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Autore: SpacciatoreDiBiscotti    09/08/2014    6 recensioni
Eravamo dentro lo spogliatoio femminile della scuola. Il problema era che c'eravamo solo noi due.
Continuava a tamponarmi il labbro ferito a causa della sua pallonata, con un asciugamano piccolo e rosso.
Il suo sguardo vagava dalle mie labbra ai miei grandi smeraldi. eravamo a poca distanza l'uno dall'altra. teneva il mio mento fra le sue dita, bloccandomi. afferrai il suo polso fermandolo.
"che succede?" chiese confuso.
"me la cavo da sola." presi l'asciugamano dalle sue mani.
"come vuoi", alzò le mani in segno di arresa. "non capisco perchè fai la difficile con me."
"semplice, mi urti il sistema nervoso."
"lo so che sei attratta da me." risi nervosamente, i miei occhi erano fissi nei suoi. "lo so che cadrai ai miei piedi, implorandomi di venire a letto con te, e so perfettamente che in questo momento muori dalla voglia di baciarmi." soffiò sulle mie labbra.
Il mio cuore perse un battito.
Cazzo, se era vero.
- True Love;
Genere: Commedia, Erotico, Fluff | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Louis Tomlinson, Nuovo personaggio, Un po' tutti
Note: Lemon, Lime | Avvertimenti: PWP
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Capitolo 23
 




 
Dio solo sa quanto ho ringraziato Chelsea per essere entrata proprio in quel momento negli spogliatoi, facendo allontanare Louis al suono della porta che si chiudeva alle sue spalle.
 
“che succede qui?” chiese avvicinandosi, vedendo Louis in piedi davanti a me.
“mi sembra ovvio.” cominciò Louis, “la sto aiutando.”
“oh sì, lo vedo come l’aiuti!”
 
M’indicò mentre tenevo l’asciugamano premuto sulle labbra.
 
perché sei qui?” chiese scocciato il moro, mentre rimanevo in silenzio seduta davanti a lui.
“non mi fido di te, perciò sono venuta personalmente, in quanto migliore amica della ragazza che tu hai ferito.” Incrociò le braccia al petto, sostenendo senza problemi lo sguardo glaciale di Louis.
 
Quanto la invidio.
 
“Okay, ma - come vedi- è tutto a posto, quindi puoi tornare in palestra.” Sorrise Louis.
“Oh certo!” annuì Chels, con determinazione, “allora va bene che il suo labbro ha ricominciato a sanguinare, no?”
 
Ah. Davvero?
 
Portai istintivamente la punta delle dita sul labbro, sentendo del liquido caldo colare lentamente sui miei polpastrelli.
Non me ne ero per niente accorta, talmente ero presa da quella conversazione che stavano avendo.
 
Louis si avvicinò, nel tentativo di aiutarmi, ma Chels lo fermò prima che potesse farlo.
Lo fulminò con lo sguardo e lui capì che se ne doveva andare, così ci lasciò sole in quella grande stanza.
 
“dammi” prese l’asciugamano dalle mie mani e tamponò la ferita, “ma tu riesci ad attirare solo i coglioni?”, scosse la testa ridendo debolmente, “Una persona brava e intelligente no?” mi suggerì.
 
Sorrisi, pentendomi subito dopo del gesto, perché il mio labbro tirava e bruciava.
 
“lo odio.” Dissi, anche se ciò che pronunciavo non si capiva molto, sempre a causa del piccolo asciugamano.
 
“non si direbbe, sai?” disse impassibile.
 
Corrugai la fonte, non riuscendo a capire ciò che voleva intendere con quell’affermazione.
 
“cosa?”, chiesi.
“non si direbbe che lo odi…” fece una breve pausa, il suo sguardò andò dalle mie labbra ai miei occhi, “ dal modo in cui lo guardi, dalla scena che è accaduta ieri a scuola e dalle voci che girano.”
 
