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Autore: SorelleDiSpirito    10/08/2014    2 recensioni
Due sorelline conducono la loro tranquilla vita a Villar San Costanzo, un piccolo paesino piemontese, fino a quando non trovano un libro che parla di mostri.
Il loro modo di vedere il mondo cambia, diventa grottesco e spaventoso non appena cala l'oscurità.
I mostri esistono, checché ne dica qualunque adulto. Luna ed Altea li vedono. Li sentono, nel bosco dietro casa loro, nella riserva naturale.
E non saranno le uniche.
*
"Quella sera nessuno aveva guardato sotto il letto. Nessuno aveva scacciato il mostro."
*
Prima fanfiction pubblicata.
Genere: Dark, Sovrannaturale, Suspence | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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L’uomo mascherato
– Noi crediamo nei mostri –

 





Non avrei mai voluto trovarmi in quella situazione…
Mia sorella mi aveva svegliata all’ improvviso nel bel mezzo della notte e mi aveva convinta a fuggire da qualcuno. Doveva essere successo qualcosa di brutto, Altea non era una persona che prendeva decisioni affrettate, tantomeno così importanti come quella di scappare di casa.
Avevo pensato a un brutto sogno, all’inizio… ma la paura negli occhi di mia sorella tradivano una cosa ben peggiore, solo che non sapevo cos’era.



Il ragazzo appena apparso dai cespugli ci fissava attentamene senza proferire parola. Era spaventosamente pallido e tremava, ci puntava la torcia addosso e rimaneva immobile.
Dopo parecchi secondi passati semplicemente a fissarci Altea si schiarì la voce e ruppe il silenzio rivolgendosi allo straniero.
« Tu… tu chi sei? »
L’alto ragazzo guardò mia sorella con un’espressione folle e spaventata poi spostò repentinamente gli occhi da una parte all’altra come se cercasse la risposta nelle scure foglie degli alberi che si muovevano al vento. Poco dopo spostò di nuovo lo sguardo su Altea.
« I-o… io non saprei… non saprei proprio, io… »
Lanciai uno sguardo preoccupato a mia sorella che ricambiò con un’occhiata spaventata. Entrambe avevamo capito che il ragazzo non ci sarebbe stato d’aiuto a mettere fine all’incubo in cui eravamo imprigionate.
Speranzosa di ricevere una risposta migliore della prima chiesi al ragazzo come e perché era arrivato qui, e mentre parlavo mi avvicinai lentamente a lui. Quando fui abbastanza vicina potei notare che il pigiama che indossava era sporco e lacero in molti punti, e lo zaino che portava sulle spalle era stato riempito con erbe e pelli di animali, alcune ancora insanguinate.
Lo straniero notò che lo stavo osservando e indietreggiò. Prese a guardarmi con lo stesso sguardo folle senza rispondermi e ad un tratto si girò di scatto a destra, a sinistra e infine si guardò le spalle e parlò.
« Io d-devo andare… sì, devo andare. M-mi sta inseguendo…. io non voglio che mi prenda… ho paura. Tornate a casa. Vi prego… andatevene. »
Detto questo corse via e prima che io e Altea potessimo fermarlo, il ragazzo era già sparito nell’oscurità.
Chiunque o qualunque cosa stesse inseguendo quel ragazzo avrebbe seguito le sue tracce e presto sarebbe arrivato nello stesso punto dove io e Altea eravamo ferme con lo sguardo nella direzione dove lo straniero era fuggito.
Qualcosa di orribile stava succedendo, ormai era chiaro ma c’erano ancora molti punti oscuri.
« Tea? »
« Sì Luna? Cosa c’è? »
Esitai un momento prima di dire a mia sorella che sarebbe stato meglio tornare di corsa a casa e parlare con nostro padre. Altea mi guardò preoccupata poi rispose.
« Sorellina, tu non hai idea di cosa ho visto a casa, nella nostra stanza… fidati abbiamo fatto bene a scappare via. »
« Tu… tu proprio non capisci, vero!? – il mio volto stava iniziando a rigarsi di lacrime – questa foresta non è sicura! Qualunque mostro stesse inseguendo quel tipo sono sicura che non è l’unico. Rimanere qui sarebbe da folli! »
Tea ci pensò un attimo, poi raccolse il borsone da terra e si girò verso la stradina sterrata da cui eravamo arrivate.
« D’accordo… Ce ne torniamo a casa. »
La presi per mano e mi incamminai con lei sul buio sentiero.
Minuti, ore, non so per quanto io e mia sorella camminammo su quella stradina. Più passi facevamo più il sottobosco si faceva fitto e più ci rendevamo conto che quel percorso ci avrebbe portate da qualsiasi parte, ma non a casa.
Una volta arrivate in prossimità di uno spazio erboso capimmo che sarebbe stato inutile proseguire, e decidemmo che la cosa migliore in quel momento era quella di costruirci alla meglio dei giacigli e di dormirci su. La mattina dopo, alla luce del sole, sarebbe sicuramente stato più facile orientarsi.

