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Autore: Magali_1982    08/08/2014    3 recensioni
"Per questo correva sempre così tanto, così veloce. Per rendere indefiniti i contorni di una realtà aliena, dove non aveva punti saldi di riferimento. Per questo annotava tutto ciò che valeva la pena di apprendere, sentire, vedere, assaggiare, leggere. Per trovare il vero significato da dare alla sua seconda possibilità." Mai come dopo una distruzione totale servono punti di riferimento. Persino a un uomo definito "Leggenda Vivente". Steve e Captain America ora sono due entità divise, in conflitto. Sole. Alla ricerca di un modo per convivere e di un nome creduto perso in una tormenta di neve. A volte, l'unico modo per andare avanti è tornare indietro, a casa e scoprire di non essere stati i soli a farlo perché esiste un altro Soldato dilaniato tra due nomi. La loro guerra è la stessa e ciascuno cerca di punti fermi per non precipitare; un viaggio lungo e allo stesso tempo brevissimo, scandito da una lista.
Genere: Avventura, Drammatico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: James 'Bucky' Barnes, Natasha Romanoff, Nuovo personaggio, Steve Rogers, Un po' tutti
Note: Movieverse, What if? | Avvertimenti: Spoiler!
Capitoli:
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“E’ uno scherzo. Vero?”
“Non credo di essere mai stato tanto serio in vita mia.”
“Davvero non cogli la sottile ironia del mondo in questo?”
“Al momento sono più preoccupato su come entrare lì dentro senza che tutto il National Trust * ci aspetti fuori dopo la nostra visita, Nat.”
Natasha trovò irrilevante far notare che erano lì proprio per un sopralluogo; una coppia di turisti alla scoperta degli aspetti meno noti e meno mondani di Londra.
Temple Church, fino all’uscita su scala mondiale de “Il Codice da Vinci”, era stata una delle chiese meno note ai milioni di visitatori che la capitale inglese accoglieva ogni anno. Sorgeva in una zona riparata della città, col Tamigi a presidiarne il lato Nord/Nord-Ovest e Fleet Street il lato Sud. Lì avevano sede due delle più importanti scuole di formazione professionale per giudici e procuratori ma l’aspetto che più colpiva non era la solennità che si poteva respirare solo nei luoghi sacri preposti alla nascita della classe dirigente britannica del futuro; la Chiesa del Tempio era il vero centro di tutti gli antichi complessi monacali sorti nei pressi e nessuno pareva scandalizzarsi più di tanto nel conoscerne l’origine; forse solo i lettori che avevano preso per buone le teorie complottistiche esposte in salsa romanzesca da Dan Brown.
A gente come ex agenti fuggitivi un posto del genere poteva interessare per ben altri motivi, strettamente legati a vicende da tenere oscure alla società civile.
Natasha affilò lo sguardo, sistemandosi sul naso i grossi occhiali da sole, fingendosi oltremodo affascinata dalla struttura dell’ ingresso dell’ edificio sacro: i costoloni delle arcate rampanti tipiche dello stile gotico lì erano state abolite, lasciando spazio a una struttura perfettamente rotonda, composta da due corpi cilindrici sovrapposti. E di che forma erano le logge massoniche?
“Siamo proprio sicuri che si trovi qui?” domandò dando sfoggio di una certa testardaggine; al suo fianco, Clint sospirò e aprì la guida per la ventesima volta in quell’ alba lattiginosa e frizzante. Per strada c’erano i primi studenti e i rampanti professori diretti alla Inner Temple Library.
“Il Direttore si è detto certo delle sue informazioni. Non ha fatto altro che raccoglierne da quando ci siamo ritrovati tutti a Oxford.”
Essere stato il capo della più potente agenzia governativa al mondo aveva lasciato un grosso credito da riscuotere presso molti amici e Nicholas J. Fury, per quanto parsimonioso, lo aveva cominciato a spendere per tessere una rete capace di intrappolare mostri ben più grossi e pericolosi a dispetto del sottile filo di seta impiegato nel costruirla.
