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Autore: Clary F    10/08/2014    11 recensioni
Clary si trova a dover affrontare un piccolo (enorme) problema. Con uno stick tra le mani e una propensione per gli attacchi di panico, probabilmente riuscirà a incasinare la sua (già abbastanza incasinata) vita.
Genere: Comico, Commedia, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, Slash | Personaggi: Alec Lightwood, Clarissa, Jace Lightwood, Magnus Bane, Un po' tutti
Note: What if? | Avvertimenti: Tematiche delicate
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Fairytale'
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CHAPTER 7
OVERDRIVE
 
 
È più di un mese che io e Jace non litighiamo. La situazione inizia a sembrarmi quasi surreale. Ma non posso negare che questa calma piatta stia giovando molto alla mia salute mentale. Jace non ha neanche più accennato alla faccenda del bambino. Credo mi stia dando del tempo per riflettere sul da farsi e per questo gliene sono grata. Ovviamente la mia vita è ben lungi dall’essere perfetta, sono incinta di quasi sette mesi, la mia pancia sembra sul punto di esplodere contro la stoffa della maglietta e la mia vescica ha una autonomia di circa cinque minuti. Passo la giornata perlopiù in bagno. Vi sembra normale? Sicuramente no. Oltretutto, oggi pomeriggio ho avuto uno spiacevole incontro, mentre mi godevo una sana passeggiata a Central Park.
 
Camminavo tra la natura, beandomi della mia solitudine e imprecando a bassa voce per la mancanza di un bagno pubblico nelle vicinanze, quando una figura alta e snella mi viene incontro. Lì per lì ho stretto gli occhi, cercando di mettere a fuoco l'immagine. Poi la comprensione è arrivata, ed è stata terribile.
 
«Clary, sei proprio tu?» Dice la voce squillante di Sheila Barbarino.
 
O dovrei dire, Sheila “Tanga” Barbarino. Al primo anno di liceo sedevo proprio dietro di lei. Quella ragazza ha una vera abilità nel lasciar cadere le cose a terra, penne, quaderni, mele … insomma, ogni volta che si piegava per raccogliere l’oggetto incriminato, vantavo una visione completa delle sue mutande, che svettavano felici al di sopra dei jeans.
 
«Oh, santo cielo! Sei enorme … sei … sei incinta!?» Continua la ragazza, con quella sua parlata molesta e squadrandomi con aria critica.
 
Chi l’avrebbe mai detto. Sei ai tempi del liceo avessi dovuto scommettere tra me e Sheila, per la vincita del premio di adolescente incinta, avrei puntato tutto su di lei. Come diavolo sono arrivata a questo?
 
«Ciao, Sheila, io sto bene, grazie per avermelo chiesto e, sì, sono incinta.» Rispondo tra i denti, esibendo un sorriso di circostanza, anche se nella mia testa immagino scene di pura violenza. Gli ormoni della gravidanza danno alla testa più degli steroidi.
 
«Dove siete spariti tu e Simon? A scuola ci avevano detto che vi eravate ritirati. Chi è il padre?» Le sue domande a raffica mi danno l'emicrania e noto che si ostina a portare jeans a vita bassissima, oltre che ad essere rimasta la solita superficiale impicciona.
 
Ma perché non mi sono tracciata una runa di Invisibilità prima di uscire di casa? Prendo un appunto mentale per la prossima volta.
 
«Sì, abbiamo deciso di mollare l’istruzione primaria. Crediamo sia sopravvalutata.» Rispondo freddamente. Stupida Sheila, se solo sapesse che il padre del bambino è Jace, un angelo biondo dalle lunghe ciglia, morirebbe di invidia. Poi, nei meandri della mia mente contorta, ricordo qualcosa. Ricordo che Sheila era uscita per un po’ di mesi con Eric, ma era palese quasi a tutti che l’avesse usato solo per potersi avvicinare a Simon. A Sheila piace Simon! Soffoco una risata e lei mi guarda come se fossi folle.
 
«Non dirmi che il padre è …?» Chiede spalancando la sua stupida bocca in segno di stupore.
 
