Steel Tower
Kimiko sapeva dove stavano andando, l’aveva capito non appena
aveva visto la collina. Tutti in città sapevano cos’era, tutti sapevano che
cosa rappresentava, tutti sapevano a cosa era legata. Kimiko si voltò sconvolta
verso Gouenji e gli afferrò il braccio. Il ragazzo si voltò verso di lei, uno
sguardo leggermente stupito sul volto. Ma Kimiko era troppo sconvolta per
prestare attenzione alla reazione del ragazzo.
-Non ci credo, dimmi che non è vero!-
Gouenji la fissò come se fosse diventata matta.
-Cosa non dovrei dirti?-
-Dimmi che non mi stai portando alla Steel Tower, simbolo
della Raimon Junior High!-
Gouenji la fissò, sfoderando un sorriso decisamente
sarcastico.
-Cos’è, hai paura, Mizutani?-
Kimiko lo fulminò con lo sguardo.
-Io.Non.Ho.Paura-
-Allora seguimi e basta-
Il ragazzo riprese a camminare, come se niente fosse. Lei lo
guardò camminare, e si sentì montare dentro un senso di rabbia. Si mise a
correre dietro al ragazzo.
-Ehi, aspettami-
Continuarono a camminare in silenzio, e mano a mano che la
torre si faceva sempre più vicina, Kimiko sentiva crescere dentro di se un
senso di agitazione. Era assurdo come una semplice torre di acciaio la
terrorizzasse a quel modo. Non era mai andata in quel posto, era troppo vicina
alla Raimon, e il terrore di potere vedere Kidou l’aveva fatta desistere, anche
se una parte di se aveva sempre avuto la curiosità di andare in quel posto. Era
impossibile non sapere cosa fosse: era il posto dove la squadra della Raimon si
era formata, o almeno, era quello che la gente diceva, ma una cosa era certa.
Quello era il posto dove Endou Mamoru, il capitano della squadra, il portiere
under15 più forte del mondo si andava ad allenare. Quel posto indicava solo una
cosa: Raimon. E Kimiko, in cuor suo, sapeva perché la torre la terrorizzava:
lei era, decisamente, una della Teikoku.
-Non devi essere così nervosa-
Kimiko si voltò verso il ragazzo, stupita.
-Si vede così tanto?-
-Stai fissando la torre da due minuti con uno sguardo
terrorizzato…-
Kimiko sospirò.
-Io non so se posso venire… insomma, io sono io!-
-E questo come dovrebbe impedirti di venire?-
-Sono della Teikoku-
-Tutto qui?-
Kimiko fissò sconvolta il ragazzo.
-Come sarebbe a dire tutto qui? Ti devo ricordare chi era il
mio preside e cosa ha fatto alla tua scuola e alla tua squadra?-
-Certo, lui ha fatto delle cose orribili ma… tu cosa hai fatto
alla Raimon? Niente-
-Ma…-
-Niente ma, Mizutani. Ora vieni e basta scuse-
Gouenji la prese per mano, e la trascinò verso la scalinata
che portava alla cima della collina, proprio sotto la torre. Kimiko era
arrossita, quando il ragazzo le aveva afferrato la mano. Ma lo stava seguendo
senza dire una parola. Fecero le scale in silenzio, ognuno perso nei suoi
pensieri. Kimiko era concentrata solo sui gradini. Non si era mai resa conto
che la collina fosse così alta. Presto si ritrovò con il fiato corto.
-Ma quanti gradini sono?-
-Già stanca Mizutani?-
-Si. Tu sarai abituato a fare queste scale, ma io no…-
-Tranquilla, manca poco alla cima-
-Ti crederò sulla parola-
Alla fine arrivarono in cima, e Kimiko si ritrovò ad ammirare
uno spettacolo che non pensava di potere mai vedere in quella città. La prima
cosa che Kimiko vide fu la luce. Il sole del tramonto era perfettamente
centrato con la scalinata, e Kimiko si trovò avvolta dalla luce. Si voltò
stupita verso Gouenji, che era rimasto qualche gradino dietro di lei.
-È stupendo!-
Gouenji la stava fissando. Kimiko si mise a ridere come una
bambina, mentre si bagnava in quella luce.
-Non sapevo la luce potesse essere così bella-
-Nemmeno io…-
Disse sottovoce il ragazzo. Gouenji fece gli ultimi scalini, e
si avvicinò alla torre e poi scomparve dietro uno dei pali. Kimiko, spaventata,
si mise a correre nella direzione in cui il ragazzo era sparito, e una volta
arrivata lì, si rese conto che Gouenji non era sparito, era semplicemente
sceso. Sotto, infatti, c’era una terrazza naturale, con un grande albero dove
appeso c’era la cosa più assurda che Kimiko avesse mai visto su un ramo.
-Quello è il copertone di un camion?-
-Si-
-E cosa ci fa lì appeso?-
Gouenji appoggiò una mano sul copertone.
-Lo usa Endou quando si allena-
Kimiko lo fissò sconvolto.
-Che cosa?-
Anche lei ora era scesa, e si era avvicinata all’albero.
-Endou ha usato questa ruota per mettere a punto la mano di
luce… senza il suo allenamento speciale, non ce l’avrebbe mai fatta-
-Mi stai dicendo che la Teikoku è stata sconfitta da uno che
per allenarsi usa un copertone di un camion?-
Gouenji la fissò, poi annuì. Kimiko scoppiò a ridere.
