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Autore: Fantfree    13/08/2014    0 recensioni
"Sono un mutaforma. Solo questo."
Un segreto che potrebbe compromettere una vita molto dolorosa, una vita che comincia nel passato e perdura nel presente. Perché Thomas non puņ morire. Un patto con il re dei mutaforma Proteo glielo impedisce. Ma Thomas non č un ribelle scongiurato e nemmeno una persona alla ricerca di qualcosa molto pił grande di lui. Il suo č stato un patto terribilmente forzato dal destino, un destino ingrato e volubile, pronto a farlo soffrire ogni volta che il mite ragazzo cerca di concludere qualcosa di buono... Qualcosa, perņ, spezzerą questa terribile catena, qualcosa di bello ed imprevisto, come tutta la sua vita, del resto.
Genere: Introspettivo, Sovrannaturale, Storico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: Contenuti forti
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Salve, cari lettori! 
Prima che leggiate, č bene che vi informi che d'ora in poi avremo dei salti temporali nella storia. Ci sarą il presente che comincia nel 2012 (talvolta lo metteró per primo, altre volte in fondo, altre volte ancora non ci sarą affatto) e perdura fino ai giorni nostri, vi sarą la vita di Thomas, il protagonista,nei suoi primi ventotto anni ed infine, la vita di Thomas fino al presente. Se ho deciso di dividerla in pił parti č per un preciso motivo. Quindi, non aspettatevi una storia del tutto lineare. In ogni capitolo peró, riprenderó ogni singola parte (per il presente devo ancora decidere) da dove eravamo rimasti, sperando solo di essere pił chiara possibile ;)
Grazie della cortese attenzione, 
Fant :)


Presente. 2012
Stefan guardó il mare. Lucente, maestoso mare. Ah, quante ne aveva vissute in tutti quegli anni! C'era gente che ancora gli dava la caccia. Anche suo figlio lo aveva fatto. Ma era stato molto, molto tempo prima. Non era stato l'unico. Era cominciato tutto con quel Trosen. Da lģ molte persone lo avevano odiato. Aveva amato come mai prima, maledicendosi. Aveva giurato a sč stesso di non soffrire pił. Ma ci era ricaduto. Ed aveva mentito stavolta. Mentito di nuovo sulla sua vita: tutta una menzogna. Aveva sofferto. Ma aveva capito chi era. 
Sorrise alla sua amata. Lei era una mutaforma, proprio come lui. Si domandó se la sua menzogna sarebbe dovuta durare per l'eternitą, oppure raccontarle tutto. 
<< Che c'č? >> Domandó lei avvicinandosi alla sua spalla.
<< Stavo osservando l'orizzonte. >> Rispose Stefan voltandosi per guardarla negli occhi. Doveva dirglielo. Doveva raccontarle la sua vita. Perché solo cosģ avrebbe potuto affrontare il presente insieme a lei. 
<< Lo so che c'č qualcosa che non va, Stefan. >> Constató lei fissandolo in quei due occhi lucenti ed ambrati. 
Il "ragazzo" buttó fuori tutta l'aria che aveva dai polmoni. Bene, si disse, era venuto il momento di raccontarle ogni singola cosa. << Anzitutto >> disse prendendole delicatamente le mani. In che modo si sarebbe dovuto esprimere per non ferire colei che amava? Le aveva detto solo una menzogna. Quel nome non era il suo. Inspiró e chiuse gli occhi. << Ti ho mentito. >> Disse lui quasi per voler prendere tempo.
La ragazza lo guardó stupita. << Č da molto tempo che ci conosciamo, Stefan. Su che cosa avresti dovuto farlo? >> 
<< Il mio nome, per esempio. >> Poi, con una voce molto fioca aggiunse: << La mia storia... >> 
In quel momento i suoi occhi si rispecchiarono in quelli dell'altra. "Ah," pensó "anche sul colore degli occhi ho dovuto mentirle!" 
Il suo cuore cominció a provocargli dolore, un dolore che in passato aveva provato pochissime volte. Dopotutto, aveva vissuto molto pił di qualsiasi altro normale essere umano. Solo alcuni mutaforma potevano essere pił veterani.
Guardó le nuvole. Quello era il colore dei suoi occhi, non marrone come la terra in cui la sua Colette si era posata l'ultima volta. Aveva sofferto moltissimo nel vederla lģ distesa e senza vita. Avrebbe voluto seguirla ma non poteva. Lui che aveva dato tutto per restare in vita e riabbracciare suo padre!