D’un tratto parve arrabbiata.
 
Voci che girano?
 
“che voci girano?” domandai guardandola, la sua espressione era impassibile, “perché sembri arrabbiata?”
“non sembro, io sono arrabbiata, perché queste cose sono venuta a saperle dalle altre persone e non da te, che sei la mia migliore amica.”
 
Smise improvvisamente di curarmi, mentre mi guardava impassibile.
Vedere la sua espressione e sentire le sue parole mi ferivano nel profondo. Non perché ritenessi che io avessi ragione, ma perché mi stavo accorgendo di essere nel torto: che razza di migliore amica sono? Faccio schifo.
 
“lo so.” Abbassai lo sguardo, non riuscendo più a sostenere il suo, così freddo e arrabbiato. “m-mi dispiace, ma non ho voluto raccontarlo a nessuno, perché… ”
“io non sono nessuno.” Disse duramente, “io sono la tua migliore amica e sono venuta a sapere che ti piace una persona da molto tempo da una ragazza della squadra pochi minuti fa, come vuoi che mi senta?” si alzò, cercando di placare la rabbia che le ribolliva dentro.
“sto solo dicendo che… ”
“che sei un’amica di merda ultimamente.”
 
Alzai lo sguardo, quasi con le lacrime agli occhi.
Era vero.
Aprii la bocca ma non uscì nessun suono, e anche se aveva ragione potei notare nei suoi occhi una punta di dispiacere per ciò che mi aveva appena detto.
 
“m-mi dispiace, non intendevo questo.” Balbettò.
“no tranquilla.” Scossi la testa, guardandola, “lo so, faccio schifo.” Abbassai di nuovo lo sguardo, incapace di vedere ancora il suo volto.
“non fai schifo,” si sedette nuovamente accanto a me, poggiando una mano sulla mia spalla, “solo che, io ti racconto tutto quello che mi capita per la testa e tu invece non mi dici mai nulla, mi sento come tagliata fuori dalla tua vita, e questo mi ferisce.” La guardai, anche lei aveva gli occhi lucidi, “e poi… stamattina, ho visto che ti ha salutato Lottie Tomlinson, così ho pensato che… ”
“non potrei mai rimpiazzarti, Chelsea, se è questo che stai pensando.” La guardai dritto negli occhi e proseguii, “tu sei unica, la mia unica vera amica, non sto esagerando; mi sento uno schifo perché hai ragione, non sono un’ottima amica ultimamente ma questo è perché…” feci una pausa, “perché non raccontando nulla a nessuno, è come se negassi - in un certo senso - la realtà dei fatti.” Ammisi, mentre una lacrima scese lungo la mia guancia.
“cioè?”
“io…” un sospiro uscì debolmente dalle mie labbra, “ho paura.”
“di cosa?” chiese perplessa.
“non so… cosa provo per Louis.” Ammisi.
“provi qualcosa per lui?” sgranò gli occhi.
“non lo so, ho scoperto un suo lato che non tutti hanno la possibilità di conoscere, e…”
“e?” m’incoraggiò, ma per me - in quel momento - parlare sembrava la cosa più difficile che potessi fare.
 
Non avevo mai parlato a nessuno di questo. Ma ero convinta che Chelsea sarebbe stata la persona adatta.
Lei c’è sempre stata per me, io per lei. Ultimamente ci eravamo allontanate, ma la sua amicizia era l’unica cosa che volevo. L’unica certezza che avevo era lei, la mia migliore amica. E per riparare quel danno che avevo causato sarebbe stato opportuno iniziare a confessare ciò che sentivo, ciò che mi tenevo dentro da tanto, in cambio di consiglio e sostenimento.

Mi ero chiusa in me stessa ed era sbagliato, anche nei confronti di Chelsea e Liam. Non potevo trattarli male solo perché avevo paura dei miei sentimenti, perché non volevo essere giudicata per i miei comportamenti nei confronti di uno stronzo lunatico.
 