-Battuti da uno che si allena con delle ruote… è pura follia-
-Se tu conoscessi Endou capiresti-
-Cosa? Quanto sia folle?-
-Quanto ami il calcio…-
I due ragazzi si fissarono, poi Gouenji si avvicinò alla
recinzione di legno e si mise a fissare il panorama. Kimiko lo seguì, e si mise
a sedere sulla trave di legno orizzontale, dando le spalle al panorama.
-Sai, conosco pochissimo voi della Raimon, anzi, non so
proprio niente di voi-
-Non hai sentito tutti gli speciali della televisione che ci
hanno dedicato?-
Kimiko fece un gesto con la mano, come se volesse scacciare
via un moscerino.
-Come se quello che dicono alla televisione fosse sempre vero.
Raccontami tu della Raimon-
Gouenji la fissò.
-Perché dovrei farlo?-
-Io ti ho parlato della Teikoku… direi che me lo devi-
-Io non ti ho chiesto di parlarmene, l’hai fatto da sola-
-E allora perché mi avresti trascinato qui, adesso? Non dirmi
che volevi solo farmi vedere il panorama, giusto?-
Gouenji la guardò, poi scrollò il capo, sconfitto.
-Va bene, ti racconto…-
E con il sole che tramontava dietro di loro, Gouenji iniziò a
raccontare dei suoi due anni con la Raimon. Raccontò del suo primo incontro con
Endou, al campo vicino al fiume, parlò della partita amichevole contro la
Teikoku, dove era accorso in aiuto della squadra e Endou aveva, per la prima
volta, usato la mano di luce e aveva poi passato la palla a lui che aveva
segnato il primo gol, di come si fosse arreso e avesse accettato di entrare a
far parte della squadra, dopo tutte le insistenze del capitano e di tutte le
partite che avevano affrontato. Gouenji parlò per quasi un’ora di fila, e
Kimiko ascoltava. Quando arrivò a raccontare della finale regionale del
football frontier contro la Teikoku, Kimiko lo interruppe.
-Quella partita me la ricordo… ero sugli spalti. Ricordo il
fischio d’inizio della partita e poi quel rumore assordante… è stato tremendo.
Quando quei pali sono caduti dall’alto, e sono caduti nella vostra metà campo e
la polvere che si è sollevata… credo di avere trattenuto il fiato fino a quando
la polvere non si è diradata, e ho visto che tutti voi eravate illesi. È stato
un miracolo che nessuno si sia fatto male-
-È merito di Kidou se siamo illesi-
Kimiko la fissò sconvolta.
-Di Kidou?-
Gouenji annuì.
-Aveva capito che Kageyama stava tramando qualcosa, e prima di
entrare in campo avvertì il capitano del pericolo. Fu Endou a dirci di
arretrare subito dopo il primo fischio di inizio. È così che ci siamo salvati-
-Non ne avevo idea…-
-Non te lo ha detto?-
-Non ce n’è stata l’occasione-
Gouenji guardò la ragazza, e vide una profonda tristezza nei
suoi occhi.
-Ti manca?-
Kimiko annuì, lentamente.
-Si… mi manca. Mi manca la nostra amicizia. Kidou mi capiva
perché vivevamo entrambi una situazione molto simile: una madre assente, un
padre esigente, un preside che pretendeva il massimo… avevamo molto in comune,
era bello avere qualcuno che capiva come ti sentivi senza bisogno di dovere
dare spiegazioni. Sia io che Kidou siamo stati allevati con la consapevolezza
che un giorno avremmo dovuto prendere il posto dei nostri padri nelle aziende
di famiglia, quindi lui sapeva che pressione avevo addosso… mi manca questo…-
-Comprensione-
-Esatto-
Rimasero in silenzio per alcuni minuti, ognuno perso nei
propri pensieri. Furono interrotti improvvisamente da un rumore inaspettato: la
suoneria di un cellulare.
-Oh cavolo…-
Kimiko si mise a cercare dentro la sua borsa di scuola, ma
proprio quando aveva preso in mano il telefono, quello aveva smesso di suonare.
La ragazza fissò lo schermo, senza dire niente.
-Non richiami?-
Kimiko scosse la testa, lentamente.
-Meglio di no… era mia madre-
-Non dovresti allora telefonarle subito?-
Kimiko si voltò a guardarlo, uno sguardo di puro terrore sul
volto.
-Tu non la conosci… se la chiamassi adesso, mi ucciderebbe.
Meglio affrontarla un’altra volta-
-Un’altra volta?-
Kimiko annuì.
-Molto probabilmente ora è dentro una macchina diretta
all’aeroporto. Lascerò passare un paio di giorni, poi la richiamerò e, se ho
fortuna, si sarà dimenticata che oggi le ho dato buca-
Gouenji la fissò stupito.
-Cosa vuoi dire?-
Kimiko lo guardò sorpreso.
-Tu non sai chi sia mia madre?-
Il ragazzo scosse la testa, facendo segno di no.
-Hai mai sentito nominare Kiyomi Kaneko?-
-La modella?-
Kimiko annuì.
-Lei è mia madre-
Gouenji la guardò, stupore evidente sul volto.
-Tua madre è una modella?-
Kimiko lo guardò, sorridendo sarcasticamente.
-Questa non te l’aspettavi, vero?-
Goeunji scosse la testa.
-No, non me l’aspettavo-
Kimiko si mise a ridere.
-Da chi credi che abbia preso questi capelli biondi e gli
occhi verdi? Da lei. Mia madre è stata la modella più famosa del Giappone prima
che io nascessi. Era ovunque, qualsiasi sfilata, lei c’era. Ha anche sfilato
oltre oceano, per i più grandi stilisti internazionali. Era la modella numero
uno, la bella tra le belle e poi… -
-Poi?-
-Poi sono nata io, e le ho rovinato la vita-
-Che vuoi dire?-
-Voglio dire che io non ero la figlia che lei si aspettava,
Goeunji-
Il ragazzo la fissò allibito.
