Serie TV > Sherlock (BBC)
Segui la storia  |       
Autore: Maya98    12/08/2014    3 recensioni
"È una dissonanza prodotta tra due voci, o parti, e può avvenire fra due note con lo stesso nome, suonate in successione che siano una naturale e l'altra alterata, ma in parti differenti."
Sherlock capisce che c'è solo un modo per battere Moriarty, e questo modo è fingersi dalla sua parte, con tutte le conseguenze e i sacrifici che questa scelta comporta. Ovviamente, John ne è totalmente all'oscuro.
Note: Johnlock, accenni pesanti di Jary e "Sheriarty" senza sentimento, e qualche cosa di Sherlock&Mary. Cammei vaticani, P.O.V. di Sherlock, Post-HLV.
Avvertimenti: Non è non-con perché è consensuale, ma sicuramente non voluto.
 
Genere: Drammatico, Introspettivo, Malinconico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Slash | Personaggi: Jim Moriarty, John Watson, Mary Morstan, Mycroft Holmes, Sherlock Holmes
Note: What if? | Avvertimenti: Spoiler!, Tematiche delicate, Triangolo
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
6. Sarabande
J. S. Bach, Sarabanda dalla 5a Suite Francese

La suite è grande come un appartamento per cinque o sei persone. Spaziosa e luminosa, dotata di ampie finestre su cui si apre il cielo stellato di Londra, per una volta non rannuvolato, in una vista sorprendente anche per lui, che è abituato a contemplare la sua città dai tetti. È elegante e raffinata, lussuosa ma non sfarzosa, e soprattutto non vi è nulla di eccessivamente pacchiano. Il salotto è ampio e aperto, dominato da un pianoforte a gran coda nero e lucido, su un tappeto rosso dalla trama elaborata e un divano di pelle bianca che ha l'aria di essere molto costoso. Sul tavolino alla sinistra della stanza, scintillano una lunga serie di bottiglie di vini pregiati che fanno la loro scena, ampolla dopo ampolla come l’ordinato laboratorio di un chimico. La scrivania sulla destra, bianca e di metallo, è pulita e molto ordinata, e su di essa torreggia un semplice portatile Mac, bianco anch'esso, e un telefono fisso. Ovunque attorno a loro, sulle mensole, libri di matematica e fisica quantistica molto rovinati, con pagine strappate, pieni di post-it con varie indicazioni ad evidenziatore, e accanto ad essi  vasi con rose fresche tutte rosso cupo, in un elegante contrasto.
-Davvero Jim? Davvero? Il mio alloggio sarebbe dove abiti tu?-il tono sarcastico è una maschera per celare quello sorpreso, mentre una fitta di disagio si insinua attraverso la cassa toracica, lenta, sinuosa ed estremamente spiacevole.
-Sistemazione speciale per l'ospite d'onore,-canticchia Jim a bassa voce, abbandonando a terra la giacca e togliendosi le scarpe nel tragitto dalla porta al divano, sul quale si lascia cadere mollemente con un tonfo sordo:-ci sono due camere. La tua è quella a destra. Il bagno è inutilizzabile, comunque, quindi dovrai usare il mio. Se trovo un capello fuori posto ne pagherai le conseguenze.-aggiunge poi, con uno svolazzo della mano.
Sherlock ghigna, alzando un sopracciglio con fare di sfida:-Davvero?-chiede sottovoce, prima di avviarsi verso la porta scura, alla sua destra, che a quanto pare conduce al suo futuro alloggio del prossimo periodo. Mentre cammina, sente un fruscio dietro di sé, come quello di qualcuno che si sta stiracchiando. Un pigro, sonnacchioso gatto: riesce a vederlo con chiarezza nella sua testa, la coda maliziosa e i denti aguzzi come quelli di uno squalo:-Sbrigati: la cena arriva tra venti minuti, ma lo champagne tra due.
