5.
Battito cardiaco
E |
ra sabato sera e Cassie si trovava davanti all’armadio, indecisa su ciò che avrebbe dovuto indossare un’ora dopo. Aveva passato i giorni precedenti a cercare di convincere i suoi genitori a darle il permesso per partecipare ad una festa di compleanno, che forse ‘di compleanno’ non era proprio. In effetti, una festeggiata c’era: Taylor Whitethorn, ma la ragazza si sarebbe presentata come una semplicissima invitata, perciò Cassie non fu completamente sincera con i suoi genitori. Tutto era organizzato da alcuni suoi compagni di studi, ma ovviamente il tema centrale della festa non era esattamente ‘lo studio’. Con sua grande sorpresa, ottenne una risposta positiva, accompagnata, ovviamente, da cento regole di educazione, concentrate soprattutto su quelle che prevedevano la compagnia di Alex. Oh, si, perché lui sarebbe andando con lei. Improvvisamente si ricordò di quello che il fratello le disse quel lunedì.
·Flashback·
«Aiutami
a conquistare Sarah, ti prego.» le disse il fratello senza
neanche
farla finire di parlare. Cassie puntò velocemente lo sguardo
verso
il viso di Alex: le guance di quest’ultimo erano
completamente
arrossate e i suoi occhi guardavano altrove, stava cercando di non
scontrare lo sguardo della sorella, come se, in qualche modo, aveva
paura di potere facilmente lasciare trapelare la debolezza dalle sue
iridi. Cassie lo fissò a lungo, fissò il suo
atteggiamento, finché
il fratello si voltò di spalle, affondando la faccia sul
cuscino.
Imbarazzante,
penso lui. La ragazza appoggiò, anche lei, la faccia su
quell’oggetto morbido e richiamò Alex
stuzzicandolo con un dito.
«Alex.»
gli tirò leggermente la maglietta. «Girati, per
favore.»
Alex
mugolò. «Sembro una femminuccia.» disse
e tirò il cuscino più a
sé, la testa di Cassie, di conseguenza, scivolò
sul lenzuolo
bianco. «Mi vergogno.»
«Non
fare lo stupido, Alex, girati!» e il fratello si
girò con il busto
verso la sorella. I due si trovavano faccia a faccia e Cassie non
riuscì a trattenersi, perciò sorrise. Era
adorabile.
Alex
stava per aprire bocca, probabilmente per commentare ciò che
era
spuntato sul volto della sorella, ma quest’ultima
parlò per prima.
«Fai sul serio.» e lo guardò
attentamente negli occhi. «Oddio, tu
fai veramente sul serio!»
Alex
spalancò gli occhi. «Puoi smetterla di prendermi
in giro? È
imbarazzante per me.»
Cassie
scosse il capo, ancora con il sorriso sulle labbra. «Non ti
sto
prendendo in giro, sono semplicemente sorpresa. Pensavo che la tua
fosse solamente una cotta che passa velocemente, tipo…
Un’attrazione sessuale. Ma mi sbagliavo di grosso, tu non sei
cotto
della mia migliore amica, tu sei innamorato
della mia
migliore amica.» e con un gesto veloce, sfilò il
telefono di suo
fratello dalle sue mani. Lo sbloccò e il suo sorriso si
allargò
ancora di più. «E porti una sua foto come blocca
schermo!»
Alex
fece una smorfia per cercare di nascondere ancora di più il
rosso
sulle sue guance. «Dammi qua!» disse con la voce
quasi stridula, e
afferrò il cellulare dalle mani della sorella.
«Sono cose private,
queste.»
Cassie
scoppiò a ridere, mentre continuava ad osservarlo. Oh si,
suo
fratello era proprio tenero in quel momento.
«Sì.»
«‘Si’
cosa?» chiese confuso.
«Si,
ti aiuterò a conquistare Sarah, te lo prometto.» e
Cassie vide
qualcosa negli occhi di Alex, un brillio, qualcosa che si era acceso
dentro di lui, forse la speranza.
