Storie originali > Soprannaturale > Angeli e Demoni
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Autore: LaRagazzaCheAmaSognare    07/08/2014    0 recensioni
Era tutto molto strano. Il modo di parlare, di pensare, di amare. Di vivere. Tutto aveva uno scopo, ma pur sempre bizzarro.
Genere: Avventura, Slice of life, Sovrannaturale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Crack Pairing
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Capitolo 1 Era un'afosa giornata di agosto, Milano sembrava piu intasata del solito; uscì in fretta dal bar dove mi incontavo spesso con Anita per prendere un cappuccino, il sole bollente picchiava sulle teste di passanti e turisti intenti ad ammirare la magnificenza del Duomo; dovevo correre in negozio dai miei ed ero in ritardo di una buona mezz'ora, tutta colpa del gatto che aveva deciso di scappare proprio mentre aprivo la porta di casa. Salì sul tram piu vicino e mi sedetti nell'unico posto libero; era pieno zeppo di gente con la spesa, bambini urlanti che giocavano a nascondino tra i sedili e anziani inmmersi nella lettura di giornali. La strada per fortuna non era molto lunga e nonostante il trambusto di quel giorno arrivai in negozio in circa venti minuti. Era un negozietto di alimentari, le pareti esterne erano color panna in qualche punto avevano delle macchie nere a causa dello smog, in cima alla porticina di legno dell'entrata c'era l'insegna con una grossa scritta rossa e verde "spinaci&mele" che d'inverno dondolava per colpa del vento. Spinsi la porta che si aprì con un cigolio seguito dal tintinnio della campanella che si trovava nella parte alta dello stipite; salutai educatamente i soliti clienti e mi diressi nel retro; nel girare l'angolo andai a sbattere contro una figura alta e cicciotta, con lunghi capelli mori. Indossava un paio di jeans bianchi ormai usurati e una t-shirt verde mela tutto rigorosamente coperto da un grembiule anch'esso bianco con qualche macchia di rosso. Mi guardò negli occhi e disse: -Alla buon'ora pigrona! -Scusa mamma ma il gatto era scappato, adesso mi metto al lavoro! Detto ciò gli scoccai un bacio sulla guancia e mi affrettai a raggiungere la pila di scatoloni che dovevo svuotare. Dopo almeno due ore passate a impilare barattoli di zuppa e cesti di verdure avevo le braccia doloranti, così cercai di finire alla svelta il mio lavoro per poter tornare a casa e riprendermi il sonno che la notte prima era mancato. Impilai le ultime scatole, pulì l'ultimo scaffale e corsi ad afferrare la borsa, salutai mamma e papà e mi incamminai verso la fermata del tram, in quel momento squillò il cellulare. Era Matteo che mi chiedeva se mi andava di passare da lui nel pomeriggio, doveva farmi vedere una cosa, sembrava molto eccitato e nel parlare dimenticava persino le parole. Finalmente arrivai a casa, entrai e mi misi ad apparecchiare la tavola e a preparare il pranzo, poi andai in bagno; avevo assolutamente bisogno di una doccia fresca. Uscì dalla cabina della doccia, presi un asciugamano e me lo misi sulle spalle, mi soffermai a scrutare la persona riflessa nello specchio: i capelli lunghi e castani erano bagnati e le gocce cadevano sul viso sottile e sulle spalle, gli occhi erano grandi e con le ciglia lunghe sembravano sproporzionati. Mi vestì alla svelta e andai in camera mia. Al centro della stanza c'era un enorme letto matrimoniale ricoperto da soffici cuscini bianchi, lasciai il cellulare sulla scrivania e mi coricai sul letto. Le palpebre si fecero sempre piu pesanti, finché