“non voglio soffrire di nuovo.” Mi asciugai un’altra lacrima che aveva rigato la mia guancia rosea, “ho paura che per lui sia tutto uno scherzo, mentre per me potrebbe diventare qualcosa di serio.”

Lei era impassibile, e sapevo perché: non le piaceva Louis. Lo riteneva solo un puttaniere che si divertiva a portare a letto tutte le ragazze, che le usava per piaceri personali. Ma io avevo conosciuto un lato di lui, che probabilmente nemmeno Harry aveva scoperto.
 
“qualcosa di serio?” ripetè e  mi guardò dritto negli occhi, “mi dispiace dirtelo in questo modo, ma se fossi in te, starei attenta.”
“perché?”
“non mi fido, non vorrei che poi ti stesse corteggiando solo per ultimare il suo record e vincere sugli altri suoi amici.” Ammise, ed io annuii in risposta.
 
Probabile, ma… questo non cambia ciò che provo.
 
“non so che fare…” coprii il volto con le mani, confusa e frustrata da quella situazione.
“beh, penso che la cosa giusta sia conoscerlo meglio, se adesso è preso da te, non significa che lo sarà anche dopo, conoscendolo.” Mi accarezzò la schiena sfoderando un sorriso che le fece spuntare delle adorabili fossette.
“mi dispiace.” Sussurrai.
“non fa nulla, stai tranquilla.” Si alzò, “basta che la prossima volta mi dirai tutto, anche se si parla di un coglione patentato.” Scherzò, e questo mi fece ridere prima di annuire.
“lo giuro.”
“per quanto riguarda la mia benedizione per te e Louis, sappi che non l’avrai subito: deve prima conquistare la mia fiducia.” Disse premendo il palmo contro la porta dello spogliatoio.
 
Risi leggermente a quell’affermazione, anche perché non ero certa che potesse nascere qualcosa tra me e Louis, sia per la sua natura da puttaniere sia per la mia insicurezza.
Arrivate davanti alla porta della palestra Chelsea si bloccò e io subito dopo di lei.
 
“posso sapere una cosa?” chiese, voltandosi verso di me.
 
Annuii per risposta, temendo la domanda che mi avrebbe fatto.
 
“quante volte vi siete baciati?”, sgranai gli occhi, “Siete andati oltre al bacio?”
“oh, mio Dio, Chels!” quasi gridai, “assolutamente no!”, allargai le braccia e la guardai dritta negli occhi.
“questa è la risposta alla seconda domanda, alla prima, invece?” chiese maliziosamente.
 
Mi morsi il labbro e un calore si diffuse sulle mie guance.
 
Un bel po’ di volte, talmente tante che non riuscirei a contarle con le sole dita di una mano.
 
“poche.” Mentii, mordendo l’interno della mia guancia.
“menti.” Mi puntò l’indice contro, “dimmi la verità, signorina.” Scherzò.
“un bel po’…” ammisi, sorridendo.
“mi viene da vomitare solo a pensarci, ma se ti rende felice, Jess…” alzò le spalle e le mani davanti a sé in segno di arresa, per poi spingere la porta ed entrammo dentro.
 
Rimasi in panchina per il resto della partita, con il continuo sguardo di Louis addosso, e - come mi aspettavo - questa si concluse con la vittoria della mia squadra.
 
 
 
 
 
“le mangi quelle?”
“cosa?” mi girai verso Liam, non capendo.
“ma che cosa ti prende oggi?” scherzò.
 
È vero. Ero presa dal tavolo alla mia sinistra in cui c’era seduta Ashley, le altre cheerleader e Lottie, e loro mi guardavano, anzi mi squadravano. Lottie però sembrava intimidita: non osava guardarmi negli occhi.
 
E ci credo, specialmente dopo quello che mi aveva fatto.
 
