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Autore: eleanor89    14/09/2008    9 recensioni
«... sorrideva.» concluse stancamente. Era incoerente e lo sapeva, anche senza sentire lo sguardo turbato di Shizune su di sé. «Dovremo parlarle appena si sveglierà.»
«Tsunade-sama... è già in coma..»
Genere: Romantico, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Choji Akimichi, Ino Yamanaka, Sakura Haruno, Shikamaru Nara | Coppie: Shikamaru/Ino
Note: nessuna | Avvertimenti: Spoiler!
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Prima di leggere siete pregati di andare su youtube e mettere “lostprophets” “4am forever” a rotazione. E' quello che ho fatto io per scrivere XD

Leggendo delle bellissime storie di mosche bianche, e combinando il tutto al fatto che domani ho un altro test d'ammissione, ecco cosa è venuto fuori.

Lo giuro, dispiace anche a me XD

Come sempre, ci sono le note a fine fiction.

 


 

It's my fault.

 


 


Le tremavano le gambe. Le tremavano le gambe come non pensava che delle gambe potessero tremare. Aveva ancora gli occhi sgranati e sentiva che sarebbe potuta cadere da un momento all'altro, ma non riusciva a far nulla per impedirlo. Nessun movimento volontario. Solo quel dannato tremore che la pervadeva, il sudore freddo che le scendeva giù per la schiena e l'agghiacciante peso sul petto, la consapevolezza. Aveva capito come sarebbe andata a finire, l'aveva capito quando il primo fendente era affondato nel ventre della sua amica.

Era come un'amnesia, non ricordava come fossero giunte lì. Non esisteva più un passato, ma solo il presente.

Il presente, e l'ombra di un futuro privo di luce.

Tutto taceva, in quei due secondi di sconcerto, smarrimento, incredulità. Eppure poco prima l'aria era stata invasa da una voce sicura e consapevole, quasi sul punto di ridere.

«Non ti ucciderò io. Sarà il senso di colpa a farlo per me.»

Aveva ripetuto “senso di colpa?” con sgomento, mentre colpiva con un calcio il petto di un nemico, voltandosi velocemente verso di loro. Anche l'altra sembrava essere sorpresa, “O forse finge? Non capisco, non capisco cosa succede.” mentre con una mezza giravolta estraeva uno spiedo dalla spalla pronta ad utilizzarlo contro il mukenin.

E poi, era stato un attimo solo.

Gli occhi neri erano diventati chiari, i capelli altrettanto scuri erano diventati castani e più corti, il senbon sulla sua bocca era diventato una sigaretta, e la sua corta spada era divenuta una lama da trincea.

Ino aveva avuto appena il tempo di spalancare gli occhi, ed aveva esitato. La lama le aveva trapassato l'addome in un lampo, e là era rimasta.

Ed ora erano tutti immobili, troppo sconvolti per fare qualcosa, per uscire da quella situazione di stallo.

«Perché tu mi hai lasciato morire, non è così?»

Ino tremò, mentre gli occhi le si riempivano di lacrime al suono della voce del suo maestro, che risentiva spesso durante i propri incubi ormai ricorrenti. Avrebbe voluto urlargli di non disonorare la sua memoria oltre e cambiare aspetto, ma una parte di lei non voleva perdere neppure una frazione di quella vista, di quel pizzetto scuro, di quella fascia sotto il suo giubbotto, rubati direttamente dai suoi ricordi con un abile genjutsu.

«Non sei stata in grado di salvarmi. Quindi ora lasciati morire e paga il tuo pegno. Trova la pace che cerchi.»

Il braccio che teneva la lama si tirò bruscamente in alto, mozzandole il respiro e facendola sobbalzare per il dolore; non le sfuggì un lamento, mentre un rivolo di sangue le scivolava giù per le labbra.

«INO!» Sakura gridò con tanta forza da perdere la voce, dibattendosi per liberarsi dalle braccia di un altro mukenin che l'aveva afferrata, scalciando e mordendo mentre sentiva le lacrime offuscarle la vista e il sangue darle alla testa. Sentì le voci disperate di Shikamaru e Choji gridare subito dopo, e Naruto chiamare il suo nome perché si fermasse. Incespicando, si costrinse a guardare Ino ancora una volta.

Anche da lì poteva vedere le lacrime scivolarle giù per le guance, dove la luce del sole, così luminoso, a tradimento, si rifletteva crudelmente.

«Chiudi gli occhi...» mormorò il mukenin dolcemente, colpendola ancora una volta contro il fianco sinistro e strappando immediatamente via l'arma.

Ino fissò sempre e soltanto quei caldi occhi nocciola, mentre notava appena il suo campo visivo ridursi ad uno scorcio di quel viso tanto bramato.

