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Autore: Alexandra e Mac    10/08/2014    4 recensioni
Il Passato e il Futuro si mescolano in questo racconto che conclude la trilogia iniziata con Giochi del Destino. Per tutti coloro che hanno amato i personaggi storici da noi inventati.
Genere: Romantico, Sentimentale, Storico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altro Personaggio, Harmon 'Harm' Rabb, Sarah 'Mac' MacKenzie
Note: Lime | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Scritto nel Destino'
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Capitolo XXIII

Gelosia



"Non posso credere ad una tale freddezza tra loro" disse Nicole, con l'espressione delusa.

Andrew sorrise: voleva fare la dura, quella che non credeva all'amore, ma era evidente che quella scorza se l'era costruita dopo la delusione ricevuta. Ed era più scalfibile di quanto avesse temuto.

"A volte capita, anche alle coppie migliori" rispose con comprensione.

"Lo so ed è un altro motivo per cui ho poca fiducia nell'amore e credo ancora meno al matrimonio" rispose lei.

"Diciamo che è ciò che ti costringi a pensare. " obiettò lui, quasi parlando a se stesso.

Ma lei lo aveva sentito.

"Cosa intendi dire?"

"Che è normale e comprensibile che la pensi così dopo ciò che ti è accaduto".

"Ma non credi che io la pensi davvero così, giusto?"

"Esatto"

"E ti sbagli. È vero, sono giunta a certe conclusioni dopo la mia esperienza negativa; tuttavia ora credo davvero in ciò che penso".

"Non ho dubbi, a riguardo..."

"Ma? È evidente che c'è un ma".

"Non saresti tanto triste per due persone vissute nel secolo scorso se non credessi, nel profondo del tuo cuore, ancora all'amore, al matrimonio, e non sperassi ancora".

Nicole non rispose. Non poteva: in fondo, quell'uomo che aveva incontrato da poco, l'aveva capita meglio di quanto lei stessa a volte si comprendeva. E aveva maledettamente ragione. Lei credeva nell'amore, voleva ancora crederci. Inoltre, da quando lo aveva conosciuto, sarebbe stata disonesta nell'affermare il contrario, anche se si ostinava a farlo, per tentare di convincere lui, oltre che se stessa, e non abbandonarsi ai sentimenti che aveva iniziato a provare per Andrew. Sentimenti che la spaventavano troppo.

"Ci ho azzeccato?" domandò lui, con un lieve sorriso ironico, ma non beffardo, negli occhi.

Lei si ostinò a non  rispondere.

"D'accordo, non vuoi ammetterlo, te lo concedo. Ma il tuo silenzio è più che eloquente".

"Riprendiamo?" domandò lei, per sviare il discorso. Tuttavia era stanca e soprattutto con le membra intorpidite: erano ore che leggevano il diario del suo antenato per poi arrivare a scoprire che, dopo la nascita dei due gemelli, il duca e la duchessa si erano allontanati. Una delusione. Si stava innamorando di quei due innamorati, della loro storia d'amore e scoprire ciò che avevano appena letto le aveva procurato un grande dispiacere. Avrebbe preferito non leggere più nulla, per timore di scoprire di peggio.

"Sei troppo stanca per continuare" disse Andrew. Quindi si alzò, si mise alle sue spalle ed iniziò a massaggiargliele con movimenti  lenti ma energici.

"Cosa stai facendo?" mormorò lei, sorpresa e quasi impaurita da quel contatto.

"Rilassati..." rispose lui, senza smettere di toccarla.

Facile a dirsi. Le era impossibile rilassarsi sotto il tocco delle sue mani, un tocco che desiderava e al tempo stesso temeva.

Erano soliti lavorare nello splendido studio del suo antenato: aveva capito subito il fascino che quella stanza esercitava su Andrew e aveva acconsentito senza problemi quando lui aveva suggerito di leggere in quel luogo i diari restanti. Si sedevano affiancati all'antica scrivania, con l'ampia vetrata alle loro spalle, e leggevano per ore, lasciandosi catturare dai racconti del duca. Talvolta lei prendeva appunti, ma il più delle volte restava ad ascoltare la voce calda di Andrew che la trasportava in un mondo al di là del tempo e dello spazio.

"Chiudi gli occhi e lasciati andare..." la tentò di nuovo lui, con la sua voce suadente. Nel frattempo le sue mani non smettevano di toccarla ed erano risalite a sfiorarle le tempie, per poi immergersi nei suoi capelli, a massaggiarle con dolcezza la nuca. Era meraviglioso.