Era stato così che un certo nome era caduto nella trappola: quello della Honourable Society of the Inner Temple**, il gruppo di elite dell’omonimo college. Era stata Laogharie Randall a riferire di alcune voci captate tra i sorveglianti della biblioteca e non era stato facile discernere la verità da resoconti resi quasi leggendari dal troppo alcol corso nel vicino pub.
Sembrava che la chiesa fosse luogo di strani incontri e non si trattava di visite turistiche. Dicerie fatte circolare ad arte per sviare eventuali sospetti. Il trillo di un messaggio arrivato sullo smarthpone di Clint pose fine alla calma della mattinata.
“Hai appena fatto la faccia delle brutte notizie.” Gli fece notare la sua compagna.
“Ti sbagli; questa è quelle riservata alle notizie pessime. E’ di Fury.”
Senza spiegarle altro, alzò verso di lei lo schermo al plasma perché potesse leggere il contenuto della mail. Nonostante la giornata si preannunciasse calda per essere quella di un bizzoso autunno inglese, l’ agente Romanoff avvertì di nuovo il gelo che sperava di aver dimenticato quando era partita dall’ Oxfordshire poche ore fa, quando il cielo era ancora nero e in attesa della prima linea rosa dell’ alba. Due cicatrici, una vecchia di cinque anni, l’altra tanto recente da essere ancora gonfia e livida, iniziarono a bruciare.
“Dobbiamo spicciarci.”
“Siamo qui per questo, mia cara. Pronta per iniziare il nostro giro culturale?”
Il braccio di Clint sapeva come circondarle le spalle simulando un attaccamento di tipo amoroso a cui, fuori dalle loro coperture, non erano mai arrivati; le veniva facile ridere argentina in risposta a simili attenzioni.
Sarebbe stato più che naturale passare da una recita alla realtà. Se lo era dette tante volte.
L’agente Barton era diventato in fretta Clint; dopo aver deciso di non ucciderla in quella missione ormai lontana nel tempo, si era assunto la completa responsabilità delle sue azioni quando Natasha aveva deciso di entrare nello SHIELD, le era stato accanto quando nessun altro aveva voluto farlo e non l’aveva lasciata sola durante la preparazione delle sedute di controllo mentale e nemmeno dopo, quando si era risvegliata con la sensazione di non avere risolto nulla del vuoto in cui era sparito il suo passato. O parte di esso.
L’affetto e la complicità li aveva legati subito, anche durante le prime missioni insieme; agli occhi meno acuti dei colleghi poteva essere parso come l’inizio di una relazione. Non si era mai attardata a spiegare, né lo aveva fatto Clint, che un sentimento simile invece di legarli tanto avrebbe finito col dividerli. Quando una chiedeva senza pretendere, l’altro donava senza domande: si trattasse di attenzioni, di battute, di una mano che premeva sul fianco per bloccare un’ emorragia esterna causata da un proiettile volato oltre la presunta invincibilità della Vedova Nera. Non c’era mai stata l’ obbligazione che nasceva sempre come effetto collaterale quando due persone erano impegnate.
Poteva esistere un vincolo più valido del salvarsi la vita a vicenda? Senza sforzi, senza assurde spiegazioni?
In passato, a queste domande Natasha aveva sempre risposto con un “no” ma in quella parola tanto piccola e definitiva c’era sempre stato qualcosa di sbagliato. Una mancanza. Che una volta, forse, aveva avuto un volto e un nome.
Clint fu il primo a varcare il portone della chiesa.
“Se dovessimo tornare negli Stati Uniti ti sentiresti pronta?” le domandò senza guardarla.
Ecco la dimostrazione pratica di come quell’ uomo riuscisse a capirla e volerle bene. Conosceva cosa aveva fatto e non aveva mai negato che anche quelle azioni erano Natasha Romanoff; la caratterizzavano quanto la sua bellezza, la sua intelligenza spietata.
“Non si tratta più dello SHIELD. Per un amico, potrei sentirmi pronta.”
“Dovrei sentirmi geloso del Capitano, allora.”
