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Autore: Floryana    10/08/2014    2 recensioni
Io sono ShiroYasha. Io sono un demone asceso dagli inferi. Io sono un mostro sanguinario che ha tolto la vita a molti. Io sono colui che vive all'ombra della morte. Nessuno si preoccuperà se muoio. Nessuno si preoccuperà se vivo. Nessuno si accorgerà che esisto. Io non temo la morte. Io non temo il giudizio delle divinità. Io credo solo nel mio bushido perché io sono un samurai…o no?
Genere: Azione, Drammatico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Gintoki Sakata, Nuovo personaggio
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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                                                                                      Capitolo 5
Prima parte

Aprì gli occhi, ma non vide altro che bianco. Si guardò attorno confuso, non sapeva dov'era ma sentiva delle voci ovattate che si ammassavano nella sua testa.
Provò ad alzarsi. Inutile, non ci riuscì.
Rimase così fermo ancora qualche istante poi,
lentamente, delle figure ai suoi fianchi iniziarono a prender forma.
Erano vestiti con lunghi camici bianchi e stavano parlando fra loro concitatamente. Non riusciva a comprendere quel che dicevano, ma dalle loro espressioni vedeva che erano molti preoccupati.
Vicino a loro vi erano due ragazzini: avranno avuto si e no tra i quattordici e i sedici anni.
"Gin ce la farà, vero?" chiese con le lacrime agli occhi la ragazza dal vestito rosso a una di quelle persone.
Non ottenne nessuna risposta mentre uno di quei tizi si parò dinanzi ai due bloccandoli.
Sentiva la ragazzina che seguitava a gridare il nome "Gin" e continuare a piangere.  
Ma chi era Gin? Forse lui? E poi, chi erano quei due?
Tentò di parlare, ma l'unica cosa che riuscì a dire furono solo dei mugugni senza significato.
Avvertiva che si stavano muovendo a causa dei leggeri che scossoni che ogni tanto lo facevano sobbalzare.
Ma dove lo stavano portando? E cosa gli era successo?

Poi, lentamente, tutto cominciò a svanire e si trovò di nuovo da solo, in quell'immenso spazio bianco.
'Che strano' pensò, ora riusciva a muoversi.
Si mise a sedere e continuò ad osservare quel strano posto.
"Come stai?" una voce alle sue spalle lo ridestò dai suoi pensieri.
Si voltò di scatto e la vide di nuovo: la bellissima ragazza dal kimono azzurro che lo guardava sorridendo.
Non lo sapeva neanche lui, ma ella riusciva a trasmetterli un senso di pace e tranquillità mai provato prima.
Continuò ad osservarla mentre ella avanzava verso di lui, e sorrise.


Seconda parte

Lo Shogun ispirò profondamente dalla pipa che teneva in bocca, poi la appogiò con fare stanco su un tavolinetto vicino.
Chiuse gli occhi e si massaggiò lentamente le tempie.
'Ma quando arriva?' pensò tra sè e sè.
Da quando aveva dato il comando dei Naraku al Tendoshu, non riusciva più a dormire la notte.
Tra attacchi a coalizzioni avversarie e congiure varie, non aveva più un attimo di tregua.
Purtroppo, era stata una mossa necessaria rinunciare sia ai Naraku che all'Oniwaban per avere la piena fiducia del Tendoshu.
E pensare che fino a qualche anno prima era solo un semplice funzionario...
Il colpo di fortuna l'ebbe quando conobbe la bellissima principessa Suzuran.
La sua bellezza incantava tutti gli uomini che la guardvano;nessuno era immune al suo fascino, nessuno tranne lui.
Si, doveva ametterlo, per un attimo aveva provato anche lui un attrazione verso quella donna. Ma era stato solo un attimo, poi aveva avuto l'intuizione geniale.
In capo a qualche mese si erano sposati con il consenso del padre (povero ingenuo!) che vedeva di buon occhio il matrimonio della figlia con niente di meno che il cugino dello Shogun.
Da allora era incominciata la sua scalata al successo: la prima cosa che aveva fatto era uccidere il padre della ragazza, giusto per liberarsi da ogni impiccio; poi, sfruttando a dovere la sua giovane moglie, aveva avvicinato tutti gli alti funzionari di palazzo, uccidendoli. Dopo un anno era arrivato allo Shogun. E'stato un piano abbastanza facile: Suzuran doveva solo fingere di amarlo e, una volta insieme, mettere del veleno nel te; poi, non essendoci nessun pretendente, egli era diventato il nuovo Shogun.
E Suzuran? No, lei sapeva troppo!
'Povera stupida, pensava davvero che l'amassi?'
Ella era innamorata di lui alla follia, è per questo che lo aveva aiutato... naturalmente, era stata sempre tenuta all'oscuro riguardo alla congiura ai danni del padre.
Alla fine, visto che sapeva troppo e, volendo lasciarla in vita come ricompensa per averlo aiutato, l'aveva mandata a Yoshiwara, il quartiere delle prostitute. Ogni donna che veniva venduta in quel posto, perdeva ogni diritto, compresa la libertà.
Suzuran sarebbe morta in quel posto e con essa il loro segreto...

