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Autore: Prinzesschen    08/08/2014    5 recensioni
Niente è mai come sembra ed Hannah Kane lo avrebbe imparato a sue spese. Tutto comincia con un curioso incontro sotto la pioggia, un cagnolone dal pelo nero ed arruffato sconvolgerà la vita della giovane avvocatessa colmando la solitudine di una casa sempre vuota e riscaldandole il cuore con un pizzico di inaspettata magia.
Un latitante, un evaso in cerca di redenzione per una colpa che non ha mai commesso e che gli brucia l'anima graffiando il suo cuore dall'interno e procurandogli ferite che solo una giovane ed insolita donna in carriera saprà curare.
Genere: Commedia, Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Nuovo personaggio, Sirius Black
Note: Lemon, What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Primi anni ad Hogwarts/Libri 1-4
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furry love 14

Furry Love

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14. Every new beginning
comes from some other beginning's end and
I know who I want to take me home

Mi tirai a sedere sul letto scostando malamente le lenzuola profumate e artigliandomi i capelli con le dita ancora intorpidite dal sonno; dagli spiragli delle persiane facevano capolino dei timidi fasci di luce argentata che ovviamente non illuminavano più di qualche metro oltre il davanzale fino al quale mi trascinai indossando velocemente una delle magliette ampie e comode che Sirius mi aveva prestato e che avevano un odore tremendamente familiare e rassicurante.
Percorsi con lo sguardo il panorama fuori dalla finestra, la strada di campagna era deserta e le poche case che potevo scorgere erano buie e silenziose in quella notte così insolitamente calma che anche il vento sembrava aver rinunciato a turbare.
La luce esterna mi permise di scorgere l’ora sul quadrante dell’orologio che Jason mi aveva regalato qualche settimana prima, elegante ma privo dei fronzoli che, il mio fidanzato lo sapeva bene, odiavo a morte.
Erano quasi le quattro del mattino dell’ultimo giorno della mia prima settimana da latitante. La prima che ricordassi, quantomeno.

"Non tornare a casa fin quando non te lo dico io."