Natasha gli regalò un sorriso bello e rassegnato. “Tranquillo; mi ci è voluto tempo per avere la sua fiducia, al contrario di te. E’ un tipo decisamente troppo ingessato.”
“Mi chiedo da dove possa essere nata la sua diffidenza” ribatté sornione, cominciando l’esplorazione del deambulatorio che correva tutt’ intorno alla Round Church . Sperò non ci volesse troppo tempo per individuare il motivo per cui, quella notte, Occhio di Falco e la Vedova Nera sarebbero dovuti tornare per cercare nelle cripte una base dell’ HYDRA.
 
*
 
Maria Hill si era opposta, quando Tony aveva deciso di dire la verità sui fatti accaduti a Central Park a una ragazza finita nei guai per caso. Andy si era accorta subito del lampo d’acciaio passato negli occhi belli e determinati della donna mora, chiedendosi quali fossero i suoi compiti specifici all’interno dello staff che gravitava attorno a Stark, visto come osava non nascondere la sua disapprovazione.
 Guardia del corpo? Non scherziamo: vista l’insofferenza dimostrata in alcuni frangenti dell’ incontro con suo capo, avrebbe provato più piacere nel sistemarlo con qualche affermazione sagace, se non addirittura arrivare ad alzare le mani.
Segretaria, allora? Peggio della prima speculazione: gli avrebbe piantato una penna stilografica nel palmo della mano alla prima occasione utile. Sarebbe potuta andare avanti a congetturare per ore –tutto, pur di non dare retta al suo povero stomaco vuoto e lasciar vedere quanta fame avesse- ma c’ aveva pensato qualcun altro a porre fine alle obiezioni.
“Che ne dici se lo lasciamo decidere a lei?”
La voce di Steve le era giunta appena dietro le spalle; da quanto tempo era fermo così vicino a lei?
“Approvo la proposta del Capitano. Jarvis? Quando vuoi.”
Si era aperto un unico, grande monitor-ologramma davanti a loro; le immagini avevano preso a sfilare, corredate dalle spiegazioni della voce calma e rassicurante del sistema operativo.
La ragazza non si mosse per tutto il tempo della proiezione. Vide scorrere davanti a sé ogni singolo fotogramma, lesse ogni singola tabella oraria; scoprì che anche lei era stata fotografata e schedata con un generico “Civile nubile, conosciuta dal Soggetto in modo fortuito.”
Non aveva mai provato la sensazione di essere diventata solo un imprevisto; nemmeno una persona ma solo un evento imprevedibile e trascurabile.
Civile.
Sì, lei non era una spia, un agente, un membro di nessuna organizzazione d’ intelligence. Vantava una famiglia priva da generazioni di spie, agenti, membri di organizzazioni d’ intelligence.
Nubile.
Andassero tutti al diavolo; avevano studiato le sue dita su quelle foto maledette, compiuto ricerche all’ anagrafe per sapere un particolare tanto intimo e insieme tanto facile da conoscere?
Modo fortuito.
Se non fosse stata impegnata con tutta se stessa a tenere sul viso una maschera imperscrutabile, avrebbe riso volentieri. Era la parte della frase che meno le faceva male.
Certo, se Steve non avesse perso l’agenda, se non se ne fosse accorta, il giorno dopo la sua vita non avrebbe imboccato una strada che si era rivelata pericolosa come una montagna russa senza freni.
Un granello di polvere capace di bloccare un ingranaggio perfetto, quello che qualcuno aveva ideato e progettato per arrivare a catturare Captain America. Una minuscola anomalia in un disegno molto più grande. La preoccupazione e un senso d’ incosciente euforia si scontrarono nel suo cuore, col risultato di produrre un’ insolita calma.
Ecco qui qualcuna con un gran senso della misura, pensò Tony, osservandola stringere le labbra, sbarrare gli occhi ma senza un segno evidente di cedimento, quando le luci tornarono ad alzarsi alleggerendo un’ atmosfera intossicata dal piombo di centinaia di nuovi pensieri, nati in una testa non abituata ad averne di simili. Andy deglutì e guardò prima lui, poi il resto dei presenti.