"Signore, è arrivato" la voce di una delle guardie lo ridestò dai suoi pensieri.
"Bene!" esclamò Sadasada "Fatelo entrare"
La guardia ammiccò un inchino e si congedò.
Subito dopo entrò Oboro; si inginocchiò davanti allo Shogun in segno di rispetto, poi attese un gesto da parte di questi per poter parlare.
"Signore, mi avete fatto chiamare?"
"Si Oboro" disse con fare annoiato l'uomo "Dovresti svolgere un lavoro molto importante per conto mio..."
"Di cosa si tratta?"
"Oh, una cosetta da niente..."rispose Sadasada con noncuranza "Dovresti solo trovare una persona..."
"Chi di preciso, mio signore?"
"Quella disgraziata di mia figlia!" proruppe con una punta di disprezzo nella voce.
"E' scappata da palazzo e i miei uomini la stanno cercando ininterrottamente da gioni. Quando l'avrai trovata, uccidila e saprò ricompensarti adeguatamente!"
"Come desiderate" detto questo, Oboro fece una cenno della testa e si diresse verso l'uscita.
Prima di aprire la porta, la voce dello Shogun lo fece voltare.
"Prima che me ne dimentichi, fai venire Rotten Maizou, il mio consigliere. Vorrei parlare con lui..."
Oboro accennò un gesto col capo e aprì la porta.

"Allora, cosa voleva il vecchio?" si sentì chiedere da una voce fredda e distaccata una volta fuori dalla stanza.
Davanti a lui c'era una giovane ragazza dai lunghi capelli neri. Indossava un kimono del medesimo colore molto corto che le lasciava scoperte le gambe.
"Dobbiamo uccidere una persona" rispose secco Oboro, quasi infastidito dalla sua presenza.
"Tutto qua? Mi aspettavo qualcosa di più importante..." mugugnò ella.
Il capo dei Naraku non si degnò neanche di rispoderle e cominciò ad allontanarsi.
"Aspettami Obi caro..." disse con una punta di malizia nella voce.
"Ti ho detto decine di volte di non chiamarmi così!" le rinfacciò a denti stretti il diretto interessato.
La ragazza si portò una manica del kimono vicino alla bocca mettendosi a ridere sommessamente.
Dopo qualche istante di silenzio, Oboro le rivolse di nuovo la parola.
"Kiku, vai a chiamare Rotten Maizou. Digli che lo vuole vedere urgentemente lo Shogun"

