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Autore: vivereneilibri    08/08/2014    0 recensioni
Cassie allungò la mano verso la maniglia della porta, ma questa rimase a mezz'aria più del necessario. Il suo sguardo venne catturato da due occhi cerulei che proprio in quel momento la stavano osservando. Luke Hemmings. Nessuno dei sue esitò a battere ciglio, ignari di
ciò che stava accadendo, perché i loro occhi, in quel momento, si stavano segretamente dichiarando il loro amore.

Luke Hemmings.
Cassie Heavenly.
In quel momento Cassie capì che quegli occhi l’avrebbero tormentata ancora e ancora, invadendo i suoi sogni, bussando ogni volta che crollava fra le braccia di Morfeo, perché mai aveva visto qualcosa di così bello.
Genere: Fluff, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Altri, Ashton Irwin, Calum Hood, Luke Hemmings, Michael Clifford
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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5.



Battito cardiaco

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E


ra sabato sera e Cassie si trovava davanti all’armadio, indecisa su ciò che avrebbe dovuto indossare un’ora dopo. Aveva passato i giorni precedenti a cercare di convincere i suoi genitori a darle il permesso per partecipare ad una festa di compleanno, che forse ‘di compleanno’ non era proprio. In effetti, una festeggiata c’era: Taylor Whitethorn, ma la ragazza si sarebbe presentata come una semplicissima invitata, perciò Cassie non fu completamente sincera con i suoi genitori. Tutto era organizzato da alcuni suoi compagni di studi, ma ovviamente il tema centrale della festa non era esattamente ‘lo studio’. Con sua grande sorpresa, ottenne una risposta positiva, accompagnata, ovviamente, da cento regole di educazione, concentrate soprattutto su quelle che prevedevano la compagnia di Alex. Oh, si, perché lui sarebbe andando con lei. Improvvisamente si ricordò di quello che il fratello le disse quel lunedì.

·Flashback·

«Aiutami a conquistare Sarah, ti prego.» le disse il fratello senza neanche farla finire di parlare. Cassie puntò velocemente lo sguardo verso il viso di Alex: le guance di quest’ultimo erano completamente arrossate e i suoi occhi guardavano altrove, stava cercando di non scontrare lo sguardo della sorella, come se, in qualche modo, aveva paura di potere facilmente lasciare trapelare la debolezza dalle sue iridi. Cassie lo fissò a lungo, fissò il suo atteggiamento, finché il fratello si voltò di spalle, affondando la faccia sul cuscino. Imbarazzante, penso lui. La ragazza appoggiò, anche lei, la faccia su quell’oggetto morbido e richiamò Alex stuzzicandolo con un dito.
«Alex.» gli tirò leggermente la maglietta. «Girati, per favore.»
Alex mugolò. «Sembro una femminuccia.» disse e tirò il cuscino più a sé, la testa di Cassie, di conseguenza, scivolò sul lenzuolo bianco. «Mi vergogno.»
«Non fare lo stupido, Alex, girati!» e il fratello si girò con il busto verso la sorella. I due si trovavano faccia a faccia e Cassie non riuscì a trattenersi, perciò sorrise. Era adorabile.
Alex stava per aprire bocca, probabilmente per commentare ciò che era spuntato sul volto della sorella, ma quest’ultima parlò per prima. «Fai sul serio.» e lo guardò attentamente negli occhi. «Oddio, tu fai veramente sul serio!»
Alex spalancò gli occhi. «Puoi smetterla di prendermi in giro? È imbarazzante per me.»
Cassie scosse il capo, ancora con il sorriso sulle labbra. «Non ti sto prendendo in giro, sono semplicemente sorpresa. Pensavo che la tua fosse solamente una cotta che passa velocemente, tipo… Un’attrazione sessuale. Ma mi sbagliavo di grosso, tu non sei cotto della mia migliore amica, tu sei
innamorato della mia migliore amica.» e con un gesto veloce, sfilò il telefono di suo fratello dalle sue mani. Lo sbloccò e il suo sorriso si allargò ancora di più. «E porti una sua foto come blocca schermo!»
Alex fece una smorfia per cercare di nascondere ancora di più il rosso sulle sue guance. «Dammi qua!» disse con la voce quasi stridula, e afferrò il cellulare dalle mani della sorella. «Sono cose private, queste.»
Cassie scoppiò a ridere, mentre continuava ad osservarlo. Oh si, suo fratello era proprio tenero in quel momento. «Sì.»
«‘Si’ cosa?» chiese confuso.
«Si, ti aiuterò a conquistare Sarah, te lo prometto.» e Cassie vide qualcosa negli occhi di Alex, un brillio, qualcosa che si era acceso dentro di lui, forse la speranza.