-Vuoi dirmi…-
-Il matrimonio dei miei genitori fu un matrimonio combinato, e
andava bene così a tutti e due. Mio padre aveva sposato la bella, la donna
perfetta da sfoggiare nelle cene con i pezzi grossi della finanza o con l’alta
società e mia madre aveva sposato un uomo talmente ricco che poteva realizzare
ogni suo desiderio o capriccio. L’unica condizione che era stata richiesta, era
che doveva nascere un erede, e se fosse nato, mia madre avrebbe potuto avere
tutto ciò che desiderava e anche oltre. Per questo sono nata io, non per amore.
Ero parte del contratto… un erede per i soldi, e così è stato, anche se, sarebbe stato meglio se fossi nata
maschio. Mio padre non era contento di avere una femmina, ma si è dovuto
accontentare. Invece, mia madre, all’inizio era abbastanza eccitata all’idea di
avere una figlia… le assomiglio molto ma… per quanto lei ami stare davanti ad
un obbiettivo, e farsi fotografare
e ammirare, per quanto io lo odio. Non mi piace essere al centro
dell’attenzione, non mi piace avere tutti gli occhi puntati su di me, e lo ero
anche da bambina. Non sono portata per fare la modella, mi piacciono di più i
numeri e la finanza. Mia madre da piccola ha provato a farmi diventare una baby
modella, tutti impazzivano all’idea di avere la bella Kiyomi e figlia nei
servizi fotografici, ma a quanto si dice, io ero tremenda. Non facevo che
piangere e lamentarmi, e una volta ho dato un morso ad un fotografo… in breve,
molti rinunciarono a fare dei servizi con mia madre, e lei perse molte
occasioni importanti, e lei, rovesciò la sua frustrazione su di me. Così, io
venni sempre di più lasciata con la tata, a casa, e lei… lei si è rifatta una
sua vita, praticamente dimenticandosi di avere avuto una figlia, tranne che per
il mio compleanno, dove si presenta con regali assurdi e poi sparisce di nuovo-
Gouneji aveva ascoltato sconvolto il racconto della ragazza.
Non sapeva cosa dire di fronte ad una confessione del genere… così, a sua
volta, si mise a raccontare la sua storia.
-Mia madre è morta circa cinque anni fa…-
Kimiko si voltò verso il ragazzo, sconvolta dalla notizia.
- Mi dispiace…-
Goeunji si voltò verso di lei, un sorriso triste sul volto.
-Non sapevo nemmeno che fosse malata. Lei e mio padre tennero
nascosta la cosa a me e a mia sorella… un giorno era tutto normale, e il giorno
dopo… lei non c’era più, e a casa è cambiato tutto. Il peggio l’ha passato mia
sorella. Aveva solo quattro anni, ed è stato difficile per lei accettare che la
mamma non sarebbe più tornata a casa, o le avrebbe raccontato una storia, o
sistemato i capelli. Io ho fatto di tutto per non farla sentire sola, e per non
farle sentire la mancanza della mamma ma… certe cose non sono facili-
-E tuo padre?-
-Mio padre… non è stato facile nemmeno per lui. ha deciso di
affrontare il dolore a modo suo, cioè facendo finta che non esistesse, e
risolvendo i problemi nel modo peggiore-
-Che vuoi dire?-
-Voleva farmi smettere di giocare a calcio e farmi studiare
medicina in Germania…-
Kimiko lo fissò sconvolta.
-Tu dovresti diventare medico?-
Gouenji la fissò un po’ indispettito.
-Scusa, non volevo offenderti ma… tu un medico?-
-Era la volontà di mio padre… lui è un dottore, è voleva che
seguissi i suoi passi-
-Voleva?-
-Mio padre veniva sempre a vedermi giocare a calcio quando ero
piccolo assieme a mia madre. Loro due venivano sempre ad incitarmi ma dopo la
sua morte, mio padre ha iniziato ad odiare il calcio. Poi, dopo quello che è
successo a mia sorella… il calcio l’ha odiato con tutto se stesso. È per questo
che voleva che smettessi di giocare, per lui il calcio gli faceva venire in
mente solo cose tristi-
-Cos’è successo a tua sorella?-
Gouenji la fissò, poi spostò lo sguardo verso l’orizzonte.
-Non sai niente?-
-No… dovrei?-
-Mia sorella è stata vittima di un incidente stradale-
-Mio dio…-
-Stava venendo a vedere la finale tra la Kidokawa Seishu, la
mia vecchia scuola, e la Teikoku. Era la finale del football frontier di tre
anni fa-
Kimiko si ricordava di quella finale.
-Mi ricordo di quella finale. Ricordo che tutti a scuola
dissero che la vittoria era stata troppo facile. Uno dei giocatori della
Kidokawa, quello che era considerato il più forte, non si presentò e… aspetta!
Vuoi dirmi che eri tu quel giocatore?-
Gouenji annuì.
-Si, ero io. Non mi presentai perché mia sorella era
all’ospedale. Ricevetti la notizia del suo incidente pochi minuti prima
dell’inizio della partita, e mi precipitai subito là. Per questo ho saltato la
finale-
Kimiko guardò il ragazzo, profondamente turbata.
-Mi dispiace tantissimo… deve essere stato terribile-
-Lo è stato. Yuuka è stata in come per un anno…-
Kimiko si portò una mano sulla bocca.
-Povera piccola… ma ora sta bene?-
Gouenji sorrise.