“E’ tutto vero?”
Una domanda legittima per una ragazza che aveva visto gli orrori del mondo ma attraverso la lente deformante di una vita normale. Purtroppo o per fortuna, Tony Stark non era tipo da dare conforto con bugie che tutti avrebbero ritenute giuste.
“Sì.”
Andy incassò la conferma ai suoi peggiori sospetti con un leggero brivido lungo la schiena. Fece un passo verso lo schermo, ora illuminato solo dal logo delle Stark Industries.
“Non sentivo più nominare l’ HYDRA dai tempi del liceo, quando studiammo la Seconda Guerra Mondiale.” Prese a dire, fissando un punto impossibile da trovare, a metà tra i suoi ricordi e il piano della realtà. Nessuno volle interromperla.
“Poi, due mesi fa, quel nome è esploso letteralmente in ogni programma televisivo, articolo di giornale, istant book. La divisione scientifica del Regime Nazista non era stata debellata nel 1943; aveva trovato il modo d’ infiltrarsi nello SHIELD  e di governarlo. Credo proprio che tutti i teorici del complotto stiano ancora ringraziando l’ hacker che ha messo in Rete tutto l’archivio riguardante la sua storia e i suoi membri.”
“E lei era tra gli scettici o quelli felici?” volle sapere Maria. Non trovava piacevole veder semplificato in quel modo il complotto mondiale che aveva distrutto ogni sua certezza e il suo stesso lavoro. Andy questo lo comprendeva e le sorrise, chiedendole scusa.
“Mio padre dice sempre di non credere mai a ciò che si sente e di credere solo a metà di ciò che si vede. Non sono al servizio di nessun ufficio governativo ma penso che comunque quella raccontata al resto della nazione sia stata solo una minima parte della verità.”
Nel dirlo, scoccò un’occhiata a Steve.
“Perché ti vogliono catturare?”
“Non lo so.” Non stava mentendo ma percepì comunque la diffidenza della ragazza. “Per vendicarsi, certamente.”
Ma non solo, vero? Gli chiesero quegli occhi incredibili che avevano fin troppo gioco facile a leggergli dentro. Steve non poté risponderle.
“Captain America ha svelato al mondo cosa fosse davvero il progetto di sicurezza planetaria chiamato Insight; credo che questo basti ad avvelenare gli animi di chi ancora serve l’ HYDRA.”
  Stark aveva usato il verbo giusto: servire.
  Andy, da sempre appassionata di materie letterarie e filosofiche, aveva studiato con più cura di molti suoi compagni di classe le grandi guerre, la seconda in particolare. Trovava fosse sempre colpa di un fascino perverso pronto a colpire l’essere mano, il voler vedere, leggere, capire cosa fosse pronto a fare un simile a un altro simile per un’ideologia, per il potere, per la supremazia. Anche lei, nonostante la pietà, il senso di vergogna e nausea, non aveva potuto fare a meno di voler sapere quanto poteva spingersi oltre una divisione di scienziati a cui si dovevano orrori come i campi di sterminio, la ricerca di prove per l’affermazione di un culto teutonico fondato su miti antichi, la sperimentazione di chissà quale atrocità su prigionieri; tutto in nome di una fede, di un’ idolatria cieca ed assoluta.
Erano stati solo libri, saggi, seminari di Storia. Argomenti astratti, impossibili da rivivere. La compassione svaniva, prima di andare a dormire e svegliarsi con la certezza che nulla di tutto quello poteva tornare ora, nel civile ventunesimo secolo.
Siamo proprio una massa d’ingenui, alla fine. E abbiamo bisogno di chi ci protegga e faccia per noi un lavoro che non vorremmo più affrontare.
Lo stomaco le si contorse con più violenza. Prima di cedere, aveva un’ ultima cosa da sapere.
“Chi era l’uomo col pugnale, Capitano? Quello che tu hai chiamato Bucky?”
“La ragazza ha buona memoria. Dovrai starci attento.” Sbottò Tony con un ghigno compiaciuto. Steve finalmente decise che una gomitata poteva tirargliela. Ad altezza costole fluttuanti.