non riuscì piu a tenere gli occhi aperti e sprofondai in un sonno profondo. All'improvviso suonò il cellulare "Let em know still ROCK N ROLL!", sobbalzai per lo spavento, mi sedetti sul bordo del letto e mi stropicciai gli occhi, guardai l'orologio: erano le 17. Mi ero addormentata. Presi il cellulare e con voce smorzata sussurai -pronto? Dalla parte opposta arrivò una voce squillante -Ehi Abbey! Dove ti sei cacciata? Sono due ore che ti aspetto! -Matte scusa! È solo che... -Me lo racconterai dopo ora vieni immediatamente qui!! Ti aspetto ciao! E riagganciò. Ogni tanto mi capita di chiedermi che cosa passi per la testa a quel ragazzo quando era a casa da solo; mi ravvivai i capelli e uscì di casa stavolta senza permettere al gatto di sgattaiolare fuori. Arrivai a casa di Matteo: viveva in una villetta con un enorme giardino, i suoi genitori erano avvocati e adoravano ristrutturare casa almeno ogni due anni, percorsi il sentiero costeggiato da cespugli di rose e azalee, arrivata alla porta non feci in tempo a suonare il campanello che mi ritrovai di fronte il fisico muscoloso di Matteo: evidentemente mi stava aspettando alla finestra. Non smetteva di saltare sembrava uno scolaretto, mi disse di seguirlo in camera sua. Attravesammo l'enorme soggiorno e salimmo su una lussuosa scalinata di marmo bianco. La sua stanza era più o meno grande come la mia ma aveva il letto ad acqua, due divani e un televisore. Si buttò sul letto e afferrò il Mac; lo girò in modo che potessi vedere anche io lo schermo. Rimasi sbalordita da ciò che mi fece vedere. Io e lui facevamo parte di una band composta da 5 ragazzi i "Subway", io cantavo e lui suonava la batteria e a volte la chitarra; un mese fa circa abbiamo mandato un nostro video musicale a un concorso per essere selezionati e andare a suonare a un concerto che si sarebbe tenuto in una città vicina. Eravamo stati selezionati. Iniziammo a saltare sul letto e ad abbracciarci, ci avevamo tanto sperato e finalmente le nostre preghiere si erano esaudite. Decidemmo di uscire fuori a cena con la band per festeggiare il successo. Deciso luogo e ora dell'incontro me ne tornai a casa a prepararmi. Mi feci una lunga doccia, mi piastrai i capelli e andai a scegliere i vestiti. Dei "Subway" faceva parte anche Dean il ragazzo per cui avevo segretamente una cotta dalla 1 media. Ero immersa nella scelta degli shorts quando suonò il campanello, precedetti mia madre che era indaffarata in cucina e aprì la porta: era Anita. Matteo le aveva già riferito tutto, e lei era a conoscenza della mia cotta, quindi mi afferrò per un polso e mi trascinò in camera. Tirò fuori un vestitino blu scuro che avevo messo una volta sola per una cena di classe, continuava a riprendere -Devi essere fantastica! Vedrai ci penso io a te! Ero terrorizzata all'idea di ciò che poteva fare Anita con un rossetto in mano. Lei era sempre elegante in ogni occasione e il suo trucco sempre impeccabile. Non avevo altra scelta, per farmi piacere da Dean dovevo passare sotto il suo magico tocco. Tirò fuori un paio di tacchi coordinati alti almeno 12 centimetri. Poi passammo al trucco e hai capelli, fece una sottile linea di eyeliner su entrambe le palpebre e caricò le ciglia di mascara blu elettrico. Mi sentivo una bambolina nelle sue mani; una volta terminato il trucco e essermi vestita mi specchiai: ero favolosa! La ringraziai, afferai la borsa e mi affrettai ad andare al ristorante. Erano già tutti là: Matteo, con i suoi jeans strappati, Melissa, con i suoi shorts rosa shocking e tacchi