·Fine flashback·

E in quel momento, Cassie si rese conto che ciò che aveva promesso al fratello era qualcosa di estremamente difficile, ma ci avrebbe messo tutta se stessa. Mai aveva visto tanto sentimento negli occhi di Alex e sicuramente non si sarebbe rassegnata facilmente, anche dopo la festa. A dire il vero, Cassie non era una tipa da festeggiamenti così affollati e pieni di gente non decisamente ‘casa e chiesa’ come avrebbero preferito i suoi genitori, ma tre giorni prima Sarah l’aveva praticamente pregata di farle compagnia e fu allora che gli venne un lampo di genio e decise che Alex sarebbe venuto con lei. Il fratello accetto quasi a stento, e la cosa le sembrò molto strana, ma fu felice. A Cassie scappò un sorriso ripensandoci e non appena smise di fantasticare e a pensare a come sarebbe stata d’aiuto per il fratello, si accorse che era quasi completamente vestita. La ragazza si sedette sul letto, aprì la scatola delle ballerine, ma non appena tentò di infilarsene una al piede, qualcuno fece irruzione nella sua stanza. La porta si spalancò sbattendo la maniglia contro il muro e Alex entrò sorridendo, ma qualcosa cambiò dopo aver guardato la sorella dalla testa ai piedi.
«Cosa sono quelle?» disse il fratello indicando ciò che Cassie aveva in mano. La ragazza abbassò lo sguardo, perplessa.
«Oh, queste? – le alzò più in alto – Sono ballerine, che domande fai.» e se ne infilò una sul piede destro. Alex fece una smorfia e scosse il capo.
«E tu vorresti mettere queste – le indicò nuovamente – a una festa dove tutte le ragazze andranno in giro con i tacchi?» le chiese quasi esasperato. La sorella annuì e infilò la seconda nel piede sinistro. Cassie non ci trovava nulla di male nell’indossarle, non c’era nessuna regola che vietava agli inviati di presentarsi con quel tipo di scarpe, perciò non capiva quale era il problema. Ovviamente, le scarpe con il tacco facevano più scalpore, ma lei non era decisamente una ragazza che amava mettersi in mostra e lo si poteva notare con gran facilità.
«Cassie – fece non appena la sorella si alzò – pensavo che… nulla, lasciamo perdere.» e si coprì il viso con le mani. Cassie indossava dei pantaloni di jeans strappati che le arrivavano poco più sopra della rotula del ginocchio. Dall’estremità di quest’ultimi, dove solitamente si posizionava la cintura, erano agganciate delle bretelle che risalivano e andavano a poggiarsi sulle spalle della ragazza, scoperte a casa della camicia senza maniche che indossava.
«So a cosa stai pensando, ma puoi scordartelo.» disse con tono scocciato
«Pensavo che per una volta avessi deciso di indossare una cazzo di gonna, ma evidentemente mi sbagliavo. Sembra quasi di avere un fratello. » e si passò una mano fra i capelli per ravviarli. Il giorno prima, Cassie era stranamente riuscita a convincerlo a tagliarsi i capelli e ora teneva il ciuffo tirato all’insù, e poteva dire che ci stava decisamente meglio. I suoi occhi verdi erano messi più inevidenza e la ragazza era sicura che non sarebbe passato inosservato.
«Non fare l’esagerato e ora fatti vedere.» disse sorridendo e cominciò a girare attorno al fratello, osservandolo nei minimi dettagli. Aveva deciso di indossare una camicia a quadri blu, che teneva un tantino sbottonata e dei jeans quantomeno decenti, rispetto a quelli che portava di solito. Cassie annuì, si sporse di più verso il sul viso e sorrise indietreggiando. «Stai molto bene.» e fece il segno dell’okay.
«Cassie?» la chiamò. La ragazza chiuse la scatola della scarpe, la ripose, e si girò verso di lui, in attesa. «Forse non lo dimostro sempre, forse non lo dimostro e basta, ma ti voglio bene.»

