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Autore: Shiver414    09/08/2014    1 recensioni
L'amore sboccia come un fiore, un fiore dai petali bianchi, candidi, puri, macchiati dal peccato scarlatto della bramosia. Cos'è un vampiro? Un demone che gode nell'uccidere, nel cacciare. Ma cosa succede ad un vampiro che impara ad amare?
Genere: Sentimentale, Sovrannaturale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, Crack Pairing
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Ciaooooo... Allora u.u avevo deciso di pubblicare ben tre capitoli in cui a parlare è Thomas, poi ho cambiato idea e ho deciso di ripubblicare il capitolo 9 unendolo al capitolo 10 che avevo pensato... E... Nulla... Buona lettura (^ω^) 
Un bacio, Shiver *3*
Capitolo 9.
Segreti svelati…
Thomas.
Angelica mi guardava con gli occhi di un coniglio impaurito. Mi odiavo per quello che avevo fatto. Non era da me comportarmi così. Non sembravo più nemmeno un vampiro. Mi erro trasformato in una mammoletta nel giro di sole due settimane.
«Puoi calmarti per favore?» Sbottai quasi ringhiando. Sgranò gli occhi e rimase impietrita. Mi passai una mano tra i capelli. Ero confuso quanto lei. Dovevo mettere ordine tra i miei pensieri. «Scusa.» Dissi sommessamente guardandola di sottecchi. Sotto la luce argentea della luna era ancora più bella se possibile. Quello sguardo così spaventato mi faceva stringere il cuore.
Rimanemmo per un tempo che sembrò infinito fermi, senza nemmeno guardarci. D’un tratto però si schiarì la voce. Passò le mani sotto gli occhi per pulire via il trucco scolato.
«Sei… Sei sempre stato.. così?» Non smetteva di tremare. Scossi debolmente il capo.
«Dobbiamo pararne proprio ora?» Una strana energia si sprigionò dalla ragazza.
«Direi di sì.» Sbottò ancora tremante. «Mi spieghi come puoi anche solo pensare che non sia questo il momento adatto? Ho paura.. Anzi sono terrorizzata, ma merito una spiegazione. Hai detto di amarmi e adesso spiegami.» Era seduta e mi fissava con sguardo ardente.
«Non lo so nemmeno io se ti amo. Non ci capisco più nulla.» Sbottai alzandomi in piedi. «Tutta questa storia è solo colpa tua.» Stava riemergendo un po’ del mio lato crudele. «Prima di incontrarti ero spietato, amavo uccidere le persone. Mi piaceva essere un vampiro, mi piaceva essere crudele. Poi sei arrivata tua, con quella faccia innocente, quel sorriso, quegli occhi e tutto è cambiato.» Agitavo le braccia furioso. «Mi hai fatto diventare un vampiro rammollito e pieno di rancore.» Tirai un pugno con tutta la forza che avevo all’albero più vicino. La corteccia si frantumò sotto il mio tocco e cadde. Alcuni uccelli volarono via spaventati e qualche scoiattolo si precipitò tra l’erba in cerca di salvezza. La chioma era sparpagliata a terra. «Non ci si può innamorare di una perfetta sconosciuta.» Mi passai le mani tra i capelli più volte con gesti nervosi. «I vampiri non si innamorano e basta.» Angelica si alzò.
«Thomas. Calmati.» Mi afferrò i polsi e mi costrinse ad allontanare le mani dai capelli. «Respira.» Mi posò una mano sulla guancia e mi costrinse a guardarla negli occhi. Era terrorizzata, lo leggevo nei suoi occhi. Però sapevo che lei era diversa. Lo avevo capito dal primo momento in cui l’avevo vista. Attorno a lei aleggiava un’aura splendente e rassicurante.
L’avvolsi tra le braccia. «Angelica, mi dispiace.» Parlai dal più profondo del cuore.
«Guardami.» Le sollevai il meno con l’indice. «Hai paura di me?» Annuì.
«Sì, tanta.» Le presi il viso tra le mani e le diedi un leggero bacio sulle labbra.
«Vuoi che ti riaccompagni a casa?» La ragazza scosse il capo. «Giuro che se mi dici che non vuoi più vedermi, sparirò per sempre dalla città.» Sospirai. Perché era così difficile pronunciare quelle parole? «Vorrei poter cancellare la tua memoria.» Il suo sguardo sembrò ancora più terrorizzato se possibile.
«Non voglio dimenticare.» Mi guardò dritto negli occhi. Era forte. Forte abbastanza da accettare quel che ero. Forte abbastanza da amarmi nonostante tutto. «Devo solo… Devo solo metabolizzare meglio la cosa.» Continuava a toccarsi il collo. Allontanai la sua mano e le diedi un bacio sulle due piccole ferite lasciate dai miei denti.
«Ora ti riporto a casa. Quando sarai pronta a vedermi risponderò a tutte le tue domande.»
Sorrisi sperando di allentare un po’ la tensione. «Mi dispiace…» Dissi ancora una volta.
