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Autore: mirai hime    14/08/2014    0 recensioni
Non passava di certo inosservata Sariah: nel suo abito al ginocchio scuro con un corpetto ornato di pizzi e nastri in raso, calze ricamate che modellavano le sue gambe magre e scarpe alte per slanciare la sua figura non proprio altissima. Ciò che colpiva maggiormente era la sua pelle chiara sulla quale contrastavano il color mogano dei capelli e il nero dei suoi abiti. Incastonati in viso, aveva due splendidi occhi azzurri dai quali non trapelavano quasi mai emozioni accentuati dal trucco sfumato e perfetto che presentava ogni giorno.
Genere: Introspettivo, Romantico, Sovrannaturale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: Lemon | Avvertimenti: nessuno
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Sariah era sorpresa da Elijah: si era presentato come un giovane affascinante, piombato in casa sua in un giorno qualunque. L’aveva soggiogata, rapita e ora? Ora si parava davanti come un uomo qualsiasi e le accarezzava la pelle. Davvero strano per uno come lui. Aveva la capacità di trasformarsi da perfetto demone qual era a gentiluomo di classe in un battito di ciglia. Davvero non riusciva a capire.
Cosa voleva da lei? Presa dai suoi pensieri e con lo sguardo fisso su di lui, aveva notato appena che le sue dita erano arrivate ad accarezzarle in volto e lui sorrideva. Non era il solito sorriso che precedeva qualche sua strana illusione: era inspiegabilmente dolce.
Anche Elijah continuava a guardarla negli occhi: un muto scambio di sguardi che nascondeva qualcosa che sarebbe di lì a poco accaduto.
Quasi con un movimento impercettibile, Elijah si era avvicinato ancora di più: con un braccio le circondava la vita e l’altra mano continuava ad accarezzarle languidamente il viso. Non aveva mai staccato, nemmeno per un secondo i suoi occhi verdi da quelli azzurri di lei. Percepire il tepore del suo corpo sul suo, poterla guardare così da vicino, non faceva altro che aumentare quella strana ondata di desiderio che nasceva in lui.
“Elijah…!”, aveva cercato di porre una giusta distanza tra loro due, era una situazione fin troppo imbarazzante per una signorina di buona famiglia come lei. Era davvero mancanza di rispetto e pudore! Ma mentre nella sua mente si affollavano frasi di indignazione, Elijah aveva aumentato la presa e aveva vanificato tutti i suoi sforzi per allontanarsi.
Sariah aveva gli occhi sgranati dallo stupore: aveva catturato le sue labbra in un bacio non del tutto casto, percepiva desiderio e passione, ma non era intenzionata a ricambiare, ma più tentava di allontanarsi e porre finalmente le distanza giuste tra loro, più lui continuava impassibile a giocare con le sue labbra.
Nella sua mente tutto sembrava simile ad un’altra delle illusioni di Elijah, ma cosa avrebbe potuto fare? Per quanto si opponesse, non riusciva a liberarsi come avrebbe voluto.
Aveva ormai deciso che si sarebbe lasciata trasportare da quello che voleva lui ed Elijah lo aveva percepito forte e chiaro e non si era di certo lasciata sfuggire all’occasione: aveva portato le braccia di Sariah intorno al suo collo, poi aveva interrotto il bacio per guardarla e si rese conto di un live rossore diffuso sulle guance. La guardava estremamente compiaciuto.
Rapidamente diresse il suo sguardo sul corpo di lei e sorrise ancora raggiante: si sarebbe occupato della pelle candida del suo collo. Appena vi s'insinuò con le labbra, notò che un brivido aveva attraversato la schiena della ragazza, se ne sarebbe ricordato in futuro pensò.
Riprese con una cascata di baci che lì, in quel punto avevano un effetto inaspettato per Sariah che inconsciamente aveva inclinato la testa su un lato, quasi volesse riceverne di più. Le era appena sfuggito un sospiro dalle labbra.