“ripeto: le mangi quelle?” mi chiese indicando delle patatine nel mio piatto.
“no, tieni, sono tutte tue.” Gli porsi il piatto, prendendo contemporaneamente la mela sul mio vassoio per poi dargli un grande morso.
 
Mi ringraziò e Chelsea stava per parlare con noi quando fu interrotta.
 
Un ragazzo si sedette al mio fianco, posando un braccio sulle mie spalle mentre lasciava sul tavolo un sacchetto del pranzo: Louis.
 
Mi girai velocemente dall’altra parte mangiando la mela, come se fossi scocciata dalla sua presenza. E da un lato era vero.
Il pranzo era l’unico momento in cui potevo stare con i miei migliori amici senza essere disturbata, ma a quanto pareva non era più così.
 
“che fai non saluti?” mi sussurrò all’orecchio Louis.
“no.” risposi guardandolo dritto negli occhi.
 
Aah, grande errore. Non dovevi farlo, stupida Jessica!
 
Quegli occhi erano il mio punto debole. Così intensi, capaci di scioglierti e allo stesso tempo di congelarti sul posto.
 
“è maleducazione, non te l’hanno detto?” un ghigno parve sul suo volto.
“ti hanno mai detto che non con tutti si deve per forza essere educati?”
 
Odiavo quel suo lato stronzo. Non lo sopportavo, poteva essere eccitante, ma non lo è a pieno se ogni volta che parlava volevi mettergli qualcosa in bocca per farlo stare zitto.
 
“cattiva ragazza” sussurrò contro il mio collo, “però mi piaci…” lasciò un bacio sulla mia mascella.
 
Quando realizzai mi allontanai da lui, ma non troppo: non ero abbastanza forte per togliere il suo braccio allacciato intorno alla mia vita, che prima era posato semplicemente sulle mie spalle.
 
“la smettete di amoreggiare davanti a noi?” disse Chels, disgustata.
 
Li guardai: Chels aveva smesso di mangiare (il che era raro) e Liam era rimasto con la bocca spalancata incredulo.
 
“voi due state insieme?” chiese Liam.
“no!” mi affrettai a rispondere, sgranando gli occhi.
“ma lei è attratta da me.” Aggiunse Louis, impassibile.
“no!” lo fulminai con lo sguardo.
“sì, invece.” Mi guardò sorridendo.
“perché sei seduto al mio tavolo?” dissi per cambiare argomento: non avrei continuato - conoscendolo - per due ore a negare la sua affermazione.
“il tuo?” alzò le sopracciglia, sorpreso. “mi pare che la scuola sia di pubblica proprietà, compreso questo tavolo.” Sorrise.
“Andiamo Louis, non sono in vena di scherzi.”
“beh, avevo voglia di sedermi accanto a te, rilassati piccola.” Disse ovvio.
“non chiamarmi così!” dissi, scocciata.
“okay, piccola.”
 
Lo strozzo.
 
Lo sguardo di Louis si spostò alla mia sinistra, facendo un cenno con la mano in direzione del tavolo di Lottie.
 
Che sta facendo?
 
M’innervosii all’istante, e lui se ne accorse nel momento in cui i miei muscoli si tesero. Non capiva il motivo di quella mia reazione e, infatti, mi lanciò un’occhiata confusa.
 
Lottie ci raggiunse al tavolo con il manico della borsa stretto intorno alla sua mano.
Sembrava un po’ a disagio, e la capii. Non c’era mai capitata una situazione del genere in tutti questi anni.
 
“ciao.” Disse debolmente Lottie, rivolta verso tutti coloro che erano seduti al tavolo, che la guardavano, ma i miei occhi non si mossero, continuavo a guardare il mio vassoio vuoto.
 