Non appena il suo sguardo ebbe di nuovo incontrato quello della sua amata, i suoi occhi diventarono grigi come le nuvole che aveva appena visto. 
<< Vedi, Kate. >> Le sue mani continuavano a tenere quelle della ragazza che aveva davanti, quella che aveva appena visto mutare colui che aveva di fronte. << Il mio vero nome č Thomas Green. Mi conobbero anche come Thomas Kestell, Stefan Tomson ed altri nomi. >> 
Kate rimase come impietrita davanti al mutaforma. In quel momento crollarono tutte le sue speranze di avere accanto un uomo fedele e veritiero. Come aveva potuto mentirle? Rimase ad osservarlo negli occhi, quegli occhi che non erano pił del colore che un tempo lei aveva tanto amato. Adesso erano del colore delle rocce granitiche, delle nuvole e delle strade che solcavano le cittą. Di quel bellissimo bracciale d'argento che portava da chissą quanto tempo. 
Dal suo volto sgorgarono delle lacrime e sulla sua schiena si formarono delle ali, come se lei fosse stata pronta a spiccare il volo ed andarsene via per sempre. Ma non lo fece. Qualcosa la bloccava. 
<< Potrai dirmi che sono stato stupido. >> Disse Thomas con gli occhi lucidi, anche se il suo volto sembrava molto rilassato. << Ma se lo sto facendo adesso c'č un motivo. >> Prese la mano destra e le guardó l'anello che le aveva regalato tempo prima. L'amava, l'amava pił di ogni altra cosa. Quando la luce era venuta a mancare, era arrivata lei. Come fosse successo, neanche lui lo sapeva, ma forse dialogare sul suo passato glielo avrebbe fatto tornare in mente. << Io mi fido di te pił di ogni altra persona. >> Abbassó lo sguardo. << Ho passato molti anni nella menzogna, cercando solo di nascondere ció che ero e facendo uso del mio dono solo per scopi personali. >> Risollevó il viso, incontrando il suo sguardo dolente. Voleva essere ascoltato. Se in passato aveva pensato che farlo sarebbe stata solo un'inutile perdita di tempo, adesso avrebbe voluto condividere con qualcuno tutto quello che aveva vissuto. << Io di te mi fido. Ti prego, perdonami se ho mentito a tutti voi. >> Gią, si disse. La persona a cui aveva mentito era stato soprattutto lui stesso. << Posso parlarti del mio passato? >> Domandó con gli occhi lucidi. Quegli occhi grigi che fino a poco tempo prima erano stati color ambra. << Lo farai? >>
La ragazza si perse nel suo sguardo magnetico. Non si era mai sentita cosģ. La persona che amava non era pił la stessa, era diversa. Il loro presente non sarebbe pił stato lo stesso: la loro incolumitą. Doveva davvero fidarsi? Il suo sguardo si spostó silenziosamente verso il mare, infinito e bellissimo. Dopotutto, che scelta aveva?
<< Sģ. >> Rispose lei triste e quasi controvoglia. Sģ, lo avrebbe fatto. 
<< Come dicevo, il mio nome č Thomas Green. Tutto parte da quella volta che io naufragai. >> Poi, osservó anche lui il mare. No, non era cominciato tutto dal naufragio. << No, >> si corresse. << cominció tutto molto prima... >>

Passato. 1802
<< Papą, >> disse Thomas alquanto disperato. Non voleva partire. Non voleva andarsene. Tossģ una, due, tre volte. Era ammalato, ma non gli importava. << io non ci voglio andare! >>
Il padre lo guardó con le lacrime agli occhi. << Tua madre ed io abbiamo sempre voluto il meglio per te, figliolo. Da quando lei non c'č pił... >>
Lo sguardo in lacrime del ragazzino lo fermó. << Io non voglio perderti! >> Aveva gli occhi rossi dal pianto. Non era mai stato cosģ male in vita sua. Perché perderlo? Perché andarsene?