Elijah preso dalla passione del momento aveva affondato i suoi canini appuntiti e doloranti nel suo collo: sapeva che Sariah era un vampiro come lui, ma quel gesto in quel momento aveva tutt’altro significato.
Era un gesto di sottomissione. L’aveva sedotta, imprigionata tra le sue braccia e poi l’aveva sottomessa come una preda qualunque, come se fosse stata la sua ricompensa per tutto il tempo trascorso a guardarla da lontano. Lei era sua e avrebbe dovuto rendersene conto in fretta.
Elijah si era allontanato da lei sfoggiando uno sguardo tutt’altro che rassicurante mentre passava la lingua sulle labbra ancora sporche di sangue, poi disse: “Sei una ragazza volubile, a quanto vedo.” Sariah aveva tastato il punto in cui era stata morsa, con orrore aveva guardato le dita insanguinate e poi lo aveva guardato sconvolta.
“Come hai potuto!”, i suoi occhi erano di un rosso acceso, i suoi canini si erano allungati in chiaro segno di sfida e si era letteralmente lanciata su di lui seppur con estrema grazia che sembrava non perdere mai in nessuna situazione.
Elijah si era lasciato “aggredire” da Sariah che avrebbe voluto fargliela pagare. Era stata un’umiliazione troppo grave da dover sopportare. Sapeva benissimo che quel gesto era sinonimo di sottomissione e lei non sarebbe stata nulla per lui. Aveva creduto che almeno in quel momento così intimo avesse messo da parte la sua meschinità. Avrebbe anche acconsentito a qualche sua piccola richiesta se lo avesse voluto, ma così si sentiva alla stregua di un animale. E lei non lo era. Non avrebbe mai ceduto il suo ruolo da predatore per nulla al mondo.
La sua aggressione, com’era prevedibile, non andò a buon fine. Elijah era di nuovo in vantaggio. Era su di lei e la tratteneva per i polsi facendole volutamente del male. Umiliazione delle umiliazioni per lei che era ancora coperta con un asciugamano, le venne strappato via da Elijah e che ora aveva la possibilità di sottometterla per davvero e di farle male.
Sariah ad occhi chiusi aveva cercato in tutti i modi di divincolarsi da quella morsa dolorante che la tratteneva al suolo. Aveva avvertito quel tocco così sporco sul suo corpo tanto da desiderare di ucciderlo. Ogni parte di lei era stata scrutata abbastanza ed Elijah finalmente l’aveva lasciata libera.
“Non sai cosa ti aspetta Sariah, ogni notte, ogni ora, sempre, quando ne avrò voglia, verrò a prenderti” e l’aveva lasciata così, inerme e terrorizzata sul pavimento gelido di quella stanza.
 
Elijah era sceso al piano di sotto per dirigersi verso un piccolo studio privato rigorosamente in stile barocco, in perfetta sintonia con il suo gusto per lo sfarzo che quasi sfiorava l’eccesso. Aveva preso posto su di una poltrona di tessuto damascato rosso dopo aver preso dalla vetrinetta di fianco un bicchiere e il suo liquore preferito e ora beveva estremamente rilassato.
Si era lasciato andare su quella poltrona cercando di riprendere il controllo completo di se stesso. Aveva poi scostato un ciuffo di capelli che copriva gli occhi e si era passato una mano sul volto chiudendo gli occhi.
Era accaduto di nuovo, pensò, tutte le sue buone intenzioni erano svanite di colpo e si era lasciato sopraffare dalla sua altra metà. Detestava dover riconoscere di aver peggiorato la situazione quando le cose ancora non andavano per niente bene. Sapeva benissimo che Sariah non lo avrebbe mai perdonato o quantomeno accettato la sua presenza dopo il suo gesto. Ma cosa avrebbe potuto farci? Da tempo sapeva di soffrire di sdoppiamento della personalità ed era sempre più incontrollabile quella metà che si nutriva di tutti i suoi desideri più profondi arricchendoli di malvagità e puro odio.  
