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Autore: JaneChase    06/08/2014    3 recensioni
[Piccola premessa: Questa storia è una fanfiction, ma per cause di forza maggiore ho dovuto metterla tra le originali]
Cosa potrebbe succedere in una scuola in cui sono raccolti i figli dei grandi eroi delle saghe?
In un mondo in cui più realtà coesistono, saranno proprio loro, a crearne uno nuovo in cui vivere insieme.
Genere: Fantasy, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: AU | Avvertimenti: Spoiler!, Tematiche delicate
Capitoli:
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~~JANE
Apro gli occhi. La sveglia suona portando le 07:20. Lunedì 04 Agosto. Mi vesto con il solito jeans largo pieno di strappi, le Nike rosse e una T-shirt con su scritto "Keep Calm And Love Percy Jackson". Ieri pomeriggio abbiamo ricevuto una lettera dalla scuola, in cui i miei docenti chiedevano un incontro. Ho appena finito le scuole medie, e quando sono sicura di non rivedere mai più coloro che mi hanno tenuto d'occhio per tre anni, mi chiedono un incontro. Prendo il mio zainetto blu, carico di libri di Shadowhunters dato che ho in programma di mangiare a casa di Ashley, la mia migliore amica, e di scambiarci libri e fumetti da leggere. Eh già, sono la classica ragazza nerd: Riccioli castani, occhi scuri, grandi occhiali, cuffie, volume, libro alla mano, e ignora il mondo.
Dopo una bella camminata, arrivo nella mia vecchia scuola. Supero il plesso della segreteria e la casa del custode, per imboccare il largo sentiero che porta al plesso A, quello delle aule. Oltre a questi edifici ce ne sono altri tre, ovvero il teatro, la palestra e il plesso B, quello dei laboratori, il tutto circondato da pini, aiuole smisurate e due cortili, e un parcheggio per le auto dei prof. Entro all'interno dell'edificio, tutto pareti bianche e porte nuove, salgo una rampa di scale che conduce al primo piano, e dopo aver superato una fila di aule chiuse e svoltato a sinistra, eccomi davanti alla classe che per tutto l'anno scolastico è stata la mia seconda casa. La porta è aperta e all'interno scorgo Mary Olsen, una quasi tredicenne dai corti capelli, castani come i suoi occhi sfolgoranti nascosti dal vetro degli occhiali. È appoggiata al davanzale di una delle grandi finestre scorrevoli che rappresentano un'intera parete dell'aula. Sta scrivendo e cancellando delle piccole parole sulla lavagna pulita. Mi vede e mi sgancia un sorriso, e con un cenno mi invita a raggiungerla. Sento i muscoli della faccia rilassarsi, mentre entro in quell'ambiente familiare. Appena metto piede all'interno dell'ampia stanza rettangolare, vengo investita da un'insopportabile odore di chiuso, che misto all'aria afosa della mattina d'estate inoltrata, mi spinge a correre verso la mia amica e ad affacciarmi alla finestra per prendere aria. A Mary scappa una risatina poco trattenuta.
-Già. Pensa che quando sono arrivata era anche peggio- dice in tono scherzoso.
-Oh, dei!- esclamo voltandomi verso di lei, e sorridendo a mia volta. Siamo compagne di classe dalla quarta elementare, ma il nostro rapporto si è rafforzato solo negli ultimi due anni. Siamo passate da uno stupido "Ciao, come va? Studiamo insieme per il prossimo compito?" a un "Ciao! Come stai? Oggi è successo questo. Come ti è andata l'interrogazione? Se vuoi ti do una mano con questo. Ti consiglio vivamente di fare quello..." e tutto grazie a Percy Jackson. La saga sui semidei che ha fatto impazzire il mondo. In verità all'inizio ero molto più informata di lei, ma dopo l'uscita nelle sale del secondo film, lei ha iniziato ad interessarsi alla storia, e a rivolgermi più spesso la parola. In poco tempo mi ha anche superato con Eroi dell'Olimpo la seconda saga di Rick Riordan (che in realtà sarebbe la terza, dato che la seconda è stata la saga egizia The Kane Chronicles). E così nacque la nostra grande amicizia tra nerd. Una voce dal fondo dell'aula interrompe i miei pensieri: -Ehi, a te! Non si saluta più?