-Si, ora sta bene. È indietro di un anno a scuola, ma per il
resto va tutto bene, anzi… ha fin troppe energie-
-Mi fa piacere… e con tuo padre poi? Come mai ha rinunciato a
farti studiare medicina?-
-Perché ha capito quanto amassi il calcio, e come per lui la
medicina è la sua passione, ha capito che per me lo è questo sport. Così sono
potuto andare al Football Frontier International e ho potuto continuare a
giocare con Endou e gli altri-
Kimiko alzò lo sguardo verso il cielo, che ormai si era fatto
scuro.
-Sai… sentire tutto quello che hai passato fa sembrare i miei
problemi molto meno seri e molto meno gravi. E ora provo tanta invidia…-
-Invidia?-
Kimiko annuì. Scese dalla staccionata, e si mise a guardare il
panorama.
-Si, invidia. Anche se la tua famiglia ha passato dei brutti
momenti, almeno siete una famiglia. La mia invece, è tutto, tranne che una
famiglia… mia madre assente praticamente per 340 giorni in un anno e mio padre…
sono più le volte che è fuori che non a casa. Poi mi sarebbe sempre piaciuto
avere un fratello od una sorella più piccoli, invece di essere figlia unica.
Deve essere tutto più bello quando lo puoi condividere con qualcuno, no?-
-Sai, io all’inizio non la volevo una sorella-
-Cosa?-
-Di colpo sono passato da essere il figlio prediletto a dovere
condividere tutto con mia sorella. Non è stato piacevole…-
-Goeunji Shuuya! Mi stai dicendo che eri un piccolo bambino
egocentrico?-
Gouenji arrossì leggermente, mentre si grattava una guancia
con una mano.
-Avevo sei anni quando è nata, era una reazione normale.
Insomma, prima c’ero solo io. Poi è arrivata lei, e non faceva altro che
piangere… e tutti sembravano impazziti per lei. Era… frustrante-
Kimiko si mise a ridere, e subito dopo fu seguita anche dal
ragazzo.
-Ok, ero un po’ egocentrico ma…-
-Niente ma Gouenji. Non ci sono scuse per quello che mi hai
detto. Se io fossi tua sorella, ti schiaccerei quella torta in testa per
punizione-
-A proposito di torte… e tua cugina? Che mi dici di lei?-
Kimiko fu presa alla sprovvista, ma subito si aprì in un
sorriso.
-Hikary è… la persona più assurda che esista. È la figlia di
mio zio, ed è un’amante delle torte da sempre. Ogni ricordo di Hikary l’ho
legato ad una torta. Passavamo interi pomeriggi a sfornare dolci e a fare
esperimenti culinari. Ogni anno, per il mio compleanno, mi faceva sempre un
dolce diverso, era il suo regalo per me. E poi, due anni fa, viene da me e mi
dice che mollava l’università e apriva un negozio di dolci… non puoi
immaginarti gli urli che ci sono stati a casa. Mia cugina stava studiando legge
per diventare avvocato ed entrare in azienda con mio padre e mio zio e invece,
ora è un pasticciere. Ha mollato tutto per la sua passione, compreso il suo
fidanzato approvato dalla famiglia. È l’unica normale della famiglia, ad essere
precisi-
-Le vuoi bene-
-Certo che le voglio bene. Per me è stata più una mamma che
una cugina… l’adoro e la odio e l’adoro di nuovo… è strano, non pretendo che tu
capisca-
-Invece ti capisco. Ci sono momenti dove vorrei essere da
solo, invece che dovere stare con Yuuka ma poi…-
-Poi ti rendi conto che stare da soli non è quello che vuoi, e
vuoi solo compagnia, vero?-
Gouenji annuì. I due ragazzi rimasero in silenzio per molto
tempo, tutti e due intenti a osservare la città che si illuminava piano piano.
Ormai il sole era completamente tramontato, ma ancora si poteva vedere la sua
luce. Ad un tratto, Kimiko afferrò la giacca del ragazzo e gli indicò un punto
nel cielo.
-Gouenji guarda…-
Il ragazzo seguì la direzione del dito di Kimiko e vide ciò
che la ragazza stava indicando. Poi si voltò verso di lei, leggermente stupito
-Una stella?-
Kimiko continuò a guardare il cielo.
-Non è una stella. È la prima stella della sera!-
-E allora?-
Kimiko si voltò verso di lui.
-Non sai niente della prima stella della sera?-
Gouenji scosse la testa lentamente.
-Cosa dovrei sapere…-
-Che si deve esprimere un desiderio! Se sei fortunato da
vedere la prima stella apparire, devi sbrigarti ed esprimere il desiderio,
perché poi le altre stelle appaiono e se perdi l’occasione niente desiderio.
Quindi sbrigati-
-A fare che?-
-Il desiderio! Sbrigati ad esprimerlo, o sarà troppo tardi!-
La ragazza tornò a guardare verso il cielo e chiuse gli occhi.
Gouenji rimase a fissare Kimiko invece. Era assurdo il fatto che le avesse
raccontato così tante cose su di se, ma ne era felice. Aveva anche scoperto
molto della ragazza, e ormai si era deciso. Kimiko non era una persona cattiva,
sapeva che poteva fidarsi di lei. Gouenji non aveva bisogno di esprimere un
desiderio, per qualche strano motivo, sentiva che per ora, aveva tutto quello
che desiderava.
-Fatto!-
Disse tutta contenta Kimiko poco dopo. Si voltò verso il
ragazzo al suo fianco, un gran sorriso sul volto.
-Grazie per avermi portato qui stasera… mi è piaciuto un sacco
come posto-
Gouenji si mise a ridere.