Cercammo nei dintorni delle foglie secche, ne facemmo due mucchi e usando i borsoni come guanciali e le giacche come coperta vi ci sdraiammo sopra e chiudemmo gli occhi, tentando di ignorare i continui fruscii e rumori sinistri.
Passò parecchio tempo e sentii il respiro di Altea farsi pesante e lento, segno che era riuscita ad addormentarsi.
Avevo paura, molta.
Cercai in qualche maniera di scrollarmi di dosso quella sensazione di insicurezza e mi girai sulla schiena a guardare le stelle che si intravedevano tra le fronde degli alberi… le nuvole erano sparite, e un piccolo barlume di speranza iniziò a fare luce dentro di me. Durò poco.
« Ehi, piccolina? Sei sveglia vero? »
Mi alzai di scatto a sedere e mi guardai intorno per capire chi avesse parlato. All’inizio non vidi nessuno ma spostando lo sguardo verso il giaciglio di mia sorella vidi un uomo illuminato dalla luce opalescente della luna.
Almeno…penso lo fosse.
Era tutto vestito di nero, con dei pantaloni e una giacca elegante, ma sul viso aveva una grande maschera a forma di coniglio che nascondeva l’intera testa. Il muso era esageratamente allungato e gli incisivi ingialliti che sporgevano erano grandi e appuntiti.
La creatura era in piedi e sentivo gli occhi vuoti di quel coniglio gigante puntati su di me. Notai solo pochi secondi dopo che il mostro era spaventosamente vicino al corpo addormentato di Altea.
«A-allontanati da lei… » dissi singhiozzando. Le mie mani sudavano e a stento riuscivo a trattenermi dall’istinto di urlare e scappare lontano da quella creatura.
« Ahahahah, ma che scemina che sei… anche se volessi non potrei mai farle del male, io sono tuo. »
Si avvicinò per accarezzarmi e io mi scansai. Cosa voleva dire?
« M-mio? Che significa? »
« Che solo tu puoi vedermi… che bello! Ora potremo giocare insieme, ti va? »
Non risposi.
L’uomo si avvicinò ancora.
« …O forse preferisci che ti racconti una bella storia? »
« Io… voglio che tu te ne vada! Non ti voglio qui! »
Quando dissi quelle parole la creatura abbassò il capo. L’espressione felice del coniglietto cambiò lentamente e divenne una faccia triste e addolorata.
« Ma io… voglio giocare con te… »
L’espressione e i modi che aveva assunto mi spaventarono. Cercai di cambiare argomento per farlo sentire a proprio agio, perché non decidesse di farmi del male.
« Perché porti quella maschera così grande? » chiesi guardandolo.
Portò le mani sul volto di coniglio e si accarezzò le lunghe orecchie bianche.
« Penso che non ti piacerebbe vedere il mio vero volto… non lo vedrai. Ho fatto in modo di avere questa maschera per sempre, di non poterla mai togliere. Volente o nolente. »
Si abbassò il colletto della giacca mostrandomi il collo, dove erano ben visibili delle cuciture che fissavano i bordi della maschera alla pelle dell’uomo.
Deglutii.
« Bimba, voglio farti vedere una cosa… aspettami qui, sarà divertente! »
Avrei dovuto muovermi, scappare, ma rimasi come pietrificata. La creatura se ne andò saltellando per tornare poco dopo con un piccolo scoiattolo fra le mani.
Guardai incuriosita il piccolo animaletto, sorpresa dal fatto che il mostro volesse mostrarmelo. Da lui mi sarei aspettata qualcosa di spaventoso o raccapricciante, infatti poco dopo tirò fuori dalla tasca della giacca un coltellino svizzero tenendo fermo lo scoiattolo con l’altra mano. Urlai.
« No! Fermo! Cosa vuoi fargli? »
Perché Altea non si svegliava? Avevo gridato!
La maschera era di nuovo sorridente.
« Stai tranquilla piccolina, sarà divertente. »
Alzò il coltello e prima che potessi fare qualunque cosa con un colpo secco colpì la coda del povero scoiattolo, che si staccò.
Mi voltai e iniziai a piangere forte. Mi coprii occhi e orecchie, in modo che i lamenti acuti dello scoiattolino e la voce del mostro risultassero ovattati.
Era orribile,perché lo faceva? Nessuno con un po’ di buon senso farebbe qualcosa del genere, tantomeno davanti a una bimba di nove anni.
A stento riuscivo a sentire la creatura che mi tranquillizzava.
« Bimba perché piangi? Guarda che bello, c’è molto sangue, guarda che bel colore! Scommetto che non l’hai mai visto, guarda è bellissimo… »
« Vattene, mostro! Non voglio vedere, sei solo una persona crudele! Vai via! » singhiozzai.
L’uomo iniziò a scrollarmi per farmi girare, ma io lo scansai. Mi gridava qualcosa ma io non lo ascoltavo.
A un tratto il mostro smise di scuotermi e sentii che aveva smesso di parlare. Lentamente tolsi le braccia da sopra la testa e mi guardai intorno. Il mostro era sparito. La coda dello scoiattolo era ancora lì e l’animaletto sanguinante stava scappando nei cespugli.
Vidi che poco a poco l’ambiente si illuminava e capii che il sole stava sorgendo.
Ancora scioccata e spaventata da quello che era da poco successo strinsi forte fra le braccia Shadow, il mio peluche a forma di serpente e tra le lacrime vidi che anche mia sorella si stava svegliando.



















 


   
 
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