Mi volto e vedo una ragazza più bassa di me di qualche centimetro, con i lisci capelli castano chiaro legati in una coda di cavallo, con una tuta rossa e un accenno di lentiggini sulla pelle abbronzata del viso. Attraversa la stanza a grandi falcate, facendo lo slalom tra i banchi perfettamente allineati, e mi si piazza davanti. Da vicino riesco a vedere meglio i suoi occhi, castani come i miei, che risaltano minacciosi come fiamme ardenti. Lucy McCarthy.
-Ciao, Lu!- le dico guadagnandomi un'occhiataccia.
 -Scusami- continuo. -Sono parecchio assonnata, forse è per questo che non ti ho visto. -Oh, beh. Se lo dici tu- risponde lei in un tono sarcastico che tradisce irritazione.
-Sta facendo avanti e indietro, là infondo, da quando è entrata- mi sussurra Mary, per evitare di far esplodere la McCarthy e iniziare una lite. Come darle torto. Entrambe conosciamo Lucy dall'inizio delle scuole medie. Io e lei siamo diventate subito amiche. Ha un carattere esuberante, e ti dice sempre in faccia ciò che pensa. Un po' l'ammiro ma il più delle volte mi fa esasperare. Tende ad essere parecchio aggressiva certe volte, anche se, per fortuna, in ambito scolastico solo a parole. L'abbiamo aggiunta al nostro gruppo di semidei, anche se non ha mai letto la storia. Lei, Mary e Ashley sono le mie più care amiche e ho fatto il possibile per unirle. Il risultato, devo dire, è stato ottimo ma si può sempre migliorare. Mi sento afferrare le spalle da dietro, e per poco non mi viene un colpo. Ecco che compare Ashley Michael. Una ragazza alta un centimetro più di me (anche se non si nota dato che ho il collo più lungo), dalla pelle olivastra resa più scura dall'abbronzatura. I capelli neri corti legati con una fascia rossa, gli occhi castani che al sole prendono sfumature dorate, messi in evidenza da una T-shirt grigia con la stampa di One Piece. Saluta tutte con la sua voce roca, che negli ultimi anni è rimasta la stessa. Mi guarda da capo a piedi e assumendo un tono sarcastico dice: -Va bene che durante l'estate ti sei abbronzata poco e sei rimasta una mozzarella, ma così sembri proprio un fantasma. Che è successo?
Il cuore torna a battere ad un ritmo regolare, e appena mi calmo del tutto sto per replicare, ma una voce alle mie spalle m'interrompe: -Molto bene. Vedo che ci siete tutte.
Mi volto e vedo un uomo alto, con la pelle del colore del caffè, un completo gessato blu e un borsalino. Per un attimo lo fisso piegando la testa di lato. Mi ricorda tanto qualcuno, ma non ricordo bene chi. Senza batter ciglio mi consegna delle buste e mi dice di distribuirle, dopodiché abbandona l'aula a passo veloce. Guardo le buste che ho in mano. Su ognuna c'è scritto un nome. Forse le professoresse devono comunicarci qualcosa d'importante penso. Vorranno punirci per qualcosa che abbiamo fatto? Sono una figlia di Atena non ho mai fatto nulla di male a scuola! Dei miei, fate che non sia nulla sulla mia condotta. Mentre la mia mente vaga tra assurdi pensieri le mie amiche mi guardano in silenzio, pallidissime. Mi chiedo se non stanno pensando a quello che penso io. Torno a guardare le lettere. Sulla prima c'è scritto in bella grafia Ashley Michael. Metto tra le mani della mia amica la busta viola, e solo ora mi accorgo del colore. Perfettamente adatto ad una romana penso spostando lo sguardo sulla seconda busta, viola come la prima, ma con la stessa grafia impeccabile è indirizzata a Lucy McCarthy. La porgo a Lu, che la prende con mani tremanti. Strano quanto in fretta la sicurezza di una persona possa andare in frantumi, penso soffermandomi sulla terza busta. È arancione, il colore del campo greco, e in una scrittura quasi indecifrabile, come se fosse formata da tante piccole saette, ecco spuntare il nome di Mary Olsen in inchiostro blu. Trattengo un risolino, pensando alla stranezza della situazione. Due buste viola inchiostrate di rosso per due figlie di Marte, una busta arancione con una grafia saettante in inchiostro blu, degna di una figlia di Zeus. Quasi penso che sia tutto uno scherzo, ma so che se la scuola c'entra in qualche modo, non è affatto possibile. Prima di abbassare lo sguardo sull'ultima lettera, già me l'immagino. Una busta arancione, con su scritto il mio nome in inchiostro grigio, a caratteri tondeggianti che ricordano gli occhi di un gufo. Abbasso lo sguardo. La busta è arancione come mi aspettavo, ma il resto no. Una calligrafia ondulata e imperfetta in inchiostro verde, con cui è stato scritto Julie Doran. Torno a guardare le altre. Nessuna ha ancora aperto la propria busta. Per un attimo i nostri sguardi scivolano l'uno sull'altro in un'armoniosa intesa.