·Fine flashback·
E
in quel momento, Cassie si rese conto che ciò che aveva
promesso al
fratello era qualcosa di estremamente difficile, ma ci avrebbe messo
tutta se stessa. Mai aveva visto tanto sentimento negli occhi di Alex
e sicuramente non si sarebbe rassegnata facilmente, anche dopo la
festa. A dire il vero, Cassie non era una tipa da festeggiamenti
così
affollati e pieni di gente non decisamente ‘casa e
chiesa’
come avrebbero preferito i suoi genitori, ma tre giorni prima
Sarah l’aveva praticamente pregata di farle compagnia e fu
allora
che gli venne un lampo di genio e decise che Alex sarebbe venuto con
lei. Il fratello accetto quasi a stento, e la cosa le sembrò
molto
strana, ma fu felice. A Cassie scappò un sorriso
ripensandoci e non
appena smise di fantasticare e a pensare a come sarebbe stata
d’aiuto
per il fratello, si accorse che era quasi completamente vestita. La
ragazza si sedette sul letto, aprì la scatola delle
ballerine, ma
non appena tentò di infilarsene una al piede, qualcuno fece
irruzione nella sua stanza. La porta si spalancò sbattendo
la
maniglia contro il muro e Alex entrò sorridendo, ma qualcosa
cambiò
dopo aver guardato la sorella dalla testa ai piedi.
«Cosa
sono quelle?» disse il fratello indicando ciò che
Cassie aveva in
mano. La ragazza abbassò lo sguardo, perplessa.
«Oh,
queste? – le alzò più in alto
– Sono ballerine, che domande
fai.» e se ne infilò una sul piede destro. Alex
fece una smorfia e
scosse il capo.
«E
tu vorresti mettere queste – le indicò nuovamente
– a una festa
dove tutte le ragazze andranno in giro con i tacchi?» le
chiese
quasi esasperato. La sorella annuì e infilò la
seconda nel piede
sinistro. Cassie non ci trovava nulla di male
nell’indossarle, non
c’era nessuna regola che vietava agli inviati di presentarsi
con
quel tipo di scarpe, perciò non capiva quale era il
problema.
Ovviamente, le scarpe con il tacco facevano più scalpore, ma
lei non
era decisamente una ragazza che amava mettersi in mostra e lo si
poteva notare con gran facilità.
«Cassie
– fece non appena la sorella si alzò –
pensavo che… nulla,
lasciamo perdere.» e si coprì il viso con le mani.
Cassie indossava
dei pantaloni di jeans strappati che le arrivavano poco più
sopra
della rotula del ginocchio. Dall’estremità di
quest’ultimi, dove
solitamente si posizionava la cintura, erano agganciate delle
bretelle che risalivano e andavano a poggiarsi sulle spalle della
ragazza, scoperte a casa della camicia senza maniche che indossava.
«So
a cosa stai pensando, ma puoi scordartelo.» disse con tono
scocciato
«Pensavo
che per una volta avessi deciso di indossare una cazzo di gonna, ma
evidentemente mi sbagliavo. Sembra quasi di avere un fratello.
» e
si passò una mano fra i capelli per ravviarli. Il giorno
prima,
Cassie era stranamente riuscita a convincerlo a tagliarsi i capelli e
ora teneva il ciuffo tirato all’insù, e poteva
dire che ci stava
decisamente meglio. I suoi occhi verdi erano messi più
inevidenza e
la ragazza era sicura che non sarebbe passato inosservato.
«Non
fare l’esagerato e ora fatti vedere.» disse
sorridendo e cominciò
a girare attorno al fratello, osservandolo nei minimi dettagli. Aveva
deciso di indossare una camicia a quadri blu, che teneva un tantino
sbottonata e dei jeans quantomeno decenti, rispetto a quelli che
portava di solito. Cassie annuì, si sporse di più
verso il sul viso
e sorrise indietreggiando. «Stai molto bene.» e
fece il segno
dell’okay.
«Cassie?»
la chiamò. La ragazza chiuse la scatola della scarpe, la
ripose, e
si girò verso di lui, in attesa. «Forse non lo
dimostro sempre,
forse non lo dimostro e basta, ma ti voglio bene.»