“che cosa dovevi dirmi?” chiese il moro seduto accanto a me.
“la nonna va a un parco-giochi con le gemelline, stasera.” Mi lanciò un’occhiata, “Daisy va con il suo ragazzo a cena fuori, non è che potresti passare la serata con me?” sorrise.
“potresti venire da noi, cioè da Harry e Jessica.” Disse lui sorridendo, “sempre se per voi va bene.” Si rivolse a me.
 
Cosa gli rispondevo?
 
No guarda, non sopporterei una serata intera a guardare questa traditrice.
 
Oppure: meglio di no, se poi deve umiliarmi pubblicamente ci saranno troppe poche persone!
 
Annuii. E mi maledissi per quella mia risposta. Evidentemente lui non sapeva il motivo per cui non parlavo più a sua sorella.
 
“perfetto.” Sorrise a Lottie. “alle otto a casa Styles.”
“okay, a stasera.”
 
Come cazzo avrei fatto!?
Non parlo. Semplice no?
 
Sorrisi debolmente a Louis.
 
“io vado ad avvertire Harry, a dopo, piccola.” Mi lasciò un bacio sulla guancia e se ne andò.
 
I miei amici mi guardarono con la bocca spalancata.
 
“che cosa posso fare?” chiesi retorica, “è da mesi che gli ripeto di allontanarsi ma non lo fa!”, mentii.
 
Un colpo di tosse forzato uscì dalla bocca di Chels.
 
“se, se…” disse indifferente Liam, mentre scuoteva la testa. “stai attenta, ci si brucia con il fuoco se ci si sta troppo vicino.”
 
 
 
 
 
 
Stavo tornando a casa dopo un allenamento duro, insieme a Rose.
 
“potevi dirmelo che la sorpresa non era molto piacevole!” dissi duramente.
“beh, non tutte le sorprese sono belle.” Rise.
“sì, ma il caso è diverso: se ti trovi un’allenatrice femmina, dittatrice al posto del solito coach ritardato, allora devi avvisarmi!”
 
Rose rise, ma cazzo se era vero! Era una bestia quella donna. Non aveva un minimo di comprensione verso di noi. Un mostro.
 
“vabbè dai, non ci pensare…” consigliò.
“facile a dirsi.”
“dopo un po’ ti abitui.” Rise, quando la guardai male. “Cosa fai stasera?” chiese, per cambiare argomento.
 
Ma quasi era meglio quello della nuova allenatrice.
 
“Non mi ci far pensare…” alzai gli occhi al cielo, al solo pensiero. “comunque, cosa vorresti fare di martedì sera?” risi, “ andare in discoteca o a un pub?”
“perché no!” si difese Rose.
 
Arrivammo di fronte la porta di casa mia, ci salutammo ed entrai dentro, esausta.
 
“Jessica vai a prepararti.” Mi disse mio fratello che stava indossando un grembiule rosa da cucina della mamma.
 
Non poteva essere preso sul serio.
 
“sì, mamma.” Dissi ridendo.
“non ridere, è l’unico che ho trovato.” Si guardò allo specchio appeso all’ingresso, “non è poi così male.” Fece spallucce.
“io vado di sopra, che  è meglio.” Dissi disgustata.
 
Odio il rosa.
 
“Jessica!” mi chiamò Harry, quando fui in cima alle scale.
“sì?” mi voltai.
“perché hai detto di sì a Lou?” chiese preoccupato, mandandosi indietro la ciocca di ricci caduta sul suo volto. Sospirai.
“no-non potevo essere così sgarbata nei confronti di Louis.” Dissi semplicemente, non essendo sicura della risposta.
“neanche dopo quello che ti ha fatto sua sorella?”
 
Sinceramente non sapevo perché avevo detto di sì.
Mi pentivo? Non lo so.
 
Feci spallucce e andai a lavarmi.
 
 
 
 
Il campanello suonò. Harry si tolse il grembiule e andò ad aprire: indossava una maglietta nera dei Rolling Stones, jeans neri e le sue inseparabili converse bianche.
 
