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Autore: callas d snape    15/08/2014    1 recensioni
L'infanzia di Maya può essere sintetizzata in un'unica parola: inferno. Senza genitori, sfruttata e maltrattata dal nonno per le sue doti, non si è mai sentita amata. Anzi, non si è neanche mai sentita umana. Spesso desidera di non essere mai nata o, addirittura, di morire!
Ma il Destino ha in serbo altri piani per lei, piani che sembrano tutti racchiusi nella D. del suo nome. E così affiancata da una "sorella" combinaguai dalle origini misteriose, una ciurma di pirati sconclusionata e un ragazzo di fuoco con cui condivide lo stesso dolore, Maya scoprirà la bellezza e la gioia dei sentimenti e inizierà una lotta contro il suo passato per cambiare il suo futuro ed essere felice.
N.B. Il rating potrebbe subire variazioni!
Genere: Avventura, Romantico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Mugiwara, Nuovo personaggio, Portuguese D. Ace, Trafalgar Law, Un po' tutti
Note: What if? | Avvertimenti: Tematiche delicate
Capitoli:
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IL RAGAZZO COL CAPPELLO DI PAGLIA


 
LIURAH, MARE ORIENTALE, 2 ANNI DOPO
Era una mattina serena, perfetta per prendere il mare. Maya era già in piedi da ore nonostante fosse ancora presto e dal resto della casa non provenisse alcun rumore. La ragazza tirò fuori dalla tasca dei pantaloni un foglietto tutto stropicciato e iniziò a rileggere ad alta voce la lista.
“Macchina fotografica, c’è. Rullini extra, ci sono. Quaderni e penne, presi. Foto ricordo, immancabili. Beni di prima necessità, ovviamente. Infine il mio arco, sempre a portata di mano. Perfetto, ho tutto.”
La bruna accartocciò il foglietto e lo gettò nel cestino prima di guardarsi intorno compiaciuta: la sua stanza in mansarda era spoglia di tutto, l’armadio era stato svuotato e lasciato aperto, le mensole liberate dalle varie fotografie. L’unica cosa rimasta era un quaderno piuttosto voluminoso appoggiato sulla scrivania sgombra dalle altre cianfrusaglie.
Maya si sedette sulla sedia e prese l’oggetto tra le mani: aveva pensato molto se portarlo con sé oppure lasciarlo a casa e alla fine aveva preferito scegliere la seconda opzione.
Lo aprì con estrema lentezza e lasciò scivolare delicatamente le dita sulla ruvida carta del volantino: sulla prima pagina del quaderno troneggiava la faccia seria e determinata di Ace con una taglia di 40.000.000 di berry. Una notevole somma per essere solo la prima. Se si continuava a sfogliare, la foto si ripeteva più volte e la taglia aumentava sempre di più: l’ultima che aveva trovato superava i 500.000.000 di berry.
Maya sorrise: su quel quaderno aveva raccolto tutte le notizie che era riuscita a trovare su Ace in quei due anni di lontananza. Lo aveva visto crearsi la sua ciurma, rifiutare un posto all’interno della Flotta dei Sette; era rimasta sorpresa quando era entrato tra i pirati di Barbabianca, ma sembrava essere felice con loro e che venisse rispettato ed amato vista la rapida carriera che aveva fatto. Tutto questo era un modo per sentirlo più vicino e sentirsi parte della sua vita perché, anche se era lontano, lui faceva ancora parte della sua.
Ecco perché le era così difficile separarsene, ma adesso stava per prendere il mare e, anche se ci sarebbe voluta un’eternità, lo avrebbe rivisto di persona. Con il pollice mosse circolarmente l’anello al dito mignolo: un gesto che ormai era diventato meccanico, ma che riusciva a tranquillizzarla sempre  nei momenti di sconforto.
Due colpi leggeri alla porta la distolsero dai suoi pensieri.
“Avanti” disse la bruna.
Syri entrò con un ampio sorriso stampato in volto non del tutto sincero.
 “Ehi! La colazione è pronta, ti stiamo aspettando.”