«Perdonami...» sussurrò socchiudendo gli occhi, mentre la presa sulla sua spala destra si allentava e il suo corpo cadeva a terra con un tonfo.

Perdonami a chi? Facevi solo finta, dillo!”

«Ino!» gridò Shikamaru, prima di essere violentemente scaraventato a terra. Il ragazzo vide un lampo rosso balzare oltre lui e poi riconobbe i capelli biondi di Naruto che ora gli dava le spalle, mentre questi affondava i denti nel nemico.

Sakura scivolò a terra e si rialzò, gridando di dolore e di rabbia. Il nemico si voltò verso di lei e balzò in alto, molto in alto, mentre il suo corpo cambiava ancora.

Sakura serrò il kunai al petto mentre si preparava a ferire quel falso Sasuke, quando la sua voce la colpì all'orecchio.

«Sakura....grazie...»

Choji sgonfiò il proprio corpo e cadde in ginocchio senza forze in quel momento, spostando lo sguardo dal corpo della compagna di squadra a quello di Sakura, che era quasi inciampata. Il nemico ne aveva immediatamente approfittato, ed era riuscito a vedere soltanto una sorta di piccolo tornado nero abbattersi su di lei. Ora la kunoichi era riversa a terra, sanguinante.

Naruto ringhiava, dietro di lui.

I nemici si diressero direttamente verso Hinata, circondandola. Non era stato facile bloccare i suoi movimenti, ma con loro somma compiacenza l'attacco a sorpresa alla bionda aveva destabilizzato tutti, e stavolta riuscirono a trascinarla con loro.

Qualcosa ringhiava, dietro tutti loro. Naruto non era più se stesso. E ben presto Hinata fu liberata.

Shikamaru strisciò a terra, tentando di rialzarsi in piedi, ansimando dolorosamente e stringendo il terreno sotto le dita, senza più badare alla corsa veloce di Kakashi e Yamato che tentavano di imporre dei sigilli a Naruto. Choji, non riuscendo ad alzarsi, si lasciò cadere a terra ed imitò il suo esempio.

Sakura, a terra, era tra le ombre e le luci. Affondava nel buio per poi riemergere e guardare la figura esanime a terra a qualche metro da lei. I capelli biondi scomposti, “Ino odia essere spettinata”, gli occhi chiusi “Ma lei tiene sempre gli occhi aperti per far vedere quanto sono belli”, e soprattutto il mare di sangue impressionante che scendeva dal suo corpo e bagnava il terreno.

L'incoscienza la chiamava, e Sakura si lasciò scivolare via, sentendo le lacrime scendere giù per il viso fino a cadere a terra. “Una kunoichi non dovrebbe piangere.”

«Ha... sentito che le ha detto?»

Shizune?”

«Sakura, accidenti! Shizune, pensa a curarla!»

Tsunade-sama... Non posso... Non voglio... Perché Ino... si è lasciata colpire. Ed io lo sapevo, in qualche modo...”

Finalmente il sigillo fu messo sulla fronte di Naruto, che scivolò a terra svenuto. Kakashi si asciugò il sudore dalla fronte, ed il suo sguardo corse alla ricerca dell'allieva, ora sotto la luce benefica del chakra dell'Hokage.

Shikamaru e Choji si guardarono attorno, increduli. Ora che l'illusione era finita, si erano resi conto di essere ancora a Konoha, dove era iniziato tutto. La gente cominciava a riaffacciarsi dalle finestre, dopo pochi minuti di paura, pronta a tornare alla propria vita abituale.

Che schifo...” pensò Kiba, sinceramente nauseato dal palese sollievo di alcuni, inopportuno dato che erano stati feriti per proteggere in primo luogo i civili stessi. E quella tecnica nemica poi, era la più codarda e disgustosa che avesse mai potuto pensare.

Senza contare che Konoha doveva essere la loro casa, il loro porto sicuro. E i bastardi avevano attaccato proprio lì, sfruttando l'effetto sorpresa.

Ancora una volta per avere il segreto del biakuugan, come tanti anni prima. Ancora una volta fallendo.

Hinata...” pensò distrattamente Shikamaru, registrando che alla fine la kunoichi non era ferita e anzi, stava eliminando gli ultimi rimasti con una rabbia disperata di cui non la credeva capace.

«Ha... sentito che le ha detto?»

A quella domanda sia Shikamaru che Choji guardarono Shizune, che curava Ino con tutte le sue forze, e sembrava sul punto di piangere.

«Tsunade-sama... Ino-chan pensava di... noi non ce n'eravamo accorte!» esclamò orripilata la donna. Tsunade strinse le labbra, notando che Sakura aveva scelto di non reagire, e ripensò alle parole udite.