Io annuisco, con l’aria di chi la sa molto lunga. «Sì, proprio così.» Rido. «Il padre è Simon. Siamo molto felici insieme, a giugno ci sposeremo e andremo ad abitare in una caratteristica villetta negli Hamptons.» Concludo, garbata.
 
L’espressione di Sheila è impagabile. Avrei voluto aggiungere che Simon ha vinto un milione di dollari alla lotteria, ma forse la storia perderebbe di credibilità.
 
«Oh,» dice, solamente. «Beh, devo proprio andare. Salutami Simon.» Aggiunge in tono malinconico, prima di darmi le spalle e scomparire dalla mia vista.
 
Ma tralasciamo gli incontri pomeridiani spiacevoli e focalizziamoci sul fatto che la fatidica sera delle festa di compleanno di Magnus è arrivata. Io e Izzy aspettiamo di essere accolte dallo stregone, sul pianerottolo del loft. Izzy tiene stretto tra le mani un pacchetto regalo, contenente il famoso set di biancheria intima di seta. Ancora non ho idea di cosa si tratti (al momento dell’acquisto non era presente e per questo non finirò mai di ringraziare l’Angelo) e nemmeno mi importa. Lo stregone ci accoglie in una mise inadeguata più del solito. La camicia che indossa è di velluto dorato e ha uno scollo che scende fino all’ombelico. Gli faccio brevemente gli auguri, prima di sgusciare nell’appartamento. Devo assolutamente trovare Simon e raccontargli di Sheila.
 
Capisco perché Magnus organizza tutte le sue feste nel loft. Questa sera non assomiglia per niente a una casa, piuttosto ad una di quelle discoteche elitarie che sorgono nelle vie di Manhattan. La musica è assordante, le luci colorate sono fastidiose e c’è odore di sigarette, il che mi irrita alquanto.
 
Sono incinta, diamine!
 
Izzy mi raggiunge, afferrandomi per un braccio e guidandomi verso una sorta di bancone, dove versa in due bicchieri una generosa quantità di vodka. Beve il suo tutto d’un colpo e mi porge l’altro, con aria serena.
 
«Iz, sono incinta. Ricordi?» Indico l’enorme protuberanza che sporge dal mio addome. Come se fosse una cosa che si può dimenticare.
 
«Ah, giusto.» Risponde, scannerizzando la sala e ingoiando anche il contenuto del mio presunto bicchiere.
 
La guardo, alzando un sopracciglio. «Qualcosa non va?»
 
«No, no. Tutto fantastico.»
 
La guardo, alzando anche l’altro sopracciglio. Lei sbuffa e si versa un’altra dose generosa. «Mio padre mi ha scritto un messaggio di fuoco. Sono mesi che non torna a casa da Idris, e ora vorrebbe tanto che lo raggiungessi. Certo, come se lui non fosse l’Inquisitore e non avesse libero accesso al Portale della Guardia. Non gli costa nulla tornare qui, a New York, almeno per un giorno.» Risponde, freddamente.
 
«Magari è oberato di impegni. Dopotutto è l’Inquisitore.» Cerco di giustificarlo, anche se io stessa faccio fatica a credere che, in più di sette mesi, non abbia trovato un minuto libero per i suoi figli.
 
Izzy agita la mano in aria e dice: «Vado a cercare Simon.» Prima di sparire tra la folla di invitati.
 
Dopo neanche un minuto Simon appare proprio accanto a me. «Ciao, Fray. Come sta il mio nipotino preferito?» Aggiunge dopo avermi salutata, chinandosi verso la mia enorme pancia e parlando con voce stridula e melodica. Per l'Angelo, la situazione sta rasentando il ridicolo.
 
«Sei ubriaco?»
 
«Credo di sì.» Risponde con un sorriso beato stampato in viso.
 
«Perfetto. Senti, Iz ti stava cercando … ehi, dimenticavo! Indovina chi ho incontrato oggi pomeriggio? Sheila “Tanga” Barbarino.»
 
Simon ci mette un attimo prima di realizzare di chi sto parlando. «Oh, no.»
 