«Vado
a prendere da bere, voi intanto divertitevi.» ed era
così che si
era allontanata lasciando suo fratello e la sua migliore amica da
soli nel bel mezzo della festa, utilizzando una stupida scusa. In
quel momento si trovava accanto ad un tavolino su cui erano poggiate
piccole porzioni di cibo, per quelli che volevano riposarsi dopo aver
ballato fino allo sfinimento. Oh, almeno avrebbe sfogato la sua ansia
con il cibo, pensò. Sì, perché Cassie
era in ansia, una terribile
ansia causata dalla vicinanza di Sarah e suo fratello, sperava che
niente andasse storto. Mentre dava un morso a un tramezzino che aveva
preso alla sua sinistra, osservava la pista da ballo: corpi sudati e
appiccicati gli uno fra gli altri, capelli che si muovevano tra la
folla, sguardi seducenti che volevano da una parte all’altra
e
vestitini troppo stretti e corti per concedere il libero movimento.
Lo sguardo di Cassie andò a soffermarsi su un paio di scarpe
con il
tacco color rosa confetto, decorate da un fiocco fucsia con gli
strass. Solo una persona poteva indossarle: Christine
Evangersen,
la sua compagna di banco nel corso di letteratura. Cassie
alzò gli
occhi dalle scarpe al volto della ragazza e scoprì che aveva
esattamente ragione. Christine si girò con il busto avvolto
in un
vestitino - anch’esso rosa – , attillato, verso di
lei. La
ragazza socchiuse gli occhi mentre ballava e, una volta riconosciuta,
sorrise allegramente ondeggiando la mano. Cassie ricambiò il
saluto
e sorrise a sua volta. Accanto alla sua compagnia, si muoveva un
ragazzo dai capelli… Viola? Lilla? Non riuscì a
capirlo. Non
appena quest’ultimo si accorse che Christine aveva smesso di
ballare, si girò verso di lei e cercò tra la
folla la persona che
stava salutando con tanto entusiasmo. Christine si girò
verso di
lui, gli parlò, e indicò Cassie.
Quest’ultima riuscì a capire
una parola - tramite labiale - di quello che la mora aveva riferito
al ragazzo: amica. Entrambi si avviarono verso di
lei e,
durante il tragitto, il ragazzo dai capelli viola afferrò
una
bottiglia di birra e se ne versò un po’ in un
bicchiere.
«Cassie!»
le urlò Christine per farsi sentire a causa della musica
troppo
alta. I capelli marroni gli si erano arruffati in un modo
terribilmente buffo, che Cassie glieli sistemò come se fosse
una
bambina troppo entusiasta di giocare.
«Oh,
grazie, non me ne ero accorta.» la ringraziò con
un sorriso a
trentadue denti, dopodiché si girò verso il
ragazzo che pochi
secondi prima era in sua compagnia, e lo chiamò.
«Arrivo!»
rispose lui, posò il bicchiere su un tavolo a casaccio e gli
si
posizionò accanto. Cassie poté osservarlo da
vicino e notò con
grande sorpresa che teneva un piercing sul sopracciglio, esattamente
come piaceva a lei. I suoi capelli erano scompigliati in maniera
simpatica e il suo sorriso la faceva sentire stranamente a suo agio,
stranamente, perché Cassie non si sentiva
mai così con un
ragazzo che non fosse Alex.
«Michael,
ti presento Cassie, una mia compagna di scuola. Cassie, ti presento
Michael Clifford, un mio amico coglione.» Cassie rise e
afferrò la
mano che Michael le aveva offerto a mezz’aria.
«Cognome?»
chiese Michael tenendo la mano ancora stretta in quella della
ragazza.
«Heavenly.»
Michael spalancò gli occhi per un lasso di tempo minimo e
subito
dopo accentuò ancora di più il suo sorriso.
Christine aggrottò le
sopracciglia, ma poi scosse il capo, come se fosse tipico di quel
ragazzo.
