Storie originali > Storico
Segui la storia  |       
Autore: controcorrente    12/08/2014    1 recensioni
Metà del 1800. Soledad Blanca Escobar ha solo 8 anni eppure sa già quanto sia veritiero il significato del proprio nome e, forte dell'esperienza della sua famiglia, arriva a pensare che amore e matrimonio non siano compatibili. Soledad rinnega l'amore ed ogni forma di sentimento, ritenendolo causa di ogni sua sciagura...eppure sarà proprio un matrimonio combinato a farle capire quanto sia importante...sia pure a caro prezzo.
Genere: Drammatico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Slash
Note: Lemon, Lime | Avvertimenti: Violenza
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

Benvenuti cari lettori, a questa difficilissima storia. Il precedente capitolo ha il sapore della surreale sconfitta del Brasile...e sì, l'influenza del Mondiale è piuttosto forte.

 

 

DONI

 

 

I miei giorni presso la casa dell'ambasciatore passavano lenti e fiacchi. Mi muovevo con la carrozzella nei preziosi corridoi della dimora, fissando di sottecchi il giardino interno del palazzo. Quella vista mi rendeva un po'malinconica.

Anche a Cordoba, nella mia vecchia casa, c'era un ambiente simile.

Mia madre era spesso lì, a godere della luce calda del tardo pomeriggio, insieme alle mie sorelle maggiori. Istintivamente mi domandai dove fossero e cosa avrebbero pensato, della nostra fuga...ma questa idea scivolava via, schiacciata dalla consapevolezza che quella schiatta aveva disposto la mia destinazione, esclusivamente al fine di liberarsi di ogni imbarazzo.

Con questa consapevolezza, avevo smesso di pensare a loro. Pilar era diventata una monaca nel monastero benedettino nei pressi di Madrid, mentre Bianca aveva sposato un brav'uomo che viveva a Barcellona. Le mie sorelle non avrebbero minimamente beneficiato di questo scandalo...e, se da un lato, ero felice per loro, dall'altro non potevo che invidiarle per questo.

Immagino comunque che sarebbe stato molto difficile tenermi in contatto con loro. Le mie sorelle maggiori non avevano un buon rapporto con mia madre, tanto da preferire rivolgersi a mio padre, per le cose più importanti, trattando con fredda cortesia Honor.

Stravedevano per lui, questa era la verità.

Per molti anni, mi sono domandata cosa avesse portato a quella spaccatura, fino a quando non rimisi piede nella città dove ero nata...ma questa, ahimé, era un'altra storia. Il mio tempo si divideva in queste passeggiate solitarie mentre, persa nei miei pensieri, tentavo di non guardare il mondo intorno a me.

Dopo quell'incontro violento, evitai accuratamente qualsiasi contatto con Don Escobar. Non volevo vederlo, troppo amareggiata con la sorte ed il destino per farlo...non che questo silenzio e questo isolamento offendessero mio padre.

Il mio genitore pareva infatti piuttosto felice della mia lontananza, come se non vedesse di buon occhio la mia presenza...ma la rabbia che provavo, mista al dolore, mi impediva di notare un simile particolare. Sapevo solo che passava il suo tempo insieme a Louis...di giorno e di notte.

Mi chiesi se avesse portato avanti una simile depravazione anche quando la mamma era viva e, così, presa dall'odio, non mi soffermai su quello che avevo visto. Non pensai ai particolari. Ero così arrabbiata e triste da non avere pensiero per simili dettagli.

Come aveva potuto mia madre sposare un uomo così corrotto?

Come poteva rivolgergli i suoi rari sorrisi?

Come avevo fatto a vedere in lui un sostegno?

Così, mentre ero preda di questi sentimenti, assistevo impotente a quello stato di cose. Mio padre era sempre insieme a Louis nelle sale dell'ambasciata, di giorno...e nella camera da letto del funzionario, di notte.

 

 

 

 

 

 

 

Un giorno, inspiegabilmente, mio padre venne da me.

Non lo faceva mai e questa comparsa mi sorprese. -Soledad, sono venuto qui per informarvi della mia decisione. Tra una settimana, partiremo per la Francia.-disse, fissandomi assente.

Sgranai gli occhi...poi vidi la sagoma dell'ambasciatore accanto a lui. -Ricominceremo da capo. Ho dato ordine di fare le valigie.-disse, prima di avviarsi verso la porta.

-Non sei costretto, Ignatio-disse il francese, mettendogli una mano sulla spalla- è un'alternativa ma non è detto che sia la soluzione migliore.-

Don Escobar scosse la testa. -Non mi importa che sia la migliore. Qualsiasi soluzione va bene e ti sono grato per tutto quello che hai fatto finora. Va bene qualsiasi cosa adesso.-rispose, fissando apatico il vuoto.

 

I giorni seguenti furono vuoti e privi di valore. Sapere che avrei lasciato la penisola in cui ero nata, tuttavia, mi lasciava indifferente. Più passava il tempo, più mi rendevo conto di quanto fosse inutile e deleterio illudermi.

I De Rossignol non avevano mai dimostrato alcuna emozione sulla mia sorte, troppo presi dal desiderio di vendicare la morte di mia madre.

Io ero solo una piccola comparsa sullo sfondo, pur sapendo che la decisione finale avrebbe decretato il mio destino. Mentre così pensavo, l'ambasciatore si prese il disturbo di acquistare per me degli abiti appropriati. Fu il primo di una lunga serie di doni che io accettai passivamente.

Le giudicavo il prezzo del coito animalesco che mio padre gli offriva ogni notte, giacendo al suo fianco come se fosse la peggiore prostituta di Lisbona...ma, a conti fatti, non dovevo nemmeno diritto di lamentarmi di tutto ciò. Anche se strano e inaccettabile, le azioni di mio padre erano state il massimo segno d'interesse che il sangue del mio sangue aveva dimostrato per me, quando il mio Mondo finì in pezzi.

 

Finito anche questo capitolo, decisamente complicato da scrivere. La vicenda di Soledad non è ancora finita e, ad essere onesti, il suo viaggio non è ancora alla fine. Probabilmente la storia si dividerà in alcune parti. Ringrazio chi recensisce e buone vacanze.

 

 

   
 
Leggi le 1 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Storie originali > Storico / Vai alla pagina dell'autore: controcorrente