivava all’incirca a 165 centimetri, che veniva utilizzata per una bella nuotata o semplicemente per lasciarsi galleggiare senza aver alcuna preoccupazione. Ed inoltre era possibile nuotare anche al buio, in quanto era illuminata. Tutt’intorno vi erano delle mattonelle, che davano un tocco artistico.

Il garage, dipinto di grigio, era ben organizzato: sul lato sinistro che portava all’unica uscita per i veicoli vi erano quattro piazze per motociclette e due posti per automobili, di cui una occupata da una piccola Mercedes Cabrio color blu, mentre sul lato destro c’erano due carrelli con attrezzi di vario genere, un banco da lavoro su cui vi erano poggiati vari strumenti ed un luogo apposito per la riparazione. Sul lato più a destra del seminterrato c’era una piccola porta che portava al piano terra, che facilitava l’accesso alla casa per chiunque arrivasse con il proprio mezzo di trasporto.

Il pianterreno era suddiviso tra una cucina dipinta di rosso, un salotto arancione, due bagni azzurro cielo ed un ripostiglio bianco. La cucina era situata a nord dell’entrata, con un’enorme porta-finestra che si affacciava sul retro del giardino, con fornelli a piastra ed armadi di legno color bronzo, che contenevano tovaglie, pentole, piatti e via discorrendo, finendo con la dispensa. Al centro vi era un tavolo sospeso con attorno ben quattro sedie, che solo alla vista facevano intuire la loro comodità, pur trattandosi di sedie utilizzate per mangiare. Il salotto era al centro del piano, che tutto sommato era vuoto fatta eccezione per una televisione al plasma molto grande fissa al muro, un divano a penisola in fronte ad essa, delle mensole con vari oggetti e souvenir di vacanze, alcune invece piene di libri o videogiochi, vari quadri che raffiguravano momenti importanti nella vita del ragazzo della dimensione che Bruno doveva aiutare, come il diploma o la laurea, ed appena sotto la televisione vi era un mobiletto con sopra varie console di gioco, che seppur fossero molto datate ero in ottimo stato. I due bagni erano semplicemente composti da un bidé, un wc, una doccia-vasca ed un lavandino con specchio, mentre il ripostiglio aveva delle scorte di cibo e vari strumenti per la pulizia della casa.

Il piano superiore era accessibile da una scala a chiocciola vicino al divano, che portava al secondo piano, che era suddiviso in tre camere da letto, tutte e tre colorate di azzurrino. La camera di Andrea era arredata con un letto matrimoniale ed un’altra televisione a muro, mentre le altre due avevano un letto singolo ed una piccola scrivania con lampada. Un altro bagno si trovava in fondo al corridoio che conduceva alle tre camere.

La scala a chiocciola proseguiva e terminava nell’attico, dove si trovava lo studio di Andrea, composto da librerie ed una scrivania con un potente computer che venina utilizzato sia come fonte di svago sia come risorsa di lavoro, mentre sul muro alle spalle vi erano appesi il diploma e la laurea. L’unica finestra era sul tetto e lasciava entrare molta luce. Lo studio era l’unico che possedeva un pavimento in legno.
L’unica zona inaccessibile era il piccolo osservatorio.

 


“Wow, sono sicuro che questa casa potrebbe rivaleggiare con l’appartamento di Leo e Luna!” Fu tuttociò che Bruno riuscì a dire una volta terminato il tour della casa. “E tutto questo lo hai avuto in che modo?” Chiese mentre ammirava e contemplava la sua nuova residenza.

Andrea rise di gusto. “Te l’avevo detto! Mi hanno dato la possibilità di vivere in questa zona grazie al servizio che ho offerto alla comunità!” Rispiegò nuovamente mentre preparava la seconda camera da letto per la futura permanenza del suo nuovo amico.

