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Autore: Djibril83    14/09/2008    4 recensioni
Sono passati venticinque anni dal giorno dell'annientamento del gruppo di Inuyasha per mano di Naraku, ma tutti hano giurato di tornare per vendicarsi... non sempre, però, le cose vanno come ci si potrebbe aspettare...
Genere: Generale, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Un po' tutti
Note: What if? (E se ...) | Avvertimenti: nessuno
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Ciao a tutti. Prima che diciate: “chi non muore si rivede”, vi chiedo scusa per il ritardo, ma ci sono state le vacanze (stress da 8 persone nella stessa casa), poi è venuta mia zia a trovarmi a inizio settembre (è ancora qui, ma lei almeno non mi stressa), e in più è il Ramadan, non mangio né bevo fino alle 8 circa, vado a dormire intorno alle 2 di notte e mi sveglio alle 8,30 per portare il bambino all’asilo… inutile dire che sono distrutta! Non riesco a scrivere nemmeno quando sono ispirata… e, tra l’altro, sono poco ispirata… vabbhè, ormai la fic è quasi alla fine, anche se mi sono dilungata più di quanto credessi, e cercherò di sfoltirla perché, onestamente, mi sono scocciata. Grazie a chi ancora mi segue, è solo per voi che non mando tutto a quel paese.
Grazie a:
Bchan: mi dispiace di non aver aggiornato prima delle vacanze, davvero. Spero che questo capitolo ti piaccia, anche se è un po' piccolo e probabilmente non darà tanta soddisfazione dopo tanto tempo... ;_;
intery: ciò che mi scrivi mi fa molto piacere. davvero pensi che il mio sia un buon lavoro? Io ne dubito... comunque! Povero Yasha! Se gli dici così si abbatte! Per i sentimenti della coppia e Sesshoumaru dovrai aspettare il prox cap, che spero di avere pronto per ottobre... lo spero proprio... alla prossima!

Cap. 26. Rivelazione.

Non appena tutta la gente ancora presente si fu dileguata, Shippou precedette i suoi dipendenti nel locale, facendogli contemporaneamente segno di seguirlo.
Sanae e Misato non se lo fecero ripetere e, dopo essersi scambiati una breve occhiata d’intesa, entrarono anch’essi nella sala interna dove si trovavano cassa e bancone, ma invece di essere accolti dal solito profumo di caffè appena fatto e dalla vista del salone tanto famigliare, si ritrovarono in un’immensa radura, circondati dal verde, il profumo dei fiori forte nelle narici ed il cinguettio degli uccellini che gli risuonava nelle orecchie.
Una strana sensazione di familiarità - molto più familiare dell’interno del bar - li avvolse e si voltarono nuovamente a guardarsi negli occhi, in cerca di conforto.
Ciò che videro li fece trasalire ancora di più.

-Mi… roku…?!

-Sa… ngo…?!

Misato indossava una lunga tunica viola da Houshi e Sanae aveva i capelli raccolti in una coda alta ed un completo aderente da ninja… no, da Taiji ya, quello era il termine giusto; non sapevano perché, ma lo sapevano. Come ancora ignoravano perché dalle loro labbra fossero scaturiti quei nomi estranei, come se il loro corpo avesse riconosciuto automaticamente la situazione prima ancora del loro cervello.
Si stavano ancora osservando basiti, quando, alle loro spalle, da un pozzo non molto lontano, uscì una strana ragazzina in divisa scolastica. “Vesti moderne”, si dissero all’unisono senza esplicitare il pensiero, riconoscendo che non si addicevano al complesso in cui si trovavano, anche se, dovevano ammetterlo, l’essere vestiti con abiti dell’epoca Sengoku - anche di quello erano sicuri senza un motivo in particolare - sembrava più normale di quanto avrebbe dovuto.
E fu allora che si accorsero del viso della giovane. Lo stesso della ragazza di Yasha.

-Kagome…?!

Esclamarono all’unisono e la ragazza si voltò sorridente verso di loro.

-Sango, Miroku! Siete venuti ad aspettarmi!

Ancora quei nomi.
Mentre Kagome issava fuori dal pozzo uno zaino più grande di lei, un lampo rosso saettò sopra le loro teste e planò furioso davanti alla giovane inerme. I due si spaventarono ma il loro corpo non si tese, né scattò in posizione di difesa come normalmente avrebbe dovuto, costrinse invece nuovamente le loro labbra a curvarsi senza controllo.

