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Autore: Wemil    11/09/2008    0 recensioni
Uno scrittore mezzo fallito perde tragicamente l'occasione della sua vita. Un beta-tester innamorato vive semplicemente la sua vita. Un politico appassionato combatte per la sua causa. Cosa succederebbe se questo fosse solo l'antefatto del terzo conflitto mondiale?
Un racconto ove vita quotidiana e apocalisse s'incontrano in uno scenario che muta di capitolo in capitolo, da individuo a individuo.
Genere: Guerra | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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3. Il politico

Prima arrivò il ministro dell'informazione Luigi Maccabeo di Alleanza Italiana, i microfoni delle varie televisioni non erano ancora giunti quindi le guardie del corpo non ebbero alcun problema a scortare il deputato fino a Montecitorio.
Stesso discorso valse per Teresa Mancini, deputata di Lega Padana, e per Giannino Signorini, della Sinistra Democratica.
Poi, verso le nove e mezza, come se un impulso nervoso fosse scattato all'improvviso, i camioncini delle più importanti emittenti reti televisive italiane fecero sbarcare bidonate di telegiornalisti e intervistatori.
Microfoni grotteschi, telecamere abnormi, miriadi di truccatrici, luci per rendere più serena l'orribile giornata e masse di curiosi arrivati per guardare le telecamere ricoprirono Piazza del Parlamento per aspettare l'arrivo dei vari politici che in quella giornata si sarebbero riuniti per un intervento d'emergenza sugli attacchi del 6 agosto in territorio americano.
Le auto nere dei politici non mancarono ad arrivare: Sandro Ivanetti, ministro dell'economia, Marco Imperio, deputato di Giustizia Italiana, Emanuela Castà, deputata di Sinistra Democratica, Pier Ferdinando Casini, deputato ottantenne di Alleanza Italiana, Massimo Franceschini, deputato di Sinistra Democratica, Jura Vesentini, deputato di Giustizia Italiana, Farnese Lassimi, ministra dell'istruzione, Silvio Imana, ministro dell'interno e così via...
Tutti i giornalisti, indipendente da chi avevano di fronte, ripetevano le stesse domande: "Cosa ne pensate dell'attacco atomico? L'Italia corre lo stesso pericolo? Quali provvedimenti prenderà il governo/l'opposizione verso la NATO e l'UE? Il popolo è corso in emergenza cosa pensate di fare per evitare disordini pubblichi?"
Ogni politico cercava di rispondere come gli si conveniva: se cercavano visibilità politica si fermavano a dialogare con calma coi giornalisti, se erano già abbastanza noti si facevano passo fra la folla al suono del monotono commento: "No comment", se, invece, erano pseudo-sconosciuti e non volevano mostrarsi alle telecamere indicavano rapidamente un altro politico più famoso di loro e quindi fuggivano all'interno della Camera dei deputati.
Nel giro di tre ore erano entrati tutti i deputati e al posto di essi sopraggiungeva la già annunciata manifestazione, creata d'urgenza, dal Popolo Radicale (rimasto fuori dal governo nelle elezioni del '29) per confermare il ripudio della guerra e la continua lotta per un mondo pacifico e privo di conflitti.
Dal nero degli abiti dei parlamentari e dalla composta sequela di risposte ai giornalisti la piazza passò quindi rapidamente in mano alle pacifiche bandiere color arcobaleno e al chiassoso urlo dei megafoni dei manifestanti.

Quel giorno entrambe le ali del parlamento erano al completo, o quasi: mancavano solamente Francesco Sandri, mandato in seduta d'emergenza come ambasciatore parlamentare italiano negli Stati Uniti, e Michele Giannino, deputato di Alleanza Italiana, in ospedale a causa di un incidente d'auto avvenuto pochi giorni prima del sei agosto.
Il presidente della camera, l'onorevole Carlo Malavia, deputato di Alleanza Nazionale, suonò il campanello invitando, così, i vari deputati a sedersi nel loro seggio e ad iniziare la seduta parlamentare: obbedienti come non mai, forse consci del pericolo che correvano le democrazie occidentali dopo un simile attentato, tutti ubbidirono senza discutere a tale tintinnante ordine.
Gli stenografi si prepararono immediatamente per prendere adito della discussione che presto avrebbe avuto luogo.
Carlo Malavia fece iniziare la seduta: "Invito l'onorevole Marco Emiti, ministro degli esteri, a fare delucidazioni su quanto è avvenuto negli Stati Uniti e di come si pone attualmente l'Italia nello scacchiere mondiale."