“E’ una questione molto delicata” provò a intercedere Maria, sperando di porre fine a quella emorragia di notizie non adatte a una comune civile. Il Soldato d’ Inverno doveva rimanere competenza di chi poteva gestire l’ informazione.
“Ho capito.”
Bene, la ragazza stava dando prova di sapere quando fermarsi. Non che la odiasse o le stesse antipatica ma dopo la caduta dello SHIELD, Maria era diventata ancora più severa verso gli altri e tendeva a non fidarsi più facilmente degli sconosciuti. Un vero contro senso che fosse finita a lavorare come consulente informatica per un uomo capace di abbracciare un cactus, se gli fosse stato presentato sotto la luce giusta. Avvertì addosso la riprovazione non solo di Tony, ma anche di Rogers; rimase ferma sulla sua posizione e sfidò entrambi a obiettare apertamente, incrociando le braccia.
“Se non c’è altro, chiederei il permesso di tornare a casa.” La richiesta della loro ospite deflagrò nel silenzio della battaglia di sguardi in corso.
Era diventata una presenza non gradita; non si discutevano piani d’attacco a un’ organizzazione terroristica con Andy Martin, illustratrice, ancora presente; voleva solo la sua Morrigan, il loro divano color prugna, delle fusa e quello strepitoso curry che il ristorante indiano a due isolati dal suo appartamento sapeva preparare. E anche una lunga telefonata con Kate.
 Appena la sentì, Steve provò una stretta per nulla simpatica al cuore. L’agitazione gli fece esplodere un volo impazzito di farfalle in tutto il corpo; all’improvviso si accorse di avere la necessità impellente di trattenerla lì.
Non sapevano ancora se i loro nemici la considerassero davvero una semplice newyorkese senza collegamenti con lui; era stata ferita, era chiaramente sotto shock. Insomma, andarsene era fuori discussione. Non avevano ancora avuto modo di parlare da soli di quel pomeriggio, le scuse espresse prima erano un fiacco tentativo di lavarsi un po’ di sporco dalla coscienza; voleva avere la possibilità di dirle di Bucky, sicuro che avrebbe capito e poi c’erano tante altre cose, senza nome e senza motivo, che gli facevano ripugnare la mera idea di vederla andare via.
A fregarlo ci pensò un’ alzata di testa del suo innato senso del pudore. S’immaginò come avrebbe potuto reagire Tony di fronte a una sua obiezione; bastò questo a far vincere l’amor proprio contro un marasma indefinito dove tutto pungeva, era sbagliato e ingiusto. Senza contare che poteva giurare di conoscere l’espressione rapace del milionario, tenuta puntata su di lui come il più preciso dei mirini.
“Non se ne parla, signorina Martin, mi dispiace.”
Ci furono due uomini che pensarono, insieme, grazie, Pepper , in due modi completamente opposti: il primo con genuino trasporto riconoscente, il secondo con un altrettanto genuino risentimento.
Andy sorrise imbarazzata. “Non posso approfittare oltre della vostra ospitalità.”
“Lo capisco ma devo insistere. E’ ancora scossa, lo vedo da come le tremano le mani.”
Maledizione maledetta!
“Davvero, è inutile che vi preoccupiate. Avete già fatto troppo, impedendo persino che finissi in qualche notiziario della sera come vittima dell’attacco ignoto a Central Park.”
Era chiaro a tutti non stesse fingendo; per quanto sfinita, azzoppata e con un paio di collant rimediati grazie all’ inflessibile solerzia di Maria, Andy voleva andarsene davvero. Steve pregò che la testardaggine di Pepper Potts fosse implacabile quanto quella della ragazza.
“Insisto. Insistiamo. Vero, Tony?”
No, non coinvolgere lui! L’urlo disperato del Capitano rimase confinato nella sua testa.
“Assolutamente sì. A meno che non debba rinunciare a qualche appuntamento importante.”
