Just the
opposite.
Meet me halfway.
I
brividi sulle sue gambe magre scoperte
iniziavano a farsi sempre più evidenti: quella sera,
nonostante il fatto che
stesse arrivando la calda stagione anche ad Edimburgo, soffiava
comunque un
freddo venticello che faceva appena muovere le fronde degli alberi.
Nina
strinse ancora di più il leggero
giubbottino di pelle a se, continuando a camminare in quella stradina
buia e
sinistra.
Quella
sera la bionda era stata invitata nuovamente
a casa di Liam per una nuova festa, in quanto la squadra di football
aveva
vinto anche durante la partita di martedì sera, la partita
per eccellenza in
cui aveva conquistato il titolo di campione della stagione. Per
l’occasione
praticamente tutta la scuola era stata invitata dal piccolo Payne e dal
resto
della squadra per festeggiare una nuova vincita.
Più
velocizzava il passo, più il vento
passava dentro la tela del pantaloncini neri con fantasie in pizzo
della
ragazza, scontrandosi con la pelle afona della ragazza, procurandole
brividi.
Nina
si sentì meglio solo quando girò
l’angolo, trovandosi davanti al caos: c’era chi
beveva, chi rideva, chi era già
ubriaco e seduto sul ciglio della strada, chi entrava a casa di Liam
-addobbata
di luci per l’occasione-, chi ballava, chi baciava e chi
semplicemente stava a
guardare.
Aveva
appena fatto una
ventina di minuti in autobus per
raggiungere la casa dell’amico in tempo,
gliel’avevano ricordato più volte che
non poteva permettersi di arrivare in ritardo.
Si
prese comunque qualche minuto di tempo e arrotolò
la sigaretta iniziata sul bus, facendo rimanere fuori soltanto il bordo
della
cartina ricoperto di colla. Strinse leggermente la lingua tra le labbra
e avvicinò
la sigaretta alla bocca,
inumidendone il pezzo di cartina rimasta fuori con essa.
Allontanò
la sigaretta dalle labbra e finì di
rollarla. Perfetta come sempre.
Frugò
tra le tasche anteriori dei jeans
chiari a sigaretta un accendino e, trovandolo, azionò il
congegno facendone
uscire una fiammella con la quale accese la paglia. Aspirò
più volte prima di
rilassarsi del tutto.
Girò
l’angolo e si trovò ad una decina di
passi dai compagni di squadra che immediatamente gli chiesero di unirsi
a loro.
Le
feste di Liam Payne si potevano descrivere
con musica a palla e fiumi di alcool. Non c’era persona che
non si divertisse
nel caos del civico
23 di Ravelston
Park: il corpo di Georgia, fasciato da un sottile vestitino rosso, si
dimenava
in salotto insieme al proprietario della casa che, per
quell’occasione, aveva
indossato una camicia bianca. Nina era in cucina e scuoteva la testa a
ritmo di
musica mentre si godeva la scena davanti a lei: Niall rosso in viso per
la
troppa birra bevuta, Harry accanto a lui, seduto su una seggiola con la
testa
appoggiata al muro, un mezzo sorriso e gli occhi chiusi. Louis che non
la
smetteva più di dire cazzate, continuando a tirare la
maglietta da baseball
nera e blu notte di Zayn, che forse il più sobrio dei
quattro.
Le
finestre della casa erano state lasciate aperte per arieggiare la casa,
lasciando diffondere all’interno dell’edificio il
venticello serale primaverile
che scompigliava i capelli a Nina.
«Voglio
farmi un tatuaggio» se ne esce la ragazza prima di ingoiare
un po’ del Bulldog che
aveva in mano.
«Non
lo faresti mai Nina, ti conosco troppo
bene» rise Louis appoggiandosi a Zayn.
Lei
scrolla le spalle e lancia uno sguardo al
ragazzo accanto a lei, a quello più sobrio.
«È come quando sei bambino e dall’altra
parte della vetrina di un negozio di giocattoli, vedi il gioco perfetto
per te
ma tua madre non
vuole comprartelo, però
tu ogni giorno passi davanti al negozio e ti si illuminano gli occhi,
capisci?»
Louis
stette zitto, probabilmente si sarebbe
addormentato tra qualche minuto, Zayn invece la guardava, capendo
perfettamente
le parole uscite dalla bocca della ragazza, e allora le chiese:
«Cosa vorresti
tatuarti?» continuò «una frase, un
disegno…»
«Meet
me halfway» rispose lei «proprio
quì»
continuò indicando sulla parte sinistra del suo corpo appena
sopra il diaframma.
«E
tu Zayn?» chiese al ragazzo poi. «Se
dovessi tatuarti qualcosa, magari una frase, che cosa ti
tatueresti?»
«Perché
ti tatueresti quella frase?» chiese
Zayn ignorando la domanda.
«Perché
è un compromesso. Incontrarsi a metà
strada non significa porgere l'altra guancia, ma cercare di accettare
le
ragioni dell'altro. »
Il
moro rise, non convinto. «Accetteresti le
ragioni di chi ti ha fatto soffrire?» chiese.
«Dipende»
fu la risposta.
«Da
cosa?»
«Incontrerei
a metà strada solo per le
persone per cui ne varrebbe la pena di soffrire di nuovo »
disse Nina
guardandolo faccia a faccia. «Tu
non lo
faresti?»
Zayn
poté vedere la sua sagoma negli occhi
scuri della ragazza. «Forse» disse. «Ma
non succederà.» continuò mettendo le
mani dentro le tasche dei jeans per andarsene, ma prima che fosse
scomparso
dalla stanza la bionda lo fermò: «Comunque non hai
risposto alla mia domanda.»
Lui
la guardò, non capendo.
«Intendo
dire: cosa ti tatueresti la prossima
volta?» chiese nuovamente lei, indicando
l’avambraccio lasciato mezzo scoperto
dalle maniche tirate su.
Zayn
parve pensarci un attimo e poi disse: «Mi
farei disegnare una rondine.»
«Perché?»
«Per
sentirmi libero di scappare» disse prima
di lasciare la stanza.
Bonjour
tout le monde,
Lunedì
sono tornata dall’Irlanda e già mi
manca. Me ne sono innamorata: la gente è amichevole, tutto
molto più organizzato,
in ogni mezzo c’è il wi-fi (sì, anche
dentro i bus delle piccole cittadine). Ho
visitato anche Dublino, praticamente ci sono andata ogni giorno, e vi
giuro che
è la città più bella che abbia mai
visto in vita mia.
Comunque,
parlando del capitolo, non so
nemmeno perché l’ho scritto dal momento che a
quanto pare a nessuno interessa
ma cosa ci posso fare io se amo i personaggi?
Okay,
probabilmente vorreste leggere qualcos’altro
ma dal momento che leggete le mie one-shot e ne siete contenti,
perché non mi
date dei suggerimenti?
Vi avviso che forse eliminerò le storie che ho in corso, dato che non interessano, e mi darò alla stesura di one-shot, se preferite.
Au revoir,
voxes