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Autore: akuro    11/09/2008    2 recensioni
Era una splendida giornata di autunno,la terra degli elementi era tranquilla, per quanto tranquilla potesse essere una terra in cui i sovrani stavano per mettere al mondo un altro figlio, un altro elemento importante.
Genere: Generale | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Mors guardava sua madre e i suoi fratelli andarsene senza di lei. Appena vide che furono lontani si portò la mano alla guancia schiaffeggiata e se la massaggiò iniziando a piangere. Piangere a dirotto, perché i suoi fratelli gli avevano impedito di partecipare alla prima festa della sua vita a cui era stata invitata. Non avrebbe più avuto occasioni.

Si alzò e corse a palazzo. Corse davanti alla sala da pranzo dove Tremia stava cambiando dei fiori e si chiuse nelle sue stanze. Si buttò sul letto e iniziò a piangere a dirotto.

Dopo pochi minuti bussarono alla porta, era Tremia che, vedendola correre piangendo, voleva vedere cosa le era successo. Si avvicinò al letto e si sedette vicino alla ragazza.

- cosa ti è successo cara? – chiese dolcemente carezzandole la testa. Mors non si girò. Così la donna continuò a parlare. – perché non sei con tuoi genitori alla festa? E cosa ti è capitato all’abito? – cercò di chiedere il pi dolcemente possibile. Mors cercò di rispondere tra i singhiozzii. Tremia stette ad ascoltare la ragazza. Era molto dispiaciuta. Quando si fu un po’ calmata, la fece cambiare e la mise a letto.

- dormi tranquilla. Vedrai che i tuoi genitori ti perdoneranno. –

- si… grazie Tremia, mi sei sempre di grande sostegno. – disse la ragazza chiudendo gli occhi. In poco si addormentò e la donna uscì.

 

Quando i genitori e i fratelli tornarono, Mors dormiva da tempo ormai. Ma fu svegliata dalla porta della sua stanza che sbatteva violentemente. Nella stanza erano entrati Kalania e Nicrom. Mors si alzò e si mise la vestaglia.

- oh… bentornati. – disse chinando la testa in segno di riverenza.

Nicrom le si avvicinò e la prese per i capelli, dando scatti violenti.

- la tua mancanza ci ha messo in ridicolo, stupido essere inutile. – la scaraventò contro il muro e la guardò irato mentre lei iniziava a piangere.

- ma… non ho deciso io di non venire. Madre, me lo avete proibito voi. – cercò di giustificarsi Mors, ma quello che disse fece arrabbiare ancora di più suo padre che gli tirò un potente schiaffo, che le fece uscire del sangue dalla bocca.

- non cercare di dare la colpa a tua madre stupida mocciosa. Lo ha fatto perché TU avevi reso inutilizzabile l’abito che ti aveva gentilmente dato. – disse urlando. Kalania non si mosse e continuò a guardare la figlia con aria di sufficienza.

Mors non ce la fece più, sapeva che ne avrebbe subito le conseguenze, ma voleva tentare lo stesso. Ribatté. – se era così importante che io venissi, bastava darmi un altro abito. – disse alzandosi da terra. Ma non rimase in piedi per molto. Suo padre la sollevò per il colletto della sua camicia da notte e iniziò a tirargli schiaffi. Schiaffi uno dopo l’altro. – come hai osato ribattere. come hai potuto mettere in dubbio le nostre decisioni?! Chi credi di essere?! Sei soltanto una mocciosa incapace e inutile in tutti i campi. Sei la disgrazia di una nobile casata. Sarebbe stato meglio se tu fossi morta alla nascita. -  disse lasciandola cadere a terra dolorante – allora perché non mi avete uccisa?! Sarebbe stato meglio anche per me! Vivere così è peggio che essere morti all’inferno! – disse tutto d’un fiato.

- e così non ti piace il modo in cui vivi. Sei una presuntuosa. Come pensi che dovrebbe vivere la disgrazia?! – intervenne Kalania con aria arrabbiata.

- non sono io la disgrazia della famiglia, siete voi che mi avete concepita, è colpa vostra. – disse cercando si scappare dalla stanza. Ma fu fermata dalla madre che gli prese il braccio.

- e così è colpa nostra ora?! Dovresti esserci grata, noi ti abbiamo allevata! –

- voi non vi ricordate nemmeno quanti anni ho. Non sapete nulla di me! In cosa vi dovrei esservi grata?! Devo esservi grata per il modo in cui mi avete trattata?! Devo esservi grata per tutti gli onori che mi riservate?! O forse per tutti i regali di questi quindici anni?! – disse arrabbiata Mors staccandosi dalla presa della madre. Le due si guardarono negli occhi. Poi kalania parlò. – se quello che vuoi è che la tua vita cambi, bene. da domani cambierà. Non potrai più uscire da queste stanze. Rimarrai qui e non andrai da nessuna parte. Non avrai visite. Una serva ti porterà i pasti e i vestiti puliti. Poi basta. Chiaramente la serva non sarà Tremia. Tu, da domani vedrai come sei stata fortunata in questi anni. – detto questo uscì insieme a Nicrom e chiuse la porta a chiave. Mors cadde a sedere a terra e pianse disperata. Pianse tutta la notte. La mattina cercò di aprire la porta, ma non ci riuscì nonostante gli sforzi.

Restò tutto il giorno in camera. Una serva gli portò i pasti e degli abiti puliti. Poi non vide nessun altro.

Passò così una settimana, un mese, due mesi, sei mesi.

 

Un giorno vide, dalla finestra, che i suoi genitori e i suoi fratelli stavano uscendo. Così decise di tentare di fuggire lontano. Preparò una borsa e si mise abiti normali, una gonna lunga nera con un corpetto dello stesso colore e un paio di stivali uguali. Prese varie lenzuola e le legò insieme. Prese la borsa, se la mise a zaino e si calò dalla finestra. A terra si mise un mantello nero e si avviò verso le stalle.

Arrivata trovò il suo cavallo, Belle, una cavalla nera con una macchia bianca sull’occhio destro. Salì in groppa al cavallo e uscì dalla reggia. Cavalcò per molto tempo. Quando al tramonto si sentì stanca, decise di fermarsi a dormire ad una locanda. Aveva con se molti soldi, raccolti in quindici anni.

Entrò nella locanda e andò verso il bancone. Nella locanda c’erano poche persone. Era piccola, ma accogliente. Mors per la prima volta si sentì libera.

- in cosa vi posso aiutare giovane signorina? – chiese gentilmente la donna dietro al bancone.

- ecco, io vorrei una stanza per la notte. – rispose gentilmente Mors

- certo cara. Seguitemi. – la donna iniziò a salire delle scale dietro al bancone. Quando furono salite percorsero un corridoio illuminato da piccole candele.

La stanza di mors era molto carina. Aveva un letto a baldacchino un comodino con specchio e in un angolo una piccola stanzina con un bagno. La camera parve a Mors molto accogliente così ringraziò la signora e la congedò. Il primo pensiero che passò per la mente a Mors fu solo uno.

“ Finalmente, sono libera”.

 

 

ED ECCOMI TORNATA!!! SPERO CHE QUESTO CAPITOLO VI SIA PIACIUTO!!! A PRESTO!!! ^Ciao^

  
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