Maya annuì impercettibilmente senza staccare lo sguardo dal quaderno che aveva ancora aperto in mano.
“Alla fine hai deciso di non portarlo...” disse la bionda andando a sedersi sul letto di fronte alla schiena della sorella.
Quest’ultima sentendo il cigolio delle molle si voltò in direzione della minore, dicendo: “Sì, preferisco così. Ora è il momento di vivere la mia avventura: se lo portassi con me, andrei subito a cercarlo dimenticandomi del mio sogno. E questo non me lo perdonerei ed Ace sarebbe d’accordo con me. Questo è il mio momento!”
“Già… sei emozionata?”
“Direi più terrorizzata! Ho paura di fallire su tutta la linea: di non realizzare il mio sogno, di non ritrovare Ace e anche se lo ritrovassi, ho paura che mi guardi negli occhi e mi dica: ‘Maya chi?’. Penso che non riuscirei a sopportarlo.”
“La solita ottimista, eh? Vedrai che andrà tutto bene!”
“E tu? Te la caverai da sola?” Maya guardava la sorella divertita.
“Certo! Non sono mica più una mocciosa!” rispose piccata Syri; e la sorella non potè darle torto. In quei due anni la bionda era diventata una vera e propria ragazza: si era addirittura decisa ad indossare anche qualche gonna! Comunque rimaneva sempre la sua sorellina ed era normale che si preoccupasse per lei; ma le diede comunque corda.
“Hai ragione. E poi fra un anno anche tu prenderai il mare!” disse la mora, ma a quell’affermazione, Syri si incupì di colpo.
“Io… non credo che me ne andrò così presto…” Allo sguardo interrogativo della bruna, la minore proseguì: “Lo hai visto anche tu, no? Negli ultimi tempi mio zio è invecchiato parecchio. È sempre stanco, stressato, la sua salute si fa sempre più cagionevole e non penso che andrà migliorando. Quindi io rimarrò qui ad aiutarlo finchè ce ne sarà bisogno.”
“E il tuo sogno? Vivere mille avventure per mare con la tua ciurma?” disse la bruna alzandosi dalla sedia per andarsi a sedere vicino alla sorella.
“Per quello ci sarà tempo. Kerr è  tutta la mia famiglia, si è preso cura di me quando i miei sono morti, non posso lasciarlo solo adesso. E poi io non ho qualcuno che mi aspetta come te, non ho un obiettivo ben definito come il tuo per cui voglio spendere tutte le mie energia e tutta la mia vita. Io cerco solo l’avventura e magari non servirà neanche che prenda il mare per trovarla. Si vedrà col tempo.” concluse la bionda.
Maya avrebbe voluto ribattere, ma non sapeva bene cosa dire: capiva la decisione di Syri e la rispettava, ma allo stesso tempo era dispiaciuta per la sorella che stava sacrificando il suo sogno per il bene  della famiglia. Si limitò a prenderle la mano con un’espressione triste sul volto
Fu la bionda a parlare nuovamente: “ Su non fare quella faccia! Non è la fine del mondo!” ma si notava che anche lei non credeva pienamente a quello che diceva. Il suo sorriso era sempre più tirato e una ruga in mezzo agli occhi lasciava intuire che la sua maschera stava per cadere a pezzi.
“Mi raccomando, fai tante foto, così quando tornerai… me le farai vedere… e mi racconterai… tutto quello che hai fatto e…” ma non riuscì a finire il discorso perché calde lacrime iniziarono a scenderle lungo il volto roseo.
A quella vista neanche Maya riuscì più a trattenersi e scoppiò in lacrime andando ad abbracciare la sorella minore. “Mi mancherai Syri!”
“Anche tu sorellona. Da morire!”
 
Era già mattina inoltrata quando Maya finì di sistemare tutte le sue cose e finalmente fu pronta a partire. Stava finendo di preparare la piccola barca aiutata da Syri quando Kerr raggiunse le due ragazze al porto con una scorta di cibo che avrebbe potuto sfamare un esercito.