Per Sariah non provava un semplice sentimento che si ferma alla sola attrazione fisica. Certo c’era anche quello, ma era come se nel suo intimo aspirasse a qualcosa di più grande e profondo. E invece, ironia della sorte, nei momenti meno opportuni, la sua condizione da “Dottor Jakyll e Mister Hide” faceva irruzione improvvisa e rovinava o meglio devastava i momenti più belli della sua vita.
Fondamentalmente era un tipo a sé stante Elijah, disturbi a parte aveva da sempre mostrato un innato gusto per il lusso e per tutto ciò che si può definire arte e bello. E Sariah in quel momento rappresentava il massimo concetto di bellezza mista ad arte. Era un tipo che non passava inosservato, aveva da sempre suscitato un gran successo in ogni comunità in cui aveva vissuto nei due anni di viaggio.
Spesso si era fermato a riflettere su come mettere a tacere l’Hide che affiorava ormai troppo spesso durante le sue giornate ed era giunto alla conclusione che forse poteva trattarsi di un effetto collaterale che ci manifestava a seguito della sua trasformazione in vampiro. Aveva sì spento il suo interruttore per le emozioni positive per godere a pieno della vita, o di quello che lui considerava vita, ma era come se il suo lato oscuro rappresentasse i più radicati istinti da predatore, da bestia assassina che gode nel far soffrire gli altri. Perdeva di eleganza, di bon ton, di gusto in quei momenti e dopo ne pagava amaramente le conseguenze. E ciò che più temeva tra tutti era che un bel giorno potesse far visita qualcuno della sua famiglia e constatare che era davvero in condizioni così terrificanti da non essere più l’Elijah di sempre. Sapeva che quel giorno sarebbe arrivato e anche troppo presto. E non poteva far nulla se non arrendersi alla realtà dei fatti.
Ora però doveva escogitare qualcosa per farsi accettare da Sariah, non poteva perderla così, altrimenti sarebbe stata davvero la fine. Tutti i suoi sforzi per trovarla e portarla via sarebbero andati in fumo e sarebbe stata solo colpa sua.
 
Sariah ancora al piano superiore a cercare di apparire più decorosa possibile dopo quell’affronto che non avrebbe dimenticato tanto presto. Aveva deciso che non sarebbe rimasta un giorno di più in quella casa con una persona tanto disgustosa qual era Elijah. Aveva cercato di apprezzarlo in un primo momento, ma si era dovuta ricredere in fretta.
Proprio in quel momento una domestica era entrata nella stanza in cui si trovava sistemandole su di una poltroncina un bell’abito bordeaux al ginocchio, proprio il genere che le piaceva. Era anche decorato in modo elegante da raso nero. L’abito, infatti, presentava una lieve scollatura a cuore, piccole maniche gonfie e arricciate alla base, la vita stretta e lineare che si apriva poco più in basso in uno spacco decorato con un piccolo fiocco che lasciava spazio a delle eleganti balze in raso nero.
La domestica aveva anche portato un paio di scarpe adatte per quell’abito, un corredo di calze e immancabile la biancheria.
“Signorina”, aveva esordito la donna, “non appena sarà pronta, potrei sistemarle i capelli, se vuole.”
La domestica era una donna di mezza età, estremamente riservata e cauta nelle parole che Sariah non seppe dirle di no. In fondo le stava offrendo la sua disponibilità.
“Credo che farò prima un altro bagno e poi potrà tornare ad aiutarmi.”, aveva riacquistato la padronanza di sé e aveva anche accennato un sorriso alla donna dinanzi a lei. Le sembrava il modo più garbato per farle capire di voler restare sola ancora un po’.
“Molto bene signorina. Le ricordo che questa sera lei e il signorino Elijah cenerete giù in giardino. Il signorino ama la puntualità.”
Detto questo, si era congedata ed era tornata alle sue faccende, mentre Sariah si era concessa un altro bagno per distendere i nervi ed affrontare con tutta la sua buona educazione la cena con “il signorino Elijah”.
  
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