Come volevasi dimostrare, quell’ impiccione aveva fatto subito la sua mossa; era chiaro cosa volesse sapere e nonostante smaniasse dalla voglia di dargli una lezione, Steve desiderò di sentire se Andy aveva compreso il sottotesto di quell’ insinuazione. La vide diventare seria ma lo sguardo non si offuscò.
“A casa mi aspetta qualcuno, signor Stark. Morrigan si sentirà sola, senza di me. E’ ancora una cucciola.”
“Parliamo di…?”
“Un gatto; una Norvegese delle Foreste che per quanto intelligente, non potrà certo cambiarsi l’acqua e prendere i croccantini dalla cucina.”
Il candore con cui parlò della sua gatta avrebbe potuto far scoppiare a ridere Steve. Nessun ragazzo, signor Stark. Soddisfatto?
Mai quanto te, vecchio mio.
“Sono certa che possa chiamare qualcuno per andare da… Morrigan, giusto?”
“Sì, ma…”
“Allora non c’è più bisogno di contraddire la signorina Potts, mi sembra.”
Si poteva forse negare qualcosa, a una delle personalità più eminenti e carismatiche di quegli anni? Andy annuì, sancendo la sua sconfitta.
“Ho bisogno del mio telefono. E’ rimasto nel borsone, se non si è rotto quando sono caduta.”
Non era un vero “Sì” ma bastò a qualcuno per mettere a tacere qualsiasi agitazione. Maria si offrì di accompagnare Andy a recuperare i suoi effetti personali, Pepper posò una mano sulla spalla di Steve chiedendogli di aiutarlo a ordinare la cena.
“Dubito che la signorina Martin aspetterebbe ancora molto per mangiare qualcosa; una pizza andrà benissimo.”
Il Capitano rise; adesso erano da soli, a distanza di sicurezza da Tony, tornato nel frattempo a dare ordini a Jarvis per vedere come estrapolare ulteriori elementi utili da quella serie di files.
“Temevo svenisse davanti a noi, pur di non ammettere che aveva fame.”
“E’ un tipo orgoglioso.”
“Molto. Comunque perché hai insistito tanto per farla rimanere qui?”
Pepper bloccò il braccio con cui aveva sollevato il cordless e lo fissò con l’aria materna e condiscendente di qualcuno che stava per spiegare a un bambino qualcosa di chiarissimo ma sconosciuto al tempo stesso.
“Tu e Tony siete più simili di quanto non vogliate ammettere. A certe cose proprio non ci arrivate.”
E compose il numero senza aggiungere altro.
*

L’indizio che stavano cercando era la tomba di uno dei dieci Cavalieri del Tempio sepolti nella Round Church.
Il volto corroso dal tempo di Guglielmo il Maresciallo, fedele servitore dei più grandi re inglesi ai tempi delle Crociate, sembrava una caricatura con i tratti sbozzati nella pietra. Per fortuna non poté mai vedere chi fossero i due profanatori del suo ultimo riposo.
“L’ HYDRA non mancava di senso dell’ umorismo, alle sue origini.” Il ghigno di Clint era storto, un’ espressione divertita quando di divertimento non se ne provava nemmeno una briciola. La sua voce ora era un sussurro tra le ombre fitte della chiesa, chiusa ai visitatori e ai fedeli dal tramonto. In qualche angolo del college, un orologio batté i dodici rintocchi della mezzanotte. L’ora delle streghe e delle spie.
“Allestire una base in uno dei luoghi più ricco di simboli templari di tutta Londra; il mito germanico contro quello britannico.”
“Una disputa che va avanti da quanto?”
Natasha era parte del buio; vestita di nero, dalla giacca di pelle agli stivaletti, con i capelli rossi perfettamente lisci che scendevano come fiamme ordinate sulle spalle.
“L’esperto di Storia inglese sei tu” gli rispose con soavità, osservando la lastra funeraria in cerca di cosa aveva visto quella mattina.
“Letteratura, vorrai dire. Sono due campi distinti.”
Dopo quella puntualizzazione, Clint le diede le spalle, assumendo la tipica posizione di copertura. Aveva portato con sé il suo arco e la faretra era colma di frecce ma al momento stava impugnando una semi automatica modificata con un silenziatore. C’erano occasioni in cui occorreva la velocità di un proiettile.