Avrebbe desiderato moltissimo lasciarsi andare e godere del contatto con le sue mani, un contatto che le procurava ogni volta dei brividi di piacere, anche quando lui si limitava a sfiorarla senza intenzione; invece si costrinse a restare rigida e a resistere alla dolcezza di quelle sensazioni perché ricordava ancora la violenta ondata di gelosia quando, quel mattino, aveva sorpreso Andrew in piscina con Monique.

Come faceva ormai da alcuni giorni, appena sveglia si era affacciata alla finestra ad osservare le evoluzioni acquatiche di Andrew, mentre sorbiva la tazza di té che Madeleine le faceva trovare sempre pronta al suo risveglio; lo aveva osservato per una buona mezz'ora, prima di decidersi a raggiungerlo in acqua e stare a vedere quello che sarebbe accaduto. Dal bacio che si erano scambiati in quel prato non faceva altro che pensare alle sue labbra... forse era ora di lasciarsi andare un po’ e cominciare a godersi i veri piaceri della vita.

Si era infilata un costume, aveva recuperato l'accappatoio e poi aveva sceso di corsa le scale, felice come una bambina in procinto di immergersi in un nuovo gioco. L'euforia si era spenta non appena, uscita in giardino, si era trovata di fronte ad una scena che le aveva gelato il sangue nelle vene: Andrew era fuori dalla piscina, col suo fisico favoloso che sgocciolava sulle piastrelle circostanti; accanto a lui, intenta a strofinargli un asciugamano tra i capelli, c'era Monique, l'amica antiquaria alla quale aveva affidato il restauro di tutti i mobili d'epoca dello Chateau. L'atteggiamento della donna era molto intimo e dava ad intendere che l'uomo che stava toccando era una sua proprietà. Andrew non sembrava infastidito, né imbarazzato; quando lei aveva smesso di asciugargli i capelli si era limitato a sorriderle e a tendere la mano per farsi dare il telo col quale si era avvolto il corpo. Poi, con la sua solita calma, l'aveva invitata ad accomodarsi ad una delle poltrone sotto all'ombrellone. Monique aveva obbedito docile, ma solo finché lui non fu seduto a quella di fronte; dopodiché si era alzata rapida e lo aveva sorpreso sedendogli in grembo. Solo a quel punto Nicole aveva notato l'aria infastidita di Andrew; ciononostante aveva permesso alla donna di restargli in grembo e per un attimo l'aveva lasciata fare quando lei aveva iniziato a baciargli il collo e a stringerglisi addosso in maniera voluttuosa.

Era evidente che tra i due vi fosse stato (o vi fosse ancora) un elevato grado d'intimità. Nicole si era detta che era più che possibile che i due si fossero conosciuti e quindi frequentati mentre lei non c'era; eppure dirselo non aveva attenuato la morsa di gelosia che aveva provato. Era irrazionale, se ne rendeva conto, ma non poteva farci nulla: scoprire che Andrew e Monique erano stati amanti era un qualcosa che la sconvolgeva oltre ogni dire. Riusciva ad immaginarsi la sua focosa amica godersi senza problemi con quell'uomo tutto ciò che lei stessa aveva cominciato a desiderare e questo fatto la faceva sentire insicura e sconfitta. Un'altra volta.

Aveva lasciato i due a parlare sotto l'ombrellone: l'unica cosa che l'aveva fatta stare un poco meglio era aver osservato che Andrew, con estrema nonchalanche, aveva allontanato da sé Monique e le stava parlando tenendole una mano, mentre sul volto della donna era apparsa un'espressione tutt'altro che soddisfatta.

Era rientrata in casa e per tutta la mattina non si era fatta vedere. A pranzo si era fatta servire un vassoio in camera e solo a metà pomeriggio, dopo che Madeleine le aveva fatto sapere che monsieur le professeur l'aveva cercata, alla fine lo aveva raggiunto nello studio.

Andrew l'aveva scrutata con insistenza dopo che Pierre l'aveva seguita al suo ingresso per consegnarle una busta che la moglie si era scordata di portarle col vassoio del pranzo.

"L'ha lasciata questa mattina madamoiselle Lacroix. Era venuta apposta".

“Ah, sì?” aveva domandato  lei, sarcastica. Poi, dopo aver dato un’occhiata alla missiva, aveva aggiunto:

"Pierre, chiama l'ufficio del sindaco e avverti che farò avere la mia risposta entro domani sera".

"Pensate di partecipare, quest'anno? Potreste farvi accompagnare..." aveva detto l'uomo, rivolgendo uno sguardo verso Andrew.