«Avremmo dovuto saperlo...» “Io stessa ho convissuto per anni con la certezza che fosse a causa della mia inettitudine... la morte delle due persone che più amavo. Avrei dovuto capire... soltanto che...” «... sorrideva.» concluse stancamente. Era incoerente e lo sapeva, anche senza sentire lo sguardo turbato di Shizune su di se. «Dovremo parlarle appena si sveglierà.»

«Tsunade-sama... è già in coma..»



 

Sapevo che c'era qualcosa sotto quel tuo sorriso... era troppo tranquillo, troppo anormale... non potevi sorridere così, non da subito. Eravamo convinti che tu ti fossi ripresa in fretta... o volevamo esserlo? E adesso che farai, Ino?... Hai detto che ti dispiace... dispiace anche a me, per non averti capita.” Sakura fissò il soffitto della propria stanza, leggermente nauseata dall'odore di cibo che proveniva dal vassoio portato da sua madre, anche questa volta lasciato intatto. “Appena hai parlato di senso di colpa ho capito che qualcosa non andava, quindi me n'ero accorta già di quello che sentivi davvero... allora perché... Perché le persone non parlano chiaramente dei loro sentimenti? E perché ho preferito fingere di non notare nulla? Sono un'egoista?”

«Sei un'egoista.»

Gli occhi verdi di Sakura saettarono su Naruto, seduto sulla sua finestra.

«Secondo me... se non mangi e non fai più nulla sei un'egoista, perché Ino si arrabbierebbe con te se fosse qui... e appena sveglia lo farà sicuramente e si preoccuperà. Tu non dovresti far preoccupare le tue amiche, quindi mangia, Sakura-chan.» le ordinò gentilmente, spingendo con cautela il vassoio sul comodino verso di lei. Sakura però continuò a guardarlo come se non lo vedesse realmente.

«Sei stato all'ospedale?» chiese infine con voce spenta.

«Si... Non ci sono novità per ora. Ma nonna Tsunade non si è certo arresa così facilmente! Ino si sveglierà presto! Quindi mangia, Sakura-chan!» la esortò, sorridendo incoraggiante e piangendo nel cuore.

«Non ce la faccio...» sussurrò lei sul punto di crollare ancora. Il sorriso di Naruto si trasformò in una smorfia di pietà ed il ragazzo alzò gli occhi, troppo lucidi, al cielo.

«Ino avrà pur bisogno di qualcuno che si faccia forza anche per lei...» commentò, sentendo un orribile groppo in gola. Sakura strinse di impulso il cuscino, ricacciando indietro le lacrime.

«Naruto... vieni qui vicino a me?» lo chiamò con voce tremante. Naruto non disse nulla, ma dopo averla guardata saltò del tutto dentro la camera della ragazza, guardandosi attorno sospettosamente. Se la madre di Sakura l'avesse trovato lì avrebbe avuto troppe cose da spiegare, e vista la sua condizione precaria, in particolar modo dopo la sua quasi trasformazione in Kyubi di una settimana prima, non poteva permettersi rischi.

Ma è la prima volta che mi chiede di starle vicino.” pensò, e senza più alcun dubbio andò a sedersi sul letto di lei. Sakura si spostò facendogli spazio, e lui, un po' in imbarazzo ma deciso, spostò accomodò anche le gambe sul letto e vi si coricò. Lei gli cinse il petto con un braccio e nascose il viso contro la sua giacca, e Naruto le accarezzò i capelli, da prima timidamente e poi con dolcezza, lasciando che la stoffa sul suo braccio si bagnasse delle sue lacrime.

Perdonami... ancora una volta non faccio che piangere... però...”

«Naruto...» singhiozzò Sakura.

«Dimmi...»

«E... Shikamaru e... Choji dove sono?»

 


 

Choji si schiarì la gola, stringendo la sua mano candida, così piccola tra le proprie.