La domanda seguente era praticamente ovvia. “Cos’hai fatto a questa città per aver ricevuto come premio una villa simile?” Il duellante dai capelli blu mentre sistemava il suo deck sulla scrivania, veramente curioso di sapere quali diavolerie avesse fatto il suo primo amico su quella strana e, seppur non troppo, diversa Terra.

Il biondo foderò il cuscino e lo sistemò accuratamente sul letto, completando l’opera, per poi rivolgersi a Bruno con uno sguardo orgoglioso.

“Ho scoperto una nuova fonte di energia proveniente da una scintilla particolare, che ho nominato Future Bonds, tradotto in Legami del Futuro, e creato un sistema automatico di produzione della suddetta energia, che è andato a sostituire i carburanti fossili per la maggior parte dei casi.” Spiegò chiudendo gli occhi e gonfiando il petto.

“Una specie di Ener-D, giusto?” Chiese ancora Bruno, cercando di capire al meglio quella strana tecnologia.

“Non conosco molto bene la Ener-D, ma credo di sì. Tuttavia la capacità energetica di Future Bonds è ancora limitata: non può alimentare un automezzo né tantomeno propellere un’astronave nello spazio, quindi è leggermente screditata.” Continuò la spiegazione cercando di rispondergli. “Ma il sindaco di Scintillarea ha deciso di continuare a darmi fiducia, e per dimostrare al mondo che la mia ricerca può rivoluzionare i trasporti, e da qui il nome della cittadina, e la mia casa.” Concluse grattandosi il collo, cercando di mascherare un pizzico di delusione e tristezza, che furono notate da Bruno.

Sul punto di chiedergli cosa avesse, Andrea decise di andare a letto per riprendersi dagli eventi della giornata, lasciando il duellante con l’amaro in bocca. Con un semplice saluto e la raccomandazione di fare come se fosse a casa sua, il biondo si dileguò nella sua stanza, chiudendo la porta e lasciando Bruno con mille domande e pochissime risposte, che tral’altro non sapeva fossero corrette.

“Non sembrava molto orgoglioso della sua scoperta, né tantomeno sembrava desideroso di parlarne.” Pensò tra sé e sé mentre si svestiva. “Sembrava che sperasse di non averla mai scoperta. È veramente strano…” E si sdraiò sul letto, rimasto solo con i suoi boxer. Bruno mise le sue braccia dietro la nuca. “Beh, per ora meglio non pensarci, sarebbe inutile continuare a chiedere e devo cercare di capire cosa volesse dire il Drago Cremisi. Sicuramente tratta bene i suoi predestinati, voglio dire, mi ha fatto riavere la moto ed il mio deck.”

“Non è così, Cannone Alabarda?” disse ridendo alla sua carta mostro preferita, che gli rispose illuminandosi.

“È strano non avere un obiettivo fisso.” Pensò ancora mentre il sonno prendeva il sopravvento sul giovane. “Quando Z-ONE mi aveva ordinato di aiutare Yusei, andavo a dormire e mi svegliavo con quel pensiero in mente. Ora invece…” Un lungo sbadiglio echeggiò nella stanza. “Ora invece mi sento libero. Libero di rilassarmi o di preoccuparmi di ciò che voglio io. Una libertà che prima provavo solo a metà.” Girandosi sul lato, chiuse gli occhi definitivamente per quella giornata e ringraziò il dragone rosso che lo aveva salvato.

Se solo avesse resistito un po’ di più, avrebbe notato che il simbolo sulla sua schiena si era illuminato.

 


Nota dell’autore: Sostanzialmente, questo capitolo è quasi tutto filler, usato per evitare lunghe descrizioni nei futuri capitoli, ed è stato difficile da scrivere. Ma il risultato mi ha soddisfatto, e spero soddisfi pure voi. Dal prossimo capitolo ci saranno delle risposte ad alcune domande di Bruno, ma verranno sostituite da altre domande. Vi ringrazio della lettura!
   
 
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