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Autore: Chloe R Pendragon    14/08/2014    3 recensioni
Questa storia parla di una giovane attrice di nome Marie, il classico esempio di ragazza confusa e felice... e infedele! Se volete saperne di più, leggete la storia!
Vincitrice del premio "atmosfera" al contest " Che succede qui??" indetto da _Nerina_ sul forum di EFP.
Genere: Introspettivo, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: Triangolo
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Unfaithful

Unfaithful.

 

Marie correva spensierata in mezzo al bosco, lasciando che la sua cristallina risata si fondesse al dolce canto degli uccelli, mentre l’ampia gonna del suo abito ottocentesco frusciava tra i fili d’erba e le radici sporgenti, emulando il soffiare del vento. La ragazza si muoveva con grazia tra gli imponenti alberi, nonostante il suo grazioso vestito rosato adornato da candide merlature fosse alquanto ingombrante; nulla avrebbe potuto estinguere la sua incontenibile gioia, nemmeno la crinolina più rigida o la vegetazione più fitta.

Lei e la sua compagnia teatrale avevano deciso di rappresentare il “Cyrano de Bergerac” e poche ore addietro vi era stata la prima del loro spettacolo, un successo insperato: lei aveva avuto l’onore di impersonare Rossana e si era immedesimata così tanto in lei da piangere a dirotto alla morte dell’amato cugino. Le sue orecchie erano ancora piene degli applausi del pubblico e sentiva il suo corpo infinitamente leggero; non poteva non approfittare di quell’estatica gioia, per questo stava recandosi nel luogo in cui il suo cuore batteva sempre con maggior vigore, al quale giunse trafelata ma ancora ridente qualche minuto dopo.

Si trattava delle rovine del giardino di un’antica villa, una sorta di angolo proibito dedito all’amore, come testimoniavano le diverse statue di Cupido disposte tutt’attorno: piegata su se stessa per riprendere fiato, Marie osservava le marmoree figure trasognata, sentendosi come al solito avvolgere dall’atmosfera d’intima passione che quella nicchia trasudava. I raggi del sole filtravano tra i rami, creando labirinti di luci e ombre e infondendo un soporifero tepore all’ambiente, mentre una lieve brezza faceva danzare le foglie smeraldine sopra la giovane, riempiendo la piccola radura di concitati suoni, simili a sussurri.

L’attrice sistemò meglio sopra il capo il cappellino abbinato allo sfarzoso abito, per poi avviarsi lentamente verso il centro dell’antico giardino decaduto, dove si trovava una vecchia altalena: aveva sempre amato quel gioco, quel dolce dondolarsi che scacciava ogni pensiero cupo e lasciava spazio all’infantile gioia. Si sedette sull’asse di legno tra le due corde, attenta a non sgualcire la gonna, dopodiché si diede una spinta e cominciò a oscillare avanti e indietro con infinità lentezza.

D’un tratto, davanti a sé la vegetazione spontanea che aveva invaso il luogo fu aperta da due forti braccia e i suoi occhi nocciola si sgranarono nel vedere Pierre: indossava un vestito tra il verde e il grigio di stampo ottocentesco e reggeva tra le mani una vecchia parrucca, cosa che la fece ridacchiare.

 

«Cosa c’è di tanto divertente, Marie? Mi sembrava che si abbinasse bene col tuo abito.» disse guardandola negli occhi, rapito dall’estatica visione della donna che aveva sempre amato; si era aggiunto alla compagnia solo per poter stare con lei e per tentare di conquistarla, se quel dannato Michel non si fosse messo in mezzo...

Aveva un paio d’anni più di lui e si atteggiava a uomo di mondo, vantandosi dei suoi innumerevoli viaggi e delle sue illustri amicizie: non aveva mai capito cosa ci trovasse una ragazza dolce e romantica come lei in un becero insensibile come quello, ma non gli importava perché sapeva di esserle indifferente, doveva solo giocarsi bene le sue carte. Si avvicinò cauto alla ragazza, osservando ogni particolare della sua bella, dai capelli biondo scuro che ondeggiavano sotto il cappello alle iridi accese dalla contentezza, dalla pelle diafana avvolta dal morbido vestito alle labbra rosee leggermente dischiuse; si parò davanti all’altalena che oscillava lentamente e la bloccò, posando le mani sopra quelle della giovane.

 

«Pierre, sai che non dovresti...» lo ammonì con tenerezza, inclinando leggermente il capo verso destra, il cuore che batteva con forza crescente.

«E tu sai quanto ti amo e quanto quel disgraziato non ti meriti» insinuò l’attore e senza darle possibilità di replica la baciò con trasporto, intrecciando la lingua con quella esitante della fanciulla, i respiri rarefatti dalla passione; stavano per lasciarsi travolgere dal turbinio di sentimenti, quando la voce di Michel giunse alle loro orecchie, superando persino il canto degli uccelli.

 

«Nasconditi!» sussurrò concitata Marie sulle labbra infuocate dell’amante, spingendolo verso l’erba incolta e guardando spasmodicamente alle sue spalle, fino a veder apparire il proprio fidanzato, anch’egli agghindato come un uomo di altri tempi; lo vide aprire bocca, ma lei non voleva sentire altro, così lo anticipò e gli ordinò di spingerla con un sorriso eccessivo e gli occhi accesi da un’insana follia.

L’uomo fece dondolare l’altalena con forza crescente, facendo ridere di gusto la sua amata, contagiandolo con quella frizzante allegria; ignorava la presenza di Pierre tra la folta vegetazione, il quale scrutava libidinoso sotto la gonna di Marie. D’altra parte l’attrice vedeva lo sguardo eccitato dell’amante e ne rideva spudoratamente, mentre una parte di sé ripensava al bacio e, prima ancora, allo spettacolo in cui i due lussuriosi complici interpretavano Rossana e Cyrano: sembrò quasi che le statue di Cupido stessero ripetendo alcune battute dell’opera, in particolare quelle che l’avevano sempre emozionata.

 

Voi mi amavate, voi!

No, no: l’altro; non io!

Voi mi amavate!

No!

Il tono è già mutato!

No, no, mio caro amore, io non vi ho mai amato!”

 

Il cuore sembrò quasi scoppiarle nel petto mentre riascoltava quelle parole e, guardando il ragazzo nell’ombra languire per lei, iniziò a muovere gambe con foga, intenta a fare qualcosa di assurdamente sbagliato: lasciò volare una delle sue scarpette in direzione di Pierre, così da fornirgli una scusa per il loro prossimo incontro peccaminoso, ridendo senza ritegno tra il volteggiare della gonna e il confuso canto degli uccelli.




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