«... E sembra che si sia fidanzata proprio col figlio del vicino alla fine, ti rendi conto? Ah, Ino, ti sei persa l'espressione del padre, era buffissima! Alla fine Ayame-san ha anche vinto la scommessa, e così siamo andati insieme, perché lei voleva sempre compagnia, a riscuotere la vincita. Erano un mucchio di soldi! Io con un mucchio di soldi mi comprerei delle scorte di cibo per gli anni a venire, sai? Ma si, lo sai. Mi daresti del ciccione ora. Ma io sono... robusto...» il ragazzo tenne stretta la mano di Ino soltanto con una delle sue, mentre con l'altra si asciugava le lacrime furtive che gli avevano rigato il volto. «Sono robusto di costituzione, io! Tu invece sei così piccolina... è sicuramente quello che vuoi, essere così magra, la tua dieta funziona... però davvero, sembri così fragile adesso... se mangiassi di più forse sarebbe diverso! Ho deciso, appena ti svegli offrirò io per una volta, e tu mangerai fino a stare male! Almeno per una volta non fa niente, no? E magari smetterai di essere così pallida. Quindi... perché adesso non ti svegli? Non è da te startene a letto tutto questo tempo, immobile... è più da Shikamaru. E detto tra noi, Shikamaru è meno pigro del solito, eh. Gioca moltissimo a shogi, elaborando chissà quale strategia da gran genio... ma la verità è che gli manchi, Ino. È terrorizzato all'idea che tu possa restare così. E anche io lo sono. Ti parlo ogni giorno perché Tsunade-sama dice che forse ci senti, e voglio farti tornare la voglia di vivere... lo so che le mie sono solo scemenze, ti racconto pettegolezzi di cui magari ora non ti frega nulla, però non so cos'altro fare... dopo Asuma-sensei... va bene, lo so, parlarti di lui visto tutto quello che è successo è ancora peggio, però ti spiego: noi non pensiamo affatto che sia colpa tua. Non l'abbiamo mai pensato e non lo penseremo mai. E neanche tu devi, altrimenti ci arrabbieremo con te, e sono sicuro che questo non lo vuoi. L'unica cosa che vogliamo è non perdere più nessuno, puoi fare questo per noi, Ino? Puoi non arrenderti e svegliarti? La solita Ino lo farebbe... e a noi piace tanto... la solita Ino. Svegliati.»

 


 

Shikamaru aprì la porta della camera della ragazza, senza alcuna esitazione. Choji mangiava una mela, presa dallo stesso cestino di frutta che aveva portato per Ino, e sedeva sulla sedia in bilico su due gambe, che sembrava sul punto di spezzarsi.

«...Ah, dicono che alla fine lei lo tradisse... ciao Shikamaru!»

Shikamaru inarcò un sopracciglio. «Cosa fai?»

«Parlo un po' con lei. Mi dai il cambio? Io devo farmi vedere da mio padre, si sta preoccupando perché non rientro mai a mangiare e pensa forse che non lo faccio, dopo aver parlato con la madre di Sakura.»

Shikamaru lo fissò, sconcertato da tanta energia. Eppure vedeva bene gli occhi arrossati e le pesanti occhiaie sul volto più scarno che mai dell'amico.

«Si, io... ti do il cambio.»

Ma Choji era già oltre la porta e non poteva sentirlo.

Shikamaru barcollò verso la sedia e vi si lasciò cadere sopra, prendendosi poi la testa tra le mani e chiudendo gli occhi. Nel momento in cui le palpebre calarono un forte capogiro gli diede l'impressione di precipitare nel buio, e si sorprese a non ricordare quando avesse dormito l'ultima volta. Riaprì gli occhi, per costringersi a non dormire.

«Immagino di dover parlare...» disse infine, sbuffando leggermente. «Sei seccante anche...»

 


«... quando dormi!»

«Ma che ho fatto?» sbottò la ragazza, sollevando la testa e facendo dondolare la lunga coda sinuosa.

Shikamaru non rispose, limitandosi a sbuffare e tenendo una mano sulla guancia.

Ino sbatté le ciglia truccate e aprì la bocca, confusa.

«Che ti ho fatto?» chiese infine, e l'accenno di una risata era ben chiaro dietro quella domanda.

«Tiri pugni mentre dormi.» le disse in tono accusatorio.

Ino portò una mano alle labbra per reprimere le risa, ma purtroppo per lei i singulti di Choji erano fin troppo udibili e ben presto non trattenne più una risata sguaiata.

«Certo...» mugugnò Shikamaru offeso, massaggiandosi la guancia rossa e ormai gonfia.

 


«...quando dormi...»

Shikamaru la guardò, e sentì una stretta al cuore. Ino sembrava terribilmente piccola e fragile in quel letto, pallidissima e con le flebo alle braccia. Le sfiorò i capelli sciolti, aspettandosi quasi che si svegliasse e lo prendesse in giro. O più prevedibilmente arrossisse e lo attaccasse per dissimulare l'imbarazzo, poiché non erano mai stati portati all'attaccamento fisico.

Shikamaru la trovò tanto bella nonostante la situazione che avrebbe usato la parola “pericoloso” da accostare a “contatto fisico”, eppure non poté non accarezzarla ancora.

«Ehi, seccatura... avresti dovuto parlare...»

 


 

«Shikamaru...» lo chiamò Ino, titubante. Il ragazzo, poggiato alla ringhiera, continuò a guardare la luna piena. Lei lo raggiunse e si poggiò a sua volta contro di essa.

«Secondo te...» la voce le si affievolì, e lui si voltò a guardarla. Era molto seria, cosa insolita per lei, e lo guardava con aria preoccupata.

«Che cosa?»