***
Ero sdraiato sull’inutile letto nel mio appartamento fissando il soffitto. Aspettavo da giorni che Angelica mi chiamasse, ma ancora nulla. Ero preoccupato e forse anche un po’ spaventato all’idea che non volesse più avere nulla a che fare con me.
Riflettei mille e mille volte su quello che avevo fatto. Era stato stupido da parte mia allontanarmi dalla festa da solo con lei. Se non lo avessi fatto, se non avessi bevuto il suo sangue probabilmente a quell’ora sarebbe già morta. Il telefono accanto a me vibrò. Alex. Maledizione. Lanciai il telefono contro il muro. Cadde a terra in mille pezzi. Complimenti genio. Mi dissi. Cercai nel cassetto della cucina il telefono di riserva e velocemente raccolsi la SIM e la inserii. Speravo che in quei pochi minuti Angelica avesse deciso di contattarmi ma nulla.
Mi buttai di nuovo sul letto, avevo sete, ma non volevo andare a caccia. Odiavo come ero diventato. Non potevo tornare ad essere il vampiro crudele e spietato di prima e continuare ad amare una fragile e debole umana? No, non potevo, ma non nascondo che avrei voluto tanto che fosse possibile. Il telefono vibrò di nuovo.
“Stasera i miei non sono a casa. Ho bisogno di parlarti.” Angelica. Sorrisi come uno stupido.
“A che ora posso venire?” Risposi. Il messaggio successivo fu ancor più coinciso. “21:00”.
Infilai il telefono in tasca e uscii. Era ora di andare a caccia.
Era pomeriggio e il sole illuminava spietato ogni cosa. In strada non c’era nessuno. Annusai l’aria. Un profumo invitante mi chiamava a gran voce. Seguii il mio istinto e prima che me ne rendessi conto ero entrato nel portone di un palazzo. Suonai al campanello senza nemmeno leggere il cognome..
«Chi è?» Una voce maschile. Mi allontanai dall’occhiello, schiacciandomi contro il muro. L’uomo aprì la porta e mi intrufolai nel suo appartamento prima che mi notasse. Corsi in salotto dove feci cadere tutto quello che mi capitò a tiro.
Andai in camera da letto dove una donna, anzi una ragazza, era sdraiata nel letto. La salutai con un sorriso cordiale prima di avventarmi su di lei. L’uomo era impegnato ad ispezionare ancora il salotto quando terminai il mio antipasto. Mi leccai le labbra. Forse non ero così cambiato. Mi piaceva ancora uccidere. Mi elettrizzava l’idea di giocare un po’ con la mia prossima preda.
Lasciai cadere un contenitore di coccio a terra. Il caffè si sparpagliò su tutto il pavimento della cucina. Ridacchiai.
«Che hai combinato?» Chiese credendo che fosse stata la ragazza. Mi nascosi, lo osservai. Si sentiva spiato. Sapeva che ero lì, ma non riusciva a vedermi. Corse in camera da letto e vide la ragazza riversa tra le lenzuola bianche.
«Preparati.» Bisbigliai prima di attaccarlo alle spalle. Dolce, caldo e denso sangue umano, scendeva nella mia gola, mi rigenerava e mi dissetava. Lasciai il corpo privo di vita cadere a terra. Ero soddisfatto della caccia. Recuperai i fiammiferi in cucina.
Guardai il fuoco divampare in tutta la camera da letto. Uscii come se nulla fosse, con le mani nelle tasche dei jeans e gli occhiali da sole.
Il vampiro crudele era tornato.
***
Alle nove in punto ero sotto casa di Angelica. Annusai l’aria e il suo dolce profumo mi raggiunse quasi volesse tentarmi.
Ero indeciso se entrare dalla finestra o noiosamente dalla porta principale. Non volevo spaventarla.
«Prego.» Disse imbarazzata quando arrivai.
«Permesso.» Mi fece cenno di seguirla. Indossava un paio di pantaloncini verdi con un coniglietto stampato sul fianco sinistro e una canottiera più chiara con lo stesso coniglio, più grande e posizionato proprio al centro. I capelli erano raccolti in una morbida treccia che le scendeva tra le scapole.
Mi fece entrare in camera sua. Già ero entrato lì, ma mi guardai intorno e notai per la prima volta ogni minimo particolare. Le pareti erano color melanzana, a sinistra, posizionato perfettamente al centro della parete, c’era un grande letto, un piccolo comodino bianco con una lampada, una sveglia e una cornice con una foto sua e di Giulia. Di fronte a me, una portafinestra con leggere tende color orchidea. Alla mia destra c’era un armadio bianco con le ante dello stesso colore delle tende. Il resto della parete era occupato da una scrivania e da scaffali pieni di libri. Un tappeto rotondo occupava gran parte del pavimento, era anch’esso color orchidea.
Le piaceva il viola. Ridacchiai tra me e me.
Angelica si accomodò sul letto e tamburellò accanto a sé. Il materasso si piegò appena sotto il mio peso.
«Io…» Prese un respiro profondo. «Io… Come…» Balbettò. Ero curioso di sapere quali domande aveva per me. «Se sei un vampiro… Come fai a… Insomma… A camminare sotto il sole?» Disse infine. Le tremava un po’ la voce ma non sembrava aver paura. Ridacchiai.