“Hai paura che muoia di fame?” ironizzò Maya caricando però tutto sull’imbarcazione.
“Hai deciso dove andrai?” chiese il vecchio oste.
“Sì: per il momento rimarrò nel Mare Orientale a cercare un bravo capitano e come prima tappa ho scelto Rogue Town, la città dove tutto ha avuto inizio. Poi si vedrà!” rispose determinata la bruna.
Kerr annuì serio grattandosi la folta barba ispida e continuando a guardare la sua figlioccia prepararsi per la partenza. Anche se non lo avrebbe mai ammesso, gli sarebbe mancata da matti!
Dopo qualche minuto, Maya scese dalla barca: era ora degli addii.
“Beh… io non so cosa dire…” cominciò la bruna un po’ a disagio “Non vi ringrazierò mai abbastanza per tutto quello che avete fatto per me: mi avete salvato la vita e accolto nella vostra famiglia. Grazie infinite!” e si profuse in un profondo  inchino.
Syri a quel punto le saltò al collo scoppiando di nuovo a piangere. Poi fu il turno di Kerr. “Sentiti libera di tornare quando vuoi. Questa sarà sempre casa tua… figliola.” disse semplicemente prima di abbracciarla a sua volta. Maya a quelle parole lasciò uscire libere le sue lacrime continuando a ripetere ‘grazie’ contro il petto dell’uomo che stava tentando di reprimere il pianto.
Dopo un tempo che parve a tutti troppo breve, la bruna salì sulla sua barca e partì verso la sua avventura, gli occhi ormai asciutti, puntati sulla linea dell’orizzonte, fissi sul suo obiettivo.
 
SHELTZ TOWN, MARE ORIENTALE, UN ANNO DOPO
Monkey D. Rufy camminava massaggiandosi la pancia gonfia per il troppo cibo e sorrideva soddisfatto. Il motivo di tanta felicità non era solo lo stomaco che aveva smesso di brontolare, ma soprattutto il ragazzo che camminava al suo fianco: Roronoa Zoro, il cacciatore di pirati.
Quando era arrivato su quell’isoletta insieme a Kobi, il ragazzo di gomma era subito rimasto impressionato da quel prigioniero esposto alla pubblica umiliazione eppure così fiero e risoluto. Lo aveva preso subito in simpatia nonostante Kobi continuasse a dirgli che era un essere pericoloso e spietato. Ma Rufy non gli aveva dato retta perché negli occhi di quel ragazzo poco più grande di lui, aveva visto riflesso il suo stesso sguardo: lo sguardo di chi è disposto a morire per il proprio sogno. Dopo aver saputo, poi, l’intera storia e aver scoperto che lo spadaccino sarebbe stato giustiziato il giorno seguente, il ragazzo aveva deciso di volerlo assolutamente nella sua ciurma e così aveva reclutato il suo primo nakama.
Zoro, dal canto suo, guardava di sottecchi il capitano che aveva deciso di seguire fino ai confini del mondo. Non che avesse avuto molta scelta: o diventava un pirata sotto la guida di quel folle o restava a farsi fucilare dalla marina e visto che ci teneva alla pelle, aveva optato per il male minore. Ma era stato molto chiaro col suo nuovo compagno: se lo avesse costretto a rinunciare al suo sogno, lo avrebbe ucciso. Certo la risposta del ragazzo con quello strano cappello di paglia lo aveva lasciato un po’ basito: “Perché dovrei ostacolarti? È un sogno così bello!” Ma da uno che voleva diventare il Re dei Pirati cos’altro poteva aspettarsi?!
I due amici erano quasi arrivati al porto dove era attraccata la “nave” del grande pirata, quando un lampo li accecò e li costrinse a voltarsi verso destra. Rufy era rimasto al quanto abbagliato da quella luce improvvisa, al contrario Zoro, più reattivo del suo nuovo capitano, si era subito ripreso e aveva estratto una delle sue tre spade pronto a dare battaglia.
“Scusate, non volevo accecarvi! È solo che il sole vi colpiva in maniera perfetta ed era un peccato sprecare un’occasione del genere!”