«Proprio così, crede che tu sia il padre del bambino e che a giugno ci sposeremo.» Aggiungo, soddisfatta.
 
«Cosa?!» Simon si guarda furtivamente alle spalle. Forse ha paura che Jace compaia all’improvviso e gli dia il colpo di grazia con una spada angelica. «Perché le hai raccontato una cosa del genere?»
 
«Per infastidirla, ovvio.» Rispondo, con aria eloquente. «Ha sempre avuto una cotta per te. E io la odio.»
 
«Sei perfida, Clary Fray. Sai, ricordo ancora le sue mutande, a lezione di storia. Ne aveva un paio con strani disegni di gattini pelosi. A quei tempi le trovavo terribilmente eccitanti …»
 
Oh. Mio. Dio.
 
«Le mutande di chi, precisamente, trovavi eccitanti?» Izzy è apparsa alle spalle di Simon, come un gufo decisamente spaventoso e arrabbiato.
 
«Iz!» Esclama lui, facendo un salto piuttosto notevole. «Ehm, mutande? Quali mutande?» Cerca di fare il vago, ma lo sguardo di Izzy è penetrante quanto mille aghi appuntiti. Non ha scelto la serata adatta per parlare delle mutande di Sheila Barbarino.
 
«Forse è meglio che io vada,» dico piano, cercando di eclissarmi, ma Simon mi lancia un’occhiata disperata e io sento che i piedi mi si sollevano da terra e delle braccia mi stringono, aggrappandosi al mio, chilometrico, girovita.
 
«Ciao, Clary.» La voce dolce di Jace mi sussurra all’orecchio, mi volto per osservare il mio splendido ragazzo in tenuta da festa. Indossa una camicia bianca e dei pantaloni neri, ha i capelli arruffati e lo sguardo lucido. Terribilmente sexy, a parte che non sento un accidente di quello che dice, a causa della musica assordante.
 
Inizio a tossire, l’aria fumosa della festa mi fa prudere le vie respiratorie, mi sento stanca, la testa pesante. E, ovviamente, devo fare pipì.
 
La mia emicrania non fa altro che peggiorare, quando la voce acuta di Izzy mi perfora le orecchie, urlando: «CHI DIAVOLO È SHEILA BARBARINO E PERCHÉ CONTINUI A PARLARE DELLE SUE MUTANDE?!»
 
Jace è per metà terrorizzato e divertito. Guarda Izzy, spostandosi a disagio da un piede all’altro. Credo che anche lui sia piuttosto ubriaco. Simon, invece, agita le mani in aria, mortificato, cercando di spiegare a Izzy che Sheila non è assolutamente nessuno. Un nome come tanti, frutto di pura fantasia.
 
Quando credo che la situazione non possa farsi più idiota di così, ecco che arriva Magnus, trascinandosi dietro un Alec dalle gote arrossate. Possibile che siano tutti ubriachi tranne me?
 
«Eccovi, vi ho trovati! Che ne dite di un giro ad Obbligo o Verità?» Chiede il festeggiato, tutto pimpante e glitterato.
 
«Cosa sarebbe? Un nuovo locale?» Risponde Jace, confuso.
 
Alzo gli occhi al cielo, possibile che non sappia proprio nulla della vita? «È un gioco, Jace.» Gli spiego ad alta voce, cercando di sovrastare il rumore della festa. «Devi scegliere se compiere un obbligo imposto, oppure dire la verità su qualcosa. Ma che triste adolescenza hai avuto?» Aggiungo scuotendo la testa. Dopotutto lui è il bambino il cui padre ha spezzato il collo al suo animaletto domestico.
 
Jace, per un attimo rimane confuso, poi sorride beato. «Mi piace questo gioco!»
 
Eh?
 
Izzy sta scuotendo la testa come una furia, dopodiché annuncia stizzita che quella sera vuole stare sola e che sarebbe tornata all'Istituto.
 
«È turbata per la lettera di nostro padre.» Spiega Alec a Simon, decisamente confuso dal comportamento volubile della sua ragazza. «Non ce l’ha con te, vedrai che domani ti perdonerà.»
 