«Vado a prendere da bere, voi intanto divertitevi.» ed era così che si era allontanata lasciando suo fratello e la sua migliore amica da soli nel bel mezzo della festa, utilizzando una stupida scusa. In quel momento si trovava accanto ad un tavolino su cui erano poggiate piccole porzioni di cibo, per quelli che volevano riposarsi dopo aver ballato fino allo sfinimento. Oh, almeno avrebbe sfogato la sua ansia con il cibo, pensò. Sì, perché Cassie era in ansia, una terribile ansia causata dalla vicinanza di Sarah e suo fratello, sperava che niente andasse storto. Mentre dava un morso a un tramezzino che aveva preso alla sua sinistra, osservava la pista da ballo: corpi sudati e appiccicati gli uno fra gli altri, capelli che si muovevano tra la folla, sguardi seducenti che volevano da una parte all’altra e vestitini troppo stretti e corti per concedere il libero movimento. Lo sguardo di Cassie andò a soffermarsi su un paio di scarpe con il tacco color rosa confetto, decorate da un fiocco fucsia con gli strass. Solo una persona poteva indossarle: Christine Evangersen, la sua compagna di banco nel corso di letteratura. Cassie alzò gli occhi dalle scarpe al volto della ragazza e scoprì che aveva esattamente ragione. Christine si girò con il busto avvolto in un vestitino - anch’esso rosa – , attillato, verso di lei. La ragazza socchiuse gli occhi mentre ballava e, una volta riconosciuta, sorrise allegramente ondeggiando la mano. Cassie ricambiò il saluto e sorrise a sua volta. Accanto alla sua compagnia, si muoveva un ragazzo dai capelli… Viola? Lilla? Non riuscì a capirlo. Non appena quest’ultimo si accorse che Christine aveva smesso di ballare, si girò verso di lei e cercò tra la folla la persona che stava salutando con tanto entusiasmo. Christine si girò verso di lui, gli parlò, e indicò Cassie. Quest’ultima riuscì a capire una parola - tramite labiale - di quello che la mora aveva riferito al ragazzo: amica. Entrambi si avviarono verso di lei e, durante il tragitto, il ragazzo dai capelli viola afferrò una bottiglia di birra e se ne versò un po’ in un bicchiere.
«Cassie!» le urlò Christine per farsi sentire a causa della musica troppo alta. I capelli marroni gli si erano arruffati in un modo terribilmente buffo, che Cassie glieli sistemò come se fosse una bambina troppo entusiasta di giocare.
«Oh, grazie, non me ne ero accorta.» la ringraziò con un sorriso a trentadue denti, dopodiché si girò verso il ragazzo che pochi secondi prima era in sua compagnia, e lo chiamò.
«Arrivo!» rispose lui, posò il bicchiere su un tavolo a casaccio e gli si posizionò accanto. Cassie poté osservarlo da vicino e notò con grande sorpresa che teneva un piercing sul sopracciglio, esattamente come piaceva a lei. I suoi capelli erano scompigliati in maniera simpatica e il suo sorriso la faceva sentire stranamente a suo agio, stranamente, perché Cassie non si sentiva mai così con un ragazzo che non fosse Alex.
«Michael, ti presento Cassie, una mia compagna di scuola. Cassie, ti presento Michael Clifford, un mio amico coglione.» Cassie rise e afferrò la mano che Michael le aveva offerto a mezz’aria.
