CAPITOLO 2: Le situazioni degli altri
Maledetto Perce!
Era questa,
adesso, la frase che probabilmente passava in simultanea nella testa di Bill e
in quella di George.
Era una
tranquilla e calda domenica pomeriggio: Charlie era uscito per farsi una delle
ultime passeggiate nei pressi della Tana, di lì a poco sarebbe ritornato in
Romania; Bill si era assopito sul divano e George, che aveva pranzato nella
casa dei genitori, gli faceva compagnia seduto in una posizione molto comoda ma
poco elegante sulla poltrona. Molly stava sgranando i fagioli in cucina mentre
Arthur fingeva di leggere un libro coricato su una sdraio in giardino.
I due fratelli più piccoli non erano in casa, mentre il piccolo Percy continuava a girare nervosamente da una stanza
all’altra, disturbando la sonnolenta armonia.
George
cominciò a dare segni di nervosismo iniziando a rigirarsi sulla poltrona e poco
dopo Bill fece lo stesso, cambiando fianco ogni due minuti, sbuffando.
Rassegnati all’idea di oziare per tutta la giornata si alzarono, fermando poi Percy chiedendogli se fosse successo qualcosa: così nervoso
non lo avevano mai visto! Per tutta risposta lui divenne tutto rosso e poi,
prendendo coscienza che quella cosa
era troppo grande per lui, decise di confidarsi con i fratelli, non prima però
di averli trascinati nella sua camera.
A quella
confessione, Percy voleva fosse presente anche
l’altro fratello ma visto che questi tardava a tornare, rinunciò ai suoi
propositi.
Maledetto Perce!
Dopo che il
fratello si fu confidato i due gli diedero sonore pacche sulla spalla,
congratulandosi con lui. Erano contenti per lui, ma come al solito il piccolo Perce aveva un tempismo pessimo. L’idea di essere
tormentati a lungo su quanto fosse perfetto Percy,
terrorizzava Bill e George che videro sfumato il sogno di essere lasciati in
pace da mamma Molly per la loro vita sentimentale.
“Beh…” Concluse Percy,
incerto, “Credo che andrò a prendere Audrey.” Era visibilmente agitato. L’idea
di dire ai suoi genitori che voleva sposarsi lo metteva alquanto in imbarazzo.
Senza contare la preoccupazione per la reazione di Molly. “Vai tranquillo,
Audrey le piace, sarà sicuramente d’accordo con la vostra decisione!” Gli
avevano ripetuto i due fratelli, pur sapendo che erano mere parole di
circostanza volte solo a farlo sentire più tranquillo e sereno. Nessuno, ora
come ora, poteva prevedere quale sarebbe stata la reazione di Molly.
Nell’uscire
dalla stanza i tre si imbatterono in Charlie, di ritorno dalla sua passeggiata.
Percy li superò, salutandoli e scendendo poi le scale
con passo svelto. George e Bill trascinarono Charlie nella sua stanza, che era
poi quella che condivideva con il fratello maggiore da quando erano piccoli. Su
una parete c’era appeso un vecchio poster del Quidditch,
mentre sull’armadio faceva bella mostra di sé un adesivo a forma di drago che,
di tanto in tanto, emetteva una nuvola di vapore.
I due fratelli fecero sedere Charlie sul
letto, senza troppi complimenti e dopo che George, dalla finestra, vide Percy Smaterializzarsi, andò al fianco di Bill facendo un cenno di assenso e quest’ultimo iniziò a
parlare.
“Charlie… Percy, stasera, dirà a
mamma e a papà che lui e Audrey si sono fidanzati!”
“Voleva
dirtelo di persona come ha fatto con noi, ma tu eri fuori.”
Il ragazzo
li fissò perplesso per alcuni istanti, spostando lo sguardo da un fratello
all’altro, aspettandosi da un momento all’altro che comparisse uno striscione
con su scritto che era tutto uno scherzo, ma viste le espressione di George e
Bill si convinse, quasi, che non lo stavano prendendo in giro.
“Davvero?”
George
annuì, serio. Fu questione di un nanosecondo e Charlie si trovò steso sul
letto, con le lacrime agli occhi per il troppo ridere. I due fratelli lo
fissarono, poi si guardarono nemmeno troppo sorpresi della reazione: da lui
potevano aspettarsi anche di peggio.
