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Autore: Vals Fanwriter    09/08/2014    1 recensioni
Nagisa/Rei | Raccolta di OS | Fluff, Sentimentale
Dal primo capitolo: "Nagisa è sempre stato una ventata di allegria e novità nella sua vita, fin dal momento in cui, ostinatamente, si è messo a seguirlo ovunque, pur di convincerlo ad entrare nel suo stesso club di nuoto. Da allora, ci ha fatto quasi l’abitudine ai suoi modi. Continuano a sorprenderlo, ma costituiscono una costante senza la quale non riesce ad essere sereno, durante le sue giornate."
[1. Gli occhiali di Rei. #1 | 2. Lo scivolone. | 3. Ricordi dal passato. | 4. Il pinguino e la farfalla. | 5. Gli occhiali di Rei. #2]
Genere: Fluff, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Nagisa Hazuki, Rei Ryugazaki
Note: Missing Moments, Raccolta | Avvertimenti: nessuno
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Imagine if Person A wore glasses/contacts and had really bad eyesight. Then one day, something happens to their glasses/contacts, either they get broken or get lost, so Person B keeps having to get up close for Person A to see them. Bonus if the close proximity lets them sneak in wee kisses.

Grazie a Pirats per il prompt. È tutta tua. ♥

 
 


 


‹‹Non capisco. Li avevo lasciati proprio qui dentro. Dove saranno finiti?››

È la terza volta che Rei sospira e probabilmente non sarà neanche l’ultima, dal momento che si sente letteralmente perso senza i suoi occhiali. Continua a cercarli alla cieca nell’armadietto ubicato nello spogliatoio, ma, proprio perché non vede ad un palmo dal suo naso, la sua ricerca continua ad essere futile. Eppure lui è quel tipo di ragazzo che rispetta le proprie abitudini, che percorre sempre la stessa ed identica strada per tornare a casa e che vive nell’ordine più assoluto, quindi non riesce a spiegarsi come possa aver fatto a perdere una cosa preziosa come i suoi occhiali da vista. Magari li ha messi da qualche parte, mentre era sovrappensiero, senza badarci più di tanto, ed ora non ricorda l’esatta posizione in cui li ha lasciati.

Cerca di ripercorrere con la mente i movimenti che ha fatto prima di buttarsi in piscina, come una cassetta che viene riavvolta all’indietro, ma niente, non ricorda di aver fatto nulla di diverso dal solito; dunque sospira nuovamente e ripercorre lo scomparto da capo, prima di rinunciarci e voltarsi per guardarsi intorno e cercarli altrove. Magari, li ha posati su qualche scaffale o qualche panca – in quel caso, chissà che brutta fine devono aver fatto – ma, in quelle condizioni, cercarli equivale a trovare la via d’uscita di un labirinto senza illuminazione e, se possibile, a quel pensiero, la frustrazione di Rei sembra aumentare.

Sta per recuperare i suoi occhialini graduati ed aiutarsi con quelli, ma se ne dimentica nel momento in cui qualcuno fa il suo ingresso nello spogliatoio. L’ennesimo sospiro gli sfugge dalle labbra, stavolta per il sollievo dovuto alla consapevolezza del fatto che i suoi amici non lo abbandoneranno al suo nefasto destino e lo aiuteranno a recuperare l’oggetto che gli consente di non inciampare o urtare persone e porte e, di conseguenza, di non apparire dannatamente stupido agli occhi della gente.

‹‹Makoto-senpai?›› chiama Rei, ma quel tentativo suona più come una domanda e questo perché davvero non vede più in là del suo stesso gomito e dunque è costretto a tirare ad indovinare, piuttosto che essere certo di starsi rivolgendo alla persona giusta. ‹‹Per caso hai visto i miei occhiali? Non riesco a trovarli nell’armadietto.››

Il presunto Makoto non risponde, ma Rei è piuttosto certo del fatto che abbia emesso una sorta di sbuffo divertito.

‹‹Non è colpa mia, non ho idea di dove io li abbia messi. Eppure io sto sempre attento ad infilarli nella custodia, nella tasca sinistra del borsone, in modo tale da averla a portata di mano quando la tengo in spalla. Sai, così nel qual caso piova e i vetri mi si sporchino, posso prendere facilmente la pezzuola e pulirli, anche se ho una mano impegnata a reggere l’ombrello.›› Rei lo dice tutto d’un fiato e, mentre la spiegazione prosegue senza sosta, il compagno avanza verso di lui, tuttavia rimanendo avvolto dalla luce che filtra dalla porta aperta che dà sulla piscina e che gli impedisce di riconoscerne il profilo.