-Visto? La torre non ti ha fatto niente-
-Già. Forse voi della Raimon non siete poi così male…-
-Neanche voi della Teikoku lo siete-
La ragazza fissò sconvolta il ragazzo.
-Mi hai appena fatto un complimento?-
-Non esagerare Mizutani…-
Detto questo, Gouenji scavalcò con un balzo la recinzione, e
saltò nella terrazza di sotto, lasciando sbalordita il ragazza.
-Gouenji… non starai cercando di impressionarmi, vero?-
-No.Ma si è fatto tardi, ed è ora che me ne torni a casa-
Kimiko lo fissò sbalordita.
-E mi lasci qui così?-
-Casa mia è vicina…-
-La mia no! Devi accompagnarmi!-
-Devo?-
Kimiko lo fissò, arrabbiata.
-È colpa tua se
sono venuta qui… se no sarei già a casa da più di un’ora-
Il ragazzo la fisso, poi annuì.
-Ti accompagno alla stazione, va bene?-
Kimiko annuì.
-Ok-
-Allora vieni!-
-Come faccio a scendere?-
Gouenji le indicò il lato della collina, dove si intravedeva
una scala che scendeva. Kimiko si avviò verso le scale, pronta a scendere.
Aveva già fatto il primo scalino quando si fermò e si voltò, un’ultima volta,
verso la torre con il simbolo del fulmine sopra.
-No, non sei affatto così spaventosa come credevo-
e poi, facendo i gradini due alla volta, di diresse veloce
verso il ragazzo che la stava aspettando.
Gouenji aveva visto sparire Kimiko e ora la stava aspettando.
Era voltato verso la direzione delle scale, pronto a vedere comparire la
ragazza da un momento all’altro, quando si sentì chiamare da una voce fin
troppo familiare.
-Gouenji! Lo sapevo che eri tu! Conosco solo te che riesci a
fare un salto del genere!-
Il ragazzo si voltò e si ritrovò a fissare il sorriso del suo
ex capitano, Mamoru Endou.
-Endou… che ci fai qui?-
-Sono venuto qui ad allenarmi. La prima partita del campionato
si sta avvicinando, voglio arrivarci preparato. Per questo siamo qui, per un
piccolo allenamento speciale-
Al “siamo”, Gouneji guardò dietro ad Endou e vide che con lui
c’era Kidou.
-Kidou…-
-Gouenji-
Endou passò lo sguardo da uno all’altro dei suoi amici.
-Ehi ragazzi, va tutto bene?-
-Certo-
Dissero in coro.
-Sarà… ma non me la raccontate giusta. Si può sapere che cosa
succede?-
Ma nessuno fece in tempo a rispondere, perché all’improvviso,
si sentì una voce provenire da dietro di loro.
-Si, si, tranquilla Hikary, sto arrivando. Certo, cinque
minuti e sono a casa… Cosa? Non penserai che stia mentendo vero? Sto per salire
sul treno, te lo giuro… cinque minuti e sono a casa, va bene? Senti il treno è
proprio qui di fronte a me, ci sto salendo su proprio adesso… Si, si, ciao!-
Kimiko aveva raggiunto Goeunji, senza fare troppo caso a chi
c’era assieme al ragazzo.
-Dobbiamo darci una mossa… era Hikary e lei è peggio di mia
madre, te l’assicuro. Devo per forza tornare a casa, quindi… ci avviamo?-
Ma prima che il ragazzo le potesse rispondere, fu stupita di
sentire una voce dietro di lei che stava balbettando qualcosa. Kimiko si girò
subito, e si ritrovò a fissare un ragazzo che la stava guardando come se fosse
una apparizione.
-Gouenji lei… insomma, tu sei qui con… lei è… tu sei una
ragazza?-
Kimiko fissò sconvolta il ragazzo.
-Che spirito di osservazione… si, sono una ragazza-
Endou la fissava sbalordito, poi spostò il suo sguardo su
Gouenji.
-Tu sei in giro con una ragazza?-
A quel punto Gouenji, decise di spiegare la situazione.
-Non ti mettere in testa strane idee… è una mia compagna di
classe-
-Compagna di classe?-
Kimiko annuì.
-Esatto, sono una sua compagna di classe. Piacere, sono Kimiko
Mizutani e tu devi essere Endou Mamoru, giusto?-
Endou annuì.
-Si sono io… ma come fai a sapere come mi chiamo?-
Kimiko lo fissò stupita.
-Fammi pensare… ah si. Sei il capitano della squadra della
nazionale giapponese che ha vinto il primo football frontier international,
tutti i giornali hanno parlato di te… direi che non c’è nessuno, nell’intero
paese che non sappia chi tu sia!-
Endou si aprì in un sorriso imbarazzato, poi allungò una mano
verso la ragazza.
-Si, hai ragione, scusa. Non sono abituato ad essere
riconosciuto così… comunque piacere!-
Kimiko strinse la mano del ragazzo, sorridendo.
-Piacere!-
Endou si era ripreso, ed era tornato ad essere il ragazzo di
sempre.
-Scusa, è che non sono abituato a vedere Gouenji con una
ragazza-
-Perché la cosa non mi sorprende?-
Kimiko si mise a ridere, ma appena spostò lo sguardo di lato,
si gelò sul posto. Solo in quel momento si era accorta che lì con loro c’era un
altro ragazzo, e quando lo riconobbe si sentì pietrificata.
-Yuuto…-
Endou, convinto che la ragazza avesse riconosciuto anche
Kidou, si mise a sorridere ancora di più.