-Al tre- dice Mary, fissando ciò che ha in mano. Noi tre la imitiamo e la ascoltiamo contare: -Uno... due... tre!
Apriamo le nostre buste nello stesso istante, e un vortice di energia c'investe. Ci ritroviamo in caduta libera, in quella che sembra un'altra dimensione. Mi guardo intorno spaventata e quando vedo Mary, mi avvicino più che posso a lei. Se stessi cadendo alla velocità della luce in un luogo che non sia un baratro oscuro, di certo starei urlando di gioia, come la mia amica del resto. Ma la sensazione di cadere nel vuoto mi serra la bocca. Con un tentativo disperato cerco di prendere la mano di lei, che per raggiungermi allunga il braccio il più possibile. Dietro di me sento Ashley gridare, il che non mi è di nessun aiuto. Finalmente riesco ad afferrare la mano della mia amica, e chiudo gli occhi sforzandomi di tenerli chiusi. Sento la forza di gravità che mi spinge sempre più in basso e l'attrito mi fa bruciare la pelle. Capisco che sto per schiantarmi, e stringo sempre più forte la mano di Mary, così forte da farmi male. L'attimo dopo sto fluttuando a mezz'aria. Mi sento leggerissima, come se stessi sognando. Poi la leggiadria scompare, quando qualcosa mi mette a sedere. Finalmente apro gli occhi. Mi trovo in una grande stanza piena di banchi occupati da ragazzi. Sulla parete di fronte a me ci sono due lavagne e subito a sinistra una cattedra, mentre a destra una porta aperta. Abbasso lo sguardo sulla mano di Mary che stringe forte la mia e viceversa. Poi guardo lei. La ragazza si stava guardando intorno strabuzzando gli occhi. Anche lei deve aver tenuto gli occhi chiusi. La mia amica si gira a guardarmi, poi vede la nostre mani avvinghiate sussurra uno scusami, mentre allenta la presa. La imito e le nostre mani scivolano via l'una dall'altra. Adesso, rialzato lo sguardo, noto che alcuni dei presenti ci stanno guardando. Chi borbottando fra se, chi ridacchiando sotto i baffi. Poi c'era qualcuno che distoglieva immediatamente lo sguardo, o chi non s' interessava affatto. Continuando a spostare il mio sguardo indagatore in quello strano luogo, mi accorgo di trovarmi nell'ultima fila di banchi. Ogni fila è formata da tre gruppi di due banchi, e noi siamo al centro della nostra. Io al banco sinistro, Mary a quello destro. Alla nostra destra, sono sedute Lucy e Ashley. Appena le vedo spalanco gli occhi. La mia compagna di banco segue il mio sguardo e fa lo stesso. Indossano dei pantaloncini di jeans, degli anfibi rossi praticamente identici (Cambia solo il numero) e... la maglia del Campo Giove! Quando anche loro si accorgono di noi, ricambiano il nostro sguardo con un altro altrettanto shockato. D'istinto mi guardo addosso. Stesse Nike, stessi jeans, stessa T-shirt arancione. No non era la stessa. Sulla maglia c'è scritto Camp Halfblood! Guardo Mary e lei guarda me. Stessa e identica maglia. Mi lascio scappare un "Oh miei dei", ma la mia voce è talmente soffocata (sia per via del salto nel vuoto, sia per la sorpresa), che solo Mary lo sente. O almeno credo. Sento scoppiare una risata davanti a me. Voltandomi, mi ritrovo davanti un ragazzo dal sorriso spavaldo. È appoggiato comodamente alla sedia, e ci guarda divertito. Capisco che ci sta guardando da un po', ma prima di riuscire a dire qualcosa, inizia a parlare: -Siete davvero spassose.
-Cerchi rogne?- sbotta Lucy, mentre si avvicina ai nostri banchi. Il ragazzo dopo averle dato una rapida occhiata, le risponde con un sorriso che la manda su tutte le furie.
