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Autore: m4ryb4m    12/09/2008    3 recensioni
Un nuovo lavoro e una nuova città. Quali sorprese riserveranno a Claire, una diciannovenne a volte fin troppo timida ed insicura? Questa è la prima storia in assoluto che io sia riuscita a scrivere dall'inizio alla fine. Spero che la leggiate e commentiate numerosi!
Genere: Romantico, Commedia | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Un lunedì pomeriggio aveva in mano il telefono e stava per digitare il numero che i ragazzi le avevano dato per rintracciarli adesso che erano in tour.

Aveva una voglia matta di sentire la voce di Tom, dalla loro ultima chiamata erano passati cinque lunghi giorni, pareva un'eternità.

Prima di riuscire a premere un qualsiasi tasto, l'apparecchio squillò e lei rispondette con la voce tremante.

"Pronto?"

"Claire, sono Tom"

L'udire quel suono la fece quasi sobbalzare "Tom! Quanto mi sei mancato! Come va? Tutto bene? Cominciavo a preoccuparmi, sai? Non ti sei fatto sentire per cinque giorni. Io avevo paura a chiamare, non volevo disturbarvi perchè evidentemente siete molto impegnati..." parlava quasi senza prendere fiato, talmente era eccitata dall'idea di parlare finalmente con lui

"Hey, frena un attimo. Ti ho chiamata per dirti una cosa importante"

"Davvero? E dimmi, un vostro singolo uscirà anche qui in Italia? Sai, l'altro giorno passeggiavo per strada e per caso ho sentito qualche ragazza dire qualcosa, mi pare di aver colto il nome Jam, ovviamente non ne sono certa, posso anche essermi sbagliata, insomma, ultimamente sono poco lucida." rise "Sarà colpa della lontananza, non so.."

"Vuoi stare ad ascoltarmi una buona volta?" il tono di Tom si era indurito, cosa che la mise in allarme e la fece smettere all'istante di straparlare.

"Sì, ti ascolto" rispose semplicemente.

"Ti ho chiamata perchè ho deciso che è meglio troncare la nostra relazione. Non può andare avanti così, è insopportabile per entrambi, questo lo sai benissimo anche tu"

"Ma Tom..."

"E poi ho conosciuto una ragazza ad una festa, credo che potrebbe anche piacermi"

Il telefono cadde dalle mani di Claire, che però si affrettò a raccoglierlo "Hai conosciuto un'altra e credi che possa piacerti" ripetè con voce tremante

"Sì. E' inutile continuare. Chiudiamo qui, ok? Ti risparmierai anche un viaggio inutile"

"Un viaggio inutile" ora il tono di Claire era piatto e inespressivo

"Già. E adesso scusami ma ti devo lasciare"

Quel gioco di parole involontario ferì ancora di più la povera ragazza, che attaccò senza dire una parola.

Dopo la telefonata Claire passò tre giorni veramente neri. Al lavoro a malapena parlava con le sue colleghe e anche a casa la situazione non era migliore.

Suo padre era sempre più infuriato, perchè lui le aveva detto fin dall'inizio che stare con Tom non era la cosa giusta. La madre della ragazza invece cercava di starle vicina, ascoltando tutti i suoi sfoghi e cercando di darle i consigli migliori.

Dopo il week end però la mora aveva le idee chiare.

Se a fine gennaio aveva deciso di andare a trovare Tom, Jake e Adam, cascasse il mondo lei meno di dieci giorni dopo avrebbe preso un aereo per l'America.

Il lunedì sera, dopo il lavoro ne parlò coi suoi genitori. Cominciò il discorso in modo molto diretto.

"Papà, mamma, ho deciso di tornare in America e di restarci"

Loro la guardarono con gli occhi spalancati e il capofamiglia prese la parola "Che vai blaterando? Sei impazzita per caso, da quando Tom ti ha lasciata?"

"No, non sono mai stata più lucida. Ormai ho vent' anni, so quello che voglio."

"Claire, tesoro, tu torni là convinta che Tom si rimetta con te, ma se così non succede?" le chiese la madre

La figlia non ci pensò su due volte, con lo sguardo determinato rispose "Trovo molto difficile il fatto che Tom non si rimetta con me. Al telefono la sua voce era strana, ci ho riflettuto molto. E se anche mi rifiutasse una prima volta io continuerò ad insistere, fino a fargli ricordare il grande amore che c'è tra di noi"

"Tu devi essere completamente andata!" urlò il padre "Rovinarti la vita per un musicista da quattro soldi. Resta qui in Italia, perchè devi complicarti tutto andandotene all'estero?"