«Mi
piacciono i tuoi capelli.» disse Cassie così di
punto in bianco
mentre le loro mani si staccavano. «Mi piacerebbe tingere i
miei di
blu, ma i miei genitori non me lo permetterebbero mai.» forse
era
risultata come una ragazza troppo seria, ma in quel momento gli
importava ben poco, perché Michael gli ispirava simpatia.
Sembrava
quasi che i suoi pensieri venissero espressi vocalmente senza il suo
consenso. Il ragazzo la ringraziò subito e instaurarono una
conversazione sull’argomento ‘capelli e
tinte’, che durò si o
no una decina di minuti. Anche Christine si unì alla
conversazione,
parlando di quando alle medie aveva provato a tingersi i capelli di
biondo, ottenendo come risultato il bianco a causa della boccetta
sbagliata comprata dalla nonna. La loro chiacchierata si interruppe
non appena Michael ricevette un messaggio da un suo amico e si
allontanò, accompagnato da Christine, per andare a riceverlo
all’entrata della festa. Ed ora Cassie si trovava nuovamente
sola,
accanto al tavolo riservato al cibo. Sarebbe tornata da suo fratello
e dalla sua migliora amica dopo trenta minuti, se non di
più, per
lasciare loro un po’ di spazio. Osservò la pista
da ballo e una
smorfia comparve sul suo viso: alcuni movimenti, sguardi e segni
erano totalmente indecenti, ma tralasciò quel particolare e
alzò il
viso verso un piccolo palco, proprio lì davanti, dove Jordan
Lower
si improvvisava DJ e si muoveva a tempo di musica, quasi come se
avesse delle convulsioni. A Cassie scappò un sorriso, ma non
appena
quest’ultimo cambiò canzone, capì che
era ora di mettersi le
cuffie e ascoltare qualcosa che contenesse anche le parole, oltre
alle note. Così aprì la borsa, tirò
fuori il cellulare e infilò
gli auricolari. Stranamente scelse la riproduzione casuale e la prima
canzone che uscì fu Heartbeat dei The
Fray. Mentre
cantava muovendo le labbra, senza produrre alcun suono, si accorse di
avere la gola secca, perciò si alzò e
camminò – urlando di tanto
in tanto uno ‘scusa’ per attirare
l’attenzione e riuscire a
passare – verso la fine del tavolo che aveva accanto, proprio
dove
erano poggiate delle bottiglie. Si accorse che quest’ultime
contenevano solamente alcolici, ma proprio mentre stava per tornare
indietro, intravide dietro una bottiglia di vino rosa, della
coca-cola. Grazie a Dio. Sempre meglio di niente,
pensò.
Allungò la mano verso una ‘piramide’ di
bicchieri, ne afferrò
uno e cominciò a versarla dentro di esso. Mentre il
bicchiere si
riempiva, notò – con la coda dell’occhio
– una figura che la
osservava, non molto distante da lei. Cassie alzò lo sguardo
verso
di essa, proprio mentre il ritornello della canzone iniziava per la
seconda volta.
Oh,
I feel your heartbeat
And
oh, you’re coming around, coming around, coming around
If
you can love somebody, you love them all the same.
You
gotta love somebody, you love them all the same.
I’m
singing, oh, I feel your heartbeat
E
Cassie poteva sentire il suo battito cardiaco
aumentare
drasticamente, quasi come se le scoppiasse. Quegli occhi cerulei li
avrebbe riconosciuti ovunque. Ovunque.
Quel
giorno indossava degli skinny jeans neri strappati, una maglietta dei
nirvana, senza maniche, che lasciava libero spazio alle sue braccia e
delle vans. I capelli, come al solito, erano tirati verso
l’alto e
il suo sorriso dava risalto al piercing che teneva sul labbro. Se era
bello? Oh, si. Luke le si avvicinò e, senza staccare gli
occhi dai
suoi, le tolse la bottiglia di coca-cola dalle mani. Sembrava quasi
che… Oh, merda, pensò Cassie.
La ragazza guardò verso le
sue mani e si accorse che il bicchiere era pieno di coca-cola che
fuoriusciva da esso, rovesciandosi sul pavimento. Le sue mani erano
completamente bagnate e appiccicose e… Si, aveva appena
fatto una
figuraccia con il suo amore platonico. Luke le sorrise, quasi come se
respingesse l’impulso di scoppiare a ridere e le tolse anche
il
bicchiere dalla mani.