Quella
stessa sera, come promesso da Percy, Audrey andò a
cena a casa Weasley. Era una ragazza piuttosto
minuta, con la pelle molto chiara e una massa di capelli crespi neri, che le
ricadeva sulle spalle; di carattere chiuso, parlava raramente, anche se con i
coniugi Weasley si era ormai ambientata e quindi era
più sciolta. A farle soggezione erano gli altri fratelli, specialmente quelli
più grandi con cui non aveva mai avuto niente a che fare, se non in rarissime
occasioni. Con Ginny, invece si era instaurato da
subito un bellissimo rapporto, tanto che le due uscivano spesso insieme, in
compagnia di Hermione. Proveniva da una famiglia Babbana di idee un po’ all’antica che faceva fatica a
concepire e ad integrarsi con il mondo Magico.
Una volta
che ebbero finito di cenare, i ragazzi sparecchiarono, lasciando in tavola
solamente i bicchieri. Il colorito di Percy aveva
iniziato a virare dal bianco al verde; Bill se ne accorse e facendo cenno al
fratello di non muoversi, fece arrivare lui in tavola la bottiglia di
Champagne.
“Champagne
Elfico Crystal!” Esclamò Arthur prendendo la bottiglia. “Cosa dobbiamo
festeggiare?” Chiese rivolto a Bill che fece spallucce.
“Be… e… ec…
ecco…” Percy iniziò a
balbettare, ma da sotto al tavolo, George gli tirò un calcio dritto nello
stinco che lo fece urlare; Charlie mimò la parola “Alzati!” E lui obbedì,
seguito da Audrey.
Tutto questo si chiama amore fraterno.
“Noiabbiamodecisodisposarci!”
“Scusa,
caro, non ho capito.” Disse Molly, “Sai, con la vecchiaia divento un po’
sorda.”
Percy
riprese fiato, poi guardò Audrey e poi di nuovo i suoi genitori: “Abbiamo
deciso di sposarci!”
Gli occhi di
Arthur si illuminarono di gioia, “Oh, Percy, ma che…”
“Non sarai
mica incinta?” Chiese in tono asciutto e sbrigativo Molly, rivolgendosi alla
futura nuora.
“No!”
Esclamò quasi scandalizzata la ragazza.
"Certe cose non si fanno
prima del matrimonio" mormorò tra sè e sè, abbassando lo sguardo, Percy.
Charlie fu l'unico a leggere il
labiale e, ripensando alla sua fama e ai suoi anni di vita vissuta, si chiese
da dove spuntasse quel fratello così strano. Se non fosse stato sicuro
dell'assoluta fedeltà di sua madre, avrebbe ipotizzato fosse figlio del
pulitore di camini.
“Ma è meraviglioso!” Molly urlò,
tutta soddisfatta per la notizia e corse poi ad abbracciare suo figlio e Audrey
e così fecero gli altri.
Charlie si passò una mano sul
volto, per nascondere un sorriso divertito, ancora ripensava a quella frase;
più cercava di non ricordarsi il volto di Percy in
quel momento, più questo gli compariva davanti. Dopo il brindisi con una scusa
banale uscì dalla stanza per cercare di riprendersi.
Parecchi minuti dopo rientrò, giusto in tempo per salutare i due neo fidanzati
che andavano a dare la bella notizia anche ai genitori di lei, che però, viste
le loro origini, avrebbero fatto molta più fatica ad accettare la cosa.
Molly era in estasi, girava per
la cucina tutta felice, trovandosi poi a discutere con Ginny
ed Hermione della cerimonia, dei fiori, del buffet…
anche se il matrimonio sarebbe stato celebrato da lì ad una decina di mesi,
presumibilmente a Marzo dell’anno nuovo. Per un attimo sembrava tornata la
vecchia Molly, ma nessuno si aspettava che durasse. Arthur, passata l’iniziale
felicità, invece, si era appartato in un angolo a discutere con Harry e Ron di Quidditch: loro, di merletti, pizzi e bomboniere non
volevano saperne.
I restanti tre, Charlie, Bill e
George andarono ad accasciarsi su delle sdraio in giardino, dopo averle
asciugati dal momento che aveva smesso di piovere solo da pochi minuti. Si
coricarono tutti e tre, godendosi il fresco della sera; un forte odore di terra
bagnata si sprigionava dal terreno circostante e ora il cielo era tornato
limpido, tanto che si potevano vedere le stelle.