<< Lo devi fare. Non posso permettere che le tue condizioni peggiorino. >> Lo guardó in quei due occhi grigi. Il suo volto era pallido e pieno di lentiggini. I capelli erano marroni scuri. L'abito che portava non lo avrebbe protetto dalle intemperie. Ma aveva dato tutto quello che aveva per farlo partire e garantirgli una vita migliore. Non voleva che si ammalasse, sua madre era morta per aver lavorato troppo. Era stata sottopagata solo perché era una donna. E lui? Lui era solo un bambino! Come poteva quella gente crudele metterlo a lavorare? Aveva solo otto anni! Il suo volto era angelico. Non avrebbe mai permesso di rovinare quello splendore. I fumi della fabbrica lo avevano gią fatto ammalare abbastanza. Possibile che non se ne accorgesse? No, dopotutto lui era solo un piccolo angelo che lavorava per vedere il sorriso sul suo sguardo stanco. Erano in due, dormivano in una casa brutta e malconcia. Di giorno in giorno la salute del piccolo stava peggiorando. Non avrebbe pił potuto garantirgli una vita sicura, non ora che stavano per licenziarlo. Quelle assurde macchine stavano prendendo il suo posto. Non avrebbe permesso a suo figlio di morire. Lo avrebbe salvato, anche se non avrebbe pił potuto vederlo crescere. << Lą avrai una vita migliore. >>
Il bimbo pianse. Non voleva lasciare il suo papą. Aveva gią perso la madre, perché gli stava facendo una cosa del genere?
Ad un tratto, dopo che i due si furono guardati a lungo, una voce a bordo richiamó la loro attenzione: << Dobbiamo partire. >> 
<< Papą! >> Gridó il bambino.
<< Diventerai un grande uomo. >> Lo confortó il padre. << Vai. Che tu sia per sempre protetto dagli angeli. >> I due si abbracciarono, per l'ultima volta. 
<< Ti rivedrņ. >> Rispose Thomas con gli occhi scintillanti ed il volto rigato dalle lacrime. 
<< Addio, Thomas. >> Rispose lui asciugandosi le lacrime mentre il piccolo veniva preso per mano da un uomo. 
Il piccolo fece un saluto con la manina, mentre saliva sulla nave. Non sapeva nemmeno dove sarebbe andato. Guardó ancora una volta gił dalla nave, strappando la mano da quella presa amichevole. Poi, sbracciandosi come non aveva mai fatto, gridó: << Addio, padre! >>
Continuó a guardarlo, finché la nave non fu abbastanza lontana. Nel suo cuore in quel momento passarono un sacco di emozioni spiacevoli. Pianse, pianse in silenzio, mentre senza quasi neanche accorgersene tossiva. Tossģ per tutto il viaggio. 

Passato. 1822- Subito dopo il naufragio.
Thomas aprģ gli occhi accorgendosi subito di non essere sulla spiaggia. Allora dov'era? Alzó il busto, mentre nelle sue narici si insinuņ un odore invitante... Qualcuno stava cucinando. Si guardó attorno. A quanto pare sembrava proprio che fosse in una stanza bianca con due letti. 
Non parló, forse lģ non potevano capirlo. 
Poi, quasi all'improvviso, da dietro la porta socchiusa vide una donna che lo stava osservando stupita.
<< Oh, santo cielo! >> Gridó lei quasi presa dalla commozione. << Il ragazzo si č svegliato! >>
A quelle parole, Thomas sorrise. A quanto pare era ritornato in Inghilterra. Da quanto tempo! 
La donna si fiondó accanto a lui, guardandolo amorevolmente. Era molto pił matura del ragazzo, dimostrava sulla cinquantina d'anni. Era bionda e robusta, con due occhi marroni molto espressivi. Portava una strana bandana ed un vestito blu con un grembiule bianco. Da come si era atteggiata pareva essere una donna simpatica e sicura di sč.
In quel momento entró anche un uomo. Questi aveva i capelli grigi ed uno sguardo logorato dalle rughe. I suoi occhi scuri guizzavano come se fossero delle pietre preziose, mentre una barba incolta gli segnava il volto. Aveva dei vestiti piuttosto semplici, ma pareva essere una persona abbastanza autoritaria, forse sulla sessantina d'anni.
L'uomo prese una pipa e cominció a fumarla. << Bene. >> Disse lui in maniera abbastanza seria.
"Adesso vorranno delle spiegazioni." Pensó Thomas senza cercare di mostrare alcuna espressione sospetta in volto. Che cosa ci faceva lģ? Chi erano quei due? Forse era lui quello che avrebbe dovuto capire alcune cose, non loro, pensó.
<< Ben svegliato. >> Sorrise la donna interrompendo il silenzio. Stavolta non si limitņ a guardargli solo gli occhi, ma lo squadró completamente. Con immenso stupore, si accorse come quel ragazzo fosse proprio bello, i suoi occhi erano grigi e penetranti, i suoi capelli neri e molto luminosi, la sua pelle chiara e piena di lentiggini, mentre le guance erano marcate da una barba che pareva essere stata tagliata solamente qualche giorno prima. I suoi occhi caddero sul torso nudo del ragazzo. Aveva un bellissimo fisico allenato probabilmente segnato da ore ed ore di lavoro, mentre la pelle era chiara e candida. Forse, pensó la donna, colui che aveva davanti era addirittura un nobile.