Io avevo dei semplici jeans strappati al ginocchio con una maglietta a maniche lunghe e le mie Vans ai piedi.
 
Lottie e Louis entrarono, sorridenti. Lottie era a disagio, lo si leggeva nei suoi occhi e nei suoi movimenti timidi e impacciati.
 
Provai a guardarla negli occhi ma non ci riuscivo, era più forte di me.
Tirai a forza un sorriso, il più convincente che potevo mostrare.
 
Ci dirigemmo in sala da pranzo, Harry aveva preparato un piatto semplice, non sapendo se fosse piaciuto a Lottie.
 
La cena fu molto imbarazzante, Louis continuava a parlare e scherzare con Harry, e Lottie ogni tanto parlava, io rimanevo in silenzio: non sapevo come intervenire nella conversazione.
 
“ti trovo silenziosa stasera, Jess.” Disse Louis sedendosi al fianco di Lottie sul divano nel salotto.
 
Mi sedetti sulla poltrona laterale rispetto al divano in cui stava Lottie.
 
“qualcosa che non va?” lo sguardo di Lottie si spostò verso di me, in attesa della risposta.
“sono solo stanca.” Ammisi, il che non era proprio una bugia.
 
Ero distrutta.
 
“sei sicura?” chiese Louis.
“sì.” Risposi prendendo la tazza di tè sul tavolino di fronte alla mia poltrona.
“posso chiedervi una cosa?” chiese Louis, dopo aver bevuto parte del suo tè.
“certo.” disse Lottie.
“è evidente che c’è tensione in questa casa dal momento in cui siamo entrati, inizialmente pensavo che fosse solo questione di tempo, ma non è così,” poggiò il peso sui gomiti lanciando sguardi fugaci a me e alla sorella, “perché?” posò la tazza, “qualcosa non va?”
“no è solo che non siamo abituate a stare insieme.” Ammisi, riferendomi a Lottie.
“perché?” chiese Louis confuso.
“oh, chiedilo a lei.” Guardai Lottie dritta negli occhi.
 
La rabbia stava salendo dentro di me: se Louis era al completo oscuro di ciò che aveva fatto Lottie, allora significava che lei non aveva mai detto la verità, difendendo i suoi ideali.
 
Lottie non parlava, chissà come mai.
 
“non essere così sgarbata con mia sorella.” Mi ammonì Louis.
“io sgarbata?” poggiai una mano sul mio petto.
 
Questo è troppo.
 
“lei non risponde, perciò te lo dico io: per tua sorella, è più importante essere popolare che avere una migliore amica.”
 
Non riuscirò più a contenermi.
Ma d’altronde, non mi sono mai sfogata davanti a Lottie.
 
“non è vero.” rispose la bionda, facendomi ridere.
“ah no?” dissi, “questo mi è sembrato, in tutti questi anni”, sorrisi, ma dentro la rabbia ribolliva.
 
Più guardavo quella bionda, più mi ricordavo ciò che mi aveva fatto e più la cicatrice che mi aveva lasciato, bruciava.
 
“hai tranquillamente ripreso la tua vita, essendo la più popolare tra le ragazze!”
“Jessica.” Mi ammonì Harry seduto sul divano difronte a me.
Jessica, no.” il mio sguardo si spostò su Louis, che sembrava sul punto di scoppiare per la rabbia, “sono tre anni che mi chiedo come abbia fatto lei a superare tutto quello che è successo senza problemi, e sono anni che voglio farle capire come mi ha fatto sentire, quindi non accetto ammonizioni.”
 
“allora, Charlotte, dimmi,” bevvi un sorso di tè, “come ti sei sentita quando mi hanno umiliato e hai ricevuto quella collana, eh?” sorrisi. “sembravi molto felice.”
“Jessica smettila!” ringhiò Louis, “non hai il diritto di trattare Lottie così!”, il suo sguardo era duro e freddo.
“tu dici?”
 