"Primo, io amo Tom, non il chitarrista di una band. Secondo, non mi rovinerò la vita, questo ve l'assicuro. Potete stare tranquilli e non preoccuparvi"

La conversazione proseguì per un'altra buona mezz'ora su quel piano, alla fine però Claire convinse i suoi genitori a lasciarla partire.

I saluti sembrarono uno di quei momenti drammatici delle soap opera. La madre che piangeva come una fontana e il padre che la guardava quasi con distacco, ma alla fine si lasciava scappare pure lui un gesto d'affetto paterno.

L'arrivo all'aeroporto fu molto più difficile di quello con i genitori di qualche tempo addietro. Stavolta era sola, più matura, e aveva uno scopo preciso: riconquistare Tom.

I primi due giorni dopo li passò a casa dei genitori di Susan, con la quale ebbe molte discussioni riguardo la questione del suo trasferimento definitivo.

"Sono contenta che tu sia tornata, ma sei sicura di riuscire a stare lontana dalla tua famiglia?"

"Sì, è questo che voglio. Non voglio sembrare egoista, devo molto a mamma e papà, però è ora che cominci ad essere indipendente. Anzi, mi sento in colpa ad abusare della vostra ospitalità, ma ti assicuro che entro fine settimana sarò fuori di qui, torno nella mia vecchia città. So già che c'è una casa in affitto libera."

"E come fai ad essere sicura che sia ancora lì per te?"

"Ho chiamato prima di partire e al novantanove per cento sarà mia"

"Ma come la pagherai?"

"Ho abbastanza soldi per il momento, i miei mi avevano aperto un conto in banca, quando ero piccola. Col passare degli anni la somma che vi era depositata è andata man mano aumentando. Poi ci sono anche i miei risparmi, quelli che ho guadagnato lavorando per Melody li ho lasciati tutti ai miei, ma la metà di quello che mi ha dato Alice per il mio impiego al locale li ho tenuti io."

"Prima o poi questi soldi finiranno. Che farai allora?"

"Conto di trovare un lavoro al più presto, Alice mi ha detto che sarebbe stata pronta a riassumermi in qualsiasi momento. Domani dopo che sarò andata a parlare con Tom andrò anche da lei. Poi farò anche una capatina all'agenzia immobiliare per la casa."

"Wow...sei proprio cambiata Claire. Ricordo che qualche mese fa, prima di conoscere Tom, non avevi nemmeno il coraggio di rivolgere la parola ad un ragazzo che ti piaceva. Diventavi rossa ad ogni minimo complimento."

"Quello succede ancora se è per questo!" la interruppe la cugina scherzando

"Beh...comunque hai acquistato tantissima fiducia in te stessa, sono orgogliosa di te"

"Grazie. Il fatto è che non sopporto di perdere Tom, voglio fare di tutto per tenerlo al mio fianco"

"Vedrai che i tuoi sforzi allora saranno ricambiati"

"Lo spero. Ora vado a letto, domani devo svegliarmi presto, sarà una giornata intensa"

"Già, buona notte!"

"Notte Susan!"

Il sonno di Claire fu un pò agitato. Si addormentò con mille pensieri per la testa, anche se ultimamente il suo modo di vedere le cose era cambiato molto, la sua piccola parte pessimista non la voleva abbandonare. Sognò infatti Tom che era sul dondolo nel giardino di casa sua. Era di spalle, seduto e lei vedeva solo i suoi capelli scuri. Si avvicinava per fargli una sorpresa, ma poi vedeva che il ragazzo teneva Jen sulle proprie gambe. Lei scappava, urlando.

La mattina dopo non raccontò del sogno a nessuno, come avrebbe fatto solitamente. Cercò di scacciare tutti i pensieri negativi e dopo aver salutato gli zii e la cugina andò alla stazione per prendere il treno che l'avrebbe portata nella città dove viveva Tom.

Il viaggio in treno durò un paio d'ore e fortunatamente non ci furono ritardi, non vedeva l'ora di parlare con il ragazzo del quale era innamorata.
Le mancava tantissimo e anche solo una lite con lui l'avrebbe fatta sentire meglio, l'importante era ascoltare la sua voce e poterlo guardare negli occhi.

Alzò lo sguardo al cielo, era piuttosto nuvoloso, in una giornata come quella le iridi di Tom si coloravano di un marrone che aveva delle sfumature di grigio, lo aveva scoperto qualche mese prima. Era verso la fine di agosto ed erano usciti a fare una passeggiata, quando all'improvviso si era rannuvolato ed aveva cominciato a piovere.

Scese dal treno col pensiero vivido di lei e il suo allora ragazzo che camminavano mano nella mano e senza rifletterci si mise a correre in direzione di casa Baker.

***

  
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