-Inuyasha!

Esclamarono sempre contemporaneamente, prima ancora di osservare con cura lo strano ragazzo che si era parato innanzi alla versione adolescente della Kagome che conoscevano.

-Eh? Ci siete anche voi?

Il ragazzo si voltò verso di loro, le braccia conserte infilate nelle ampie maniche di un kariginu rosso, il volto di Yasha incorniciato da capelli argentati e… orecchie canine?
I due impallidirono e si voltarono a guardarsi negli occhi.

-Inu… Yasha… ?!

Ormai erano capaci di parlare solo per monosillabi.

-Si, è il mio nome, e allora?!

Li aggredì l’hanyou - ecco cos’era, lo sapevano senza saperlo realmente - con la stessa voce del loro collega di quando era irritato.
Si voltarono ancora a squadrarsi, ammutoliti, quando dalla boscaglia emersero altre due figure.

-Rin e Sesshoumaru!

Esclamarono questa volta più reattivi, come se si fossero adattati al ritmo crescente che stavano prendendo quelle apparizioni. Non avevano più nemmeno bisogno di elaborare per capire che quelli erano le “nuove entrate”, gli amici di Shinichi che avevano fatto da poco la loro comparsa al locale.
Come a conferma del fatto che le apparizioni si stavano verificando a intervalli sempre più brevi, un tornado si lanciò spedito in mezzo a loro, fermandosi in mezzo al gruppo e non preoccupandosi nemmeno di recitare la sua parte come avevano fatto gli altri fino a poco prima dell’arrivo di Rin e Sesshoumaru. Sembrava che qualcuno ce li stesse mettendo lì apposta per farglieli vedere.

-Kouga…

Recitò Sanae sempre più reattiva.

-Kouji! Il compagno di stanza di Yasha!

Completò Misato come se fosse stato illuminato e, come se finalmente fosse scattato il verde dopo una lunga coda fermo al semaforo, si fece avanti l’ultima figura: un bambino dai capelli arancioni e buffe zampette di volpe, un kitsune, quello lo sapevano senza nemmeno doverlo ricordare, era il nome che Shinichi aveva dato al bar…

-Shinichi… Shippou!

-Shinichi è Shippou?!

Esclamarono prima Misato poi Sanae come se finalmente avessero aperto gli occhi dopo un lungo sonno.

-Ce ne avete messo di tempo!

Esclamò il kitsune estasiato, come se la battuta fosse un sospiro di sollievo.
L’illusione sparì, e Shippou si presentò davanti ai due amici - ormai non più solo dipendenti - con le sue reali sembianze, un sorriso genuino sul volto. I due restarono a fissarlo basiti per qualche minuto che lui rispettò in silenzio, lasciandogli elaborare la verità che ancora faticavano ad accettare, quando Misato mutò espressione e si precipitò ad osservare terrorizzato la sua mano destra: un venticello cominciava a spirare partendo dal centro del suo palmo; anche il volto di Sanae si contorse in una smorfia di orrore puro.

-IL KAZAANA!

Urlò, ma Shippou era stato previdente. Infilò una mano in un anfratto del suo abito - una versione adulta di quello che indossava quando era un cucciolo - e ne estrasse il vecchio rosario che Miroku usava per sigillare il Kazaana. Sospettava che, una volta recuperata la memoria il foro si riaprisse nella mano di Misato, dopotutto aveva appurato che il gruppo era lo stesso del passato rinato nel futuro, quindi durante l’ultima capatina nel passato era stato attento a recuperare il facilmente trasportabile talismano. Lo stesso non valeva per l’hiraikotsu, troppo ingombrante e non necessario, per il momento: l’avrebbero recuperato durante il prossimo viaggio, sperando che nel corpo di Sanae fosse rinata anche la sua strepitosa forza. In caso contrario le avrebbe proposto un allenamento intensivo dell’ultimo minuto.

Sistemate le cose - mano maledetta e spiegazioni varie -, Shippou andò a telefonare a Ran e Sesshoumaru, Kagome che si era temporaneamente trasferita nel tempio Higurashi, e Yasha e Kouga; di questi ultimi, purtroppo, nessuno era disponibile, erano entrambi impegnatissimi con la tesi di laurea impellente.

-Bene!

Esclamò non appena tutti - quasi tutti - li ebbero raggiunti al “Kitsune”.

-È arrivato il momento di elaborare un piano per sconfiggere Naraku…

Continua…

  
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