Zoro rinfoderò la spada appena dall’ombra di un vicolo comparve la proprietaria di quella voce: era una ragazza  mora, magra e slanciata. Indossava delle scarpe da tennis, un paio di shorts di tela con risvolti, un gilet di jeans chiaro e un foulard al collo. Non portava molti gioielli: solo due cerchi d’oro al polso destro e un anello al mignolo sinistro. A tracolla aveva un vecchio arco rinforzato con l’acciaio e una faretra piena di frecce metalliche mentre in mano teneva ancora l’oggetto incriminato, una macchina fotografica.
La ragazza si avvicinò al duo con incedere sicuro e quando si trovò a pochi passi da loro, si girò verso Rufy e disse: “È da tanto che ti cerco!” lasciando entrambi perplessi.
I due giovani pirati stavano per sommergere la nuova arrivata con mille domande, ma prima che potessero aprire bocca, lei li precedette: “ Potremmo rimandare le domande a più tardi? Sembra che i marines ci abbiano ripensato e stiano venendo da questa parte!” In lontananza si sentiva, infatti, i passi affrettati, ma allo stesso tempo ben cadenzati di un cospicuo manipolo di uomini.
La ragazza si stava dirigendo verso il molo quando si accorse di non essere seguita dagli altri due.
“Beh? Venite o no?”
“Perché dovremmo seguirti?” chiese schietto Zoro, una mano sulle else delle sue spade e l’altra a bloccare la spalla del suo capitano che incoscientemente stava per andare con quella sconosciuta.
“Vedo che siete senza viveri. Io ho provviste per una settimana: acqua, liquori, frutta, pane, carne…”
“CARNE?!” esclamò Rufy interrompendo improvvisamente l’elenco della bruna. “Bene, è deciso: per ora vieni con noi!”
 
“Dunque… tu chi saresti?” biascicò Rufy sputacchiando briciole addosso alla ragazza di fronte a lui. Avevano appena preso il mare aperto e Sheltz Town stava sparendo velocemente alla loro vista.
Sulla piccola imbarcazione stavano seduti un po’ stretti, Rufy con il sacco di provviste aperto davanti a sé, la sconosciuta che era rannicchiata a prua e Zoro che si era sdraiato a poppa, le tre katane appoggiate alla spalla sinistra e gli occhi fissi sulla mora.
“Io mi chiamo Maya e il tuo nome qual è?” rispose la ragazza sorridendo nella direzione del capitano.
“Scusa: come mai non conosci il suo nome nonostante tu abbia detto che lo stavi cercando?” Zoro si intromise nella conversazione facendo focalizzare quegli occhi color del mare su di lui. Doveva ammettere che era una bella ragazza quella, ma ci voleva ben altro per fargli abbassare la guardia.
“È vero, ma per rispondere alla tua domanda Roronoa Zoro devo fare una piccola premessa. Io non stavo cercando esattamente questo ragazzo.” disse Maya indicando Rufy che continuava a mangiare e non sembrava neanche stesse a sentire.
“Stavo cercando quello che lui vuole diventare.” All’espressione confusa dello spadaccino la mora si sbrigò a spiegarsi: “Sono andata via di casa per inseguire il mio sogno: scrivere la biografia sul più grande pirata della nostra era. Per vari mesi ho viaggiato per molte isole in tutto il mare orientale cercando la persona adatta, ma dopo un anno di ricerche non avevo ancora trovato neanche un candidato. Poi ho sentito parlare del grande demone, Roronoa Zoro e ho pensato che seguendo un cacciatore di pirati così famoso e temibile avrei raggiunto prima il mio obbiettivo. Così sono venuta a cercarti e avevo ragione: ho trovato il tuo capitano!”
Zoro la guardava ancora un po’ sospettoso, poi disse: “Tu che ne pensi Rufy?” I due si voltarono verso Cappello di Paglia e rimasero scioccati: il sacco delle provviste era stato completamente svuotato.