«Perdonarmi? Ma io non ho fatto niente.» Sbotta lui, irritato.
 
«Strano, di solito combini sempre qualche pasticcio.» Ribatte Alec, stringendosi nelle spalle, mentre Magnus sospira e lancia un'occhiata a Jace. Lui risponde con un'altra occhiata d'intesa e io sento le vene della testa pulsare contro le tempie.
 
«Ragazzi, io sono davvero stanca. Vorrei andarmene a letto.» Dico, guardando Magnus e sentendomi vagamente in colpa.
 
Jace si mette subito in allerta, cingendomi le spalle con un braccio. «Stai male? Ti riaccompagno a casa.»
 
Chiamatemi Clary-la-guastafeste. «Mi dispiace, è che c'è troppo rumore qui. Troppo fumo. Troppe persone. Ma non c'è bisogno che mi riaccompagni, Jace. Rimani qui, divertiti. Io prendo un taxi.» Gli urlo nell'orecchio, il volume della musica è notevolmente aumentato.
 
«Tesoro, se vuoi puoi andare a stenderti nella camera degli ospiti. Posso fare un incantesimo insonorizzante alle pareti.» Propone Magnus.
 
Jace mi guarda dubbioso. Non voglio rovinargli il divertimento, soprattutto dopo aver ricordato quell'orribile storia sul suo falco dal collo spezzato, anche se in realtà vorrei davvero tornare a casa, nel mio letto. «Va benissimo.» Annuisco, con convinzione.
 
Dopo avermi dato un lungo, molto lungo, bacio della buonanotte, Jace si richiude la porta della camera alle spalle e tutti i rumori della festa si annullano per magia. Mi stendo sul materasso, nel buio e nel silenzio più totale e cado subito addormentata.
 
La mattina dopo, presumo, mi sveglio del tutto riposata e in forma. Decido di rendermi presentabile, probabilmente Jace è rimasto a dormire qui da Magnus, così faccio una doccia calda e mi infilo i leggins e il maglione della sera prima. Quando entro nel salone, però, rimango piuttosto sconvolta dallo scenario che si prospetta. La casa, ancora sotto le sembianze di un club, è un vero disastro. Ci sono bicchieri, bottiglie, mobili e altri oggetti non identificati dappertutto. Il pavimento è appiccicoso, mentre mi dirigo verso uno dei divanetti, dove Simon giace addormentato.
 
«Ma che diavolo -»
 
Simon apre gli occhi, emettendo un lamento e afferrandosi la testa tra le mani. «Clary,» mugola con voce rauca. «Che ore sono? Oh, la mia testa sta per scoppiare.»
 
«Alec, no! Scappa!»
 
Per un attimo non capisco chi abbia urlato quella frase senza senso. Mi guardo attorno, furtiva, e vedo apparire metà corpo di Magnus, steso sul pavimento e ricoperto da cose e oggetti, tra cui il Presidente Miao, una coperta leopardata e qualche cuscino di paillettes. Magnus mi guarda per un attimo con occhi vacui, poi sbadiglia e cerca di mettersi a sedere sul divano, spostando Simon in malo modo. «Che incubo terribile,» sussurra a nessuno in particolare. «Ho sognato che Alec veniva arrestato dalla polizia mondana.»
 
Lo guardo alzando un sopracciglio. «Davvero terribile. Quindi Jace e Alec sono tornati all'Istituto?» Chiedo, sperando che quei due riescano a darmi una risposta coerente, nonostante il post-sbronza.
 
«Non lo so … non ricordo nulla!» Esclama Magnus, alzandosi in piedi e rischiando di cadere. Anche lui si prende la testa fra le mani, confuso. «La mia mente, qualcuno mi ha rubato i ricordi. Oh, mio, Dio!» Urla in preda al panico.
 
«Sì, qualcuno che si chiama alcool, ti ha rubato i ricordi.» Rispondo, sbuffando. «E tu, Simon? Anche a te quel cattivone del Signor Alcool ti ha cancellato la memoria?» Dico, scettica.
 
