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Autore: Severa Piton    08/08/2014    1 recensioni
Dalla storia: «Ho cominciato questa guerra quando avevo diciotto anni. Adesso ne ho ventuno e sto cadendo a terra come un corpo senza vita. Ironico che tra poco sarò davvero solo un involucro di carne, senza più niente che lo muova. [...] Sto morendo e ho paura. Dio, ne ho così tanta, ma non riesco a piangere.» Flash!Fic incentrata su un personaggio anonimo, senza nome. Perché, dopotutto, alla guerra non importa chi tu sia, ti uccide e basta.
Genere: Angst, Guerra, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Altro personaggio
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Malandrini/I guerra magica
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NdA: Non so sinceramente cosa mi è preso, o perché io abbia voluto scrivere questa Flash. Non ho ispirazione da mesi, non entro su EFP da un'eternità, ed eccola, mentre mettevo a posto la stanza: una storia. Una breve storia su un personaggio sconosciuto, uno dei tanti, un anonimo di cui probabilmente è stato scritto tantissime altre volte. Tutto quello che so è che ho pianto scrivendo questa Flash!Fic. Forse avevo davvero bisogno di buttare già qualche parola, e chi mi segue sa che l'angst è la mia "specialità". Grazie a chi si prenderà un momento per leggere e per recensire.


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I pensieri di un ragazzo che muore



Ho cominciato questa guerra quando avevo diciotto anni. Adesso ne ho ventuno e sto cadendo a terra come un corpo senza vita.
Ironico che tra poco sarò davvero solo un involucro di carne, senza più niente che lo muova.
Non sento neanche male. A dir la verità non ho idea di cosa mi abbia colpito; non un Avada Kedavra, sarei già morto da parecchio tempo; non un Cruciatus, starei urlando.
No, non ne ho idea. Pensare poi è faticoso.
Sento che colpisco il terreno con la schiena e con la testa, ma nemmeno questo fa male. Non sento più niente. Non riesco a muovere più niente.
I suoni della battaglia intorno a me sono spariti. Vedo piedi veloci che mi passano accanto e le luci degli incantesimi, e tutto appare sfocato, come quando si sta sognando.
Magari sto davvero sognando. Il fatto che io non percepisca nulla potrebbe esserne la prova. Dicono che nei sogni sia impossibile vedersi morire, quindi fra poco dovrei svegliarmi. Magari nel letto familiare di casa, o ad Hogwarts. Magari mi ricorderò di non aver fatto i compiti. Magari mi sveglierò in un posto dove la guerra ancora non è cominciata, o dove non comincerà mai.
Ma chi voglio prendere in giro?
Sto morendo e ho paura. Dio, ne ho così tanta, ma non riesco a piangere.
Vorrei aver detto a quella ragazza che mi ero innamorato di lei, al settimo anno.
Vorrei aver detto ai miei genitori e a mia sorella che sono la migliore famiglia del mondo, prima di venire qui.
Avrei dovuto godermi i baci che mia madre voleva darmi davanti all'espresso per Hogwarts. Vorrei aver apprezzato gli sforzi di mio padre, quando cercava di capirmi, ma finivamo sempre per litigare.
Vorrei aver fatto ridere la mia sorellina più volte.
Vorrei aver fatto tante cose. Perché non ho colto l'occasione? Perché ho pensato che ci fosse tempo?
Dio, ti prego, fammi andare veloce o lasciami vivere. Ho paura. Per favore, ho tanta paura.
Che poi, "Dio". Che ne so io se c'è un Dio o no? In questo momento mi piace pensare che ci sia, perché credere di finire qui e basta, credere di non esistere più... mi fa ancora più paura.
Nonostante il terrore, non sento il mio cuore andare più veloce, anzi, sta rallentando, l'agitazione della battaglia sta sparendo.
E io mi rendo conto che è questione di secondi.
Spero di aver fatto la differenza, in questa guerra. Spero di aver lasciato un buon ricordo di me.
Parleranno di me come un uomo coraggioso? Di un uomo che ha combattuto fino alla fine per quello in cui credeva?
Al momento nemmeno mi interessa. Mi viene quasi da ridere perché, mente perdo anche la vista e la battaglia davanti a me sparisce, tutto quello che riesco a pensare è che vorrei che la mamma fosse qui ad abbracciarmi, a dirmi che andrà tutto bene, come quando avevo paura del buio e lei mi rassicurava dicendo "Non c'è niente nell'oscurità, bambino mio". Mi viene da ridere. È la prima volta che spero ci sia qualcosa nell'oscurità.
  
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