A migliaia di chilometri dalla Terra, in orbita geostrazionaria intorno a Marte, vi era la nave del Tendoshu. Con i suoi centocinquanta piani e la sua mole imponente, faceva quasi concorrenza alle stelle, tanto che, guardando dalla Terra, la si vedeva brillare con così tanto splendore nel cielo, che si poteva scambiarla per una di esse.
I dodici alieni erano riuniti in una enorme sala illuminata da un'innaturale luce viola. Guardando il pavimento, le mura e anche il soffito, si potevano scorgere blocchi di un materiale sconosciuto disposti ad incastro e, tra una fessura e l'altra, passare strani fasci di luce violetta.
Essi erano seduti sopra alte colonne nere disposte in cerchio e attualmente erano coinvolti in una lunga discussione.
"...secondo me abbiamo fatto male ad attaccare questo pianeta pieno di scimmie" disse uno di loro rivolto agli altri.
"Sei sempre a criticare le nostre scelte" rispose uno affianco "Mai che sei contento di qualcosa. Le mappe stellati che abbiamo sottratto a quei inutili pirati degli Harusame parlano chiaro: "l'artefatto" si trova in questo angolo di spazio! Lo vuoi capire si o no?!?"
"Dai su, non litighiamo" si intromise un terzo "Ora non è il momento adatto"
"Si, vogliamo parlare un pò di quello che sta succendo in Giappone?" chiese quello di prima "Se non lo sapete, uno degli allievi di Shoyo, uno che si fa chiamare "Demone Bianco", sta dando filo da torcere al nostro esercito!"
"Questo perchè il 'precendente capo dei Naraku', che tutti noi sappiamo da CHI era stato scelto" disse il primo, ammicando un'occhiata malefica verso un altro membro affianco a lui "Non ha voluto ucciderlo..."
"Oh, scusa tante, 'Signor Perfettino'" lo interruppe il diretto interessato "Devo forse ricordarle che siete stato VOI a nominare Shoyo vice-comandante dei Naraku?"
"E io cosa potevo saperne che Shoyo se ne sarebbe andato dall'oggi al domani con la scusa che era impaurito che i suoi ragazzi potessero venire arruolati per la guerra tra le file dei Naraku?"
"E io cosa potevo saperne che il capo non avrebbe ucciso quel 'Demone'?"  
"Padroni, perdonatemi..." una voce robotica interruppe il litigio.
"E ora cosa c'è, computer?" chiese uno dei pochi che non avevano partecipato alla discussione con fare esasperato.
"Un ospite desidera poter conferire con voi. Lo lascio passare?"
I dodici alieni si scambiarono un veloce sguardo d'intesa; infine uno di loro diede l'ordine all'intelligenza aritificiale di far entrare il nuovo venuto.

Non passò neanche qualche minuto, che fece la sua comparsa sulla soglia della porta un alieno alto e magro che indossava un lungo camice nero che gli arrivava ai piedi.
Ciò che risaltava di più agli occhi era il colore blu della sua pelle, tipico del popolo ertiano.
"Salve signori!" disse con noncuranza, entrando nella sala "Il mio nome è Dredar ed è un piacere per me essere vostro ospite!"
"Ehi, vacci piano" lo apostrofò uno dei membri "Perchè sei venuto sulla nostra astronave? Stavamo discutendo di cose importanti..."
Non riuscì neanche a finire la frase, che subito alcuni dei membri si misero a ghignare divertiti.
Colui che aveva parlato in precedenza lanciò un'occhiata torva a tutti loro.
Dopo che si furono zittiti, riprese parola e continuò il discorso.
"Allora" esordì "Come stavo dicendo, eravamo nel bel mezzo di un'importante discussione. Quindi, ti chiedo, perchè sei venuto a disturbarci?"
Un sorriso malefico si dipinse sul suo volto. "Semplice" disse "Sono venuto ad aiutarvi nella ricerca 'dell'artefatto'..."
"Come fai a saperlo?" chiese uno degli interlocutori, a metà fra la sorpresa e la rabbia.
"I vostri sistemi di scurezza informatici sono abbastanza scadenti..." rispose con noncuranza lo scienziato.
"A morte! Condanniamolo a morte! Se è entrato nei nostri computer allora è a conoscenza di tutti i nostri segreti! Deve morire!" gridò un secondo, alzandosi in piedi e indicandolo col dito.
Subito non si sentirono altro che le voci dei Tendoshu che parlavano fra loro e ogni tanto esordivano in esclamazioni quali "Uccidiamolo" "Non deve vivere" "Cosa vuole?".
"Fate silenzio!" urlò all'improvviso uno dei membri.
A quell'urlo tutti gli alieni si acquietarono e sulla sala calò un silenzio tombale.
"Se sei qua" continuò egli "Allora deve esserci un motivo. Cosa vuoi esattamente da noi?""
Sul volto dell'alieno comparve un sorriso divertito: a quanto pare, sarebbe stato più semplice del previsto acquistare la loro fiducia.
 