«... Niente.»

 


Shikamaru attese l'arrivo di Ino e Choji, prima di dirigersi verso Kurenai ed il suo bambino.

«Ha gli occhi del sensei...» commentò Choji teneramente. Ino sussultò, stringendo un braccio di Shikamaru.

«Ehi...» sussurrò il ragazzo.

«Scusa...» mormorò lei, lasciandolo andare.

Choji prese il bambino tra le braccia, con l'aiuto della donna che rideva della sua meraviglia per quanto era piccolo. Era come se si fossero dimenticati di loro, davanti a quel piccolo angelo.

«Ci pensi al fatto che...»

«Cosa?»

«... Niente.»

 


 

Shikamaru osservò gli occhi arrossati di Ino e la sua aria sciupata.

«Va tutto bene?» domandò, cercando di controllare il tono della sua voce.

«Non proprio...» ammise lei.

Shikamaru attese, ma Ino non disse nulla; il ragazzo portò le braccia dietro la nuca e sollevò la testa, guardando le nuvole senza il minimo interesse.

«Puoi parlarne con me.»

«No.» fece lei subito, sorprendendolo.

«Perché no?»

«E' troppo... Capisci?»

«No, non capisco. Spiegami tu.»

«Non posso... un giorno te lo dirò, va bene?»

Shikamaru annuì, fingendo di crederle.

 


 

Avrei dovuto capire da questi indizi? Il mio quoziente intellettivo è alto, è vero, ma non sono onnisciente.” pensò quasi con rabbia.

«Avresti dovuto parlare chiaramente.» aggiunse duro. La sua mano strinse quella di Ino con forza e si scoprì infuriato in un modo che lo spaventava.

La lasciò andare e si alzò, raggiungendo la finestra. Guardò fuori, osservando il cielo azzurro. Era luminoso come giorni prima.

 


 

La signora Yamanaka portava fuori un vaso di fiori, da mettere in bella mostra davanti alla vetrina, quando si accorse dell'arrivo di qualcuno.

Si voltò sorridente e pronta ad accogliere i clienti, e riconobbe Kurenai. Nel momento in cui la vide in volto però sentì gelarsi il sangue nelle vene.

Si guardò attorno velocemente, aspettando di vedere sua figlia, che quella mattina era uscita prima di casa per fare una consegna, sebbene non ne avesse alcuna voglia, come lei le aveva chiesto.

Quel giorno anche Inoichi era in casa, dovevano pranzare assieme, eppure lei l'aveva fatta uscire, e ora non capiva più perché avesse tanto insistito.

Non ricordo qual è l'ultima cosa che ho detto ad Ino, prima di uscire.”

Questo pensiero dispettoso si insinuò nella sua mente, mentre osservava con distacco innaturale il sangue che macchiava le bende della jonin in avvicinamento.

Poi, accanto a lei, Sakura.

L'amica di sua figlia.

Non ricordo cosa mi ha detto Ino, prima di uscire.”

Sakura che non la guardava in faccia, sporca di sangue.

Non ricordo cosa ci siamo dette.”

Sakura che tirava fuori un coprifronte che non era il suo, il suo aveva il nastro rosso.

Sakura che sembrava avere appena trovato le forze di tenersi in piedi, con accanto Naruto a sostenerla, che non guardava in faccia nessuno, che non voleva essere lì.

Sakura che piangeva.

La signora Yamanaka gridò di dolore e paura, lasciando cadere il vaso a terra e portandosi le mani al viso.

Suo marito sobbalzò dentro casa, e si precipitò fuori.

«Cosa...»

«La mia bambina! La mia bambina! La mia bambina! LA MIA BAMBINA!»

 


«Shikamaru!» sbottò Yoshino sentendo il figlio sbattere la porta di casa.

«Shikamaru!» gridò Choji, riaprendo la porta con violenza.

«Vattene!» urlò con rabbia il ragazzo, barcollando e cadendo poi sul divano.

Yoshino e Shikaku corsero da loro, per cercare di capire.

«Non è morta!» gridò ancora Choji, senza ascoltare. «Non è ancora morta!»

«Hai detto "ancora"!» lo accusò il ragazzo voltandosi di scatto. Non piangeva, non ancora, Shikamaru. Non riusciva a tirare fuori quel dolore che gli opprimeva il petto. Choji invece si, lui piangeva da quando Sakura si era alzata in piedi e aveva cercato di seguire la barella di Ino, prima di cadere ancora a terra.

«Non morirà! Ino non morirà!» gridò Choji, sbattendo un pugno contro il muro, cambiando obbiettivo prima di colpire l'amico, intestardito nella sua rabbia contro tutto e tutti.

«No che non morirà!» urlò anche Shikamaru stavolta, «Perché è già morta! E' morta e noi l'abbiamo lasciata morire!»

