Benvenuti
cari
lettori, a questa difficilissima storia. Il precedente capitolo ha il
sapore
della surreale sconfitta del Brasile...e sì, l'influenza del
Mondiale è
piuttosto forte.
DONI
I
miei giorni
presso la casa dell'ambasciatore passavano lenti e fiacchi. Mi muovevo
con la
carrozzella nei preziosi corridoi della dimora, fissando di sottecchi
il
giardino interno del palazzo. Quella vista mi rendeva un po'malinconica.
Anche
a Cordoba,
nella mia vecchia casa, c'era un ambiente simile.
Mia
madre era
spesso lì, a godere della luce calda del tardo pomeriggio,
insieme alle mie
sorelle maggiori. Istintivamente mi domandai dove fossero e cosa
avrebbero
pensato, della nostra fuga...ma questa idea scivolava via, schiacciata
dalla
consapevolezza che quella schiatta aveva disposto la mia destinazione,
esclusivamente al fine di liberarsi di ogni imbarazzo.
Con
questa
consapevolezza, avevo smesso di pensare a loro. Pilar era diventata una
monaca
nel monastero benedettino nei pressi di Madrid, mentre Bianca aveva
sposato un
brav'uomo che viveva a Barcellona. Le mie sorelle non avrebbero
minimamente
beneficiato di questo scandalo...e, se da un lato, ero felice per loro,
dall'altro non potevo che invidiarle per questo.
Immagino
comunque
che sarebbe stato molto difficile tenermi in contatto con loro. Le mie
sorelle
maggiori non avevano un buon rapporto con mia madre, tanto da preferire
rivolgersi a mio padre, per le cose più importanti,
trattando con fredda
cortesia Honor.
Stravedevano
per
lui, questa era la verità.
Per
molti anni, mi
sono domandata cosa avesse portato a quella spaccatura, fino a quando
non
rimisi piede nella città dove ero nata...ma questa,
ahimé, era un'altra storia.
Il mio tempo si divideva in queste passeggiate solitarie mentre, persa
nei miei
pensieri, tentavo di non guardare il mondo intorno a me.
Dopo
quell'incontro
violento, evitai accuratamente qualsiasi contatto con Don Escobar. Non
volevo
vederlo, troppo amareggiata con la sorte ed il destino per farlo...non
che
questo silenzio e questo isolamento offendessero mio padre.
Il
mio genitore
pareva infatti piuttosto felice della mia lontananza, come se non
vedesse di
buon occhio la mia presenza...ma la rabbia che provavo, mista al
dolore, mi
impediva di notare un simile particolare. Sapevo solo che passava il
suo tempo
insieme a Louis...di giorno e di notte.
Mi
chiesi se avesse
portato avanti una simile depravazione anche quando la mamma era viva
e, così,
presa dall'odio, non mi soffermai su quello che avevo visto. Non pensai
ai
particolari. Ero così arrabbiata e triste da non avere
pensiero per simili
dettagli.
Come
aveva potuto
mia madre sposare un uomo così corrotto?
Come
poteva
rivolgergli i suoi rari sorrisi?
Come
avevo fatto a
vedere in lui un sostegno?
Così,
mentre ero
preda di questi sentimenti, assistevo impotente a quello stato di cose.
Mio
padre era sempre insieme a Louis nelle sale dell'ambasciata, di
giorno...e
nella camera da letto del funzionario, di notte.
Un
giorno,
inspiegabilmente, mio padre venne da me.
Non
lo faceva mai e
questa comparsa mi sorprese. -Soledad, sono venuto qui per informarvi
della mia
decisione. Tra una settimana, partiremo per la Francia.-disse,
fissandomi
assente.
Sgranai
gli
occhi...poi vidi la sagoma dell'ambasciatore accanto a lui.
-Ricominceremo da
capo. Ho dato ordine di fare le valigie.-disse, prima di avviarsi verso
la
porta.
-Non
sei costretto,
Ignatio-disse il francese, mettendogli una mano sulla spalla-
è un'alternativa
ma non è detto che sia la soluzione migliore.-
Don
Escobar scosse
la testa. -Non mi importa che sia la migliore. Qualsiasi soluzione va
bene e ti
sono grato per tutto quello che hai fatto finora. Va bene qualsiasi
cosa
adesso.-rispose, fissando apatico il vuoto.
I
giorni seguenti
furono vuoti e privi di valore. Sapere che avrei lasciato la penisola
in cui
ero nata, tuttavia, mi lasciava indifferente. Più passava il
tempo, più mi
rendevo conto di quanto fosse inutile e deleterio illudermi.
I
De Rossignol non
avevano mai dimostrato alcuna emozione sulla mia sorte, troppo presi
dal
desiderio di vendicare la morte di mia madre.
Io
ero solo una
piccola comparsa sullo sfondo, pur sapendo che la decisione finale
avrebbe
decretato il mio destino. Mentre così pensavo,
l'ambasciatore si prese il
disturbo di acquistare per me degli abiti appropriati. Fu il primo di
una lunga
serie di doni che io accettai passivamente.
Le
giudicavo il
prezzo del coito animalesco che mio padre gli offriva ogni notte,
giacendo al
suo fianco come se fosse la peggiore prostituta di Lisbona...ma, a
conti fatti,
non dovevo nemmeno diritto di lamentarmi di tutto ciò. Anche
se strano e
inaccettabile, le azioni di mio padre erano state il massimo segno
d'interesse
che il sangue del mio sangue aveva dimostrato per me, quando il mio
Mondo finì
in pezzi.
Finito
anche questo
capitolo, decisamente complicato da scrivere. La vicenda di Soledad non
è
ancora finita e, ad essere onesti, il suo viaggio non è
ancora alla fine.
Probabilmente la storia si dividerà in alcune parti.
Ringrazio chi recensisce e
buone vacanze.