Anime & Manga > Le situazioni di lui e lei/Karekano
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Autore: Yume_no_Namida    06/08/2014    0 recensioni
Momenti fuggevoli che tuttavia lasciano un segno indelebile: l’estate è una metafora della felicità - ma solo se la si trascorre in compagnia. Forse il fulcro di tutto è proprio la compagnia, però i mesi estivi la favoriscono per cui meglio non privarli della loro fetta di responsabilità.
Il passato si mescola al presente e apre la strada al futuro, Soichiro e Yukino lo sanno bene e i loro amici con loro.
Una rapida escursione tra paure che si rinnovano, sentimenti che le scacciano e attimi di pura spensieratezza, di delirio nonsense - per riportare la bilancia a un punto di equilibrio.
Un tentativo di restituire all'autrice del manga un pizzico della vasta gamma di emozioni regalatemi: a lei e a chiunque vorrà leggere.
1) YukinoXArima, Yukino centric!
2) YukinoXArima, Arima centric!
3) Un po' tutti, YukinoxArima, accenni vari
4) Maho Izawa, Yukino Miyazawa, Maho centric!
5) Hideaki Asaba, famiglia Arima-Miyazawa, Asaba centric!
[Prima classificata al contest "L'estate e i suoi attimi fugaci" indetto da Mokochan sul forum di EFP, Premio Spiaggia e Miglior Raccolta][SPOILER! gigantissimi per chi non ha seguito il manga]
Genere: Introspettivo, Sentimentale, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Hideaki Asaba, Maho Izawa, Soichiro Arima, Yukino Miyazawa
Note: Missing Moments, Raccolta | Avvertimenti: nessuno
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Di come si sopravviva per merito delle angurie.




“Cos’è quella?”
Una profonda costernazione deforma i tratti del volto di Maho - una mano sullo stipite della porta di casa, l’altra a ciondolare, inerte, lungo il fianco sinistro, quasi a riflettere l’incredulità vacillante del momento.
“Mh? E’ un’anguria. Non dirmi che non ne hai mai assaggiata una.”
Yukino è totalmente fuori luogo.
Certo che ne ha mangiate, Maho, di angurie, parecchie!
Ma non era questo ciò che intendeva quando, in cambio di alcune sedute informative  sulla facoltà di medicina e gli esami del primo anno, aveva chiesto qualcosa di rinfrescante, il necessario a sopravvivere all’asfissia dovuta all’afa e al desolante spettacolo del suo frigo guasto - da ormai una notte e un giorno.
“Posso entrare?”
Yukino la oltrepassa e fa il suo ingresso in corridoio, senza attendere una risposta; come se aver portato un’anguria sottobraccio per un’interminabile serie di chilometri fosse perfettamente normale.



“E’ caldissima, non è buona” l’affermazione fuoriesce dalla bocca di Maho come un sospiro rassegnato, la presa d’atto dello sconforto del presente “credevi davvero che si sarebbe mantenuta fresca per l’intero tragitto? Con trentasette gradi all’ombra?”
“Risparmiami” Yukino computa le lettere a fatica e nel contempo si spalma sul tavolo, i libri aperti sotto gli avambracci e l’abito incollato alla schiena “pensavo avessi un frigo.”
“Il frigo c’è, infatti” replica Maho, piccata, sforzandosi di mantenere la calma “però ti ho anche spiegato che non funziona. Perché avrei dovuto forzarti a fare da catering, altrimenti?”
“Come contraccambio per il favore che mi stai facendo?”
Maho porta tre dita a sostegno della fronte, colta da un’improvvisa stanchezza: “Guarda che l’approfittatrice sei sempre stata tu...”
“Uff, hai ragione, ma io mi sto sciogliendo!”
Yukino ha le labbra contratte in una smorfia sofferente, la collottola pregna di sudore e le cosce che cozzano nervosamente l’una contro l’altra, producendo un tonfo sordo e cadenzato... è buffa. Maho la osserva e la trova buffa, pur essendo diventata mamma non è cambiata: quel lato di lei così spensierato e spontaneo fino all’inverosimile - il lato che gliel’ha sempre fatta piacere oltre misura - si è mantenuto intatto.
“Ti va se usciamo a prendere un ghiacciolo?”
Yukino annuisce, allegra, e Maho non può impedirsi di rallegrarsi con lei.