Simon annuisce, esausto. «Non ricordo praticamente nulla.»
 
Decido di chiamare Izzy, mentre Magnus cammina avanti e in dietro in preda all'isteria, per assicurarmi che Alec e Jace siano tornati a casa sani e salvi. La telefonata però non risulta affatto tranquillizzante. Quando poso il cellulare sul tavolo, Magnus e Simon mi guardano con i loro occhi rossi e stanchi, in attesa di notizie. «Izzy dice che non sono tornati a casa.» Riferisco, sentendo una lieve morsa di panico stringermi lo stomaco. «Dove diavolo avete lasciato Jace? Volete che mio figlio rimanga orfano di padre?» Sbotto, cercando di mantenere i nervi saldi.
 
È un bene che le mie doti sovrannaturali arrivino in mio soccorso sempre nei momenti di panico. Nella mia mente inizia a formarsi un disegno di linee intrecciate, una runa. Una runa che parla di ricordi dimenticati.
 
«Dammi qualcosa che indossavi o che hai utilizzato ieri sera.» Dico autoritaria, rivolgendomi a Magnus, il quale, balbettando e con un ciuffo di capelli dritto sulla fronte, inizia a guardarsi intorno smarrito. Deve essersi accorto solo ora di essere a petto nudo. Se non avessi appena perso Jace, gli riderei in faccia.
 
Simon si sfila la maglietta stropicciata e me la porge con aria sofferente. Prendo lo stilo dalla mia borsa e inizio a tracciare la runa sul tessuto della maglietta. Quando concludo l'ultima linea, immagini nitide iniziano a formarsi nella mia mente.
 
La musica è assordante. Il loft è pieno di corpi danzanti, Magnus agita i fianchi in ogni direzione con aria sensuale. Alec balla accanto a lui, non avrei mai pensato che sapesse ballare, eppure si muove bene, un po’ a scatti per i miei gusti. Simon invece è il solito pessimo ballerino, ma sembra divertirsi un mondo. Ora Jace si unisce a loro, è così sciolto nei movimenti, così bravo in tutto …
 
Ehm.
 
«Allora, biondino.» Urla Magnus, per sovrastare il suono della musica, senza smettere di ancheggiare. «Obbligo o verità?»
 
Jace ghigna, con gli occhi lucidi e diabolici. So già cosa sceglierà. «Obbligo.»
 
«Ti obbligo a saltare dalla finestra.»
 
Alec guarda il suo fidanzato, con espressione scioccata. «Sei pazzo? Abiti al settimo piano!»
 
Ma Jace è già corso verso la finestra, facendosi largo tra la folla. Sale in piedi sul davanzale, rivolgendo ai presenti un sorriso di sfida. Poi si volta e salta. Il suo corpo sparisce dalla visuale e Simon, Alec e Magnus corrono in sua direzione per guardare di sotto. Jace è lì, piccolo come un puntino a causa dell'altezza, è atterrato in piedi e ora saluta tutti con la mano.
 
La scena cambia.
 
«Verità.» Dice Simon, con aria un po’ terrorizzata. Probabilmente teme di doversi buttare giù dalla finestra come Jace.
 
«Hai mai avuto fantasie erotiche su … com'era? Ah, sì, Sheila Gamberetto e le sue mutande?» Gli chiede Jace, con un ghigno. Simon diventa rosso violaceo. «Ehi, Alec, tira fuori il cellulare, dobbiamo registrare tutto. C'è un sacco di materiale per Izzy.»
 
«Sei uno stronzo, Jace. E comunque era Sheila Barbarino.» Ribatte Simon, alzando gli occhi al cielo. «Sì, ne ho avute un paio e non guardarmi così, avevo quindici anni e il mio corpo era pieno di ormoni impazziti.»
 
Di questa visione ne avrei fatto volentieri a meno.
 
«Obbligo o verità, fiorellino?» Chiede Magnus ad Alec, che sembra il più ubriaco di tutti; continua a ridacchiare senza motivo.
 
«Obbligo.»
 
«Ti obbligo a darmi un lungo, profondo e passionale bacio.» Continua Magnus, con voce maliziosa.
 