Voglio farle capire ciò che mi ha fatto, e non m’interessa se soffrirà.
 
“direi che Lottie mi ha già trattato male, no?” la guardai, sembrava veramente dispiaciuta, “adesso è arrivato il mio turno di farle capire che il suo gesto è stato veramente meschino, il tutto per?” alzai le spalle, “una collana.”
 
Lottie portò la mano sul gioiello che ancora teneva al collo, poi mi lanciò uno sguardo.
 
“non puoi dire che ero felice, Jessica.” Disse Lottie, “ero veramente dispiaciuta, mi sono resa conto con il passare degli anni che avevo fatto una cosa terribile.”
con il passare degli anni?” risi.
“sì.” Rispose decisa, “mi sono pentita, ma come ho visto anche tu hai degli amici.”
“certo.” Dissi seria, “loro sono veri amici, non mi hanno mai voltato le spalle.”
“la vuoi smettere Jessica!?” sbottò Louis, “Lottie ha ragione, tutti quanti sbagliano.”
“Lou, però non puoi dire che non è stata colpa sua.” Disse mio fratello, “Jess si è ripresa solo dopo molti mesi, per aver subito una grande umiliazione il primo anno di liceo davanti a tutta la scuola, come vuoi che si sia sentita?”
grande umiliazione davanti a tutta la scuola?” ripeté Louis, “ma se è stato solo davanti a un gruppo di ragazzine del primo anno!” lo corresse, sbagliando.
“magari.” Risposi io, “non la sai la storia, Louis, eh?” chiesi, sorridendo amaramente.
“sì: ti ha messo addosso dei vestiti molto stretti, e ti ha fatto uscire dallo spogliatoio davanti al resto della classe (delle femmine della classe),” disse Louis, “e così lei è entrata nel club, non credo sia una cosa sbagliata.”
“magari avessi avuto dei vestiti molto stretti.” Sorrisi, “tua sorella mi ha fatto uscire nuda dallo spogliatoio nel momento in cui tutte le classi uscivano, perciò mi hanno visto praticamente tutti; ma la cosa mi incuriosisce,” posai la tazza, “quali altre bugie gli hai raccontato, Charlotte?”
 
Louis si girò incredulo verso la sorella, “è vero?” chiese e lei abbassò lo sguardo. Il suo silenzio era la chiara risposta alla sua domanda: sì, è tutto vero.
 
“comunque sia andata, non significa che la puoi aggredire in questo modo.” Si alzò guardandomi negli occhi.
“vorrei vedere te al mio posto.”, dissi guardandolo negli occhi dopo essermi alzata.
“non avrei assunto un atteggiamento del genere, sei solo una ragazzina, mi sbagliavo sul tuo conto.”
 
Quelle parole furono come una pugnalata dentro di me.
 
Come osa dirmi cose del genere?
 
Avrei voluto dirglielo, ma le parole si bloccarono nella mia bocca e l’unica cosa che seppi fare era dargli uno schiaffo sulla guancia, talmente forte da farlo girare.
 
“smettila, Louis.” Disse Harry allontanandomi dal moro che avevo appena colpito, la cui mano era posata sulla sua guancia arrossata.
 
Il suo sguardo mi paralizzò per la freddezza. Non lo avevo mai visto così.
 
“anche tu Jessica.” Proseguì Harry, “basta così.”
 
Il mio cuore batteva forte.
 
Era arrabbiato veramente così tanto con me?
 
“L-Lou, andiamocene.” Piagnucolò Lottie, “voglio tornare a casa.”
“sì, ti accompagno.”
“direi che è meglio se non torni qui stanotte.” Suggerì Harry, guardandolo dritto negli occhi, mentre mi teneva stretta a sé.
“hai ragione.” Prese per mano la sorella e uscirono.
 
Harry non si staccò ancora da me, mi rigirai nella sua stretta e lo abbracciai. Una lacrima rigò il mio volto mentre lui mi stringeva le braccia intorno alle spalle, il suo mento si posò sulla mia testa.
 