«Prendi.»
disse porgendogli un fazzoletto. L’aveva per caso scambiata
per una
bambina? Sapeva badare a se stessa, anche se non aveva dimostrato
molta intelligenza e maturità pochi secondi prima. Cassie lo
afferrò
e si pulì le mani. Vide le labbra del biondino muoversi per
poi
fermarsi e osservarla, quasi confuso. Non capì cosa volesse
sapere
da lei, non riusciva a sentire nulla, perché il ritornello
di
Invisible degli U2 era
già partito. Senza
che se ne accorgesse mimò il ritornello con le labbra,
involontariamente “I'm more than you know,
I’m more than you
see, more than you let me be”, ma cosa le era
preso?
Fortunatamente Luke sembrò non capire. Il ragazzo
inclinò il capo e
scorse delle cuffie fra i capelli di Cassie, così le si
avvicinò
ancora di più e gliele sfilò timidamente dalle
orecchie. Le loro
guance si sfiorarono e la ragazza avvampò. Improvvisamente
la voce
di Paul
David Hewson non
risuonò più nelle sue orecchie e fu avvolta dalla
musica che Jordan
Lower sceglieva come sottofondo della festa.
«Uno:
non mi uccidere, ti prego. Due: non ti sembra un po’ strano
ascoltare la musica dalle cuffie ad una festa con la musica?»
le
chiese Luke divertito. Nella mente di Cassie giravano tre parole:
‘quanto’, ‘sei’ e
‘bello’, tutte in ripetizione. Quanto
sei bello, quanto sei bello, quanto sei bello, quanto sei bello,
quant-
«Cassie?»
chiamò la sua attenzione.
«Sei…»
disse bisbigliando, mentre lo osservava dal suo mondo dei sogni.
«Cassie?
Uhuh? Ci sei?» e passò la sua mano davanti al viso
di Cassie,
ridacchiando.
«…
Bello! Eh? Si, emh, comunque, no, cioè, si, cioè
a me non sembra
strano.» balbettò qualcosa che sembro detto da una
bambina di sei
anni. Imbarazzante, decisamente imbarazzante. Cassie pregò
che Luke
non avesse capito ciò a cui si riferiva, ma ne dubitava
fortemente.
Il ragazzo si passò una mano fra i capelli e sorrise
divertito.
«Come
mai sei qui? Non mi sembri una da festa.» le chiese mentre si
fermavano, appoggiandosi al muro. E Luke aveva capito al volo,
perché
Cassie non era decisamente una tipa da feste, anzi, tutto
ciò le
creava il doppio dell’imbarazzo che di solito riusciva a
crearsi da
sola, troppa gente, troppa per i suoi gusti. Forse adesso
l’avrebbe
presa per una nerd o qualcosa di simile, ma Cassie decise di essere
sincera.
«Ho
deciso di venire solamente per un’amica e per mio fratello.
Tu,
invece?» Luke si girò verso di lei e le sorrise.
Questo era
decisamente un colpo basso, perché ci mancò poco
che Cassie
scivolò, ma fortunatamente aveva la schiena appoggiata al
muro,
perciò riuscì a non cadere a terra.
«Anche
io l’ho fatto per un amico, in realtà. »
rispose mentre salutava
un ragazzo che dall’altra parte della stanza era impegnato a
prendere qualcosa da mangiare e, contemporaneamente, a scuotere un
braccio per farsi notare dal medesimo.
Luke
si grattò la nuca, quasi come se fosse imbarazzato.
«Senti Cassie,
ti andrebbe uno di questi giorn-» il ragazzo non
riuscì a finire la –
probabilmente – domanda, poiché il telefono di
Cassie iniziò a
squillare e a vibrare fra la confusione. La ragazza lo tirò
fuori
dalla tasca e osservò lo schermo che si illuminava:
‘Alex
fratello coglione’ , c’era scritto su di
esso.
«Oh,
scusami, è mio fratello. Vado a cercarlo.» disse
mentre infilava
nuovamente il cellulare nei pantaloni.