«Ma non vale, voi due vi potete baciare quando volete.» Interviene Simon, scuotendo la testa.
 
«Scelgo io gli obblighi, Simon.» Risponde Magnus, chiamandolo miracolosamente con il suo vero nome, poi fa cenno ad Alec di avvicinarsi e lo afferra per il davanti della camicia. Alec osserva il suo ragazzo, con un misto di terrore e adorazione, poi posa incerto le labbra sulle sue. Magnus lo stringe a sé, carpendolo per entrambi i lembi del colletto della camicia. Iniziano a baciarsi con foga e, se inizialmente Alec era sembrato titubante, ora sembra essersi dimenticato del migliaio di spettatori che assistono alla loro scena molto omoerotica. Alec fa scorrere le dita sotto il tessuto della maglia dorata dello stregone, dandoci un'ampia visuale del suo ventre piatto, mentre si stringe contro di lui.
 
«Va bene, va bene, abbiamo capito. Siete una coppia molto affiatata.» Li interrompe Simon, alquanto a disagio.
 
Magnus si stacca da Alec con riluttanza e lancia un'occhiata gelida a Simon. «Sei irritante, Sheldon. Obbligo o verità.»
 
«Ma non tocca a me!» Esclama Simon, agitandosi.
 
«Oh, andiamo, non fare il codardo.» Lo redarguisce Jace, ridacchiando.
 
«Obbligo.» Risponde Simon, esasperato.
 
Magnus guarda Jace e Simon con aria di profonda meditazione. «Simon, ti obbligo a baciare Jace.»
 
«Stai scherzando?» Urla in faccia allo stregone, in preda al panico. «Non posso, è il ragazzo della mia migliore amica. Clary non me lo perdonerebbe mai.» Scuote la testa in segno di diniego.
 
Ah, davvero? In realtà la cosa non mi infastidirebbe poi così tanto … anzi.
 
«Secondo me a Clary non dispiacerebbe. È da quando ci conosciamo che cerca di migliorare il vostro rapporto.» Aggiunge Alec, con il suo tono saggio. Questa poteva risparmiarsela.
 
«Andiamo, Simon, so che vuoi baciarmi dal primo momento che mi hai visto.» È Jace a parlare, con il suo tono tagliente e ironico.
 
«Tu vuoi fare questa cosa?!» Esclama Simon, scioccato.
 
«Non è che muoia dalla voglia, ma sono abbastanza sicuro della mia sessualità, se è per questo. E poi non ho certo intenzione di tirarmi indietro.»
 
Questi ragazzi hanno preso un po’ troppo sul serio la faccenda di Obbligo o Verità.
 
Simon grugnisce, irritato. Poi si avvicina a Jace con aria rabbiosa e gli stampa un bacio sulla bocca, quasi a tradimento. Solo un leggero sfioramento di labbra, niente di che … ma perché diavolo me ne sono andata a dormire?
 
«Mmmh, piuttosto scadente. Ti do un due.» Asserisce Jace.
 
Andiamo, Jace, i baci di Simon non sono poi così male. Lasciamo perdere ... le immagini si sfocano, per poi riformarsi.
 
Simon sta ballando, in modo davvero scoordinato. Va a sbattere contro un corpo e si volta per scusarsi, rimanendo per un attimo di pietra. Davanti a lui c'è una donna di una bellezza disarmante. Appartiene sicuramente al popolo fatato, perché ha lunghi capelli bianchi intrecciati di fiori, la pelle violacea e luminescente.
 
«Oh … mi dispiace tanto.» Dice Simon, con voce soffocata.
 
«Non preoccuparti, carino. Intanto domani non ricorderai più niente.» Risponde lei, con voce di seta.
 
Simon la guarda confuso e lei ride.
 
La scena cambia, per l'ennesima volta.
 
«Obbligo.» Dice Jace, euforico.
 
«Ti obbligo ad andare allo Shabby Hunter e a salire sul palco per un'esibizione.» Risponde Magnus, con un sorriso diabolico.
 