Lui ride di gola, basso e gutturale, fingendosi sereno, mentre attraversa la porta per giungere ad una stanza che sembra l'esatta trasposizione del salotto in una camera da letto. Non si sofferma a guardarsi intorno, conscio che avrà tutto il tempo per farlo più tardi, e appoggia frettolosamente il violino e i bagagli sul letto matrimoniale. L’odore della stanza è insopportabile: profuma di fresco e rose, di pulito, in antitesi a come  si sente. È sempre stata irritante, per lui, la dissonanza.  Guarda con la coda dell’occhio il vetro della finestra, su cui si infrangono le prime gocce di pioggia venute da un cielo che non poteva restare sereno più a lungo. Poi torna in fretta in salotto, dove Jim è accomodato in una posa antica, da nobile romano, con le gambe distese sul divano e un flûte di champagne ricolmo in mano, e la braccia spalancate posate sui braccioli del divano.
-Prego,-dice con voce sottile, indicandogli un altro bicchiere posato sul tavolino. Sherlock si accomoda a terra, con le gambe incrociate, a pochi passi dal pianoforte, che accarezza con lo sguardo mentre ci passa vicino, strappando a Jim un sorriso. Prende delicatamente il flûte con due dita, e lo sorseggia, emettendo un verso di apprezzamento. Jim ride, indecifrabile.
-Annata buona, il '63.-mastica Sherlock, prendendo un altro abbondante sorso, pensieroso:-E mi sento in dovere di congratularmi con te per il pianoforte, per la cronaca. Steinway & Sons da cento mila sterline?
-Non mi faccio mancare niente.-commenta Jim, con indulgenza, lanciandogli una lunga e penetrante occhiata, completamente disinibita e spoglia da qualsiasi concezione di privacy:-Al pari di te, comunque. Il tuo violino non è un delizioso Stradivari?
-Amati.-lo corregge pacatamente, giocherellando con il bicchiere, lo sguardo basso nel liquido chiaro, seguendo il corso delle bolle d’aria dal fondo alla superficie:-Del quattordicesimo secolo.
-A volte sei così pretenzioso che mi verrebbe voglia di farti strozzare.-dice Moriarty con voce tranquilla, quasi disinteressata, giocherellando ancora un po’ con il suo bicchiere vuoto, facendolo roteare ancora e ancora tra le dita agili:-Ma poi penso che mi annoierei a morte senza il mio compagno di giochi.
-Oh, che bambino.-sbuffa Sherlock, roteando gli occhi con fare seccato:-Evita di comportarti così tutta la sera, ti prego. O potrei rifiutare il tuo invito a cena.
Flirtare. Mostrarsi a suo agio, usufruire di nonchalance. Arti rilassati, discorsi facili ma interessanti, e lo stesso tono di sfida che li ha caratterizzati una volta. Sfrontatezza. Sicurezza di sé. Esattamente come la preparazione ad un esperimento: scegliere con accuratezza elementi e composti, e il materiale più adatto; poi rispettare i tempi e trarne delle conclusioni per vedere se sono conformi alle ipotesi. Allo stesso modo queste premesse gli permettono di costruirsi una maschera, una nuova identità di sé, da mostrare, da sfruttare per giungere all’obbiettivo. E qualche rischio per perfezionare la mira è qualcosa che gli è sempre piaciuto prendersi.
-Oh, tu credi che mi ferirebbe?-chiede Jim alzando un sopracciglio e accavallando le gambe.
Sherlock decide di ignorare volutamente quella domanda, ritardandola con un gesto seccato della mano:-Serata di lavoro o libera?-chiede invece, alzando il mento con fare superbo e una lieve nota di impazienza nella voce:-Il cibo mi rallenta, devo scegliere la mia alimentazione con cura se voglio che i miei riflessi siano pronti.
-Lavoro. Mi hai fatto perdere già abbastanza tempo.-l’angolo della bocca si arriccia in una smorfia precisa, una linea che taglia diagonalmente il viso in modo così geometricamente perfetto da sembrare studiato al millimetro. Ma Sherlock vede il caos, dietro a quel sorriso, quell’eterno e infuriato disordine che permane nella mente di Jim, al contrario della sua. Se si concentra riesce a scorgere anche i capi e le code di quei pensieri, che come fili si intricano in una matassa inestricabile:-Possiamo anche saltare la cena, allora.