“Comunque” riprese la donna, con un sorrisetto di trionfo che le stava alzando gli angoli delle labbra “me lo immagino il Teschio Rosso mettere una sua bandierina qui, nel cuore della città del nemico. Avrà scelto apposta questo sito.”
Uno scatto metallico. Un istante di silenzio. Il rumore di una lastra di marmo che scivolò su un meccanismo ancora ottimo, nonostante avesse diversi decenni addosso.
“Ci vediamo tra poco.”
“Vedi di non causare troppi danni; la Corona è gelosa delle sue proprietà.”
L’ agente scrollò il capo e si avventurò cautamente lungo la scalinata che sprofondava nell’ oscurità. La suola delle sue calzature non stava pestando pietra vecchia di secoli ma gradini di ferro.
Gradini di ferro puliti.
“Clint”, sibilò estraendo dalla fondina posta sulla coscia sinistra la sua pistola d’ordinanza. Riprese a scendere solo quando sentì rispondere “Roger.”
Se quella base dell’ HYDRA risaliva a poco dopo l’ ascensione di Hitler alla Cancelleria, doveva essere abbandonata. Invece non c’era polvere e nemmeno una ragnatela. Natasha, dopo minuti diventati ore a causa della tensione che le aveva irrigidito i muscoli in una posa d’attacco, si trovò davanti a una porta con una lastra di piombo. Là sotto l’aria era umida e fredda; il Tamigi scorreva a poche miglia da quella cripta.
La serratura era composta da una minuscola tastiera alfanumerica. Non c’era tempo per cercare il codice; da una tasca della giacca, prese un piccolo dispositivo che in passato aveva già usato brillantemente su un componente elettrico.
La protesi biomeccanica di un braccio sinistro.
Attivò il teaser e lo applicò sul quadrante. Aprì il pesante battente con violenza, l’arma spianata ma contro il viso sentì arrivare solo un refolo d’aria gelida.
Non tremare.
Davanti a lei c’era un solo locale, con una bassa volta a botte. Era un continuo sfarfallare di led colorati da lei a diversi metri più avanti e un basso, ritmico ronzio. Senza staccare gli occhi dalle torri che componeva quel gigantesco server informatico, Natasha attivò il suo microfono.
“Scendi, è libero.”
“Cosa hai trovato?”
“Di che far divertire me e Stark per il resto della nostra vita.”
 
 
Angolo (tetro e buio) dell' autrice:ed eccoci a una nuova puntata di "Ulisse, il piacere della Scoperta", versione The List!Verse.
*National Trust: noto anche con il nome di The National Trust  for places of Historic Interest or Natural Beauty,  è un' associazione che vanta una storia centenaria. Si occupa di acquistare, per conto dello Stato, dimore ritenute di grande interesse storico per la loro riqualificazione e preservazione. La battuta di Clint, che nel mio Head Canon lo immagino inglese fin nel midollo, sta a significare il voler fare meno danni possibili ai beni della Corona.
**The Onourable Society of the Inner Temple: gl'inglesi hanno una vera passione per questi tipi di società. L' Università di Oxford ne vanta, tanto per dare un' idea, una per ogni rappresentanza di studenti nei loro college e vi si può iscrivere per poi partecipare alle sue attività. Io sono iscritta all' Italian Society ma tranquilli, non c'è nulla di complottistico! Il nome mi ha ispirato ed essendo uno dei gruppi d' elite in un college per la massima elite, mi sono divertita a immaginarla come facciata per le attività dell' HYDRA.
Se mi revocheranno il diritto di viaggiare in Gran Bretagna, saprete il perché!
Non posso e non voglio dimenticarmi di dire grazie ai miei lettori. Vi voglio un mondo di bene e spero che "The List" continui ad appassionarvi. Al solito, per domande e impeccabili Tea party, il modo per contattarmi lo conoscete.
God save the Queen!
Maddalena





 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 


 
  
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