alti bianchi come la canotta, Sean, con i suoi bermuda blu portafortuna e poi Dean con i suoi bermuda neri aderenti e il giubbotto di pelle con tanto di borchie e scritta minacciosa sulla schiena. Ci sedemmo a tavola e Iniziammo a fantasticare su come sarebbe andata la serata del concerto, dopo aver ordinato Melissa tirò fuori dalla borsa un piccolo block notes e cominciammo a buttare giù idee per le canzoni. Dean sembrava non curarsene, continuava a guardare fuori dalla vetrata. Dopo aver cenato decidemmo di andare a fare quattro passi, Dean sembrava cambiato, mi stava appiccicato e mi metteva un braccio attorno la vita: mi piaceva il suo modo di sorridermi, mi faceva arrossire. Lanciai uno sguardo a Matteo che ogni tanto guardava Dean in cagnesco, mi staccai da Dean e gli andai vicino e gli chiesi: -C'è qualcosa che non va? -Nono tranquilla, torna pure dal tuo nuovo spasimante! Rimasi perplessa da quelle parole -Non è il mio "spasimante". Mi sta solo vicino non mi sta mangiando eh! Detto ciò me ne andai scocciata e amareggiata dal suo comportamento. Ero decisa a tornare a casa a piedi, una camminata mi avrebbe fatto solo bene; in quel momento mi fermai mi sentivo osservata, mi voltai e vidi Dean seguirmi. -Ehi, anche tu torni a casa a piedi? Accellerò il passo e mi raggiunse -No, la mia macchina è là più avanti. Se vuoi Abbey ti posso accompagnare a casa? Non mi va che tu vada in giro da sola vestita cosi sexy! A quelle parole mi bloccai. Aveva detto il mio nome, di solito mi chiamava "Parker",e poi mi aveva definito ...sexy, il mio cervello non capiva piu nulla. Accettai il passaggio e raggiungemmo la sua auto. Era una bellissima porsche nera; salimmo e lui partì per la strada buia. Arrivati a casa mia fermò la macchina e disse: -Eccoci qui... -Già... allora... emozionato per il concerto? Nel dirlo mi voltai verso di lui che nel frattempo si era avvicinato. Mi baciò. com'era possibile che non mi abbia degnato di uno sguardo durante tutti gli anni a scuola e durante le prove e ora mi aveva perfino baciato mi chiesi. Lo respinsi e lo guardai perplessa. Lui inclinò la testa e mi disse: -Che ho fatto? Non ti è piaciuto? -Nono... non è per quello. È che mi chiedevo come mai mi hai baciato... insomma non ci siamo quasi mai parlati... Lui scoppiò a ridere e disse: -Cos'è dovevamo parlarci prima di baciarci? Dovevi piacermi per poterlo fare? Non dirmi che il tuo amichetto là non ti ha mai baciato? Ahahahah ma che sfigato! Io strinsi i pugni e dissi a denti stretti: -Lui non è uno sfigato! Sei un cafone! -Ehi non ti azzardare! Non è colpa mia se non piaci a nessuno! Io a differenza di voi ha un milione di ragazze che fanno la fila per baciarmi! Avevo le lacrime agli occhi, non riuscì a fermare l'impulso che avevo e gli tirai un ceffone dritto su una guancia facendolo andare indietro. -Bene! Ora hai una ragazza in meno! Detto ciò aprì la portella e corsi in casa. Sbattei la porta e scappai in camera a piangere. Mi sentivo ingannata ma soprattutto persa perché sapevo che Matteo dopo ciò che avevo fatto non sarebbe più stato lo stesso nei miei confronti. Come potevo essere stata cosi stupida da non capire il suo giochetto! Come avevo potuto trattare cosi il ragazzo che mi è sempre stato vicino. Ero un mostro. Mi buttai sul letto e iniziai a comporre il numero di Matteo. Non rispondeva. Verso le 4:00 mi addormentai ero distrutta, l'unica cosa che volevo era parlare con Matteo ma a quanto sembrava era impossibile.
   
 
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