«Cognome?» chiese Michael tenendo la mano ancora stretta in quella della ragazza.
«Heavenly.» Michael spalancò gli occhi per un lasso di tempo minimo e subito dopo accentuò ancora di più il suo sorriso. Christine aggrottò le sopracciglia, ma poi scosse il capo, come se fosse tipico di quel ragazzo.
«Mi piacciono i tuoi capelli.» disse Cassie così di punto in bianco mentre le loro mani si staccavano. «Mi piacerebbe tingere i miei di blu, ma i miei genitori non me lo permetterebbero mai.» forse era risultata come una ragazza troppo seria, ma in quel momento gli importava ben poco, perché Michael gli ispirava simpatia. Sembrava quasi che i suoi pensieri venissero espressi vocalmente senza il suo consenso. Il ragazzo la ringraziò subito e instaurarono una conversazione sull’argomento ‘capelli e tinte’, che durò si o no una decina di minuti. Anche Christine si unì alla conversazione, parlando di quando alle medie aveva provato a tingersi i capelli di biondo, ottenendo come risultato il bianco a causa della boccetta sbagliata comprata dalla nonna. La loro chiacchierata si interruppe non appena Michael ricevette un messaggio da un suo amico e si allontanò, accompagnato da Christine, per andare a riceverlo all’entrata della festa. Ed ora Cassie si trovava nuovamente sola, accanto al tavolo riservato al cibo. Sarebbe tornata da suo fratello e dalla sua migliora amica dopo trenta minuti, se non di più, per lasciare loro un po’ di spazio. Osservò la pista da ballo e una smorfia comparve sul suo viso: alcuni movimenti, sguardi e segni erano totalmente indecenti, ma tralasciò quel particolare e alzò il viso verso un piccolo palco, proprio lì davanti, dove Jordan Lower si improvvisava DJ e si muoveva a tempo di musica, quasi come se avesse delle convulsioni. A Cassie scappò un sorriso, ma non appena quest’ultimo cambiò canzone, capì che era ora di mettersi le cuffie e ascoltare qualcosa che contenesse anche le parole, oltre alle note. Così aprì la borsa, tirò fuori il cellulare e infilò gli auricolari. Stranamente scelse la riproduzione casuale e la prima canzone che uscì fu Heartbeat dei The Fray. Mentre cantava muovendo le labbra, senza produrre alcun suono, si accorse di avere la gola secca, perciò si alzò e camminò – urlando di tanto in tanto uno ‘scusa’ per attirare l’attenzione e riuscire a passare – verso la fine del tavolo che aveva accanto, proprio dove erano poggiate delle bottiglie. Si accorse che quest’ultime contenevano solamente alcolici, ma proprio mentre stava per tornare indietro, intravide dietro una bottiglia di vino rosa, della coca-cola. Grazie a Dio. Sempre meglio di niente, pensò. Allungò la mano verso una ‘piramide’ di bicchieri, ne afferrò uno e cominciò a versarla dentro di esso. Mentre il bicchiere si riempiva, notò – con la coda dell’occhio – una figura che la osservava, non molto distante da lei. Cassie alzò lo sguardo verso di essa, proprio mentre il ritornello della canzone iniziava per la seconda volta.