"Non credo sia il caso" aveva risposto lei, infastidita alla sola idea che i suoi domestici stessero fantasticando su un rapporto tra lei e il bel professore. E poi alla festa ci sarebbe stata anche madamoiselle Lacroix la quale di certo non aveva perso tempo e, proprio quella mattina, con ogni probabilità aveva invitato il suo amante americano. Sentirsi rifiutare perché impegnato ad accompagnare Monique non era un qualcosa che avrebbe voluto sentire dalla sua voce. E neppure aveva voglia di vederlo per tutta sera avvinghiato a lei o, peggio ancora, vederlo sparire con lei.

"Di cosa si tratta?" aveva domandato Andrew quando erano rimasti soli.

"Monique non te lo ha detto, questa mattina?" aveva ribattuto acida lei, eludendo la domanda e immergendosi nella lettura, costringendolo a fare altrettanto. Sperava di trarre conforto dai diari, invece aveva scoperto che anche i suoi antenati avevano sofferto per amore e venirlo a sapere l'aveva resa ancora più depressa.

"Allora, hai intenzione di dirmi dove, secondo Pierre, dovrei accompagnarti?" domandò all'improvviso Andrew, mentre le massaggiava le spalle.

Lei si irrigidì, se possibile ancora di più.

"Rilassati..." le ordinò lui all'orecchio.

Brividi. Erano brividi quelli che percepiva sulla pelle ogni volta che lui la sfiorava: come poteva rilassarsi?

"Mi hai visto con Monique, questa mattina, vero?".

Lei non rispose, ma lui percepì la risposta dalla tensione alle spalle. Sorrise, perché quella notizia era per lui un ottimo segno.

"Mi ha chiesto di accompagnarla alla Festa d'Estate quando ha scoperto che non ero ancora partito come invece le avevo fatto intendere l'ultima volta che ci eravamo visti, prima che partisse per un impegno di lavoro".

"Sei stato a letto con lei, vero?" si decise a domandargli. Si rese conto di non essere stata capace di trattenere un tono rassegnato e al tempo stesso deluso.

"Sì", rispose lui, cogliendo subito la sfumatura triste nella sua voce. Sempre standole alle spalle, con una mano le accarezzò con tenerezza un guancia.

Lei si scostò infastidita: la pietà era l'ultima cosa che desiderava da lui. Ma Andrew non aveva alcuna intenzione di perdere quel prezioso contatto fisico, guadagnato a fatica. Le strinse con fermezza le spalle, abbassandosi a sussurrarle all'orecchio:

"È stato solo sesso, con Monique, e per me l'entusiasmo è scemato rapidamente, nonostante sia stato bello".

Nicole si rese conto che lui non le doveva alcuna spiegazione, ciononostante gliela stava fornendo in maniera molto sincera. La tensione si allentò.

"Come mai?" domandò esitante lei. La sua risposta l'avrebbe messa in crisi in ogni caso e non era sicura di volerlo sapere. Al tempo stesso, tuttavia, non avrebbe potuto resistere senza conoscerla.

Lui esitò un attimo, prima di rispondere, ma quando si decise le sue parole le tolsero il fiato:

"Mi sono accorto che, mentre ero a letto con lei, desideravo te".

Lo aveva detto anche a Monique proprio quella mattina, per farle capire che non voleva accompagnarla alla festa. Monique sembrava averla presa sportivamente, almeno era ciò che aveva voluto fargli credere e lui l'aveva assecondata, perché non desiderava umiliarla né farla soffrire più di quanto non avesse già fatto.

Nicole non disse nulla; allora lui la fece voltare in modo da poterla guardare negli occhi. Si piegò sulle ginocchia, per esserle più vicino e le accarezzò di nuovo la guancia; lei assecondò il suo gesto, piegando il capo verso la sua mano e regalandogli la speranza di poterla un giorno amare.

"Permettimi di accompagnarti alla festa. Di cosa si tratta?".

"È una festa in abiti ottocenteschi; riportata in auge anni fa per i turisti, si svolge come l'aveva voluta il Duca per celebrare l'inizio dell'estate, quando era solito giungere dall'Inghilterra per i mesi estivi con tutta la famiglia: cibo e danze a volontà, per la gioia di grandi e piccini".

"Più conosco il tuo antenato, più mi piace" le disse con un sorriso, immaginandosi di stringerla tra le braccia e di farla volteggiare in un ampio abito da ballo in seta frusciante... sarebbe stata splendida, coi capelli acconciati come usavano le dame nel XIX secolo.

Le sue fantasie furono interrotte dalla voce triste di Nicole che gli diceva:

"Continua a piacerti anche dopo ciò che abbiamo appena letto?"

  
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