 “RAZZA DI BABBEO! C’ERA CIBO PER UNA SETTIMANA PER TUTTI IN QUEL SACCO, COME HAI FATTO A FINIRLO DA SOLO IN POCHI MINUTI?!” Lo spadaccino gridava come un ossesso mentre il suo comandante aveva abbassato  il capo dispiaciuto con lo sguardo da cane bastonato. A far aumentare la rabbia del samurai si intromise anche lo stomaco del povero ragazzo di gomma, brontolando sonoramente.“E OSI PURE AVERE ANCORA FAME?!”
Maya si era messa a ridere come una forsennata alla vista di quel siparietto comico: quei due erano davvero spassosi, si sarebbe divertita molto in loro compagnia. Uno stridio fece alzare gli occhi al cielo alla ragazza che individuò subito il gabbiano in volo sopra di loro.
“Ehi, che ne dite di prendere quell’uccello? Se non per mangiarlo, almeno potremmo usarlo come esca per i pesci.” disse interrompendo l’ennesima scusa di Rufy.
I due ragazzi si zittirono di colpo, si voltarono verso la mora, poi verso il bersaglio indicato loro e poi di nuovo verso la ragazza.
“Ma è troppo in alto! Neanche allungandomi riuscirei ad afferrarlo!” rispose sconsolato il pirata vedendo sfumare la possibilità di una cena a base di sushi.
“Lascia fare a me, lo prendo io.” lo rassicurò Maya incoccando l’arco e ignorando il sogghigno derisorio di Zoro. Tese la corda al massimo, prese la mira e prima di scoccare la freccia, sussurrò un impercettibile ‘shock wave’ per dare maggiore velocità al dardo, che non mancò il bersaglio. La bruna sorrise soddisfatta mentre un enorme gabbiano precipitava sulla piccola imbarcazione rischiando di farla affondare: la freccia aveva trapassato perfettamente l’occhio senza rovinare così la carne dell’animale. Zoro alzò lo sguardo sconcertato verso la ragazza: possibile che non fosse stato un colpo di fortuna?
 
Qualche ora più tardi, i tre naviganti si stavano gustando un buon sushi di re del mare (alla fine il povero gabbiano era servito come esca), quando Rufy prese la parola volgendosi verso Maya: “Bene ho deciso: anche tu entrerai a far parte della mia ciurma come bio… bio… biocrapa! Sei d’accordo Zoro?”
“Scemo! Si dice biografa! E comunque sei tu il comandante!” rispose secco l’altro, ma sotto sotto era felice di quella decisione: così avrebbe avuto ancora occasione di vedere la bruna all’opera e tempo per capire quanto fosse brava.
“Grazie, non ve ne pentirete!” rispose semplicemente Maya piena di gioia.
“Bene! Allora facciamo un brindisi.” riprese Rufy passando una bottiglia di sakè avanzato dalla sua prima razzia a ciascuno dei suoi nuovi compagni. “All’inizio del nostro viaggio verso la Grand Line!”
“Sìììì!!!” urlarono tutti insieme facendo cozzare le tre bottiglie tra loro.
L’avventura poteva avere inizio.




 
 
 
N.d.a.
Salve a tutti! Aggiornamento lampo e stranamente in tempo!
Ecco che finalmente entrano in scena i nostri amati Mugiwara (o almeno una piccola parte). Ora, visto che sono entrata nella storia originale e non potendola riscrivere tutta, ricostruirò solo alcune parti del manga ovvero: Rogue Town, Alabasta (non tutta), la partenza da Water Seven, Sabaondy, Marineford e Dressrosa. Inoltre ci saranno accenni alla vicenda del Baratie, alla saga di Thriller Barck e a quella di Punk Hazard.
Basta spoiler! Ringrazio ancora chi ha messo la storia tra le preferite/seguite, chi recensite e chi legge in silenzio. Invito quest'ultimi, che sono numerosissimi, a farsi sentire anche con commenti negativi: tranquilli non mordo mica!
Bene, ora scappo.
Buon Ferragosto a tutti! Ci si sente a settembre! C.S.
  
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