A tale invito, l'onorevole Emiti si alzò in piedi, fece un leggero colpo di tosse e, infine, prese possesso del microfono: "La situazione internazionale è grave e profondamente scossa dagli avvenimenti accaduti il sei agosto 2031: le città di Los Angeles, New York e Washington sono state adito di un attacco nucleare. Non si è ancora consci del numero di morti, ma si è certo che superi, nella somma delle tre città, il mezzo milione di vittime e che i feriti siano almeno il triplo. L'Organizzazione delle Nazioni Unite, per ovvi motivi, non ha potuto legiferare alcunché essendo, secondo alcuni fonti, proprio l'epicentro dello scoppio atomico nella città di New York. Si è comunque saputo che Russia, Cina, India e altri paesi allineati all'accordo Pechino-Mosca-Nuova Delhi avevano già da tempo fatto allontanare i propri ambasciatori da quelle città; benché tale atto fosse stato giustificato dall'invasione dell'Ucraina da parte della Russia, dell'annessione della Nord Corea alla Cina e dall'invasione Indiana del Siam non si nega una certa apprensione conoscendo i regimi nazionalisti che si sono imposti in quegli stati dopo la crisi del '25. Hanno finora condannato l'aggressione l'Unione Europea, tutto il medio-oriente Palestina compresa, quasi tutti gli stati africani e l'interezza del sud America ad accezione della Colombia e del Venezuela. L'attuale presidente dell'Unione Europea, il polacco Bartek Lange, ha imposto ordine agli stati occidentali e si è impegnato a riformare l'ONU con sede a Lione e che i caschi blu saranno momentaneamente diretti dall'Unione Europa come organizzazione super-partes. Gli ambasciatori russi e cinesi hanno già fatto sapere che porranno il veto ad una simile iniziativa. L'attuale situazione di panico negli Stati Uniti e in Europa è altissima tanto che in tutte le democrazie, eccetto attualmente la nostra, quella spagnola e quella tedesca, hanno imposto un coprifuoco temporaneo e l'uso massiccio delle forze militari in ogni ambito civile. Per il movimento del nostro esercito e dell'eventuale allineamento con la NATO lascio la parola a Silvio Imana, ministro degli interni."
"Il ministro Silvio Imana richiede la parola, ne ha facoltà"
"Grazie presidente. Non risparmierò parole signori parlamentari: la situazione è critica. Ho già dato l'ordine all'esercito di porre sotto controllo i punti più delicati e a rischio delle nostre città ma il rischio rimane estremamente alto. Siamo stati in parte fortunati a notare la nuova corsa delle armi che era iniziata da qualche anno a sta parte e, nonostante il ritardo dovuto ai pacifisti di sinistra, siamo riusciti a stare al passo con l'aggiornamento bellico. Siamo quindi consci che un affiancamento al nostro alleato americano nel rispetto del trattato Atlantico sarà doveroso e d'obbligo. Ci ritroviamo in un'inattesa guerra atomica e mondiale sfogo o di cellule nascoste di Al Qaeda o, molto più probabilmente, dei nazionalismi orientali che sono cresciuti in questi ultimi vent'anni. A tal proposito è interessante far notare come, nell'anniversario dello sgancio della bomba di Hiroshima, non ci siano stati aerei orientali o missili balistici che abbiano sorvolato le città colpite dall'attacco atomico; è quindi probabile che i mezzi usati per innescare e posizionare gli ordigni siano ad alta tecnologia e poco individuabili. Siamo così ragionevolmente sicuri che lo scudo spaziale andatosi a concludere negli anni venti sia ormai una tecnologia completamente insufficiente a proteggere il mondo occidentale; si è altrettanto certi che uno scambio diplomatico, nel caso gli attentatori si palesassero, sia completamente fuori luogo visto che l'attento si può proprio definire una dichiarazione di guerra in piena regola agli Stati Uniti e alla NATO intera. Ciò che noi vorremmo proporre, in un disegno di legge da approvare con la massima urgenza è la reimmissione della leva obbligatoria sia per gli uomini che per le donne, la dichiarazione dello stato d'emergenza con relative disposizioni per la distribuzione del cibo e dei mezzi di sussistenza e lo spostamento rapido dell'intero parlamento in una sede più protetta da quella dove ci troviamo attualmente analogamente da come già fatto dallo stato francese, inglese e austriaco. Richiediamo, inoltre, una formale dichiarazione di guerra in linea con ciò che comunicherà l'Unione Europea in un consapevole accordo che rimanere impassibili creerebbe un pericoloso precedente."