Stavolta non parlava delle ferite di quel giorno, e Choji tacque, inginocchiandosi a terra e piangendo ancora, per Ino, per il loro maestro, e anche per loro stessi.

Shikamaru non guardò i suoi genitori, era sicuro che si sarebbe messo a piangere se l'avesse fatto, ma si mise a sedere e affondò con disperazione la testa tra le mani, stringendo i capelli tra le dita e pregando di svegliarsi e scoprire che era tutto un brutto sogno.

Non si svegliò.

 


 

Ino sentì ancora una volta il peso gelido che la opprimeva diminuire, e come sempre una voce familiare parlarle, ma non trovò le forze per svegliarsi. Avrebbe solo voluto abbandonarsi del tutto, eppure gli altri non lo facevano, non la lasciavano andare via.

La voce di Choji aveva risvegliato in lei la voglia di piangere. Era commossa; il modo in cui le parlava come se nulla fosse accaduto, nonostante ogni tanto non riuscisse a continuare, soffocato dalle lacrime. Oppure il suo ostinato volerla convincere a svegliarsi.

Ma lei iniziava a sentirsi meglio così, senza dover affrontare più la vita.

Però...

«Ho bisogno di te. Abbiamo bisogno tutti di te. Sono passate due settimane, e ormai c'è chi comincia a credere che non ti sveglierai. Ma io no, io lo so che lo farai. Sei troppo testarda e orgogliosa per lasciare che tutto finisco così, non è vero? Noi saremo anche il più codardo dei team, ma sappiamo lottare quando serve.» le stava dicendo Shikamaru.

Sentì un formicolio diffuso per tutto il corpo. Abbiamo bisogno tutti di te. Ho bisogno di te.

Ne avevano davvero? Non le sembrava di essere mai riuscita a combinare nulla di buono.

Ed Asuma-sensei non le aveva detto forse che lei stessa lo aveva ucciso?

Non era lui?”

«... non ti mancano tutti? Non ti manchiamo?»

E Shikamaru sapeva sempre dove colpire.

 


 

Shikamaru si spostò a disagio sulla sedia, e sospirò. Non sapeva neppure se Ino potesse sentirlo, ed era tentato dall'idea di arrendersi. Sakura era stata lì quella mattina, e si era reso conto di in quali condizioni si trovassero entrambi solo guardando in quei due occhi vuoti e ascoltandola rispondere a monosillabi alle altre infermiere, scordando persino di cosa stesse parlando un minuto prima.

«Quando è che sei entrata così nelle nostre vite? Non si può neanche dire che tu lo abbia fatto piano... hai la forza di un uragano anche in questo. Hai sfondato ogni parete che ti divideva dagli altri. Hai preteso di dare ordini a me e Choji e non hai lasciato che Sakura si allontanasse da te più di quanto tu non volessi... eppure, a quel che ho visto, la cosa non è stata reciproca. Hai sfondato le pareti degli altri ma tu, le tue, non le hai neppure lasciate sfiorare. Quando ti sveglierai... pretendo che oltre a scocciarmi con tutti i tuoi discorsi da femmina, mi dica anche le cose importanti. Voglio sapere tutto di Ino Yamanaka. Così quando penserai cose stupide, sarò io a correggerti. E così che fa un compagno di squadra, no?» aveva riflettuto ad alta voce e lei non aveva reagito, ma in qualche modo si era sentito incoraggiato. «Quando ti sveglierai poi avrai di che sgridarmi. Sai che mi sono lasciato crescere la barba, un po’? Okay, chiamarla barba è azzardato. Mi sto lasciando crescere qualcosa di ispido in faccia, ed è colpa tua se avrò un aspetto trasandato. Ah, non posso credere di aver detto una cosa simile, sembro più te che me, ora. Che seccatura sei.»

Choji stava per aprire la porta, ma si rese conto che il tono di Shikamaru era più vivo di quanto non fosse stato negli ultimi giorno, e decise di farsi un altro giro.

«Quando ti sveglierai ti prometto che ti accompagnerò a fare shopping. Basta che non entriamo nei negozi di biancheria. Che vergogna, ricordi quando per poco non mi ci hai portato, l'ultima volta che ti tenevo le buste? Le commesse poi erano pronte a ridere, per forza ti ho dovuta lasciare lì...»
E improvvisamente, Shikamaru sentì le lacrime rigargli le guance, per la prima volta da quando era successo tutto.