Grazie, Jason, per il tuo premuroso consiglio, e dire che pensavo proprio di tornare a casa tra le braccia dei miei aguzzini. Non riuscivo proprio a fidarmi di lui né dei suoi ovvi sms ma sapevo bene che non potevo fare altrimenti e una parte di me sentiva persino la sua mancanza.
Uscii dalla stanza e mi mossi silenziosamente attraverso il corridoio soffermandomi davanti alla porta del mio coinquilino.
Sirius era una persona davvero strana, un mago davvero strano, ad essere precisi, ma quella convivenza nonostante tutto non mi pesava affatto, risultava sempre così familiare che non faticavo più a credere che, tra di noi, ci fossero dei precedenti.
Scorsi la sua sagoma distesa sul letto e il suo petto nudo che si alzava ed abbassava al ritmo del suo respiro regolare che mi convinse a non disturbarlo. Nel suo caso, tra l’altro, il detto “non svegliare il can che dorme” non era esattamente un modo di dire considerato che alla stranezza delle sue abilità magiche si aggiungeva la capacità di trasformarsi in un adorabile cagnolone nero.
Rain.
Quel nome mi era tornato in mente come un lampo, qualche giorno prima, e Sirius sentendomelo pronunciare aveva sorriso come un bambino e mi aveva abbracciata, forte.
Sorrisi arrivando fino alla cucina per prendere un bicchiere d’acqua e poi abbandonarmi su una sedia con un sospiro rassegnato. Non avrei più chiuso occhio, questo era certo.
Sentii una voce provenire dal salotto e subito scattai in piedi, ero facilmente impressionabile, nell’ultimo periodo e nessun uomo o mago sano di mente avrebbe mai neanche lontanamente potuto pensare di darmi torto senza beccarsi una sonora capocciata sul naso.
Avevo scoperto di essere stata ingannata e manipolata, ero stata costretta a scappare da mio suocero che si era rivelato essere un mago in preda ad un’implacabile follia omicida e convivevo con un uomo che si dichiarava, tra le righe, un mio ex e che di tanto in tanto amava farsi grattare le orecchie sotto forma di canide: avevo ogni sacrosanto diritto di essere tesa ma questo non impedì alla mia stupida, stupidissima incoscienza di trascinarmi fino al luogo dal quale sentivo provenire la voce che scoprii appartenere ad un giornalista che dallo schermo della televisione parlava placido scandendo parole che non riuscii immediatamente a captare, troppo distratta dalla convinzione di non aver mai visto prima quella tv in quella stanza.
“..la casa è stata quasi totalmente distrutta dalle fiamme. I coniugi Kane, cinquanta e cinquantasei anni, sono deceduti durante la corsa verso l’ospedale più vicino. Il figlio, di anni venti, non ha superato la notte.”
Mi sentii mancare e mi inginocchiai mentre sullo schermo si susseguivano immagini della casa in campagna nella quale ero cresciuta, di quel che ne restava: fredde e mute macerie del mio passato che mi era stato ancora una volta strappato insieme alle persone che più amavo sulla faccia della terra.
Ero sola, la mia più grande paura si era realizzata e con ogni probabilità la colpa era mia e solo mia.
Piansi in silenzio per qualche istante mentre i volti dei miei genitori e di mio fratello si dipingevano, colmi di terrore, nella mia mente che ricostruiva le possibili e atroci dinamiche di quel disastro, vedevo Russell che appiccava fuoco alla mia casa, vedevo la mia famiglia intrappolata tra le fiamme e nelle mie orecchie c’erano le urla che ero stata troppo lontana per sentire, le richieste di un aiuto che non gli avevo concesso.
-NO!
Urlavo stringendomi le gambe al petto e affondando il viso tra le mani mentre voci dentro e fuori dalla mia testa continuavano a ripetere che era stata colpa mia, la voce di mia madre continuava a chiedermi dove fossi, perché non li avessi salvati e neanche tapparmi le orecchie serviva mentre il sangue mi pulsava frenetico nelle vene pompato a mille dal cuore in tumulto.
-Hannah?- Sirius corse in cucina e si accasciò al mio fianco, stringendomi. –Per la barba di Merlino, che diav..?-
Si zittì mentre io continuavo a singhiozzare e lo sentii irrigidirsi contro di me che mi ero abbandonata stretta tra le sue braccia con il viso premuto sul suo petto nudo, incapace di respirare, incapace di pensare.
-RIDDICULUS!- urlò quella parola con rabbia ed io singhiozzai ancora più forte mentre lui mi prendeva tra le braccia e mi sollevava.
-Va tutto bene, Hannah, non era reale.
-Si che lo era.. io.. loro sono morti ed io.. io non c’ero e..- parlavo a fatica con voce strozzata tirando forte i capelli quasi a volerli staccare dalla testa mentre lui cercava di allontanare le mie mani per evitare che mi ferissi. Ma non sentivo alcun dolore fisico mentre affogavo dentro me stessa e dentro la mia più grande paura.
-Sono sola, adesso, Sirius.-
-Ssh.- mi posò delicatamente su un letto che riconobbi come il suo e mi prese il viso tra le mani. –Hannah, guardami.-
Continuavo a singhiozzare e non riuscivo ad aprire gli occhi ancora colmi di lacrime che sembravano scottare e sanguinare.
-Non era reale, Hannah, era una creatura magica. I Mollicci si trasformano nella cosa che più temiamo e se non sei preparato ti annientano come quello di prima ha fatto con te. Devi credermi.-
-NO!-
-Chiama i tuoi genitori, vedrai che stanno bene.- mormorò porgendomi il mio cellulare e scostandomi i capelli fradici di lacrime dal viso. –Ma prima respira, li ucciderai tu se ti sentiranno in queste condizioni, sai? Se ti vedessero poi..-
Il tono dispettoso che aveva adoperato mi scosse ed emisi uno strano suono a metà tra un singhiozzo e un risolino isterico.
Afferrai il telefono e come in trance composi il numero del cellulare di mio padre che rispose dopo così tanti squilli che mi sembrò di impazzire.
-Pronto?-
-Papà!- cercai di reprimere le lacrime di gioia e sollievo che tuttavia ricominciarono a rigarmi, copiose, il viso.
-Tesoro che succede?- chiese allarmato e potei immaginarlo mentre si tirava a sedere sul letto facendo saltare in aria mia madre; “Sta male?” la sentii infatti mormorare dopo qualche istante mentre una improvvisa e irrefrenabile voglia di ridere e piangere insieme mi invadeva come una scarica.
-Niente, niente solo.. un brutto sogno e avevo bisogno di sentire la vostra voce.- confessai, imbarazzata, sperando di suonare credibile.
Seguirono lunghi istanti di silenzio e poi un grugnito contrariato.
-Lucy torna a dormire, tua figlia è semplicemente pazza.- lo sentii biascicare, nervoso, e mi ritrovai a sorridere come una scema sotto lo sguardo sollevato di Sirius che, seduto accanto a me, mi fissava con una espressione finalmente rilassata e quasi divertita.
-Non sono pazza, è solo che mi mancate e..-
-No, infatti, non sei pazza, sei una criminale. Adesso torniamo a dormire, fatti prescrivere una buona dose di valeriana che aiuti a dormire te e noi.- sbuffò, probabilmente pentito del tono scocciato che aveva assunto. -Anche tu ci manchi, Hannah, ma se chiamassi che so.. all’ora di pranzo, probabilmente ti odieremmo meno.-
-Scusatemi. Tornate a dormire, vi.. vi voglio bene.- risposi reprimendo un risolino.
Chiuse la chiamata ed io gli occhi, tirando un profondo respiro.
-Ti pregherei di farmi una carrellata di tutte le strambe creature in cui rischio di imbattermi in tua compagnia perché, e dico sul serio, la prossima potrebbe essermi fatale.-