"L'onorevole Jura Vesentini, deputato di Giustizia Italiana, richiede la parola. Ne ha la facoltà"
"Grazie signor presidente. Non mi trovo d'accordo con l'atteggiamento guerrafondaio e codardo che il ministro dell'interno richiede. Stiamo con facilità per dichiarare guerra a Russia, Cina e India, inutile nasconderlo al popolo italiano e nel contempo stiamo nascondendo la nostra faccia in bunker e consolati. Come possiamo dire ai nostri soldati: "Combattete per la patria" se ora ci nascondiamo come topi? Oltre a questo vi ricordo quanto già enunciato nella Costituzione Italiana che, però, probabilmente avete dimenticato: articolo undici: "La Repubblica italiana è contraria alla guerra e collabora con gli organismi internazionali per il mantenimento della pace e della giustizia fra le Nazioni". Ciò che, però, stiamo per compiere non è il mantenimento della pace o della giustizia, ma un probabile inizio di un nuovo conflitto mondiale: la terza guerra mondiale. Siamo veramente pronti a prendere in mano questo terribile e demoniaco onere col rischio di condannare il pianeta in una guerra autodistruttiva con la possibile incapacità di poter tornare indietro? Siamo veramente desiderosi di dare alle nostre generazioni future un mondo radioattivo senza alcuna possibilità di vita e speranza? I nostri padri hanno lottato nel periodo della guerra fredda per evitare la distruzione totale e per garantirci un mondo migliore. Non possiamo e non dobbiamo cadere nell'inganno delle potenze dittatoriali che hanno preso potere in quasi tutta l'Asia: dobbiamo, invece, trovare un accordo con loro, una via di fuga al genocidio atomico che si sta per proporre. Qua non si sta più parlando di politica, di destra o di sinistra, di difesa di ideali cristiani, capitalisti o nazionalisti: qua si sta discutendo per l'intero destino umano e per quello che sarà di noi e dell'intera generazione futura. Fermiamoci finché siamo in tempo: la vita lo impone, il buon senso lo impone, la stessa Costituzione lo impone, fermiamoci. Subito!"
Finito il discorso l'onorevole Vesentini si sedette, ci fu qualche minuto di silenzio e poi lo scoppiò di un gigantesco applauso dall'ala sinistra del Parlamento per l'invito alla Pace che il politico aveva appena enunciato.
Seguirono dibattiti dello stesso tipo per tutta la giornata: i partiti di destra e il partito "Musulmani per l'Italia" (entrato nelle ultime elezioni fra il disgusto della Lega Padana) si posizionarono nettamente per una dichiarazione di guerra in linea con ciò che avrebbe deciso la NATO e l'UE; il partito di "Giustizia Italiana" si pose completamente contro mentre "Sinistra Democratica" preferì astenersi e vedere prima che cosa avrebbero deciso le altre democrazie Europee.
Verso le 18.00 fu iniziata una votazione d'emergenza per mettere in atto i provvedimenti più gravi: la dichiarazione di guerra in relazione a cosa avrebbero deciso UE e NATO fu approvata con 450 voti a favore, 43 contrari e 133 astenuti.
Ora il tutto sarebbe passato al Senato ove, comunque, era certa la vittoria da parte dell'ala guerrafondaia.

In tutto il vecchio continente si svilupparono situazioni molto simili e, di fatto, tutta l'Unione Europea, ad eccezione degli stati baltici e della Finlandia che si mantennero neutrali in relazione a qualsiasi conflitto, decise di approvare un'eventuale entrata in guerra contro coloro che si sarebbero dichiarati mandanti dell'attacco.
Gli stati medio-orientali stretti dalle due morse contrapposte decisero di mantenersi neutrali, mentre Canada, Australia, Sud Africa, Egitto e Messico decisero di posizionarsi a fianco del potente alleato americano.
Il centro e il sud America e l'Africa intera complessivamente si dichiararono neutrali al possibile conflitto che sarebbe potuto scoppiare a momenti.
Cina, Russia e India e stati sotto la loro area d'influenza preferirono non pronunciarsi.
Con lo scoppio di un ordigno nucleare nella città di Madrid le lancette dell'orologio dell'Apocalisse, posizionato come monito nell'università di Chicago, segnarono la mezzanotte.

  
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