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Autore: halfblood22    12/08/2014    2 recensioni
Quando per Percy Jackson e i suoi si è ritrovata la pace, un nuovo mistero cade, per così dire, dal cielo sul campo mezzosangue. Annabeth non riesce più a far funzionare il portatile di Dedalo e anche i ragazzi di Efesto hanno problemi con i loro macchinari. Leo si sente irrequieto e i suoi poteri diventano indomabili e Piper è preoccupata per lui . Percy inizia ad avere strani flashback di una vita in cui c'è lui ma non sembra sua. Un'antica maledizione si sazierà di una nuova vittima. Percy Jackson dovrà lasciare tutto di nuovo e partire per una nuova impresa, ma non sarà solo: al suo fianco ci saranno i suoi fidati amici del campo più questa nuova arrivata, che si scoprirà essere molto di più...
Genere: Avventura, Fantasy | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Annabeth Chase, Leo Valdez, Nuovo personaggio, Percy Jackson, Quasi tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Mi girai di scatto e vidi qualcosa di decisamente troppo grande per stare nella baia di long island: una piovra nera gigante striata di strisce rosso sangue. Purtroppo, fui troppo lenta e quella mi diede un poderoso colpo di tentacolo su una spalla. Fui lanciata all'indietro e sbattei contro la parete, semi-svenuta. Riuscii ad udire un grido e uno che sembrava Percy in pigiama si lanciò contro il mostro, con la spada sguainata. 
Cercai di riprendermi ma subito arrivò un nuovo essere: un’aragosta di sproporzionate dimensioni. Puntò contro di me e stavolta mi difesi in tempo, uscii la mia spada Cloe dalla federa. Invocai le correnti della baia e spinsi verso l’alto l’aragosta. Poi la colpì in un’intersezione nella corazza. Maledetto gamberzilla, non voleva proprio perdere. Cercò di acchiapparmi con le enormi chele, ma schivai il colpo. Mentre però mi giravo per fronteggiare un nuovo attacco, quando un nuovo mostro si presentò all’appello: sembrava che qualcuno stesse giocando con le bambole e noi eravamo la spazzatura da distruggere e poi infilare nei secchielli colorati. Non avevo intenzione di finire in un secchio viola a cuoricini, ma il calamaro gigante sembrava intenzionato proprio a questo.
-“Due contro una!?”- 
-“Non è valido!”- concordò Percy, che adesso mi copriva le spalle. –“Ma, uno ciascuno si può fare!”- notai che aveva una strana poltiglia con dei riccioli ambigui fra i capelli, che somigliavano molto a rimasugli di tentacolo di piovra.
-“Allora io prendo gamberzilla, tu occupati dell’altro”- dissi. Quella maledetta scolopendra doveva assaggiare un altro po’ della mia spada.
-“Ci sto!”- e ci lanciamo in attaccò, in completa sintonia. In pochi minuti avevamo fatto fuori i due mostri, che si erano rimpiccioliti per la paura. MAI mettersi contro due figli del mare.
Salimmo in superficie, dove Annabeth ci aspettava ansiosa. Arrivata sulla spiaggia mi buttai a terra, sfinita. Percy mi seguì a ruota, e Annabeth si sedette accanto a noi.
-“Che c’era là sotto? Ci avete messo un casino di tempo, ero tremendamente preoccupata.”-
Si sfogò, più che altro con Percy che con me. Lui le diede un bacio sulla guancia per tranquillizzarla e poi mi fece l’occhiolino. Sarà che sono una romantica, ma erano una coppia stupenda.
-“Abbiamo incontrato qualche strano pesce troppo cresciuto, ma ce la siamo cavata”- le disse lui. Mi piaceva che aveva usato un “noi”, mi era piaciuto fare squadra con mio fratello.
-“Emh… Percy…”- iniziai, mettendomi a sedere.
-“Vi lascio soli”- la figlia di Atena se ne andò verso il campo.
-“Che c’è?”- fece lui, sorridendo incerto.
-“Noi, noi dobbiamo parlare… sai, quei flashback…”-
-“Ti prego, non parlarmi di flashback”- si mise anche lui a sedere e si prese la testa fra le mani.
-“Sono, molto, molto confuso. Credimi, quando ho detto che eri mia sorella, io non lo so,…”-
-“Mi dispiace, sul serio, ma non sapevo cosa risponderti, non sapevo cosa dire…”- 
Perfetto, l’avevo fatto restare di merda, quanto mi odiavo.
-“No, non preoccuparti, io… Io ho solo avuti questi strani sogni, e…”-
Gli presi le mani. Lui si zittì e mi guardò negli occhi. Poi lo abbracciai: me lo sentivo, era lui. Adesso non erano solo flashback o sogni, adesso erano certezze. Lui ricambiò il mio abbraccio e non sembrava più rigido, forse aveva iniziato a ricordare come me. Ma si, tutti i pezzi del puzzel venivano a galla e nessuno avrebbe più potuto separarci.
-“Ma… perché separarci? Perché mio padre avrebbe addirittura dovuto cancellare il tuo ricordo dalla mia mente?”- chiese Percy, quasi parlando da solo, sciogliendosi dall’abbraccio.
-“Io… forse, si, mi ricordo e non mi piace affatto: il tutto è nato da un consiglio fra gli dei dell’olimpo e da questa riunione era stato decretato che…”- deglutii. Percy notò la mia incertezza e mi prese di nuovo la mano.
-“… Era stato deciso che dovevo morire.”- ecco, quello era uno dei tanti ricordi poco belli che avevano fatto dimenticare alla mia testolina.
-“Non è la prima volta che ho l’Olimpo contro”- disse lui, noncurante. Io sbarrai gli occhi, ma lui liquidò il tutto con un gesto.
-“Non lascerò che ti portino via, dopotutto, sono tuo fratello. E tu sei sempre una Jackson. Hai il sorriso di nostra madre e gli occhi, beh… quelli sono decisamente tuoi”- mi rispose, con un sorriso. Era ufficialmente matto, perciò decisi che eravamo una bella coppia fratello/sorella. Ma, quando, anche con una cosa così grande e minacciosa come avere tutti gli dei contro, ero riuscita a trovare uno spiraglio di luce che equivaleva a alleanza con Percy, adesso quella tapparella era stata calata e dominava solo il buio. Perché? A pochi metri da noi un corpo di un semidio era caduto. Il campo era sotto attacco. Ma la cosa peggiore? Quel semidio era Annabeth.

 

   
 
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