-Hai riconosciuto anche Kidou eh? Sentito ragazzi, siamo
famosi!-
Ma nessuno dei tre ragazzi stava ridendo. Kimiko stava
guardando Kidou, e Kidou fissava la ragazza. Gouenji, invece, non aveva
spostato mai lo sguardo da Kimiko, attento a qualsiasi reazione la ragazza
avrebbe avuto.
-Kimiko…è da molto che non ci vediamo-
-Ma, voi due vi conoscete?-
Chiede sorpreso Endou. Kidou annuì lentamente.
-Si Endou, io e lei ci conosciamo. Lei era una mia compagna
alla Teikoku, lei era…-
-Una dei protetti di Kageyama-
Finì di dire la ragazza. Endou, improvvisamente, si ricordò
della conversazione avvenuto qualche tempo prima, al locale di Hibiki, e,
improvvisamente, la situazione gli fu subito chiara.
-Lei è…-
Kimiko annuì lentamente.
-Si, esatto. sono proprio io, una delle creature di Kageyama,
la terribile principessa della Teikoku, il mostro dei mostri… scegli tu quale
soprannome preferisci-
Nella voce di Kimiko c’era solo tanta tristezza e
rassegnazione. A quel punto, fu Gouenji ad intervenire. Prese la ragazza per mano,
sorprendendo tutti quanti.
-Scusa Endou, ma dobbiamo andare. La devo accompagnare alla
stazione. Ci vediamo-
Poi, senza lasciare il tempo di rispondere, iniziò a
trascinare via la ragazza. Endou e Kidou rimasero in silenzio per tutto il
tempo che i due ragazzi furono in vista, ma, appena furono spariti, Endou, come
se si fosse risvegliato da un sogno, si voltò verso Kidou.
-Ma quella era veramente…-
Kidou annuì lentamente.
-Si, era proprio lei-
-Non sembra così cattiva come dici…-
-Tu non la conosci-
-Forse, ma Gouenji si fida di lei-
-Come fai a dirlo?-
Endou scosse la testa prima di rispondere.
-Da come la guardava… la stava proteggendo!-
-Proteggendo?-
Endou annuì.
-Si, proteggendo. Da te-
Kidou non disse niente.
Gouenji e Kimiko stavano camminando in perfetto silenzio. Lui
non aveva mai smesso di lasciarle la mano e lei ne era grata. Quella stretta
era stata ciò che le aveva impedito di scoppiare a piangere. Raggiunsero la
stazione in silenzio, e Gouenji l’accompagnò fino al binario. Attese con lei
l’arrivo del treno, e solo quando il treno stava arrivando, interruppe il
silenzio.
-Ce la fai a tornare da sola?-
Kimiko annuì. Si sforzò anche di sorridere.
-Si, ce la faccio, grazie-
-Bene-
Una volta che Kimiko fu salita dentro il treno, si voltò verso
la porta aperta e verso la banchina, dove il ragazzo era rimasto fermo ad
aspettare.
-Ci vediamo a scuola-
-A domani-
Quando le porte si furono chiuse, Kimiko alzò una mano in
segno di saluto, e sorrise anche al ragazzo. Gouenji, dal canto suo, si limitò semplicemente
a sollevare una mano. Dopo di che, il treno sfrecciò via dalla stazione,
portando via dalla vista l’uno dell’altro, i due ragazzi.
Quando Gouenji arrivò a casa, era tardi. Trovò Yuuka sulla
porta, uno sguardo severo sul volto.
-Oniichan… sei in ritardo!-
Gouenji appoggiò una mano sulla testa della sua sorellina.
-Lo so, scusami. Ma ho una cosa per te-
E le fece vedere la torta. Yuuka si aprì in un sorriso enorme,
poi saltò addosso a suo fratello, felicissima.
-Grazie oniichan! La mangiamo dopo cena, va bene?-
Gouenji annuì. Yuuka era corsa in cucina, portandosi dietro il
suo prezioso tesoro. Gouenji si avviò in camera sua, dove appoggiò la borsa
della scuola sulla scrivania, poi si buttò sul letto. Stava ripensando a quello
che era successo in quella giornata. Lentamente sollevò la mano che aveva
stretto quella della ragazza in alto, verso il soffitto. Non poteva credere di
avere stretto la mano di una ragazza, tanto meno quella della Mizutani, ma in
quel momento era stata la cosa giusta da fare.
-Chissà se è arrivata a casa…-
-Se è arrivata chi?-
Gouenji si sollevò di scatto dal letto, e non fu stupito di
trovare sua sorella sulla porta.
-Cosa ti ho detto sul non origliare?-
-Ma io non stavo origliando… ti ho chiamato, ma tu non mi hai
risposto. La cena ormai è pronta-
-Va bene, mi cambio e arrivo-
-Allora, chi è che dovrebbe essere arrivata?-
Ma Gouenji non le rispose, si limitò ad osservare sua sorella
che, poco dopo annuì, e se ne andò, chiudendosi dietro la porta. Una volta
rimasto solo, Goeunji cercò il suo telefonino, e fece subito un numero di
telefono. Sperava di stare facendo la cosa giusta.
Il ristorante ancora era vuoto quella sera. I clienti
sarebbero arrivati da lì a poco, ma dentro un ristorante, la calma non esisteva
mai. Toramaru era in cucina, intendo a sistemare le ultime cose prima del
servizio. Stava per buttare dentro una padella piena d’olio delle cipolle,
quando sentì il telefono del ristorante suonare. Come sempre, sua sorella, andò
a rispondere.
-Casa Toramaru, parla Nonomi! Con chi ho il piacere di
parlare? Gouenji!-
Appena sentì il nome del suo idolo, Toramaru si precipitò
fuori dalla cucina, pronto per andare a prendere il telefono. Ma una volta
arrivato là, fu stupito di vedere sul volto di sua sorella una espressione
sconvolta.
