Cap. 2: Friendship
Elizabeth era in fila davanti al Cappello Parlante. La professoressa McGranitt aveva appena chiamato Astoria, e lei ovviamente era stata smistata in Serpeverde. Sapeva bene che quella era la Casa a cui anche lei sarebbe stata destinata: del resto, tutta la sua famiglia era Serpeverde, e tutti avevano dato per scontato che anche lei lo sarebbe diventata. La verità, però, era che non era affatto sicura che quella fosse la Casa per lei. Nessuna delle descrizioni che aveva letto al riguardo rispecchiavano completamente il suo carattere, e aveva paura di non trovarsi bene coi propri compagni di classe.
Quando ne aveva parlato con Julian, lui le aveva detto semplicemente di seguire il suo cuore, il punto era che nemmeno lei sapeva ciò che voleva. Forse un'altra Casa avrebbe rispecchiato meglio le sue attitudini, ma Serpeverde rappresentava la sicurezza. Del resto, lì c'era suo fratello, e magari anche tutti gli altri l'avrebbero accettata come una di loro. La sua famiglia sarebbe stata fiera di lei, e non ci sarebbero stati problemi. Tutto sarebbe filato liscio.
Così, non appena la McGranitt chiamò il suo nome e le mise il Cappello sulla testa, la prima cosa che lei disse fu: - Serpeverde.
-
Ne sei sicura? - domandò il Cappello. Naturalmente
lei non ne
era affatto sicura.
-
Vuoi essere Smistata a Serpeverde perché condividi i suoi
valori, o
solo perché tutti si aspettano questo da te?
Elizabeth non riuscì a rispondere, anche se sapeva che la seconda opzione era la più vicina alla verità.
Il Cappello continuò a parlare. - In te vedo tanta voglia di imparare e di impegnarti, oltre ad un cuore buono e leale. Non credo che Serpeverde faccia per te.
Elizabeth strizzò gli occhi. Il Cappello avrebbe emanato il suo verdetto, e il risultato non sarebbe affatto stato quello che sperava.
- Tassorosso!
Un boato si levò dalla relativa tavolata, mentre Elizabeth, quasi tremando, prese posto sulla panca. Cercò di sorridere ai suoi nuovi compagni, ma intanto lanciò uno sguardo al tavolo di Serpeverde. Suo fratello, il bambino che era stato il suo primo compagno di giochi, ora la stava guardando con un'espressione di puro disgusto sul volto.
Sarà dura, pensò Elizabeth, rattristandosi.
*
Elizabeth recuperò la sua coscienza per qualche secondo, ma immediatamente la sua mente si tuffò in un altro ricordo.
Si trovava nelle cucine, e stava piangendo davanti ad un piatto di cupcake e ad una pergamena. I suoi primi mesi ad Hogwarts non erano decisamente stati facili. Aveva cercato di parlare con suo fratello, ma lui sembrava che facesse di tutto per evitarla. Molto probabilmente ora era diventata soltanto una Tassorosso del primo anno da deridere, come se tra loro non ci fosse mai stato nessun legame.
L'unico tipo di contatto con la sua famiglia era stato un regalo, per il suo compleanno. Si trattava di una bellissima penna variopinta. Sarebbe stata molto contenta di questa manifestazione d'affetto da parte della sua famiglia, non fosse stato per il fatto che, alla fine del biglietto di auguri, l'unica firma presente era quella di sua madre.
Aveva sperato perlomeno di trovarsi bene con i suoi nuovi compagni, ma per certi versi non fu così. Aveva tre compagne di stanza: Megan Williams, Karen Matthews ed Anna Smith. In un primo periodo aveva legato con loro, e aveva pensato che, forse, avrebbe potuto trovare in loro la famiglia che aveva perso.
Poi, erano iniziati gli attacchi. Prima il gatto del custode, poi un ragazzo del primo anno di Grifondoro. Era normale che questi avvenimenti instillassero paura negli studenti, dato che non tutti erano purosangue. Tuttavia, anche lei aveva paura. E se il mostro, qualunque cosa fosse, sbagliando, avesse attaccato lei? E se avesse attaccato una qualunque delle sue amiche? I genitori di Megan e Karen erano Babbani.
Alcuni suoi compagni avevano iniziato a guardare il suo stato di sangue con sospetto ed invidia. Lei, intanto, cercava di fare del suo meglio per rassicurare tutti, ma non sempre era facile, anzi. Karen in particolare era un osso duro.
Quella sera avevano litigato. Elizabeth aveva cercato di spiegarle che anche lei aveva paura per loro e che non sopportava la situazione. Karen, in tutta risposta, le aveva urlato contro. "Cosa potrai saperne, tu, che sei purosangue!". La cosa peggiore era che si trattava della verità, e che lei aveva sbagliato a dire qualsiasi cosa, pur con le migliori intenzioni. Avrebbe voluto scusarsi, ma sul momento si era sentita ferita, così era scappata nelle cucine. Aveva tirato fuori una pergamena e la sua nuova penna, così avrebbe potuto scrivere a Julian.
Le sue lettere erano state un raggio di sole, durante quel periodo. Essendo più grande di lei di un anno, sapeva benissimo come ci si sentiva perlomeno a stare via da casa per lo studio, anche se magari non poteva comprendere appieno la sua situazione familiare. Lui aveva dei genitori che lo incoraggiavano e che gli volevano bene; lei aveva un padre che aveva smesso di contattarla nel momento in cui lei era finita nella Casa sbagliata. Come se fosse stata colpa sua, dopotutto.
Tirò su col naso, e addentò un cupcake. Mentre mangiava, sentì la porta che si apriva, e dei passi.
- Elizabeth? Sei qui? - fece una vocina.
Elizabeth si voltò. Una ragazzina bassa e con gli occhiali le si stava avvicinando. Megan.
-
Stai bene? Mi dispiace per quello che è successo prima
– disse
Megan, sedendosi accanto a lei e circondandole le spalle con un
braccio. Elizabeth si irrigidì leggermente. Non era molto
abituata
al contatto fisico, a parte con sua madre.
-
Non importa – fece Elizabeth. - Karen ha ragione, io non
dovrei
dire niente.
-
No. A me fa piacere che tu ti preoccupi per noi – disse
Megan,
sorridendo. - E questa situazione non piace a nessuno, credo che sia
normale. Karen si è pentita subito di quello che ha detto, e
io sono
scesa a cercarti. Dovete fare pace, visto che siamo tutte amiche!
Elizabeth sorrise, tra le lacrime, e si alzò.
-
Oh, e che ne dici di portare un bel vassoio di questi cupcake come
segno di riconciliazione? Non avevi intenzione di mangiarteli tutti
tu, spero!
-
Forse! - disse Elizabeth, ridendo. Poi prese il vassoio, e lei e
Megan si diressero assieme fuori dalla cucina.
*
Elizabeth ritornò al presente. Avrebbe tanto voluto avere Megan al suo fianco, in quel momento, ma questo non era possibile.
Era strano pensare che, se al momento del suo Smistamento avesse insistito per diventare una Serpeverde, molto probabilmente non avrebbe mai conosciuto la sua migliore amica. Ne era valsa la pena, anche soltanto per lei. Per quanto forse sarebbe stata capace di adattarsi ai Serpeverde, nulla avrebbe mai potuto sostituire l'affetto e il supporto che Megan le aveva sempre dato, sin da quella sera nelle cucine.
Tuttavia, non era il caso di rimuginarci troppo, perché pensarci prima di aver concluso il suo percorso l'avrebbe convinta a fermarsi, ed era una cosa che voleva evitare.
Così, Elizabeth andò avanti col terzo ricordo....