Quando gli è abbastanza vicino, Rei si accorge che qualcosa non quadra: perché di certo Makoto non è poi così basso e minuto. E neanche Haruka, per la verità.

‹‹Non riesci proprio a vedermi senza occhiali, Rei-chan?››

E difatti, non poteva essere altri che lui.

‹‹Nagisa-kun, sei tu? Scusami, non vedo proprio nulla senza occhiali. Mi aiuteresti a-?››

È semplicemente un’impressione di Rei, o quello che Nagisa ha sul viso è un broncio? Il ragazzo assottiglia le palpebre per essere certo che sia davvero così, ma un po’ a causa della luce, un po’ del metro e mezzo che li divide, non riesce ad assicurarsene.

‹‹Perché il primo a cui hai pensato è stato Mako-chan?››

Cos’era quello? Un rimprovero? E per cosa lo stava rimproverando poi?

‹‹Non vedo niente, te l’ho detto. Non ti avevo riconosciuto›› si giustifica Rei. Nagisa è come un bambino, delle volte, e di conseguenza è in grado di prendersela per delle sciocchezze, anche se Rei non ha idea del motivo per cui dovrebbe prendersela proprio adesso.

‹‹Così mi vedi?›› lo sfida quasi, facendo un lungo passo avanti e fermandosi davanti a lui.

‹‹Sì, certo, così va un po’ meglio… Ora però cerchiamo i miei occhiali, così-››

E no, quel sorrisino che gli è appena comparso sulle labbra non è assolutamente sintomo della generosità che Nagisa ha intenzione di impiegare nella ricerca dei suoi occhiali. Nasconde di sicuro qualche piano diabolico dei suoi che infatti, poco dopo, si manifesta in un ulteriore passo in avanti.

‹‹E adesso mi riconosci?›› domanda di nuovo, alzandosi perfino sulle punte dei piedi per raggiungere la sua altezza e farsi guardare meglio.

Rei, dal canto suo, non ha modo di sfuggire a quel giochetto, dal momento che proprio alle sue spalle c’è l’armadietto aperto; tuttavia anche se potesse, non riuscirebbe a farlo: stranamente si sente paralizzato e non riesce a muoversi e ad allontanare Nagisa. Il più piccolo adesso ha posato le mani sui suoi fianchi, per riuscire a stare in equilibrio sulle punte, ed ha avvicinato talmente tanto il viso al suo che Rei si sente quasi in soggezione sotto il suo sguardo vispo.

‹‹Allora? Mi riconosci così?››

‹‹C- c- certo che sì, Nagisa-kun. Non c’è bisogno di stare così vicino.››

Due cose Rei riesce a percepire distintamente, in quel momento: la prima è il suo stesso viso che va a fuoco, a causa di quella vicinanza, e la seconda è la punta del naso di Nagisa che sfrega sul suo in maniera tenera e innocente – tutto il resto fa semplicemente da sfondo ai loro corpi vicini.

Nagisa annuisce lentamente alle sue parole e il suo sorriso si distende appena un po’. Forse è soddisfatto dalla sua risposta, pensa Rei, ma le sue ipotesi vengono interrotte da qualcos’altro. È un gesto naturale e spontaneo quello di Nagisa, lo fa con semplicità: si sporge in avanti e gli regala un bacio a stampo sulle labbra, un bacio breve, ma che era rimasto sospeso nell’aria a lungo, prima di raggiungere il destinatario. È una carezza leggera e veloce che lascia dietro di sé soltanto brividi, ma Rei la sente ancora sulla bocca, anche quando Nagisa si è ormai allontanato dal suo volto e dal suo corpo. E lui è lì, in piedi, che lo guarda con un’espressione altamente stupida in volto senza sapere cosa dire e se dire qualcosa soprattutto. Fortunatamente, è Nagisa quello che non è mai a corto di parole.

‹‹Gli occhiali sono nel mio armadietto, Rei-chan. Li avevi lasciati fuori e così li ho presi io.››

‹‹Ah… Oka- Cosa?!››
 



 

 
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