Charlie, come al solito, fu il
primo a rompere il silenzio: “Ah, che pace!”
Bill rise, “E tu, come sempre,
interrompi questi momenti!”
Passarono altri minuti di
silenzio, poi fu il turno di George: “E così, il perfetto Percy
si sposa…” Sospirò. “Stiamo invecchiando, vero?
Inesorabilmente.”
A Charlie scappò un sorriso
divertito, benché George, secondo lui, stesse parlando seriamente: “No, non
siamo noi ad invecchiare, è Percy ad essere precoce,”
rispose.
“C’è qualcosa che non va?”
Negli ultimi due anni si era instaurato un nuovo tipo di rapporto tra i tre
ragazzi. Con la morte di Fred, George si era avvicinato molto a Bill e Charlie,
in special modo al primo in quanto più presente nella
sua vita.
Bill era contento di questa cosa: sapere che suo fratello non si era chiuso a
riccio dopo la morte del gemello, due anni prima, lo aveva sollevato. In fondo
lui era quello grande, quello responsabile, a detta degli altri. E quando
George aveva tentato per la prima volta di aprirsi, lo aveva accolto a braccia
aperte.
“George…” Lo incalzò Bill.
“Domani sera esco con
Angelina.” Lo disse tranquillamente, quasi senza darci peso, ma la cosa lo
turbava molto. Lei, ai tempi della scuola, anche se per un brevissimo arco di
tempo, era stata la ragazza di Fred. Ora lui aveva paura di essere scambiato
per il gemello e, al contempo, di tradirlo. Eppure, Angelina gli piaceva.
I due fratelli maggiori
soppesarono le parole. Non era un momento facile, quello.
“Lei ti piace?” Chiese Charlie,
sedendosi e fissando il fratello che annuì. Poi sorrise, “Ma hai paura che ti
scambi per Fred…” Concluse, e George annuì nuovamente.
“Non può farlo,” intervenne
Bill. “George, voi due, benché identici, eravate molto differenti. E una
ragazza intelligente come Angelina, non può confondervi.” Charlie diede il suo
assenso alle parole del fratello.
“Eravamo… diversi?”
“Sì, e se una persona vi
conosce, beh vi avesse conosciuto, veramente, non avrebbe avuto problemi a distinguervi. Quindi credo che Angelina non
abbia dubbi sul fatto che tu sia George.”
Il silenzio calò nuovamente tra
i tre, fino a quando il più piccolo non si alzò per ritornare nel suo
appartamento. Entrò in casa per salutare gli altri, poi uscì nuovamente in
giardino e dopo aver ringraziato i due fratelli più grandi si Smaterializzò con
l’animo molto più sollevato.
“E tu, cosa mi dici?” Chiese
Bill rivolto a Charlie, “Stai ancora con quella tirocinante svedese?”
A Bill veniva molto più
naturale confidarsi con Charlie.
“Con chi?”
“Con la tirocinante svedese!”
“Ah, no, storia vecchia. Ora
sto con… aspetta…” Charlie si portò una mano alla fronte, “Charlotte!”
Bill rise, “Non cambierai mai.
Ah, ma prima o poi la troverai la persona che ti farà capitolare, bello mio!”
“Cos’è, porti sfiga?” Entrambi
scoppiarono a ridere.
“E tu, come stai?”, Chiese
Charlie improvvisamente, spiazzando Bill.
“Bene…”
“Sicuro?”
“Sì, e se non fosse per la
mamma, per le sue continue insinuazioni, forse andrebbe meglio.” Sospirò.
Le loro conversazioni non erano mai state molto profonde o ricche di dettagli,
bastavano due parole per capirsi e in caso, sapevano anche stare in silenzio.
Rimasero ad ascoltare il vento
che soffiava tra i rami fino a quando i loro genitori non li richiamarono in
casa, perché “Fuori fa freddo!” Proprio come quando erano bambini. Sembrava quasi
non fosse cambiato nulla da allora… ma era solo apparenza.
--- --- --- ---
Un grazie particolare a nina92
per aver lasciato un commento; grazie anche a quelli che hanno messo la storia
tra i preferiti e a quelli che leggono nell’ombra.