“Quindi la piccola Sakura è rimasta a dormire vegliata dal suo papà?”
Sono entrambe sedute su un basso muretto a ridosso del fiume, le mani occupate da un ghiacciolo che si liquefa a velocità impressionante e gli sguardi pregni di serenità, della brezza carezzevole di un’ipotetica primavera.
“Mh” mugugna Yukino “ma non me la sento di lasciarli del tutto soli, porto con me un cellulare per ogni evenienza; Arima è un padre fantastico, però lei è così minuscola...”
A Maho sembra che l’amica si sia fatta d’un tratto più alta, più soffice, più donna, e si interroga per un istante su quando, di preciso, abbiano finito per maturare.
Abbiano? Da dove deriva il plurale?
E’ maturata, lei?
I piedi di Yukino dondolano nel vuoto in un atteggiamento non proprio adulto, eppure Maho si sente in soggezione.
“Sai, ti ammiro” soffia, radunando le truppe delle proprie energie per sconfiggere le debolezze nascenti “è trascorso pochissimo da quando hai avuto Sakura e tu ti sei già rimessa in forze, e hai cominciato a impegnarti per realizzare anche le tue aspirazioni professionali...”
“Su, Maho” Yukino inclina la nuca, in visibile imbarazzo “mi sto semplicemente portando avanti. Non mi sono ancora iscritta all’università, né ho provato i test, né altro; ci vorrà un po’, per quello.”
La pelle dell’amica emana tepore, una sorte di luce gialla e confortevole che Maho percepisce con chiarezza attraversarle l’epidermide, toccarla al centro del petto - oltre i fasci di muscoli, le vie circolatorie e il reticolo dei nervi, perfino al di là della barriera corazzata delle ossa. Se fosse un gatto è certa che avrebbe le vibrisse in tensione.
“Però” adesso una grossa macchia d’acqua al gusto di limone ha imbrattato il polso dell’una, la gonna dell’altra, ma nessuno ci bada “sono felice. Ho una famiglia stupenda, degli amici eccezionali... e i miei sogni lavorativi non hanno fretta. Anche perché ho la certezza che ti ritroverò sempre dall’altro lato della strada, pronta a tendermi una mano.”
La bocca di Yukino si spalanca e il bianco dei suoi denti sembra scintillare al sole.
Cos’è questa freschezza improvvisa?
“Tuttavia ammetto” il verde chiaro del vestito di lei provoca a Maho le allucinazioni, le proietta nel cervello l’immagine di un frutto tondo e lucido abbandonato accanto al lavello, sul ripiano della cucina “di essere parecchio impaziente di lavorare insieme.”
Non è il suo cervello, è che Yukino somiglia proprio a un’anguria.
“Idem” esala Maho, in una maniera appena udibile “torniamo a darci da fare, allora?”
Gli stecchi appiccicaticci dei ghiaccioli vengono cestinati, il muretto è abbandonato a se stesso e due ragazze camminano per la strada, l’una accanto all’altra - le seguono le loro ombre di donne, e un’insolita frescura tiepida che si trasmette tra le loro cuti, accantonando l’afa.
Sì, Yukino è come un’anguria: colorata, solida, difficile da scalfire.
E, nelle giornate più assolate, assicura la sopravvivenza.












Prompt da rispettare: Anguria/Ghiacciolo per due e il calore della pelle contro la sua.


Le situazioni dell'autrice: Dato che domani dovrò recarmi in un posto sperduto e dopodomani probabilmente non avrò voglia di stare al PC - motivazione più seria e valida sella prima, pare che idioteggi e invece sono convinta u.u -, eccomi a pubblicare!
841 parole, One shot perché esistono double e triple drabble ma non triple Flasfic, porcaccia la miseriaccia, e quindi sono dovuta sottostare alle crudeli norme burocratiche rassegnandomi e tenendo per me il mio dolore *adesso sì, sta idioteggiando*
Tornando alle questioni importanti: Maho, Yukino e il loro rapporto di amicizia.
L'ho sempre amato e sempre lo amerò, come il rapporto Arima/Asaba e quello abbastanza controverso Yukino/Asaba (... sì, lo ammetto, li shippo. Postulando un'assenza di Arima per una qualunque ragione random, shippo selvaggiamente Yukino e Asaba, e utilizzare il termine "shippare" - che come direbbe Aya non è un verbo - mi fa sentire ancor più mentecatta, ma è ciò che su questo sito un po' tutti/e allegramente siamo, alééé! *lancia coriandoli*).
Ri-ritornando a noi: subito dopo la nascita della piccola Sakura Yukino decide di anticipare il futuro percorso di studi, senza tuttavia essersi ancora iscritta all'università né averne l'intenzione in tempi brevi... ad aiutarla è Maho. Che la riscopre costante e realizza, con maggiore o minore coscienza, il senso del loro legame.
Dopo questa sorta di pallido trailer copincollato dal testo inviato alla giudicia (povera giudicia), mi dileguo, ringraziando nuovamente tutti *ennesimo inchino*
Alla prossima (e ultima)!
  
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