-Magnifico!-esclama allora, attirandosi le ginocchia al petto e sfregandosi le mani con fare impaziente, improvvisamente carico, illuminato, come se non vedesse l’ora di iniziare:-Cosa dobbiamo fare?
-Dai per scontato che possa condividere con te il progetto.-l’espressione del consulente criminale diventa delusa, quasi infastidita, con gli occhi socchiuse e le labbra schiuse in una smorfia, i denti stretti. Il movimento oscillatorio della sua testa sembra quello di una marionetta alla quale abbiano tagliato i fili. Poi rimane immobile, per qualche secondo, osservandolo attentamente in viso. Il suo volto improvvisamente si apre, un sorriso sfacciato e affilato, e quando apre la bocca Sherlock percepisce il vento, solo il vento dell’Est, che soffia così forte che si sente come se stesse per essere sradicato:-Sfacciato.-lo accusa, con gli occhi che brillano di approvazione:-D’accordo, facciamolo insieme. Da programmare l’omicidio di sir Nottingam, cavaliere della Regina e della Nazione.-si alza con slancio, sfregandosi i pantaloni come se potessero in qualche modo essere sporchi, e si slaccia i polsini della camicia. Percorre il salotto in grandi falcate, recuperando sull’ordinata scrivania – maniacale – un fascio di documenti, che gli lancia sgraziatamente.
-Potrebbe morire per osmosi.-Sherlock afferra una cartelletta e la apre, sfogliandola con fare distratto, il busto appoggiato al pavimento e i polpacci sollevati ed incrociati. Aggrotta le sopracciglia nel scorrere velocemente quella lunga serie di dati sulla vittima designata, sfiorando delicatamente con dita leggere quelle pagine di carta ruvida:-Acqua distillata o acqua salata: le cellule nel primo caso scoppierebbero, nel secondo si rattrappirebbero fino ad accartocciarsi su sé stesse.
Jim si ferma a ponderare la proposta, con l’espressione troppo stupita per essere fasulla. Sherlock apprezza – nei limiti dell’apprezzamento che può avere per l’uomo che più odia al mondo e teme al tempo stesso – questo lancio di sincerità incontrollata, perché è così raro, così difficile da cogliere, così inafferrabile che può essere fatto passare per una tripla finzione. Un gioco di specchi: ogni sovrapposizione crea altre infinite possibilità.
-Creativo.-è il genuino commento di Moriarty, mentre torna a sedersi di fronte a lui, e poi a sdraiarsi, aprendo in mezzo a loro un’enorme piantina con l’enorme villa, abitazione di sir Nottingam. Lo guarda con quegli occhi da gatto, ma Sherlock vede solo il nero, nient’altro che il nero nebuloso degli oscuri spettri che giacciono infondo a quelle iridi. Vede solo quel nero farsi più grande, più oscuro, più minaccioso, e poi inghiottirlo.
Quello, è solo l’inizio.
 
( Continua )
 
 
Note:
Questo capitolo è tutto per la mia Nemesi preferita, vero Vichy? L’ho scritto quando ha avuto l’appendicite, mesi e mesi fa, ma anche se lo pubblico adesso sai che è tutto per te.
Flute. È una parola sia maschile che femminile, grazie per avermelo fatto scoprire, Dede <3
Le recensioni sono sempre gradite, positive o negative, purché siano costruttive e non distruttive: mi farebbe molto piacere sapere cosa ne pensate, soprattutto voi persone che non conosco, un parere esterno è sempre il più oggettivo. Vorrei inoltre ringraziare la 21 persone che hanno inserito la storia tra le seguite <3 e anche coloro che leggono nell'ombra. Un bacio a tutti e al prossimo capitolo! E buone vacanze
  
Leggi le 3 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Serie TV > Sherlock (BBC) / Vai alla pagina dell'autore: Maya98