«Il sangue umano.» Sorrisi. «Più sangue bevo e più somiglio agli umani diciamo. Se smettessi di berne il mio cuore smetterebbe di battere, la mia pelle brucerebbe al sole e soprattutto sarebbe fredda e livida, come quella di un cadavere.»
«Se così fosse allora anche la digestione, la fame, la sete, dovrebbero attivarsi, no?! Eppure non ti ho mai visto mangiare o bere.»
«Perché mi nutro di sangue. Non ho bisogno di cibo umano, né di acqua.»
«Da quanto tempo sei… un vampiro?» Non le piaceva pronunciare quella parola.
«Da un secolo circa. Sono ancora un vampiro giovane e non ho ancora acquisito tutti i poteri. Ad esempio non sono ancora in grado di cancellare la memoria. Non ne ho mai sentito la necessità a dire il vero. Nessuna delle mie vittime è mai sopravvissuta, eccetto te.» Sorrise forzatamente. Forse l’idea che fossi un assassino l’aveva spaventata un po’. «Vivevo in Inghilterra ed erano i primi anni del ‘900. Prima di essere trasformato ero un bravo ragazzo, stavo sempre alle regole, non andavo mai contro le decisioni di mio padre. Ero un ragazzo debole, sia di carattere che fisicamente. Fui picchiato molte volte, da mio padre e da quelli che per comodità ritenevo miei amici.» Presi un respiro profondo. Era da tanto tempo che non ripensavo al mio passato. «Un giorno i miei “amici” esagerarono. Stavo morendo dissanguato in un angolo sperduto della strada. Nessuno si curava di me passandomi avanti. Una donna si avvicinò, ricordo ancora il suo vestito nero come la notte, sembrava risucchiare ogni raggio di luce. Mi chiese se volevo continuare a vivere. Annuii talmente piano che temevo non mi avesse visto.» Sospirai di nuovo. «Mi insegnò come essere un vampiro, come cacciare. Preso dall’euforia mi feci prendere la mano e diedi una lezione a tutti quelli che mi avevano messo i piedi in testa.» Alzai le spalle con noncuranza. «Fui avventato e stupido, svelai la mia nuova natura e Rebecca fu catturata. Il mattino seguente la misero al rogo nella piazza principale sotto gli occhi di tutti. Sotto i miei occhi. Lì decisi di non lasciarmi più prendere la mano, di non dare più retta alle mie emozioni.»
«L’amavi?» C’era una punta di risentimento nella sua voce. Sì, l’avevo amata.
«Credo di sì.» Sorrisi. Ero convinto che un amore come il nostro fosse eterno. «Sai che ti somigliava?» Non ci avevo fatto caso prima di allora. Forse le somigliava anche troppo. «Aveva un neo sulla spalla come te, lo stesso taglio di occhi, era leggermente più bassa e aveva una voglia sul fianco sinistro.» Lo sguardo di Angelica mutò improvvisamente. Sollevò un lembo della maglietta e mi mostrò una macchia color caramello. Era la stessa identica voglia. La stessa forma, lo stesso colore. «Come è possibile?» Chiesi più a me stesso che a lei.
«Magari è una mia antenata.» Ridacchiò. Scossi la testa.
«Non aveva più una famiglia e fu uccisa prima di dare alla luce il nostro bambino.» Poi all’improvviso ricordai. «Non può essere vero.»
«Cosa?» Eppure… No, non era possibile.
«Poco dopo la morte di Rebecca girarono delle voci. Alcune guardi sparsero la voce che la notte prima della sua esecuzione avesse dato alla luce un figlio, altri dissero di averla vista camminare per le strade della città.»
«Se è vero che partorì prima di morire… C’è la possibilità che io sia una tua discendente?» Si mise le mani nei capelli. «Che nelle mie vene scorra il tuo stesso sangue?» La cosa mi spaventava. Se così fosse stato allora non avevo il diritto di amarla, né di stare con lei. «I vampiri non possono avere figli, no?!» Ridacchiò nervosa.
«Sì, possiamo. Come ho detto prima con il sangue umano il nostro corpo diventa più umano. Ogni funzione si riattiva.» Non poteva essere così.
«Non è possibile, ho cercato il bambino per anni e non l’ho mai trovato. Era incinta di pochi mesi, anche avesse partorito il bambino non sarebbe sopravvissuto.» Non volevo pensare che tra me e Angelica fosse tutto finito prima ancora che iniziasse. Sentii l’irrefrenabile desiderio di stringerla fra le braccia.
«Thomas, qual era il cognome di Rebecca?» Mormorò contro il mio petto. Una presenza si materializzò all’improvviso nella stanza.
«Thompson.» La voce di Rebecca mi raggiunse come uno schiaffo. Era viva ed era davanti a me in tutto il suo splendore. 


E adesso? Come ha fatto Rebecca a sfuggire alla morte? Perché è tornata proprio ora? Angelica è davvero la discendente di Thomas e Rebecca? Potrà il loro amore coronarsi prima o poi? Chissà 
(◡‿◡)

 
   
 
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