Questa volta l'immagine nebulosa dell'appartamento di Magnus, lascia spazio ad un altro tipo di ambientazione.
 
Riconosco l'atmosfera fumosa e lugubre dello Shabby Hunter. Jace è sul palco che agita i fianchi, mentre le sue dita abili armeggiano con il davanti della camicia, slacciando ogni bottone ad uno a uno. Quando slaccia anche l'ultimo, la sfila con un'abile mossa, mostrando il suo torace ricoperto di rune. Sento il pubblico applaudire e urlare frasi di apprezzamento, mentre Jace continua il suo show a ritmo di musica. Le sue mani scendono fino alla cintura dei pantaloni e a quel punto io mi chiedo per la seconda volta da quando sono iniziate le visioni: perché diavolo me ne sono andata a dormire?
 
«Credo che dovremmo fermarlo, prima che si denudi completamente.» Dice Alec, in un angolo della sala, insieme a Magnus e Simon.
 
«Concordo.» Risponde quest'ultimo.
 
Alec si avvia verso il palco, arrampicandosi su di esso e barcollando verso il suo parabatai. Tenta una mossa per afferrarlo e portarlo via, dietro le quinte, ma Jace lo precede, afferrandogli una mano e facendogli fare una piroetta sotto il suo braccio. Quel giramento improvviso deve aver dato ad Alec il colpo di grazia, perché il ragazzo va a sbattere contro la tenda, aggrappandovisi e facendola cadere proprio sopra di lui. Ora Alec sembra il Fantasma dell'Opera ubriaco.
 
«Oh, no!» Esclama Magnus, correndo verso il palco per salvare il suo fiorellino dalla tenda assassina, con Simon alle calcagna.
 
Magnus raggiunge il suo fidanzato, mentre Simon tenta di occuparsi di Jace, posizionandosi ben saldo sulle gambe e cercando di afferrarlo per le spalle. Ma Jace, come sempre, è più veloce e gli butta al collo la camicia (che al momento stava facendo roteare in aria), tenendola ben stretta per le maniche, arpionando Simon con la stoffa e avvicinandosi a lui con movimenti sensuali. Il pubblico è in subbuglio. Magnus raccoglie Alec e schiocca le dita. L'intera sala cade nel buio più totale e il caos si scatena tra la folla, mentre la sagoma di un Portale si delinea sullo sfondo.
 
Di nuovo, un altro scenario si delinea nella mia mente.
 
«Ti obbligo a fare una nuotata nell'East River.» Dice Simon.
 
Alec si toglie la maglietta e gli stivali, prima di buttarsi nelle acque maleodoranti del fiume. Fa qualche bracciata, prima di tornare verso la riva sassosa.
 
«Ehi,» urla, ancora immerso nell'acqua fino alla vita. «Credo che una sirena mi abbia appena toccato il sedere!»
 
«Le sirene sono sempre state dotate di buon gusto,» asserisce Magnus, a nessuno in particolare.
 
In quell'istante il suono perentorio di una sirena di polizia squarcia il silenzio della notte, avvicinandosi sempre di più a loro e illuminandoli di luce blu.
 
«La polizia mondana! Scappiamo!» Esclama Magnus, con le dita per aria, intento a creare un altro Portale. Jace aiuta Alec a rivestirsi, mentre Simon e Magnus si tengono pronti a fuggire. «Muovetevi!»
 
«Noi non scappiamo davanti al pericolo. Noi siamo Cacciatori!» Urla Jace, convinto e barcollante, mentre una volante si ferma a pochi metri da loro.
 
«Io rimango con Jace.» Aggiunge Alec, con voce solenne, da buon parabatai quale è.
 
«Alec, no! Scappa!» Urla Magnus, in tono decisamente troppo tragico per la situazione, proprio mentre Simon si lancia nel Portale. Si sbilancia e afferra lo stregone, trascinandoselo dietro per un lembo della sua maglietta dorata e squarciandola in due.
 
Mi ritrovo a fissare l'espressioni ebeti di Magnus e Simon. «Allora, che cosa hai visto? Li ha trovati?» Chiede il primo con insistenza.
 
