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Autore: MarziQueen    13/08/2014    1 recensioni
‹‹...Finalmente Regina sarebbe stata felice, ma, in un secondo la sua felicità era stata spazzata via come dal vento che soffia impetuoso, rovinando tutto. Anche quel che sembrava impossibile.››
OutLawQueen, finale di terza stagione.
Genere: Drammatico, Introspettivo, Triste | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Regina Mills, Robin Hood
Note: Nonsense | Avvertimenti: nessuno
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Capitolo II - Hope
La mattina dopo Regina si era svegliata con un forte dolore alla testa. Era nel suo comodissimo letto matrimoniale e non era sola. E quel che era peggio era che non riusciva a ricordare cosa avesse fatto la sera precedente e come fosse arrivata fin lì e soprattutto, perché Robin si trovasse proprio accanto a lei e dormisse, assorto.
La donna si stropicciò gli occhi e si girò verso l’uomo… avevano forse fatto l’amore? Si pose quella domanda perché addosso aveva solo una maglietta larga comoda e l’intimo e Robin era di fianco a lei.
Che cosa voleva lui? Perché era lì? Sarebbe stato molto meglio se l’avesse lasciata in pace, almeno nel suo dolore.
Passò qualche minuto prima che anche il ladro si svegliasse. Appena sveglio, guardò Regina. Lei non seppe interpretare il sorriso che le rivolse, che in realtà era un sorriso di sollievo nel vedere la donna star bene.
‹‹ Buongiorno, come stai? ›› chiese, girandosi verso di lei, con lo stesso sorriso di prima e con fare premuroso.
‹‹ Confusa.. perché mi trovo qui e perché tu ti trovi qui? ›› domandò, cercando di reprimere uno sbadiglio distratto, gli occhi scuri puntati su di lui.
‹‹ Perché ieri hai bevuto un po’ troppo e ti sei sentita male e, sinceramente, ho preferito restare a dormire con te piuttosto che lasciarti da sola ›› disse, guardandola negli occhi seriamente, con un tratto di severità nel tono di voce.
Regina non sapeva cosa dire. ‹‹ Beh.. ti ringrazio ›› concluse, con un espressione di rammarico.
Si sedette sul letto e Robin fece lo stesso, come se l’uno volesse imitare i passi dell’altra. 
‹‹ Dovresti tornare a casa.. c’è tua moglie che ti aspetta ›› disse la donna, interrompendo quell’imbarazzante silenzio e tenendo lo sguardo puntato sulle proprie gambe al di sotto delle lenzuola.
‹‹ Dovrei… ma non credo che ti sia ripresa del tutto ›› alluse Robin.
Regina sbuffò. ‹‹ Chi sei, mio padre? ›› chiese, sprezzante e con una punta di acidità nella voce.
‹‹ Meglio che non ti racconti la condizione in cui ti trovavi ieri sera… non ti potevi reggere in piedi, non era uno spettacolo ›› continuò, con la stessa intonazione calma che però fece irritare Regina.
D’altro canto, era vero quel che stava dicendo: si era comportata da incosciente e gli aveva permesso di assistere ad una scena davvero penosa. Non poteva controbattere, perciò non rispose.
‹‹ Perché… sei venuto da me? ›› se era il momento di chiedere spiegazioni, tanto valeva farlo subito, prima di pentirsene amaramente.
‹‹ Perché mi ha fatto tristezza vederti così… e mi dispiace. Io ero convinto che mia moglie fosse morta e nel frattempo mi sono costruito una nuova vita, della quale anche tu hai cominciato a farne parte… con molto piacere da parte mia ›› aggiunse ‹‹ e non voglio che tutto finisca, anche se ciò significherà lasciare mia moglie ››.
Quelle parole avevano una punta di amarezza per Regina, ma costituivano anche una fonte di conforto. In fondo, sembrava che lui l’amasse e che non voleva abbandonarla, perché sapeva quanto aveva sofferto in passato. Lui, sì, aveva una famiglia, ma lei eccetto suo figlio non aveva nessun altro e Robin voleva assolutamente colmare quel vuoto incessante che la donna si portava dentro da fin troppo tempo. Forse avrebbero formato una nuova famiglia… e non si sarebbero separati mai più
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