-Che cosa mi hai appena chiesto? Gouenji… ma stai bene? Si
scusa è che, non lo so, questa era l’ultima cosa che mi sarei aspettata da te…
si, arrivo, prendo il telefono e ti do subito il numero-
Nonomi appoggiò il ricevitore e corse di sopra, nella sua
stanza. Ritornò pochi secondi dopo, cellulare in mano.
-Ci sei ancora? Bene, ecco il numero…-
Toramaru ascoltava stupito. Cosa stava succedendo?
-Ok, prego. Gouenji… è tutto a posto? Non è che è successo
qualcosa… si, si, certo, buona
serata anche a te-
Nonomi riappoggiò la cornetta sul telefono, e rimase impalata
sul posto. Toramaru si avvicinò
-Cosa voleva da te Gouenji?-
Nonomi fissò suo fratello
-Il numero di Kimiko…-
Toramaru fissò sbalordito sua sorella.
-Kimiko?-
Nonomi annuì.
-Si, la nostra compagna di classe…-
Toramaru fissò sua sorella, sconvolto.
-Cosa? Perché mai Goeunji vorrebbe il numero di una ragazza?-
-Non lo so fratellino… non ne ho proprio idea-
Kimiko si era presa una bella strigliata da parte di Hikary,
quando era arrivata a casa. Si era dovuta sorbire il fatto che era stata in
pensiero, che quando sua madre l ‘aveva chiamata per dirle che non era tornata
a casa, era quasi impazzita dallo spavento.
-E se ti fosse successo qualcosa? Kimiko, sono più di due ore
che hai lasciato il mio negozio… che cosa hai fatto in tutto questo tempo?-
Ma Kimiko non aveva risposto. Si era limitata a sorbirsi il
rimprovero, poi, si era buttata tra le braccia di sua cugina.
-Scusa Kary… prometto che non succederà più-
Hikary la strinse a se, e in un attimo tutta la sua
preoccupazione sparì.
-Farò finta di crederti…-
-Non ti fidi di me?-
-Fidarti di te? Per chi mi hai preso Kimi… lo so che mi stia
nascondendo qualcosa-
Kimiko si irrigidì.
-Tranquilla, anche io ho avuto quindici anni, e so che ci sono
cose che non si devono dire subito ai grandi. Ma sappi che quando vuoi, io ci
sono, ok?-
Kimiko annuì, poi stampò un bacio sulla guancia di sua cugina.
-Grazie Kary… ti voglio bene!-
-Ti voglio bene anche io piccola-
Dopo quel momento, Hikary aveva deciso di fermarsi a tenere
compagnia alla cugina, e avevano cenato assieme, poi se ne era andata,
lasciando una fetta di torta di lei. Ma Kimiko non aveva bisogno di cioccolato
il quel momento, ma di un bel bagno caldo. Ne aveva avuto bisogno dopo quella
giornata, troppe emozioni in un unico pomeriggio, il bagno caldo l’aveva
aiutata a liberarsi di un po’ di agitazione. Non si aspettava di tirare fuori
il discorso di sua madre, tanto meno con un ragazzo come Goeunji e non si
sarebbe nemmeno mai aspettata che il ragazzo le raccontasse delle cose così
personali sulla sua famiglia. Kimiko poteva dire di non sapere cosa fosse avere
un rapporto normale con la propria madre, ma scoprire che il ragazzo aveva
perso la sua, l’aveva sconvolta molto di più di quanto pensasse. Se si
aggiungeva poi il dolore che doveva avere provato per l’incidente di sua
sorella… come ci si doveva sentire ad avere una sorella in come e non potere
fare niente per aiutarlo? Kimiko non ci voleva nemmeno pensare. Quel ragazzo
così freddo e distaccato, in realtà portava dentro di se un dolore molto
grande. Era dovuto crescere in fretta, un po’ come lei. Certo, lei non aveva
perso nessuno dei suoi cari, per fortuna, ma tutto quello che aveva passato
alla Teikoku l’aveva fatta maturare molto in fretta, e per Gouenji doveva
essere stata la stessa cosa. Forse era per quello che si sentiva così in
sintonia con quel ragazzo… Kimiko sollevò la mano che aveva stretto quella di
Gouenji. Era incredibile come ancora sentisse la pressione di quella mano sulla
sua. L’aveva stretta e le aveva trasmesso molta sicurezza e forza, e in quel
momento solo Kimiko poteva sapere quanto le servisse… aveva rivisto Kidou, e lo
shock era stato enorme. Non si immaginava di poterlo rivedere così presto, e
non si immaginava di provare un così grande turbamento e invece… aveva lottato
per non piangere.
-Non puoi fare così ogni volta Kimiko… la devi superare come
cosa!-
Con i capelli ancora bagnati, Kimiko si buttò sotto le coperte
del suo letto e spense la luce. Tutto quello che le ci voleva era una bella
dormita, per cancellare il peso di quella giornata. Aveva appena chiuso gli
occhi, quando, sul comodino vicino al suo letto, il suo telefono iniziò a
suonare. Pensando che fosse Nonomi, l’unica che la poteva chiamare a quell’ora,
rispose senza nemmeno guardare il numero.
-Nonomi, fa che sia importante… stavo per andare a dormire-
Ma la voce dall’altra parte non era quella di Nonomi.
-Scusa… non ti volevo disturbare-
Kimiko si alzò di scatto dal letto e si mise seduta.
-Gouenji…-
-Sono io-
-Come fai ad avere il mio numero?-
Ci fu silenzio dall’altra parte del telefono prima della
risposta.