<< Puoi capirci? >> Domandó l'uomo guardando fuori dalla finestra, come se non gli interessasse avere alcun contatto visivo con lui. 
Thomas che in passato era stato ben educato, non ci fece caso e gli rispose a modo: << Sģ, signore. Posso capirvi. >> La sua voce uscģ dalla gola in un modo cosģ chiaro che il ragazzo fece fatica a capire come ci fosse riuscito. Sorrise. Dopo quello che gli era successo, come non poteva essere tornato completamente in salute? 
<< Quindi qual č il vostro nome? >> Domandó la donna completamente persa nel fisico del ragazzo. 
Thomas esitó un attimo. Doveva dirle realmente chi era? Dopotutto, era appena rinato. Quella era la sua nuova vita. Scosse il capo. No, non era tornato per rinascere. Era tornato per riabbracciare il suo passato. In quel famigerato viaggio di ritorno aveva rinunciato anche alla sua stessa dignitą. In Virginia si era fatto una vita. Una vita migliore. Ma aveva perso tutto. Tutto per ritrovare suo padre. Aveva anche perso la sua stessa morte. Non avrebbe pił potuto morire. Tutto per riabbracciarlo. Perché lui era vivo. Doveva scusarsi con lui, doveva fargli vedere Chi era diventato. Poteva farlo. Perché lui era...
<< Thomas Kestell, signore. >> Il suo nome era diventato importante lą in America. Lo sapeva benissimo che una volta tornato nella sua terra d'origine non sarebbe pił stato nessuno. Eppure il destino aveva voluto regalargli uno splendido ed allo stesso tempo infimo dono. Adesso stava a lui la decisione di usarlo. No, si disse, non adesso. Lo avrebbe fatto nel momento pił opportuno, quando davvero ne avrebbe avuto bisogno. Per il momento doveva solo capire chi aveva davanti agli occhi. << Con chi ho l'onore? >> Domandó cercando di porsi nella maniera pił gentile possibile.
L'uomo che non si era mai voltato a guardarlo prima d'ora, si giró. << Ti abbiamo trovato sulla spiaggia privo di sensi. >> Rispose lui continuando a fumare come se niente fosse. << Siamo gente del posto, gente umile. >> Quindi, suppose Thomas, quelle due persone che aveva davanti dovevano essere contadini o pescatori.
<< Da dove vieni? >> Domandó la donna guardandolo in faccia, questa volta. 
<< Vengo da Glasgow, signora. >> Rispose con estrema cortesia il ragazzo. Sentģ di essere di nuovo in forze, ma non si alzó. Pensó che fare una cosa del genere sarebbe stato troppo scortese. Rimase nel letto, come aspettando il loro invito ad alzarsi o a segurli.
<< Oh, cielo! >> Esclamó la donna con gli occhi che scintillavano. << Anche i figli della nostra vicina vengono da lģ! >> Poi, senza nemmeno rendersene conto, lo prese per un braccio e cominció a strattonarlo amichevolmente. Quanta potenza che aveva in quella braccia, quella donna! Meglio non farla arrabbiare, pensó leggermente turbato Thomas. Lui che era stato educato alla vecchia maniera, non era abituato a certe cose... << Andremo da lei, sono tutti curiosi di conoscerti... >> Sorrise di nuovo. Aveva dei bellissimi denti bianchi che sembravano illuminare tutta la stanza. << Inoltre, oggi ritornano i figli che sono andati a lavorare in fabbrica. >> 
La parola "fabbrica" riecheggió nella testa di Thomas. Era lģ che aveva trascorso la sua prima infanzia, era lģ che si era ammalato ed aveva perso sua madre. 
<< Da dove provengono? >> Domandó estremamente curioso di sapere. 
<< Esattamente da dove vieni tu. >> Poi, con estrema rapiditą cambió sguardo. C'era qualcos'altro che doveva chiedergli? << Ma perché sei naufragato? >> Ecco, prima o poi quella domanda sarebbe venuta fuori, pensó Thomas. Qualcosa avrebbe comunque dovuto dirle, anche se aveva voglia di restarsene zitto. Quella non era pił la sua vita, pensó. Ora sarebbe ricominciato tutto dal momento in cui aveva visto gli occhi di suo padre per l'ultima volta. 