Terza parte

Gintoki e Xari erano seduti sui gradini di una piccola costruzione adibita alle cure dei feriti che sorgeva nel giardino del tempio.
Xari era seduto qualche gradino prima e stava osservando preoccupato il samurai; non riuscendo a reggere più il pesante silenzio che era calato, provò ad iniziare una conversazione.
"Gin, pensi che la ragazza riesca a guarire?"
Il diretto interessato non si voltò e rispose mugugnando.
"Io spero che ce la faccia, e tu?"
Anche questa volta il samurai si limitò a un mugugno.
"Il dottore mi sembra molto bravo, credo che si riprenderà, vero?"
Di nuovo il guerriero si limitò a rispondere come prima.
"Come diceva un grande condottiero del mio pianeta, 'la speranza è l'ultima a morire'. Lo spevi questo detto? Non trovi che sia giusto?"
"Senti, ma esattamente, che cosa vuoi?" gli chiese Gin, girandosi verso l'alieno e guardandolo con occhi truci.
Xari abbassò la testa in segno di scuse "E' solo che ero un pò preoccupato..."
"Cosa?!" chiese sorpreso il samurai "Un alieno che si preoccupa di un umano? Sei serio o mi prendi in giro?"
L'alieno continuò a tenere la testa china, limitandosi a giocare con la cinghia della sua cintura.
Dopo qualche istante, Gin si alzò e cominciò ad avviarsi verso una struttura vicina.
Xari scattò subito in piedi chiedendogli dove si stava dirigendo.
"Vado a riposare" rispose Gin infastidito.
All'amanto si raggelò il sangue: ancora memore delle minacce ricevute e impaurito dai sguardi truci degli altri samurai, con uno scatto felino si portò vicino a Gin.
Questi girò la testa per osservarlo meglio.
"Ora che vuoi?"
"Ho paura a rimanere da solo. Posso venire anche io?" gli chiese tremando.
Il guerriero continuò ad osservarlo per qualche istante, poi voltò la testa e continuò ad incamminarsi.
'Perchè proprio io dovevo incontrare l'unico amanto fifone? Che cosa ho fatto di male?' pensò tra sè e sè, quasi in preda a una crisi nervosa.

Kasumi era sdraiata su un futon all'interno della piccola costruzione nella quale era stata portata da Gin e Xari.
Vicino a lei vi era una ragazza che le stava tamponando la ferita che aveva riportato.
Il sangue aveva smesso di fuoriuscire ed ella era passata a fasciare la zona lesa.
Dopo che ebbe finito, si alzò e cominciò a dirigersi verso un altro ferito. Non riuscì a fare neanche qualche passo, che sentì uno strano brontolio alle sue spalle, come se qualcuno si stesse svegliando.
Si girò sorpresa e vide che la ragazza stava seduta sul futon, osservandola con sguardo intterrogativo.


                                                                                                                                  Continua...

 

 

 


                                                                                  GLOSSARIO

-Futon: materasso giapponese
-kiku: lett. crisantemo
                                                      
                                                                       Curiosità riguardo al capitolo


1) Uno dei Tendoshu diceva che Shoyo apparteneva ai Naraku. Non è un'idea mia, ma un'ipotesi formulata da Izzie nel suo racconto "Ognuno ha un passato alle spalle, anche se spesso si vuole dimenticare"
2) Quando ho scritto che l'astronave era alta centocinquanta piani, non ho usato un numero a caso: è infatti la Ducklair Tower di PKNA ad essere alta 150 piani (più uno segreto)
3) Per il personaggio di Dredar, mi sono ispirata ad "Eldrad", un personaggio di Warhammer (cambiandogli naturalmente aspetto e razza di provenienza)

Ok, per questo capitolo ho impiegato davvero tanto tempo... troppo! Quasi un mese!!
Mi scuso per il ritardo, ma sono stata veramente troppo occupata in queste settimane. Cercherò di rimediare aggiornando il più velocemente possibile, promesso!
Ora passiamo ai ringraziamenti: grazie mille Izzie per aver potuto citarti in questo capitolo e per avermi dato il permesso di usare una delle tue idee (e naturalmente per aver commentato ogni capitolo) xD
Poi ringrazio anche Kamui che ha commentato tutti i capitoli!
Ringrazio anche la bravissima disegnatrice Saramangaka per aver trovato il coraggio di leggere questa storiella :)
Infine, tutti i lettori anonimi che stanno seguendo la mia storia!
Grazie mille a tutti e mi scuso ancora per il ritardo (quando vedete che non aggiorno per più di dieci giorni, conttattatemi e datemi una svegliata xD) 

 

 

  
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