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Autore: Elissa_Bane    11/08/2014    1 recensioni
-Ogni angelo ha un Guardiano, che lo aiuta e lo sostiene, che sente ogni cosa senta l’angelo per poter meglio provvedere ai suoi bisogni. È il suo angolo di Paradiso in terra.
-E ogni Guardiano ha un solo angelo?- chiese Castiel. La figura davanti a lui rise divertita.
-Oh no, anche se potrebbero.
-E perché non lo fanno?- Anna abbassò il capo.
-Perché quando abbandoniamo il nostro tramite è come se morissimo, e loro muoiono con noi.
*.*.*
-Ricordi quando stringevamo il nostro "per sempre" tra le dita?
[Destiel + nuovo pairing]
Genere: Angst, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, Slash | Personaggi: Castiel, Dean Winchester, Nuovo personaggio, Sam Winchester
Note: Otherverse | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Quarta stagione
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- Questa storia fa parte della serie 'Angels are watching over you'
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I'LL WATCH OVER YOU

CAPITOLO TERZO

ABOUT A SACRIFICE AND A CLOCK

Sempre per voi, Dean e Gabs.
-Cass

 

 

Castiel, ti abbiamo trovato, disse una voce nella sua mente, poco dopo essersi addormentato.

Lo immaginavo.

Hai intenzione di affrontarci o resterai lì a morire come un verme insieme al tuo umano?

Non gli farete del male.

Chi ce lo impedisce?

Io.

Sei uno solo. Noi siamo in tanti. Vieni fuori e promettiamo che lui resterà al sicuro.

La paura prese Castiel alla gola. Non potevano fare del male a Dean. Non potevano.

Qualcuno stanotte morirà. Devi solo decidere se andartene con lui o da solo.

Si alzò lentamente, facendo attenzione a non svegliare il ragazzo che gli dormiva accanto. Posò una mano sul suo viso con dolcezza, osservando come si modellasse perfettamente sulle sue ossa. Gli accarezzò i capelli. Aveva deciso.

Lasciò nella casa le armi, diede un ultimo bacio a Dean e uscì, da solo nella notte.

Andando incontro alla Morte.


 

*.*.*


 

Perché non mi rispondi? Urlò Sibille con la mente, ricevendo solo il nulla in risposta. Osservò intorno a sé la sua casa, l’unico luogo che avesse mai visto. Perché un Guardiano non aveva genitori, né famiglia, né amici, né una vita. Un Guardiano vive per il suo angelo. La ragazza si guardò dietro le spalle, vedendo oltre l’incantesimo di protezione. Ali, bellissime, grandi ali dalle lucide piume dello stesso colore di una notte senza luna né stelle. Le ali di Castiel.

Cosa hai fatto, stupido? Chiese ancora, e ancora le rispose il silenzio. Sospirò.


 

*.*.*


 

-Dean.

Il ragazzo si svegliò di soprassalto, una giovane che lo fissava ai piedi del letto.

-Chi sei?

-Dov’è Castiel?

Dean si guardò intorno, non vedendo l’angelo e scosse la testa –Merda, si è consegnato.

-COSA HA FATTO?- urlò la ragazza dai capelli scuri.

-Tu chi sei?

-Non…non ti ha mai parlato di me?- chiese, improvvisamente raddolcita e vagamente delusa, e il cacciatore per un istante temette che fosse la compagna di Castiel –Io sono la sua Guardiana.

-Non capisco.

Fu così che Sibille gli raccontò dei Guardiani, del loro compito e della sua scelta di avere solo Castiel, per terminare con la faccenda delle ali.

-Ma Castiel è caduto- obbiettò Dean.

-Cosa?- Sibille spalancò gli occhi

-E’ caduto, per salvarmi.

La ragazza si mise le mani sugli occhi, e al cacciatore venne lo strano impulso di abbracciarla. Ma non lo fece, attese invece lacrime che non giunsero –E’ un casino adesso.

-Perché?- domandò Dean –Beh, a parte per il fatto che gli angeli stanno per ammazzare Cass, naturalmente. E, a proposito, non dovremmo andare a salvarlo?

Sibille rise stancamente –Non è Caduto. Ha fatto qualcosa e ora se io ho le sue ali, non le ha lui- prese il coltello di Dean e si aprì un profondo taglio sul braccio, che si risanò quando lei ci passò la mano sopra –Se ho i suoi poteri non li ha lui. È andato a morire disarmato.