«... Lasciare lì da sola... Ino, mi dispiace davvero tanto. Ti ho lasciata sola, pensavo soltanto a me e a fare ciò che Asuma-sensei avrebbe voluto, e non ho pensato a quello che invece potevi sentire tu. Con Choji ne abbiamo parlato, a volte... e faceva male. Mi sembrava strano parlarne anche con te, e poi non c'era mai occasione... ma queste sono solo scuse. Sapevo che quel silenzio non andava, enon avevo il coraggio di parlare di quello che era successo anche con te... sono un vigliacco... perdonami Ino... non è stata colpa tua... E' stato quel bastardo ad ucciderlo, tu hai fatto quello che potevi, e lui era felice di vederci lì, perciò... anzi, se proprio dobbiamo dare la colpa a qualcuno, io ero lì, e non sono riuscito a fare nulla. Ho potuto vendicarlo, ma che senso ha avuto, dopotutto? Lui non tornerà, e se davvero...» Shikamaru nascose gli occhi dietro una mano, stringendosi le tempie fino a farsi male, «... se davvero qualcuno si deve prendere la responsabilità di tutto, sono io. E non solo per lui, ma anche per te. Se ne avessimo parlato, tu ora non saresti qui. Ma io non posso reggere un'altra colpa simile, quindi almeno tu, non andare via. Resta con me. Sono un egoista a chiedertelo, ma ti prego...»

«Mh...»

Shikamaru sollevò il viso di scatto, con gli occhi sgranati.

Le due iridi chiare di Ino restituirono lo sguardo, seminascoste dalle palpebre ancora basse. La ragazza aprì appena le labbra.

«...bene...» sussurrò. «N...n pian...»

Shikamaru scrollò la testa, strofinandosi gli occhi con forza in una manica, poi si chinò su di lei, accarezzandole il viso con una mano, ancora incredulo.

«Non piango, non piango...» si affrettò a dire, sentendo il cuore esplodergli in petto, «Dio, Ino, non piango...» la vide arrossire, proprio come immaginava che avrebbe reagito, e si morse le labbra per non cominciare a piangere davvero forte. Si sollevò appena, per chiamare l'infermiera, ma lei gemette.

«Cosa c'è?» chiese velocemente, spaventato.

«Non è... colpa tua.» riuscì a dire la ragazza.

Shikamaru la guardò, impietrito. “E' per questo che ti sei svegliata, alla fine?”

«Tu...» cominciò sgomento, poi chiuse la bocca e sorrise, guardandola con tenerezza. Se lo sarebbe dovuto aspettare, da lei.

«Quello che sto per fare... eri in coma due settimane, quindi è lecito.»

Ino lo guardò interrogativamente, poi spalancò gli occhi e li richiuse di scatto, mentre lui poggiava le labbra sulle sue.

Fu un bacio leggero, poi Shikamaru si scostò e chiamò l'infermiera a gran voce.

Questa entrò di corsa, seguita da Choji terrorizzato e poi tanto sollevato da doversi poggiare al muro, prima di sorridere raggiante.

 


 

«Sakura-chan! Sakura-chan!»

Sakura si svegliò di soprassalto, rischiando di scivolare dal letto. Naruto era alla finestra, e rideva.

«Sakura-chan, si è svegliata! Ino si è svegliata!» gridò, non preoccupandosi di farsi sentire dalla madre della ragazza, che a quelle parole si era fermata sulle scale e lasciata scivolare su un gradino.

«Cosa...» boccheggiò la ragazza; poi registrò le parole dette da Naruto, e ci furono nuove urla a rompere il silenzio.

 


 

«Abbiamo molto di cui parlare...» affermò Choji serio, nei primi cinque minuti in cui i tre del team dieci furono lasciati soli a se stessi, dopo ore di visite di amici e anche dottori. Ino annuì debolmente, cercando di mettersi a sedere.

«Sta buona, non puoi ancora.» l'ammonì Shikamaru.

«Va bene...» sussurrò lei, che aveva già meno difficoltà a parlare, «Ma tu non sperare di scampartela.»

Shikamaru e Choji la guardarono attoniti.

«Scusa?»

«Posso ammettere che... in un certo qual modo sia sexy, ma devi farti la barba.»

Shikamaru roteò gli occhi mentre Choji nascondeva le risate dietro una mela.

«E quella frutta non era per me?»

«Ce n'è anche per te, che credi...» aggiunse sarcastico Shikamaru, rivolto all'amico.

«Shika... Shikamaru, dammi la mano.»

«Eh? AHIA!» gridò, quando Ino ci affondò le unghie.

«Non sfottere. Punge, ok? Quindi rasati. E tu molla la mia frutta.»

«... Come sai che punge?» interloquì Choji con un sorrisetto.

I due arrossirono e Shikamaru si alzò di scatto.

«Sembra sia il momento giusto per andare a cercare i miei genitori.»

«No, stai, stai. Vado io a dirgli che siamo ancora tutti qui.» ghignò Choji, uscendo molto più veloce di quanto sembrasse possibile vista la sua mole e il suo essere stravaccato fino a poco prima.