Prendo un bel respiro e mi preparo a snocciolare i punti del mio discorso. «Uno: ma quanto siete idioti? Due: perché diavolo non mi hai svegliata quando Jace e Simon si sono baciati?» Mi rivolgo a Magnus e Simon diventa pallido, esclamando: «Io e Jace, cosa?! Voglio morire, adesso.» Si lascia ricadere sul divano, assumendo un colorito grigiastro. «Tre: ancora non ho idea di dove siano Jace e Alec. Anche se il fatto che si trovino in una cella alla centrale di polizia non è da escludere.» Concludo, appoggiandomi stancamente a una parete. Credo sia giunto il momento di una runa di Localizzazione.
 
Il cellulare di Magnus inizia a trillare, da sotto la montagna di roba sparsa sul pavimento. Dopo vari tentativi, lo stregone riesce a recuperarlo e a rispondere, azionando il vivavoce per sbaglio. «Pronto?»
 
«Ciao, stregone.» La voce dall'altro capo del telefono è familiare, sono quasi sicura che si tratti di Lily, la vampira. Supposizione fondata, visto che, un attimo dopo, aggiunge: «Ci sono due Shadowhunters ubriachi sul tetto dell'Hotel Dumort. Vieni a riprenderteli, qui stiamo cercando di dormire.» Lily butta giù senza attendere risposta. Sembra piuttosto seccata, ma almeno adesso sappiamo dove sono Jace e Alec.
 
Al momento mi trovo nella stanza di Jace, all'Istituto. Lui è sdraiato nel letto, con un asciugamano bagnato posato sulla fronte e mi sta guardando con aria dolorante e mortificata. «Ti prego, non dire altro.»
 
Lo sto informando delle sue svariate performance di questa notte. Ero giusto arrivata al punto in cui Simon lo bacia. «Non vuoi sapere del tuo striptease allo Shabby Hunter
 
«Di male in peggio, quindi?» Dice, con voce contrita.
 
Annuisco vigorosamente. «Credo siano state le fate a mettere qualcosa nei vostri drink. Nei ricordi che ho visto, Simon si è scontrato con una pixie e lei gli ha detto: 'domani non ricorderai più niente'. Quindi ne sono abbastanza sicura. E poi mi rifiuto di pensare che voi quattro siate così idioti al naturale.»
 
Jace fa l'accenno di un sorriso. «Una serata piuttosto omoerotica
 
Sorrido a mia volta, dopodiché passano alcuni istanti di silenzio. «Ascolta, Jace.» Inizio, assumendo un tono serio. «Non credo sia opportuno tenere il bambino.»
 
Jace si irrigidisce e fa per parlare, ma io lo zittisco con un cenno. Voglio che capisca le mie parole e che non fraintenda il mio discorso. «So che tutto quello che è accaduto ieri sera non è colpa tua, non eri in te, lo so. Il punto è un altro. Siamo giovani e ci cacciamo sempre in situazioni assurde, volenti o nolenti. E stamattina, mentre guardavo i ricordi di Simon scorrere davanti ai miei occhi, mi sono accorta di quanto ti stessi divertendo, nonostante tutto e, devo confessarti, che avrei tanto voluto essere lì con voi, a divertirmi e a fare cose stupide. Nell'ultimo anno abbiamo dovuto affrontare tante situazioni terribili. Valentine, Sebastian … non abbiamo avuto modo di fare tutte le cose che fanno gli adolescenti normali, anche se siamo Nephilim. Tenere il bambino significa rinunciare completamente alla nostra adolescenza, diventare responsabili e tutto il resto. Io non credo di essere pronta. Credo che la cosa migliore da fare sia trovare una famiglia che lo renda felice, che gli dia tutto l'affetto e gli strumenti di cui avrà bisogno.»
 
Jace mi guarda, silenzioso. Vedo la sua tensione attraverso i lineamenti duri del suo volto. So che vorrebbe tenere questo bambino e occuparsene, ma riesco anche a vedere che ciò che ho appena detto è ciò che pensa lui stesso.
   
 
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