Luke
annuì. «Non c’è problema,
noi… ci vediamo domani per la
lezione, allora.» e le sorrise dolcemente. Cassie
biascicò un ‘si’
e subito dopo si girò per andare a cercare il fratello. Fece
più o
meno quattro passi e si bloccò quando senti il suo nome
pronunciato
nuovamente da Luke. La ragazza si voltò.
«Ah,
e grazie del complimento!» le fece l’occhiolino e
con aria
divertita si incamminò nella direzione opposta. Cassie
rimase lì,
in piedi, con la bocca semiaperta e lo sguardo fermo sulla figura che
si allontanava.
«Ma
cos- Oh. » bisbigliò per poi coprirsi il viso con
le mani. Si
poteva dire che Luke, invece, aveva capito esattamente ciò
che aveva
detto e che, probabilmente, quella era una delle tante figure di
merda che doveva aggiungere nella sua vasta collezione.
«Alex.»
disse Cassie mentre si guardava intorno. «Dove diavolo
è Sarah?»
Alex
dondolò quasi come fosse un bambino e indicò un
punto tra la pista.
«Sta ballando con un ragazzo con le labbra a
canotto.» e imitò le
labbra del medesimo.
Cassie
si trattenne del ridere e tirò una pizza al fratello.
«Ma sei
scemo? Perché l’hai lasciata andare da
quello?» urlò isterica.
«Umh,
beh, io… Non lo so! Non sapevo cosa fare!» gli
rispose quasi
infastidito dalla domanda e subito dopo cominciò a
scompigliarsi i
capelli dal nervoso. I suoi occhi verdi erano diventati più
scuri,
quasi come se fosse in ombra e le mani erano serrate in due pugni.
Cassie
si sentì quasi in colpa per avergli tirato uno schiaffo,
così gli
si avvicinò e gli accarezzò la spalla, per
cercare di confortarlo.
«Cosa gli hai detto quando eravate soli?» chiese
quasi con paura.
«Nulla
di importante, io non sono riuscito a… Cioè, io
non so, non sono
capace di flir, di flir…» balbettò e le
nocche delle sue mani si
fecero bianche.
«Alex,
lo sai che la parola ‘flirtare’ non è
una parolaccia e puoi
dirla senza che nessuno ti guardi male?» si trattenne dal
ridere.
«Ma
la smetti di prendermi in giro?» urlò mentre le
sue guance si
facevano sempre più rosse e le lentiggini venivano messe
sempre più
in evidenzia. Alex Heavenly era buffo, terribilmente buffo e forse ci
sarebbe voluto più tempo e più pazienza per
aiutarlo, ma Cassie era
pronta a diventare anche pazza, perché lei non era
decisamente una
che si arrende.
Spazio
autrice!
Heey!
Si si, sono in ritardo, ormai hanno imparato anche i muri a
conoscermi, sono un vero disastro, i’m sorry. Vi giuro che mi
è
dispiaciuto molto metterci così tanto, ma non era mia
intenzione
ritardare. Purtroppo non sapevo cosa scrivere, in pratica, il blocco
dello ‘scrittore’ tra le virgolette
perché non penso di potermi
considerale tale, comunque del dannato blocco del cazzo mi ha
perseguitata per tutto questo mese, avevo pensato anche di non
continuare più la fanfiction, proprio per questo motivo, ma
alla
fine è uscito qualcosa dalla mia testolina, non proprio
bello, ma è
uscito. Forse quelle poche persone che seguono la mia storia si
aspettavano già un bacio, ma sono una tipa molto…
emh, lenta,
diciamo che ve ne siete anche accorte, AHAHA, no okay, dicevo,
solitamente i protagonista si incontrano BUM si piacciono e BUM si
baciano subito, ma io non ho intenzione di fare così. Non so
di
preciso quando Cassie e Luke si baceranno ma lo faranno
(Ma dai?). Spero che questo capitolo vi piaccia e scusate ancora!
Aspetto
le vostre recensioni, ci conto eh ;), grazie in anticipo.
Un
abbraccio, Giulia.