Restammo stesi sul suo letto in silenzio fino a quando le prime luci dell’alba non cominciarono a filtrare attraverso le persiane; mi ero rannicchiata vicino al suo petto e ne inspiravo continuamente il profumo che sembrava avere uno strano potere calmante sui miei nervi così come le sue mani che mi accarezzavano piano i capelli chiari intorpidendo i miei sensi fin quasi a farmi piombare di nuovo nella dormiveglia.
-Cosa hai visto, tu?- chiesi ad un tratto sollevando lo sguardo per incrociare il suo.
-James. Il padre del mio figlioccio e mio migliore amico.- disse con un filo di voce assumendo un’espressione malinconica che lo rese improvvisamente vulnerabile ai miei occhi.
Sapevo, a grandi linea, la storia dell’omicidio dei Potter e della sua ingiusta condanna ma decisi ugualmente di approfondire l’argomento sperando che, parlarne, avrebbe affievolito il dolore che quello scontro aveva rinnovato.
-E’ la tua più grande paura? Non capisco, hai detto che il Molliccio si trasforma in ciò che noi più temiamo.-
-Mi guardava arrabbiato, il suo volto era pallido e gli occhi freddi mentre sembrava accusami della sua morte.-
-Sei innocente, perché avrebbe dovuto?-
-Perché fui io a consigliargli di scegliere Peter Minus come Custode, pensai che se avesse scelto me sarebbe stato troppo scontato e che nessuno avrebbe mai pensato a lui. Non sapevo che fosse lo schifoso traditore che è diventato o che, forse, è sempre stato.- parlò con concitazione e istintivamente la mia mano corse ad afferrare la sua, stretta a pugno, che subito si rilassò intrecciando le sue dita alle mie.
-Non potevi saperlo.-
-Forse se avessero scelto me sarebbero ancora vivi, io.. sarei morto piuttosto che tradirli.-
Gli circondai il torace con le braccia e mi strinsi a lui con il suo cuore che batteva forte nelle mie orecchie e la sua pelle nuda e calda contro la mia; dopo qualche istante di sorpresa rispose alla stretta e ci ritrovammo intrecciati e vicini come non ricordavo che fossimo mai stati.
Percepivo il suo dolore come fosse il mio e una parte di me aveva sentito l’impulso di approfondire quel contatto come se fosse scontato, come se non potessi farne a meno.
-Sirius.-
-Mh?- la sua risposta mi vibrò sulla pelle attraverso le labbra premute contro la mia spalla scoperta dallo scollo della t-shirt.
-Voglio ricordarmi di te. Ti rivoglio indietro perché so che ci sei, da qualche parte dentro la mia testa. Devo solo.. ritrovarti.-
Mi sollevai un po’ per portare il mio viso all’altezza del suo e vidi i suoi occhi grigi brillare di una intensità magnifica e affondare nei miei mentre con le labbra accarezzavo le sue, prima piano, quasi impercettibilmente, poi con maggiore decisione stringendo il labbro inferiore in un bacio vero.
Lo sentii fremere e poi le sue mani salirono lungo la mia schiena per arrivare alla nuca e spingere il mio volto contro il suo mentre respiravo l’aria da lui e non sentivo nient’altro.
Gli accarezzai il petto con le mani aperte e sospirò contro la mia bocca mentre mi premevo contro di lui colta da una improvvisa frenesia.
Le sue mani sembravano infuocare la mia pelle al loro passaggio e le sue labbra morbide si modellavano sulle mie che rispondevano senza alcun imbarazzo a baci sempre più passionali.
Percorse con la bocca la linea della mia mascella e poi il collo facendomi sospirare forte e stringergli il viso tra le mani mentre le sue mi sollevavano la t-shirt sfiorando la pelle che fino a quel momento era rimasta nascosta da quell’ostacolo di cotone.
Jason non era capace di farmi sentire come stava facendo Sirius, il sesso con il mio fidanzato, che non avrei più neanche dovuto definire tale, non somigliava neanche lontanamente a quel che stava accadendo tra di noi, non ne aveva l’intensità e mancava l’intesa incredibile che invece si era istantaneamente creata negli ultimi istanti.
Sapevo dove toccarlo, sapevo dove le mie labbra potevano farlo sospirare e lui riusciva a farmi tendere come una corda di violino rischiando di farmi impazzire anche solo guardandomi con quei suoi occhi magnetici.
Mi ritrovai su di lui, le sue mani costringevano dolcemente il mio corpo contro il suo mentre continuavo a baciarlo come se non potessi mai averne abbastanza.
Rividi per un istante noi due nel salotto di una casa che non conoscevo, vicini e imbarazzati e poi avvinghiati l’uno e all’altra.
Sentii la sua voce nella mia testa che sussurrava parole dolci provenienti da ricordi che riaffioravano, incerti.