Shikamaru si lasciò cadere nuovamente sul letto, facendolo dondolare. Ino guardò la finestra, ben decisa a non mettere in chiaro nulla.

«Per quanto riguarda il discorso serio...»

«Ho capito ormai.» lo interruppe lei, tornando a guardarlo negli occhi con aria triste. «Avrei voluto parlartene...»

«Lo so. Lo faremo.»

«Va bene...»

«Adesso vado, però. L'orario delle visite è anche finito...» dichiarò controvoglia.

«No...» si lamentò Ino, bloccandolo poi con una mano. «Senti un po'... io sono appena uscita dal coma, quindi non puoi rinfacciarmi quello che ti chiedo ora... né adesso né mai.»

Shikamaru sorrise a quelle parole, imbarazzato. «Cosa vuoi allora?»

«Resti con me, ancora un po'?»

«Sissignora...» disse, fintamente arreso. Ino affondò nuovamente le unghie.

«Ahi! La pagherai per questo... seccatura...» tacque però, riconoscendo la malizia nel sorriso di Ino. «Ah, se la pagherai...»

«Davvero?» cinguettò lei, divertita. «E' ancora valida la storia del “è tutto lecito usciti dal coma”?»

«Dopo lo spavento che ci hai fatto prendere, sarà valida almeno un anno.» confermò con aria solenne, avvicinando il viso al suo. «Sono felice che tu ti sia svegliata.» aggiunse poi.

«Sono felice che tu sia con me, ora che sono sveglia.» sussurrò lei con un sorriso, abbandonandosi ad un altro bacio.


Ino poggiò un mazzo di fiori davanti alla lapide del maestro.

«Pace, mh?» sussurrò appena udibile, lasciando una carezza sulla pietra fredda. Poi sorrise, voltandosi e correndo incontro a Shikamaru, che l'aspettava poco più in là.


 


 




Ok, parliamone. Ho inventato io la parola “orripilata”? Perché nessun programma di scrittura conosce questa parola? Ho un pc analfabeta?

Per quanto riguarda la storia, Shikamaru è ooc. O forse no. Provo a spiegare questo Shikamaru.

Ha perso Asuma, e si è sentito la persona più sofferente al mondo. In parte ha sottovalutato il dolore di Ino e Choji, ma parlando con l'amico ha capito che stavano tutti soffrendo orribilmente, però, però... come spesso succede, quando si è in mezzo al proprio dolore, si cerca di non vedere anche quello di chi si ama, per non spezzarsi del tutto. Lui ha solo sperato che Ino ce la facesse da sola, e come testimoniano le parole di Tsunade all'inizio, Ino sorrideva. Ha ripreso a far finta di nulla. Piccoli indizi, neanche tanto piccoli, erano nei flashback dove lei tentava di confidarsi con Shikamaru, senza riuscirci. Ed in effetti sentendosi colpevole per la morte del maestro, era impossibile che lei riuscisse a dire proprio a Shikamaru come stava, temendo la sua reazione, o peggio la sua conferma.

Sakura si è fatta fregare non tanto dall'immagine di Sasuke, quanto da quel “grazie” del cavolo. Io non sono SakuNaru, ma secondo me in una situazione simile è abbastanza probabile che Sakura chieda a Naruto di restare. Chi è NaruSaku e ci vuole vedere nel loro stare a letto insieme una prova d'amore, s'accomodi.

Scrivere della madre di Ino mi ha dato i brividi.

Kurenai è andata da loro perché era una delle persone presenti ma non ferite, adulta e in più legata anche ad Ino sempre per via di Asuma. Sakura, che alla fine ha temporaneamente capito di non potersi arrendere, ha sentito il dovere di andare da loro, mentre Choji e Shikamaru erano già all'ospedale.

E per una volta ho auto-adorato Choji, al diavolo. E' tenero, potrebbe fare un discorso del genere ad Ino, e non ha problemi a piangere proprio come Shikamaru, che tra l'altro si è trattenuto sino alla fine.

Ino ha iniziato a svegliarsi già a quel “ho bisogno di te” che tanto voleva sentirsi dire, e ha comunque sentito tutti, quando parlavano con lei. Ma la molla finale, oltre alla nostalgia, era voler urlare a Shikamaru che non è stata colpa sua, e con questa ha capito anche come si sentivano gli amici per lei, e che non era neanche colpa sua, di Ino, se Asuma è morto.

E infine, quel “pace” era da parte di Ino un modo di dire che lei si era messa il cuore in pace e sperava che lui, dall'alto, non si preoccupasse.

E come sempre, scrivo più note che fanfiction.

Mosche Bianche, vi adoro.


Colei che per prima ha urlato SPARTAAAA!!!

   
 
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