Dean saltò in piedi –Muovi il culo, andiamo a riprendercelo- Sibille annuì, e al cacciatore sovvenne un’altra idea –Tu come sai chi sono?

La ragazza sorrise e si limitò a abbassare un poco la parte superiore della canottiera mimetica. C’erano delle cicatrici da pallottola sul petto. –Dimmi- disse –Hai mai visto cicatrici sul torace di Castiel? No? Eppure, se non sbaglio, la prima volta che lo vedesti gli sparasti.

-Come?

-Quando Castiel viene colpito la ferita si apre sul mio corpo, non sul suo.

-E non ti ho uccisa?

-Un Guardiano è legato al suo angelo- mormorò Sibille –Se Cass non muore non muoio nemmeno io. Le ferite ci mettono poco a rimarginarsi e non fanno male, ma le cicatrici restano.

Dean sospirò –D’accordo, ne parleremo poi- disse –Ma ora dovremmo avvertire Sam.

-Ci penso io- rispose Sibille –Non sono un angelo, posso trovarlo e portarlo qui.

-A dopo, allora.

La giovane gli si avvicinò lentamente e gli posò un bacio delicato sulla guancia –Grazie per aver reso felice Castiel. Grazie Dean, e buona fortuna.

-Buona fortuna anche a te, Sibille- sussurrò Dean alla stanza vuota.


 

*.*.*


 

-Sam Winchester- esordì la ragazza guardando il giovane chino sui libri –Dobbiamo andare.

-Dove? E tu chi sei?

Sibille sbuffò –Mai nessuno ha sentito parlare dei Guardiani? No? Muoviamoci, ti spiegherò mentre andiamo. Fidati di me, sono dalla vostra parte.

-Perché dovrei fidarmi?

Un sospiro gonfiò il petto della ragazza dai capelli corvini –Tuo fratello Dean l’ha fatto.

Sam la guardò attentamente –Come ti chiami?

-Sibille.

-Come quella della leggenda sul Tempo?

Uno sguardo sorpreso illuminò gli occhi ambrati e le labbra s’incurvarono per la meraviglia –La conosci anche tu.

-Come potrei non conoscerla?

Sibille rise –Non pensavo che voi umani foste così!

-Tu cosa sei? Umano o angelo?

-Nessuno dei due- un lampo scuro le balenò negli occhi –Posso spiegarti più tardi?

Sam le sorrise, stupendo se stesso per la fiducia che stava dando a quella sconosciuta. C’era qualcosa, però che lo rassicurava, qualcosa negli occhi dorati. –D’accordo, ma sappi che pretendo che le promesse siano mantenute.


 

*.*.*


 

Dean si sentì chiamare. Non sapeva perché, ma dopo che Sibille se n’era andata gli era preso un gran sonno e solo ora riusciva a svegliarsi. Una figura lo fissava dai piedi del letto.

-Sibille?- Chiamò, ma la ragazza scosse i lunghi capelli e Dean si accorse che sembrava essere due persone a metà. Una delle due era mora, come con un manto di pece che le scendeva fin sotto le spalle, e occhi dello stesso colore di una notte senza stelle, mentre la seconda aveva una cascata d’oro al posto dei capelli e occhi come acqua marina in un giorno di sole. Anche l’abito che indossava era diviso a metà: quello di destra era una tunica rosso sangue, quello di sinistra una veste color nontiscordardimé. Sembravano in lotta tra loro, come se faticassero a restare unite.

La creatura sorrise e parlò con una voce che aveva qualcosa di strano, come l’unione sconclusionata di due voci non abituate a completarsi, come sentire il ruggito del vento e del mare insieme, la voce dell’usignolo cantare con quella del corvo: qualcosa di opposto.

-Chi sei?

-Non siamo una sola. Noi siamo l’inizio e la fine, il giorno e la notte, il bianco e il nero.

-Chi siete?- chiese nuovamente il cacciatore.

-Amiche. Vogliamo solo aiutarti- gli prese una mano, posandogli nel palmo un piccolo orologio d’argento –Quella è parte di noi. Se premi qui- gli mostrò un’incisione a forma di stella –il tempo si fermerà e si piegherà al tuo volere.

-Qual è il prezzo?

-Nessuno. E siamo sincere Dean, noi non conosciamo la menzogna.

Un istante dopo la figura era alla porta.

-Perché ci stai aiutando?

La ragazza sorrise, ma gli occhi erano colmi di una tristezza millenaria –Perché abbiamo sempre amato gli amori impossibili.

  
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