-L’ho chiesto a Nonomi… ti da fastidio?-
-No...-
Rimasero in silenzio per alcuni secondi. Poi fu lei a rompere
il silenzio
-Come mai volevi sapere il mio numero?-
-Volevo sapere se eri tornata a casa sana e salva-
Kimiko sorrise.
-Si, sono arrivata sana e salva-
-Bene, sono sollevato-
-Pensavi che non riuscissi a trovare la strada di casa?-
Gouenji rise al telefono e anche Kimiko.
-Vedo che stai meglio…-
-Si, sto meglio-
-Mi dispiace per oggi Mizu…-
-Non ti devi scusare!-
Disse Kimiko, non lasciando nemmeno finire la frase al
ragazzo.
-Non è stata colpa tua, anzi. Non mi divertivo così tanto da
molto tempo e non è stata colpa tua se ho rivisto Yuuto. Prima o poi doveva
succedere-
-Sei sicura di stare bene?-
-Sono sopravvissuta a cose peggiori-
Rimasero in silenzio circa per un minuto, senza sapere cosa
dire.
-Allora… buona notte Mizutani-
Kimiko rimase quasi male sentendo quelle parole. Non voleva
fare finire quella conversazione
così presto.
-…Buona notte anche a te Gouenji. Ci vediamo a scuola-
Kimiko rimase qualche minuto ad osservare il telefono una
volta che la comunicazione era stata chiusa. Poi, decise di fare un’ultima
telefonata. Aspettò per quello che le sembrarono minuti interminabili, quando
finalmente, dall’altra parte, risposero.
-Fate che sia importante, sto lavorando!-
-Come puoi dare il mio numero di telefono in giro e non
mandarmi nemmeno un messaggio per avvisarmi?-
-Kimiko! Ecco io… aspetta, ti ha già chiamata?-
E lì Kimiko capì di avere fatto un errore enorme.
-Si, mi ha
chiamata ma non è questo il punto…-
-Ti ha chiamata! E cosa ti ha detto? Voglio sapere tutto!-
-Ecco io… -
-Insomma, stiamo parlando di Gouenji, il ragazzo meno
interessato alle ragazze che io conosca e poi, cosa fa? Mi chiama per chiedermi
il tuo numero! Allora, devi dirmi qualche cosa o…
-Buona notte Nonomi-
-Aspetta, Kimiko, non ti azzardare a…-
Ma Kimiko aveva già chiuso il telefono. Meglio affrontare
Nonomi domani, alla luce del sole, che non subire un suo interrogatorio per
telefono.
-Meglio spegnere il telefono, per sicurezza-
Almeno, per quella notte, non avrebbe più ricevuto telefonate
che l’avrebbero svegliata, anche se sapeva, che prendere sonno non sarebbe
stato facile.
********************************************************************************
Ciao a tutti!
Per prima cosa, prima di parlare del capitolo e di tutto il
resto, lasciate che vi faccia dei ringraziamenti:
Grazie, a tutti quelli che hanno messo questa mia storia tra i
preferiti, le ricordate e i seguiti! Grazie, grazie, grazie di cuore! E anche
grazie a tutti quelli che hanno letto la storia fino ad adesso, grazie per il
vostro supporto!
Tornando al capitolo: spero di non avervi annoiato, ma questo
capitolo è, almeno per me, fondamentale. Volevo fare venire fuori un po’ del
vero carattere di Kimiko, e dovevo farle raccontare del suo passato e della sua
famiglia. Spero anche che Gouenji non sia risultato troppo OOC, ma per me ci
sta come carattere, ma fatemi sapere.
Seconda cosa, giuro che fra un po’ ci saranno anche le partite di calcio. Non mi sono dimenticata che Inazuma Eleven è soprattutto sport, e calcio, arriverà anche qui, lo prometto. Dopo ce ne sarà talmente tanto, che non ne potrete più J
Terza cosa: per me Nonomi e Toramaru sono fratello e sorella,
quindi risparmiatevi le polemiche, con me non funziona. Quei due ragazzi hanno
gli stessi occhi, e per me quella è la prova finale che dimostra la loro
parentela… poi la storia mia, quindi rassegnatevi.
Ultima cosa, prima di salutarvi, è una cosa importante: anche
le scrittrici vanno in vacanza, e ora è, finalmente, arrivato il mio turno.
Andrò via per ben tre settimane, partirò domani, e prima di fine mese non
ritornerò. Voi starete pensando, e allora? Bene, dove vado, non ho connessione
internet, e quindi non mi porto dietro nemmeno il computer, di conseguenza NON AGGIORNERO’. Penso che il PROSSIMO
AGGIORNAMENTO sarà intorno alla prima settimana di Settembre,
massimo la seconda. Quindi state tranquilli, la storia non sarà sospesa,
riprenderà al mio ritorno, promesso!
E ora, i saluti finali. Buone vacanze a tutti, buon
ferragosto, già che ci siamo, e, come sempre, grazie per chi legge questo
capitolo, e, se volete, lasciate un commento, farete felice questa scrittrice
=)
Un bacio grande grande, alla prossima
Juls
P.S.: posso
chiedere un favore? Qualcuno, sa come si chiama, la città, dove è
ambientata la serie? Perché io ho provato a vedere da tutte le parti, ma non ho
trovato traccia del nome… non so nemmeno se ci sia, un nome. Io ho solo visto
l’anime, non ho il gioco, quindi chiedo aiuto a voi, per caso, lo conoscete? Se
si, sareste così gentili da farmelo sapere? Grazie in anticipo, ancora una
volta, un bacione dalla vostra
Juls