“mi dispiace…” disse, stringendomi ancora di più.
“di cosa?” chiesi contro il suo petto.
“di non essere intervenuto dal principio.”
 
Non sapevo se con ‘principio’  intendeva tre anni fa oppure la fine della serata.
 
“non è colpa tua,” tirai su con il naso, “la colpa è mia, forse non avrei dovuto aggredirla in quel modo, ma ero troppo arrabbiata, lo sono ancora.” Sospirai, “lei era la mia migliore amica, le confidavo tutto e… poi mi tradisce in quel modo; mi ha procurato una ferita che non si è mai rimarginata del tutto, neanche con l’aiuto di Chelsea e Liam.”
“lo so, Jessy…” mi accarezzò la schiena, “non sei l’unica arrabbiata: Louis non capiva.”
“difendeva sua sorella.”
“non è un buon motivo per dirti quelle cose, sappi però che tu non sei una ragazzina.” Mi strinse e poi mi lasciò andare.
 
Mi guardò negli occhi e posò le mani sulle spalle.
 
“sai cosa temo?” mi chiese, per poi abbassare la testa.
 
Scossi il capo come risposta, non riuscendo a pronunciare una sola parola.
“che queste lacrime sono dovute principalmente al modo in cui ti ha trattato Louis.”
 
Non lo so. Io non riesco a capire nulla in questo momento. 
 
Forse aveva ragione. Nessuno mia aveva mai detto una cosa del genere, ma la cosa che mi ha ferito di più è stato il modo in cui me lo ha detto. I suoi occhi erano freddi e trasparivano rabbia, non lo avevo mai visto così.
 
“fammi un favore,” cominciò il riccio davanti a me, “se lui ti piace - e non dire che non è così, perché lo so che un minimo ti piace - stai attenta.”
“okay…” mormorai, dopo lo shock della sua affermazione.
“anche se è il mio migliore amico, io non l’ho mai visto con una ragazza fissa.” Mi avvisò ed io annuii. “non voglio che ti faccia del male, non credo potrei sopportarlo.”
“adesso andiamo a dormire.” Mi sorrise accompagnandomi verso la mia stanza.
 
Mi sdraiai nel letto dopo essermi cambiata. Le lacrime continuavano a scorrere lungo le mie guance.
 
Forse hanno ragione: Louis mi piace. Insomma, se no perché starei qui a continuare a piangere? Non credo sia solamente per la bionda traditrice.
 
Così, nella più totale confusione, mi addormentai: con le guance bagnate da lacrime salate e quegli occhi azzurri nella mia mente che continuavano a guardarmi freddamente.
 










 
Spazio Autrice:


Buongiorno!c:

Sono le 9.20 e io sto aggiornando la mia ff, normale no? ahahahah

Sto aggiornando ora perchè tra poche ore partirò per... LONDRAAAAAA!! yeeeeee
Per questo non avrò nè il computer, nè internet per circa 12 giorni (piango), ma vi prometto che quando tornerò aggiornerò, e aggiusterò anche questo capitolo. Vi prego di perdonarmi per gli errori ma non ho avuto il tempo materiale per ricontrollarlo, purtroppo sono un po' di fretta.

Scusatemi! (pt. 23486348791)

Passando al capitolo: mi dispiace per tutti gli errori e per l'assenza di immagini, ma quando tornerò aggiusterò tutto, promesso!
Comunque sia, ho scritto un capitolo abbastanza lungo, con una pseudo confessione dei sentimenti di Jess(?)

Che ne pensate?

Lasciatemi una piccola recensione, daaaaaaaaaaaaaaaiiiiiiii :3
riuscite ad arrivare a 10 recensioni? mi fareste moooolto contenta.

Detto questo, buona giornata e buone vacanze!


Al prossimo capitolo


-Marta-

xxx



 
  
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