Oh, I feel your heartbeat
And oh, you’re coming around, coming around, coming around
If you can love somebody, you love them all the same.
You gotta love somebody, you love them all the same.
I’m singing, oh, I feel your heartbeat


E Cassie poteva sentire il suo battito cardiaco aumentare drasticamente, quasi come se le scoppiasse. Quegli occhi cerulei li avrebbe riconosciuti ovunque. Ovunque.
Quel giorno indossava degli skinny jeans neri strappati, una maglietta dei nirvana, senza maniche, che lasciava libero spazio alle sue braccia e delle vans. I capelli, come al solito, erano tirati verso l’alto e il suo sorriso dava risalto al piercing che teneva sul labbro. Se era bello? Oh, si. Luke le si avvicinò e, senza staccare gli occhi dai suoi, le tolse la bottiglia di coca-cola dalle mani. Sembrava quasi che… Oh, merda, pensò Cassie. La ragazza guardò verso le sue mani e si accorse che il bicchiere era pieno di coca-cola che fuoriusciva da esso, rovesciandosi sul pavimento. Le sue mani erano completamente bagnate e appiccicose e… Si, aveva appena fatto una figuraccia con il suo amore platonico. Luke le sorrise, quasi come se respingesse l’impulso di scoppiare a ridere e le tolse anche il bicchiere dalla mani.
«Prendi.» disse porgendogli un fazzoletto. L’aveva per caso scambiata per una bambina? Sapeva badare a se stessa, anche se non aveva dimostrato molta intelligenza e maturità pochi secondi prima. Cassie lo afferrò e si pulì le mani. Vide le labbra del biondino muoversi per poi fermarsi e osservarla, quasi confuso. Non capì cosa volesse sapere da lei, non riusciva a sentire nulla, perché il ritornello di Invisible degli U2 era già partito. Senza che se ne accorgesse mimò il ritornello con le labbra, involontariamente “I'm more than you know, I’m more than you see, more than you let me be”, ma cosa le era preso? Fortunatamente Luke sembrò non capire. Il ragazzo inclinò il capo e scorse delle cuffie fra i capelli di Cassie, così le si avvicinò ancora di più e gliele sfilò timidamente dalle orecchie. Le loro guance si sfiorarono e la ragazza avvampò. Improvvisamente la voce di Paul David Hewson
non risuonò più nelle sue orecchie e fu avvolta dalla musica che Jordan Lower sceglieva come sottofondo della festa.
«Uno: non mi uccidere, ti prego. Due: non ti sembra un po’ strano ascoltare la musica dalle cuffie ad una festa con la musica?» le chiese Luke divertito. Nella mente di Cassie giravano tre parole: ‘quanto’, ‘sei’ e ‘bello’, tutte in ripetizione. Quanto sei bello, quanto sei bello, quanto sei bello, quanto sei bello, quant-
«Cassie?» chiamò la sua attenzione.
«Sei…» disse bisbigliando, mentre lo osservava dal suo mondo dei sogni.
«Cassie? Uhuh? Ci sei?» e passò la sua mano davanti al viso di Cassie, ridacchiando.
«… Bello! Eh? Si, emh, comunque, no, cioè, si, cioè a me non sembra strano.» balbettò qualcosa che sembro detto da una bambina di sei anni. Imbarazzante, decisamente imbarazzante. Cassie pregò che Luke non avesse capito ciò a cui si riferiva, ma ne dubitava fortemente. Il ragazzo si passò una mano fra i capelli e sorrise divertito.
«Come mai sei qui? Non mi sembri una da festa.» le chiese mentre si fermavano, appoggiandosi al muro. E Luke aveva capito al volo, perché Cassie non era decisamente una tipa da feste, anzi, tutto ciò le creava il doppio dell’imbarazzo che di solito riusciva a crearsi da sola, troppa gente, troppa per i suoi gusti. Forse adesso l’avrebbe presa per una nerd o qualcosa di simile, ma Cassie decise di essere sincera.
«Ho deciso di venire solamente per un’amica e per mio fratello. Tu, invece?» Luke si girò verso di lei e le sorrise. Questo era decisamente un colpo basso, perché ci mancò poco che Cassie scivolò, ma fortunatamente aveva la schiena appoggiata al muro, perciò riuscì a non cadere a terra.
«Anche io l’ho fatto per un amico, in realtà. » rispose mentre salutava un ragazzo che dall’altra parte della stanza era impegnato a prendere qualcosa da mangiare e, contemporaneamente, a scuotere un braccio per farsi notare dal medesimo.
Luke si grattò la nuca, quasi come se fosse imbarazzato. «Senti Cassie, ti andrebbe uno di questi giorn-» il ragazzo non riuscì a finire la – probabilmente – domanda, poiché il telefono di Cassie iniziò a squillare e a vibrare fra la confusione. La ragazza lo tirò fuori dalla tasca e osservò lo schermo che si illuminava: ‘Alex fratello coglione’ , c’era scritto su di esso.
«Oh, scusami, è mio fratello. Vado a cercarlo.» disse mentre infilava nuovamente il cellulare nei pantaloni.
Luke annuì. «Non c’è problema, noi… ci vediamo domani per la lezione, allora.» e le sorrise dolcemente. Cassie biascicò un ‘si’ e subito dopo si girò per andare a cercare il fratello. Fece più o meno quattro passi e si bloccò quando senti il suo nome pronunciato nuovamente da Luke. La ragazza si voltò.
«Ah, e grazie del complimento!» le fece l’occhiolino e con aria divertita si incamminò nella direzione opposta. Cassie rimase lì, in piedi, con la bocca semiaperta e lo sguardo fermo sulla figura che si allontanava.
«Ma cos- Oh. » bisbigliò per poi coprirsi il viso con le mani. Si poteva dire che Luke, invece, aveva capito esattamente ciò che aveva detto e che, probabilmente, quella era una delle tante figure di merda che doveva aggiungere nella sua vasta collezione.