<< Il mare al largo si era fatto grande e... >> Abbassó lo sguardo, come per fingere di aver davvero perso tutto. << Provengo da una famiglia terriera americana. Sono venuto in Inghilterra per riscoprire le mie origini. >>
<< Americani... >> Sussurró il pescatore. Tutto quello che era successo in quelle terre di coloni era una cosa che lo faceva innervosire parecchio. Non era possibile che dei coloni si fossero ribellati in quel modo... 
Thomas guardó fuori dalla finestra e per qualche secondo si perse a guardare il panorama. Mandarlo in America vent'anni prima era stata una decisione davvero ardua, visto quello che stava succedendo in quegli anni. Lģ si era fatto una nuova vita cambiando nome, fingendosi un'altra persona. Forse anche adesso che era in Inghilterra avrebbe dovuto fare lo stesso. 
<< Sono inglese, signore. >> Rispose gentilmente all'uomo. << Appartenevo ad una famiglia abbastanza conosciuta che mi mandó in America insieme ai servitori, promettendomi di venirmi a trovare. >> Mentģ lui. Ah, quanto non erano vere quelle parole! << Ma non vennero mai e adesso sono io che sto venendo a cercarli. >> Abbassó di nuovo lo sguardo. Soffriva. Il passato, dopotutto, gli faceva ancora provare moltissime ripercussioni. Poi, con tono estremamente fioco, disse: << Ho perso tutto... >> In quel preciso istante capģ come la sua mente fosse confusa, intrappolata fra la voglia di farsi una nuova vita e la voglia di tornare al passato. Dai suoi occhi uscģ una lacrima che lui non asciugó. Nel suo volto si formó un'amara espressione di dolore. Chi era davvero lui? Che cosa avrebbe dovuto fare? Guardó negli occhi la donna, ma nel suo intenso sguardo non cercó compassione. Voleva solo trovarvi un po' di conforto, una luce, una speranza. 
La donna, invece, comprese benissimo le emozioni del ragazzo. Sapeva che ogni cosa detta lo avrebbe sicuramente ferito, ma doveva comunque tentare: << Se volete, >> lo rassicuró lei prendendolo per le mani, << possiamo chiedere ai figli dei nostri vicini. Loro vi riporteranno nella vostra cittą d'origine. Lģ potrete cosģ riabbracciare la vostra famiglia... >> Improvvisamente si alzó e gli prese tra le mani la coperta, come per rimboccargliela. 
Che cosa avrebbe dovuto rispondere a quelle gentili parole? Che cosa avrebbe dovuto dirle? Se fosse tornato a Glasgow avrebbero sicuramente capito che lui era un bugiardo. 
In quel preciso istante la luce del sole gli abbaglió gli occhi, portando con sč un ricordo, una speranza. Ció che aveva visto prima di morire, prima di perdere la vita si fece vivo davanti ai suoi occhi. Furono ricordi cosģ lucidi che gli sembró di rivivere quei tremendi istanti. Si ricordó del dono appena ricevuto e di come lo avesse usato per sopravvivere alla morte. Lo avrebbe usato di nuovo. 
<< Siete molto gentile. >> Rispose lui prendendole le mani per impedirle di rimboccare le coperte. << Sono molto lieto della vostra proposta. >> Poi, con estrema eleganza decise di mettere le gambe fuori dal letto. << E ho deciso che parleró con loro. >> 
In quel preciso istante, Thomas decise di alzarsi. Non appena fu in piedi, gli venne da barcollare: chissą per quanto tempo era svenuto. Guardó i suoi pantaloni grigi. C'erano ancora ed erano in buono stato.
La donna squadrņ il bellissimo ragazzo da capo a piedi. Se avesse avuto una figlia, l'avrebbe indirizzata a lui. Perché non solo aveva un bel fisico ed un bellissimo sorriso, ma era anche alto e slanciato, dai modi di fare molto gentili. Chissą, pensó. Quel ragazzo doveva essere davvero di buona famiglia.
<< Non cosģ. >> Rispose la donna invitandolo con la mano a seguirlo al di lą della porta. 
Thomas sorrise. Non avrebbe potuto di certo presentarsi a torso nudo davanti ad altre persone!



Ringrazio tutti coloro che hanno deciso di seguire questa storia, soprattutto Drachen che ha gią recensito! Grazie, gente, vi adoro! Stavolta non vi farņ aspettare cosģ tanto tempo! A presto!
Fant :)
  
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