-Non voglio più fare a meno di te, di questo. Voglio averti così ogni volta che vorremo, guardarti non mi basta più.-

Esitai un istante, fermandomi e trattenendo il respiro.

-Quando avrai finito di consumarmi con lo sguardo per ragioni a me ignote, gradirei che preparassi qualcosa per colazione. E’ il minimo che tu possa fare dopo avermi svegliato passeggiandomi addosso di sabato mattina.-

Istintivamente mi venne da ridere e lo feci gettando la testa indietro mentre lui si fermava, le mani ancora ancorate ai miei fianchi e lo sguardo confuso.
-Che ti prende?-
Ridevo di gioia e gli circondai il collo con le braccia premendo le labbra sul suo collo tante e tante volte senza smettere di ridere.
-Non è gentile ridere in certi frangenti, te l’hanno mai detto?-
-Mi ricordo, Sirius. Mi ricordo di te.-
Emise una sorta di grido di gioia e si sollevò per abbracciarmi forte facendomi ricominciare a ridere mentre rotolavamo sul letto come due bambini un po’ troppo svestiti.
-Ora capisci perché avrei volentieri evirato quell’imbecille del tuo falso fidanzato?-

Song: Closing time - Semisonic

Artwork: HilaryC 

Post scriptum: Non odiatemi per il mio indecoroso ritardo, sono una giovane studentessa universitaria che vive in una ridente cittadina sul meraviglioso Mediterraneo.. non è facile conciliare l'estate con le responsabilità, dalle mie parti! Vi adoro. Ciao.

  
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