-James Sirius Potter- aggiunge tenendole una mano. Ora, bisogna sapere che Lu è una grande potterhead (anche se solo sul lato film), infatti sentendo quel nome sbianca. Il che provoca a James una seconda risata, ma stavolta viene interrotta da una spinta del suo compagno di banco. Il moro, che non ci fa poi molto caso, ci presenta il suo amicone. Albus Severus Potter, il suo fratellino, e indicando una ragazzina in prima fila davanti alle lavagne dicendoci che si trattava di sua sorella Lilian. Lucy torna a sedersi sconvolta, mentre Ashley le fa aria con la mano incrociando il mio sguardo. Sorridendo a più non posso, il mago ci indica due ragazzi alla nostra sinistra. Quello più vicino a me è un ragazzo muscoloso, con occhi azzurri, lisci capelli neri e la pelle olivastra. All'inizio Mary lo prende per uno dei suoi fratelli. Io invece penso che potrebbe essere la perfetta versione in miniatura di Alec Lightwood. Accanto a lui, appoggiato al davanzale della finestra, un ragazzo dai capelli dorati, gli occhi verdi sfavillanti, un accenno di lentiggini sulla pelle abbronzata delle braccia, addominali scolpiti sotto la tenuta degli shadowhunters. Guardo James, nella sua divisa di Hogwarts, i colori dei Grifondoro messi in evidenza dal nero. Ci dice che l'apparente figlio di Zeus del banco accanto, si chiama Brad Mellark, il figlio di Peeta Mellark e Katniss Everdeen. Poi indica il suo compagno di banco.
 –Quel tizio laggiù, invece, si chiama Jake. È il figlio di...
-Clarissa Adele Morgernstern e Jonathan Herondale- lo interrompo io. Un po' sorpreso annuisce, guardando il ragazzo che intanto si è voltato a guardarci, come se avesse sentito i nomi dei suoi genitori, e cercando la persona che li ha pronunciati per mozzargli la lingua. Intanto in classe entrano un ragazzo e una ragazza, mano nella mano. Lei dai lunghi capelli biondi, lui dai riccioli castani. Stessi occhi marroni, che si girano a fissarci, come avvertendo la nostra presenza.
 -Eccone altri- borbotta fra sé Albus.
 -Altri cosa?- chiede Mary.
 -Legati- risponde lui.
-Sono i figli di Leo Valdez e Calypso- aggiunge il fratello. La mia amica sgrana gli occhi. Io mi limito a guardarli, pensando che nient'altro mi avrebbe sorpreso tanto. Ecco che in classe entra una donna dall'aspetto noto. Si avvicina a noi con passo svelto. Ora che è più vicina la riconosco. È Bella di Twilight! -Benvenute- dice in tono solenne. In poco tempo ci spiega che ci troviamo all'Accademia. L'Istituto scolastico di Multifandom Island, per i figli dei grandi eroi delle saghe. Mi guardo intorno, incrociando lo sguardo con quello delle mie amiche. Alla fine mi decido a chiedere: -E cosa c'entriamo noi in tutto questo? Bella mi rivolge un ghigno divertito. Si avvicina al banco di Ashley e Lucy.
 -Ave, Holly e Megan Zhang. Figlie di Frank Zhang e Hazel Levesque. Poi arriva davanti a Mary.
-Ave, Abigail Grace. Figlia di Jason Grace e Piper McLean. Inizio a tremare, con il sospetto di sapere cosa mi aspetta. Infine si rivolge a me: -Ave, Jane Audrey Jackson. Figlia di Percy Jackson e Annabeth Chase. Ora sto cadendo dalla sedia. Mi sento afferrare prima di toccare terra. L'attimo dopo il buio.

 

Shao Sheo gente! Per coloro che leggono la storia per la prima volta, spero che questa sottospecie di prologo geneticamente impuro (Ogni riferimento a qualche sorta di razzismo verso i prologhi geneticamente danneggiati è puramente casuale v.v) vi sia piaciuto, per chi lo ha già letto, come potete vedere l’ho sistemato un po’ ;) Darò un’ulteriore aggiornatina a questo e a tutti gli altri capitoli nei prossimi giorni. Grazie per aver letto l’inizio delle avventure dei nostri nuovi eroi della Multifandom Island, e spero che questa mia prima storia sia all’altezza delle aspettative :D
Un bacione                                                                 Jane

   
 
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