«Alex.» disse Cassie mentre si guardava intorno. «Dove diavolo è Sarah?»
Alex dondolò quasi come fosse un bambino e indicò un punto tra la pista. «Sta ballando con un ragazzo con le labbra a canotto.» e imitò le labbra del medesimo.
Cassie si trattenne del ridere e tirò una pizza al fratello. «Ma sei scemo? Perché l’hai lasciata andare da quello?» urlò isterica.
«Umh, beh, io… Non lo so! Non sapevo cosa fare!» gli rispose quasi infastidito dalla domanda e subito dopo cominciò a scompigliarsi i capelli dal nervoso. I suoi occhi verdi erano diventati più scuri, quasi come se fosse in ombra e le mani erano serrate in due pugni.
Cassie si sentì quasi in colpa per avergli tirato uno schiaffo, così gli si avvicinò e gli accarezzò la spalla, per cercare di confortarlo. «Cosa gli hai detto quando eravate soli?» chiese quasi con paura.
«Nulla di importante, io non sono riuscito a… Cioè, io non so, non sono capace di flir, di flir…» balbettò e le nocche delle sue mani si fecero bianche.
«Alex, lo sai che la parola ‘flirtare’ non è una parolaccia e puoi dirla senza che nessuno ti guardi male?» si trattenne dal ridere.
«Ma la smetti di prendermi in giro?» urlò mentre le sue guance si facevano sempre più rosse e le lentiggini venivano messe sempre più in evidenzia. Alex Heavenly era buffo, terribilmente buffo e forse ci sarebbe voluto più tempo e più pazienza per aiutarlo, ma Cassie era pronta a diventare anche pazza, perché lei non era decisamente una che si arrende.


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Spazio autrice!

 Heey! Si si, sono in ritardo, ormai hanno imparato anche i muri a conoscermi, sono un vero disastro, i’m sorry. Vi giuro che mi è dispiaciuto molto metterci così tanto, ma non era mia intenzione ritardare. Purtroppo non sapevo cosa scrivere, in pratica, il blocco dello ‘scrittore’ tra le virgolette perché non penso di potermi considerale tale, comunque del dannato blocco del cazzo mi ha perseguitata per tutto questo mese, avevo pensato anche di non continuare più la fanfiction, proprio per questo motivo, ma alla fine è uscito qualcosa dalla mia testolina, non proprio bello, ma è uscito. Forse quelle poche persone che seguono la mia storia si aspettavano già un bacio, ma sono una tipa molto… emh, lenta, diciamo che ve ne siete anche accorte, AHAHA, no okay, dicevo, solitamente i protagonista si incontrano BUM si piacciono e BUM si baciano subito, ma io non ho intenzione di fare così. Non so di preciso quando Cassie e Luke si baceranno ma  lo faranno (Ma dai?). Spero che questo capitolo vi piaccia e scusate ancora!
Aspetto le vostre recensioni, ci conto eh ;), grazie in anticipo.
Un abbraccio, Giulia.



  
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